giovedì 13 marzo 2025

C - 2 DOMENICA DI QUARESIMA


 

7 commenti:



  1. Genesi
    15:5-12, 17-18
    Il Signore Dio condusse fuori Abramo e gli disse:
    «Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle.
    Così sarà la tua discendenza».
    Abramo ripose la sua fede nel SIGNORE,
    che glielo attribuì come un atto di giustizia.

    Poi gli disse:
    «Io sono il SIGNORE che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei
    per darti questa terra in possesso».
    «Signore Dio», disse,
    «come potrò sapere che ne avrò il possesso?».
    Gli rispose:
    «Portami una giovenca di tre anni, una capra di tre anni,
    un montone di tre anni, una tortora e un giovane piccione».
    Abramo gli portò tutti questi animali, li divise in due
    e pose ciascuna metà di fronte all'altra;
    ma non tagliò a pezzi gli uccelli.
    Gli uccelli rapaci piombarono sulle carcasse,
    ma Abramo rimase con loro.
    Mentre il sole stava per tramontare, uno stato di trance cadde su Abramo
    e un'oscurità profonda e terrificante lo avvolse.

    Quando il sole fu tramontato e si fece buio,
    apparve un braciere fumante e una torcia fiammeggiante,
    che passò tra quei pezzi.
    Fu in quell'occasione che il SIGNORE fece un patto con Abramo,
    dicendo: "Alla tua discendenza do questa terra,
    dal Wadi d'Egitto al Gran Fiume, l'Eufrate".

    Salmo responsoriale
    Salmo 27:1, 7-8, 8-9, 13-14.
    R. (1a) Il Signore è la mia luce e la mia salvezza.

    Il Signore è la mia luce e la mia salvezza:
    di chi avrò timore?
    Il Signore è il rifugio della mia vita:
    di chi avrò timore?
    R. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza.
    Ascolta, Signore, la voce della mia chiamata,
    abbi pietà di me e rispondimi.
    Di te parla il mio cuore, te cerca il mio sguardo.
    R. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza.
    La tua presenza, Signore, io cerco.
    Non nascondermi il tuo volto,
    non respingere con ira il tuo servo.
    Tu sei il mio aiuto, non respingermi.
    R. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza.
    Sono certo di contemplare la bontà del Signore
    nella terra dei viventi.
    Spera nel Signore con coraggio,
    sii forte nel tuo cuore e spera nel Signore.
    R. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza.

    Lettura II
    Filippesi 3:17—4:1
    Unitevi ad altri nell'essere miei imitatori, fratelli e sorelle,
    e osservate coloro che si comportano in questo modo
    secondo il modello che avete in noi.
    Poiché molti, come vi ho spesso detto
    e ora vi dico anche tra le lacrime,
    si comportano come nemici della croce di Cristo.
    La loro fine è la perdizione.
    Il loro Dio è il loro stomaco;
    la loro gloria è nella loro "vergogna".
    Le loro menti sono occupate dalle cose terrene.
    Ma la nostra cittadinanza è nei cieli,
    e da lì aspettiamo anche un salvatore, il Signore Gesù Cristo.
    Egli trasformerà il nostro umile corpo
    per conformarlo al suo corpo glorificato
    mediante il potere che gli consente anche
    di sottomettere a sé ogni cosa.

    Perciò, fratelli e sorelle miei
    cari e desiderati, mia gioia e mia corona,
    in questo modo rimanete saldi nel Signore.

    oppure:

    Filippesi 3:20 — 4:1

    Fratelli,
    la nostra cittadinanza è nei cieli,
    e di là aspettiamo anche come salvatore, il Signore Gesù Cristo,
    il quale trasformerà il nostro misero corpo
    per conformarlo al suo corpo glorioso,
    mediante il potere che gli permette
    di sottomettere a sé ogni cosa.

    Perciò, fratelli miei
    carissimi e desideratissimi, mia gioia e mia corona,
    state saldi in questo modo nel Signore, diletti.

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    1. GLORIA A TE , O CRISTO!
      Matteo 17:5
      Dalla nube luminosa si ode la voce del Padre:
      Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo.

