Lo Spirito del Signore riempie l’universo; egli, che tutto abbraccia, conosce ogni linguaggio. Alleluia. (Sap 1.7)
Prima Lettura Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare. Dagli Atti degli Apostoli At 2,1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Parola di Dio.
Dal Salmo 103 (104) R. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. R.
Togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. R.
Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere. A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore. R.
Seconda Lettura Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
Rm 8,8-17
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio.
SEQUENZA Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Le Parole dei Papi Il Paraclito, dice Gesù, è Colui che “ci ricorda tutto ciò che Gesù ci ha detto” (cfr Gv 14,26). Egli ci ricorda, dunque, le parole del Vangelo, e così ci permette di rispondere al diavolo accusatore non con parole nostre, ma con le parole stesse del Signore. Soprattutto ci ricorda che Gesù parlava sempre del Padre che è nei cieli, ce lo ha fatto conoscere e ci ha rivelato il suo amore per noi, che siamo i suoi figli. Se invochiamo lo Spirito, impariamo ad accogliere e ricordare la realtà più importante della vita, che ci protegge dalle accuse del male. E qual è questa realtà più importante della vita? Che siamo figli amati di Dio. Siamo figli amati di Dio: questa è la realtà più importante, e lo Spirito ci ricorda questo. (Papa Francesco - Regina Caeli, domenca 14 maggio 2023)
SOLENNITÀ DI PENTECOSTE PAPA FRANCESCO REGINA CAELI Piazza San Pietro Domenica, 5 giugno 202
Cari fratelli e sorelle, buongiorno, buona domenica!
E oggi anche buona festa, perché oggi si celebra la solennità di Pentecoste. Si celebra l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli, avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua. Gesù lo aveva promesso più volte. Nella Liturgia odierna il Vangelo riporta una di queste promesse, quando Gesù disse ai discepoli: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Ecco cosa fa lo Spirito: insegna e ricorda quanto Cristo ha detto. Riflettiamo su queste due azioni, insegnare e ricordare, perché è così che Egli fa entrare nei nostri cuori il Vangelo di Gesù.
Anzitutto lo Spirito Santo insegna. In questo modo ci aiuta a superare un ostacolo che si presenta nell’esperienza di fede: quello della distanza. Lui ci aiuta a superare l’ostacolo della distanza nell’esperienza di fede. Infatti, può sorgere il dubbio che tra il Vangelo e la vita di tutti i giorni ci sia molta distanza: Gesù è vissuto duemila anni fa, erano altri tempi, altre situazioni, e dunque il Vangelo sembra superato, sembra inadeguato a parlare al nostro oggi con le sue esigenze e i suoi problemi. Viene anche a noi questo interrogativo: cosa può dire il Vangelo nell’epoca di internet, nell’epoca della globalizzazione? Come può incidere la sua parola?
--->Possiamo dire che lo Spirito Santo è specialista nel colmare le distanze, Lui sa colmare le distanze; ci insegna a superarle. È Lui che collega l’insegnamento di Gesù con ogni tempo e ogni persona. Con Lui le parole di Cristo non sono un ricordo, no: le parole di Cristo per la forza dello Spirito Santo diventano vive, oggi! Lo Spirito le rende vive per noi: attraverso la Sacra Scrittura ci parla e ci orienta nel presente. Lo Spirito Santo non teme lo scorrere dei secoli; anzi, rende i credenti attenti ai problemi e alle vicende del loro tempo. Lo Spirito Santo, infatti, quando insegna, attualizza: mantiene la fede sempre giovane. Noi rischiamo di fare della fede una cosa da museo: è il rischio! Lui invece la mette al passo coi tempi, sempre al giorno, la fede al giorno: è questo il suo lavoro. Perché lo Spirito Santo non si lega a epoche o mode che passano, ma porta nell’oggi l’attualità di Gesù, risorto e vivo.