      Vangelo
      Luca 9:28b-36
      Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo
      e salì sul monte a pregare.
      Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto
      e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
      Ed ecco, due uomini conversavano con lui: Mosè ed Elia,
      apparsi nella gloria e parlavano del suo esodo
      che avrebbe compiuto a Gerusalemme.
      Pietro e i suoi compagni erano stati sopraffatti dal sonno,
      ma, risvegliatisi completamente,
      videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
      Mentre stavano per separarsi da lui, Pietro disse a Gesù:
      «Maestro, è bello per noi essere qui.
      Facciamo tre tende,
      una per te, una per Mosè e una per Elia».
      Ma egli non sapeva quello che diceva.
      Mentre ancora parlava,
      venne una nube e li coprì con la sua ombra,
      e quando entrarono nella nube, si spaventarono.
      Poi dalla nube uscì una voce che diceva:
      «Questi è il mio Figlio prescelto; ascoltatelo».
      Dopo che la voce ebbe parlato, Gesù rimase solo.
      Tacquero e in quel momento non
      raccontarono a nessuno ciò che avevano visto.

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  2. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS 13 marzo 2022
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Il Vangelo della Liturgia di questa seconda Domenica di Quaresima narra la Trasfigurazione di Gesù ( Lc 9,28-36). Egli, mentre prega su un alto monte, cambia d’aspetto, la sua veste diventa candida e sfolgorante, e nella luce della sua gloria appaiono Mosè ed Elia, che parlano con Lui della Pasqua che lo attende a Gerusalemme, cioè della passione, morte e risurrezione di Lui.

    Testimoni di questo straordinario avvenimento sono gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, saliti sul monte con Gesù. Noi li immaginiamo con gli occhi spalancati di fronte a quello spettacolo unico. E certamente sarà stato così. Ma l’evangelista Luca annota che «Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno» e che «quando si svegliarono» videro la gloria di Gesù (v. 32). Il sonno dei tre discepoli appare come una nota stonata. Gli stessi apostoli, poi, si addormenteranno anche nel Getsemani, durante la preghiera angosciata di Gesù, che aveva chiesto loro di vegliare ( Mc 14,37-41). Stupisce questa sonnolenza in momenti tanto importanti.

    Leggendo però con attenzione, vediamo che Pietro, Giovanni e Giacomo si assopiscono prima che inizi la Trasfigurazione, cioè proprio mentre Gesù è in preghiera. Lo stesso avverrà al Getsemani. Si tratta evidentemente di una preghiera che si protraeva a lungo, nel silenzio e nel raccoglimento. Possiamo pensare che all’inizio anche loro stessero pregando, fino a quando la stanchezza, il sonno, prevalse.

    Fratelli, sorelle, questo sonno fuori luogo non somiglia forse a tanti nostri sonni che ci vengono durante momenti che sappiamo essere importanti? Magari alla sera, quando vorremmo pregare, stare un po’ con Gesù dopo una giornata trascorsa tra mille corse e impegni. Oppure quando è ora di scambiare qualche parola in famiglia e non si ha più la forza. Vorremmo essere più svegli, attenti, partecipi, non perdere occasioni preziose, ma non ci riusciamo, o ci riusciamo in qualche modo e poco.

    Il tempo forte della Quaresima è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta. Lo dimostrano i tre discepoli del Vangelo: erano bravi, avevano seguito Gesù sul monte, ma con le loro forze non riuscivano a stare svegli. Questo succede anche a noi. Però si svegliano proprio durante la Trasfigurazione. Possiamo pensare che fu la luce di Gesù a ridestarli. Come loro, anche noi abbiamo bisogno della luce di Dio, che ci fa vedere le cose in modo diverso; ci attira, ci risveglia, riaccende il desiderio e la forza di pregare, di guardarci dentro, e di dedicare tempo agli altri. Possiamo superare la stanchezza del corpo con la forza dello Spirito di Dio. E quando noi non riusciamo a superare questo, dobbiamo dire allo Spirito Santo: “Aiutaci, vieni, vieni Spirito Santo. Aiutami: io voglio incontrare Gesù, voglio stare attento, sveglio”. Chiedere allo Spirito Santo che ci tiri fuori da questa sonnolenza che ci impedisce di pregare.

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  3. BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 24 febbraio 2013
    Oggi, seconda domenica di Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della TRASFIGURAZIONE del Signore. L’evangelista Luca pone in particolare risalto il fatto che Gesù si TRASFIGURÒ mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un anticipo della sua gloria. E anche nella TRASFIGURAZIONE, come nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). La presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica ALLEANZA, è quanto mai significativa: tutta la storia dell’ALLEANZA è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica. Commenta sant’Agostino: «[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).
    Meditando questo brano del Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante. Innanzitutto, il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).
    Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa

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  4. S.GIOVANNI PAOLO II - OMELIA 15-3-92
    In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia ci presenta l’episodio della TRASFIGURAZIONE del Signore sul monte Tabor, la quale tocca il suo vertice nelle parole del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (Lc 9, 35). Contempliamo questo evento emozionante, nel quale Gesù manifestò la sua gloria, per predisporre i discepoli prediletti al duro passaggio della sua passione. Scrive Luca: “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare” (Lc 9, 28). È una caratteristica di Luca quella di mettere in evidenza la consuetudine di Gesù con la preghiera, come momento di solitudine, di contemplazione e di intimità col Padre. L’Evangelista ci riferisce che era in preghiera al Giordano, quando la voce del Padre si rivelò per la prima volta (Lc 3, 21); prima di scegliere i Dodici, allorché passò la notte in orazione (Lc 6, 21); nei suoi frequenti ritiri in luoghi solitari (Lc 5, 5-16) e, soprattutto, nel Getsemani, dove “inginocchiatosi, pregava: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice” (Lc 22, 39-46). Questi esempi e le frequenti esortazioni da lui rivolte ai discepoli ci dicono che la preghiera deve avere il primo posto nella vita cristiana, specialmente in questo tempo di Quaresima, che è tempo privilegiato di comunione con Dio.
    Sul Tabor, mentre appunto Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto, la sua veste divenne candida e sfolgorante, e apparvero accanto a lui due uomini, Elia e Mosè, i quali parlavano “della sua dipartita, che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9, 31), cioè della sua prossima passione e morte. Mosè ed Elia sono personaggi celebri dell’Antico Testamento: uno il condottiero e il legislatore del popolo, l’altro il profeta del fuoco che distrugge l’iniquità; due prefigurazioni del Messia, nuovo liberatore e portatore sulla terra del nuovo fuoco della salvezza. La bellezza della visione affascina i tre Apostoli. Pietro desidera prolungare il più possibile quella esperienza beatificante ed esclama: “Maestro... facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Lc 9, 33). Ma mentre così parlava, venne una nube e li avvolse. Non vedendo più nulla, provarono paura, ma furono riconfortati dalla voce del Padre. Il Tabor è mistero di gloria e di passione. Infatti San Luca prima di descrivere la TRASFIGURAZIONE riporta l’annuncio che Gesù fa della sua morte: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9, 33). Anche nella scena della TRASFIGURAZIONE la morte del Cristo appare come il tema della conversazione fra Mosè ed Elia. Questa morte è detta “esodo”, cioè dipartita: Gesù “partirà” passando dalla passione alla gloria, dal pellegrinaggio terreno al trionfo celeste. ...
    L’episodio della TRASFIGURAZIONE di Gesù è anche sorgente di FEDE particolarmente significativa, una tappa di quell’itinerario di FEDE, lungo il quale con tanta pazienza il Signore guidò i suoi discepoli. La FEDE è la scelta di Dio al di sopra delle cose visibili. La FEDE è l’adesione a Lui con tutta l’anima. La FEDE permette di vedere tutto ciò che esiste con lo sguardo di Dio. Senza FEDE non si può piacere a Dio. Gesù ha chiesto apertamente di credere in Lui. E gli Apostoli, dopo tante esitazioni, hanno finalmente abbracciato la FEDE in modo totale e irreversibile, fino alla testimonianza suprema del sangue. La liturgia della Parola insiste sulla FEDE, insiste anche riportando sia l’esempio di ABRAMO, il quale “credette al Signore che glielo accreditò come giustizia” (Gen 15, 6), e insiste anche l’esortazione di San Paolo ai Filippesi, ai quali l’Apostolo dice che solo per FEDE si può rimanere saldi nel Signore e raggiungere la patria celeste, dove il nostro misero corpo sarà TRASFIGURATO, cioè reso conforme al suo corpo glorioso (cf. Fil 3, 18-19).