E in che modo lo Spirito fa questo? Facendoci ricordare. Ecco il secondo verbo, ri-cordare. Cosa vuol dire ricordare? Ri-cordare vuol dire riportare al cuore, ri-cordare: lo Spirito riporta il Vangelo nel nostro cuore. Avviene come per gli Apostoli: avevano ascoltato Gesù tante volte, eppure lo avevano compreso poco. A noi succede lo stesso. Ma da Pentecoste in poi, con lo Spirito Santo, ri-cordano e comprendono. Accolgono le sue parole come fatte apposta per loro e passano da una conoscenza esteriore, una conoscenza di memoria, a un rapporto vivo, a un rapporto convinto, gioioso con il Signore. È lo Spirito a fare questo, a far passare dal “sentito dire” alla conoscenza personale di Gesù, che entra nel cuore. Così lo Spirito ci cambia la vita: fa sì che i pensieri di Gesù diventino i nostri pensieri. E questo lo fa ri-cordandoci le sue parole, portando al cuore, oggi, le parole di Gesù.
Cari fratelli e sorelle,
a Pentecoste il sogno di Dio sull’umanità diventa realtà; cinquanta giorni dopo la Pasqua, popoli che parlano lingue diverse si incontrano e si capiscono. Ma ora, a cento giorni dall’inizio dell’aggressione armata all’Ucraina, sull’umanità è calato nuovamente l’incubo della guerra, che è la negazione del sogno di Dio: popoli che si scontrano, popoli che si uccidono, gente che, anziché avvicinarsi, viene allontanata dalle proprie case. E mentre la furia della distruzione e della morte imperversa e le contrapposizioni divampano, alimentando un’escalation sempre più pericolosa per tutti, rinnovo l’appello ai responsabili delle Nazioni: non portate l’umanità alla rovina per favore! Non portate l’umanità alla rovina per favore! Si mettano in atto veri negoziati, concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile. Si ascolti il grido disperato della gente che soffre - lo vediamo tutti i giorni sui media - si abbia rispetto della vita umana e si fermi la macabra distruzione di città e villaggi nell’est dell’Ucraina. Continuiamo, per favore, a pregare e a impegnarci per la pace, senza stancarci....
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 27 maggio 2012 Cari fratelli e sorelle! .....La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l’uno all’altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone sia spesso superficiale e difficoltosa. Permangono squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, possiamo trovare veramente e vivere quell’unità di cui abbiamo bisogno?
La narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato nella prima lettura (cfr At 2,1-11), contiene sullo sfondo uno degli ultimi grandi affreschi che troviamo all’inizio dell’Antico Testamento: l’antica storia della costruzione della Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9). Ma che cos’è Babele? E’ la descrizione di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Ma proprio in questa situazione si verifica qualcosa di strano e di singolare. Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale dell’essere persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme.
Questo racconto biblico contiene una sua perenne verità; lo possiamo vedere lungo la storia, ma anche nel nostro mondo. Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano. In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro? Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci veramente unità, concordia? E come?
La risposta la troviamo nella Sacra Scrittura: l’unità può esserci solo con il dono dello Spirito di Dio, il quale ci darà un cuore nuovo e una lingua nuova, una capacità nuova di comunicare. E questo è ciò che si è verificato a Pentecoste. In quel mattino, cinquanta giorni dopo la Pasqua, un vento impetuoso soffiò su Gerusalemme e la fiamma dello Spirito Santo discese sui discepoli riuniti, si posò su ciascuno e accese in essi il fuoco divino, un fuoco di amore capace di trasformare. La paura scomparve, il cuore sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza, in modo che tutti potessero capire l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto. A Pentecoste dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e comprensione.
Ma guardiamo al Vangelo di oggi, nel quale Gesù afferma: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Qui Gesù, parlando dello Spirito Santo, ci spiega che cos’è la Chiesa e come essa debba vivere per essere se stessa, per essere il luogo dell’unità e della comunione nella Verità; ci dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio «io», ma orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: così lo Spirito Santo, Spirito di unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda. Lo Spirito, proprio per il fatto che agisce così, ci introduce in tutta la verità, che è Gesù, ci guida nell’approfondirla, nel comprenderla: noi non cresciamo nella conoscenza chiudendoci nel nostro io, ma solo diventando capaci di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di profonda umiltà interiore. E così diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pentecoste è la Pentecoste. Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.