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  5. FAUSTI - Si svela il cuore del mistero di Gesù. Ai discepoli è concesso entrare nella conoscenza Padre/Figlio. L'obbedienza al “Gesù solo”, che il Padre ordina - “Ascoltate Lui” è l'apice del racconto. E' l'ottavo giorno, la Domenica, l'oggi eterno del cielo aperto sull'oggi terreno del presepio e del Battesimo, di Cafarnao e del Calvario : è il Regno spalancato all'uomo dalla vita di Gesù che inizia sul legno della mangiatoia e finisce sul legno della Croce. E' il giorno del Signore, “dies dominica” in cui banchettiamo con Lui nella Coena Domini. Esso è insieme fine e inizio, con un dinamismo continuo che cresce all'infinito, trasfigurandoci di Gloria in Gloria (2Cor 3,18).
    Già ora siamo ciò che poi apparirà (1 Gv 3,2) : figli di Dio!
    Tutta la creazione partecipa alla generazione di questo uomo nuovo.
    Il destino del creato non è la sfigurazione e la morte, ma la trasfigurazione e la Gloria di Dio.
    Anche se ancora in esilio, siamo figli del Re, che stanno tornando alla casa del Padre.
    Come prima di spezzare il Pane Gesù prese con Sé gli Apostoli, così ora prende con Sè Pietro, Giovanni e Giacomo. Gesù li unisce a Sè per Sua iniziativa : li prende e li traspone in una situazione particolare di rivelazione : li porta con Sè nello spazio segreto della Sua Comunione col Padre. Salgono sul monte, noto ai discepoli, monte per eccellenza, monte della preghiera e dell'elezione, monte della rivelazione; i discepoli sono gravati dal sonno e la discesa dal monte avverrà il giorno dopo. Il sonno e la notte possono essere illuminati solo dalla Comunione col Padre. Il pregare di Gesù diventa un complemento di tempo e di luogo, quasi lo spazio che contiene la Trasfigurazione, Rivelazione del Padre e Gloria del Figlio.
    E' il luogo in cui scopriamo Dio come Abbà, nostra sorgente e veniamo generati nella Gloria del Figlio.
    Luca si ferma a contemplare il Volto di Gesù, ne sottolinea l'immagine visibile, in quanto altra, diversa, santa! Di questo Volto ci dà il vero aspetto, invisibile e ora rivelato, attraverso un solo tratto, la Gloria, Dio nel Suo splendore di bellezza.
    E' una luminosità che viene dal di dentro eliminando ogni ombra, fa vedere sul volto la realtà nascosta, dà visibilità all'invisibile. Di questa gloria descrive il vestito . Esso è bianco e emana folgori. Se così è il vestito, che cosa sarà il Corpo?
    Ma il Corpo stesso è il vestito della persona e l'umanità di Gesù, a sua volta, è il vestito della Sua persona Divina , da cui emana appieno la “dynamis” della gloria di Dio.
    La folgore, espressione di Dio, è l'attributo della veste!
    Gesù nella Trasfigurazione, si rivela come il centro di tutto, di Dio e dell'uomo, uniti in un'unica storia, incredibile se non fosse testimoniata da Mosè ed Elia.
    Mosè, la legge, e Elia, padre dei profeti, sono in dialogo con Gesù. Lui risponde loro perchè è Colui che la legge e la profezia hanno promesso ed atteso
    .La Gloria della Legge e della profezia è il Figlio ubbidiente, la Parola stessa, uditore perfetto del Padre. E' la Gloria del Dio della legge e della profezia, che adempie la promessa e colma l'attesa.
    La Trasfigurazione è quell'esperienza anticipata della Resurrezione , apertura dell'occhio del discepolo sulla Comunione di Gesù col Padre, il suo stare sveglio con Gesù che prega.
    “Guardate a Lui e sarete raggianti” (Sl 34,6).
    I discepoli desiderano arrestare la Gloria visibile del Signore . L'esperienza fatta da Pietro e compagni è quella della bellezza , la bellezza originaria del Volto del Figlio che ha alzato un lembo del velo che la ricopre. L'ottavo giorno, nella luce del suo fulgore, squarcia il sonno e la notte dei discepoli. La nube è segno della Gloria di Dio, essi entrano in essa, cioè nella potenza di Dio che avvolge : questo è obbedire alla “Voce” che esce , questa voce è Gesù stesso, Parola Eterna di Dio, Figlio obbediente, che va ascoltato

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    1. -->“Questo è il Figlio mio, l'Eletto, ascoltate Lui!” E' il centro della Trasfigurazione, dove si lega la visione all'ascolto. Quel Dio che non ha volto, ha Voce : Voce che cerca un Volto. Gesù, Volto perfetto del Padre, Figlio obbediente, Parola compiuta, piena d'Amore.
      L'obbedienza a Gesù che si rivolge a tutti, indica il cammino attraverso il quale tutti possiamo essere tra quei tre che giungono alla visione del mistero del Figlio.
      L'ascolto di Lui è la tenda che contiene la Gloria . Chi ascolta, vede il Volto del Padre nel Figlio ormai rispecchiato nel proprio.

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