--->La contrapposizione tra Babele e Pentecoste riecheggia anche nella seconda lettura, dove l’Apostolo dice: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne” (Gal 5,16). San Paolo ci spiega che la nostra vita personale è segnata da un conflitto interiore, da una divisione, tra gli impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono dallo Spirito; e noi non possiamo seguirli tutti. Non possiamo, infatti, essere contemporaneamente egoisti e generosi, seguire la tendenza a dominare sugli altri e provare la gioia del servizio disinteressato. Dobbiamo sempre scegliere quale impulso seguire e lo possiamo fare in modo autentico solo con l’aiuto dello Spirito di Cristo. San Paolo elenca - come abbiamo sentito - le opere della carne, sono i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi; sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e cristiano, nell’amore. E’ una direzione che porta a perdere la propria vita. Invece lo Spirito Santo ci guida verso le altezze di Dio, perché possiamo vivere già in questa terra il germe di vita divina che è in noi. Afferma, infatti, san Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace» (Gal 5,22). E notiamo che l’Apostolo usa il plurale per descrivere le opere della carne, che provocano la dispersione dell’essere umano, mentre usa il singolare per definire l’azione dello Spirito, parla di «frutto», proprio come alla dispersione di Babele si contrappone l’unità di Pentecoste.
Cari amici, dobbiamo vivere secondo lo Spirito di unità e di verità, e per questo dobbiamo pregare perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità, e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa. Il racconto lucano della Pentecoste ci dice che Gesù prima di salire al cielo chiese agli Apostoli di rimanere insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell’attesa dell’evento promesso (cfr At 1,14). Raccolta con Maria, come al suo nascere, la Chiesa anche quest’oggi prega: «Veni Sancte Spiritus! - Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!». Amen.
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II Domenica, 31 maggio 1998 Pentecoste . Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem: Credo nello Spirito Santo che è Signore e da la vita. Con le parole del Simbolo niceno-costantinopolitano, la Chiesa proclama la sua fede nel Paraclito; fede che nasce dall'esperienza apostolica della Pentecoste. Il passo degli Atti degli Apostoli, che l'odierna Liturgia ha proposto alla nostra meditazione, ricorda in effetti le meraviglie operate nel giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli constatarono con grande stupore il compiersi delle parole di Gesù. Egli, come riferisce la pericope del Vangelo di san Giovanni poc'anzi proclamata, aveva assicurato alla vigilia della sua passione: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre" (Gv 14,16). Questo "Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14,26).
E lo Spirito Santo, discendendo su di essi con forza straordinaria, li rese capaci di annunciare a tutto il mondo l'insegnamento di Cristo Gesù. Era così grande il loro coraggio, così sicura la loro decisione, da essere disposti a tutto, persino a dare la vita. Il dono dello Spirito aveva liberato le loro energie più profonde, convogliandole al servizio della missione affidata loro dal Redentore. E sarà il Consolatore, il Parakletos, a guidarli nell'annunciare il Vangelo ad ogni uomo. Lo Spirito insegnerà loro la verità tutta intera, attingendola dalla ricchezza della parola di Cristo, affinché essi, a loro volta, la comunicassero agli uomini in Gerusalemme e nel resto del mondo.
2. Come non rendere grazie a Dio per i prodigi che lo Spirito non ha cessato di compiere in questi due millenni di vita cristiana? L'evento di grazia della Pentecoste ha, in effetti, continuato a produrre i suoi meravigliosi frutti, suscitando dappertutto ardore apostolico, desiderio di contemplazione, impegno ad amare e servire con ogni dedizione Dio ed i fratelli. Ancor'oggi lo Spirito sostiene nella Chiesa gesti piccoli e grandi di perdono e di profezia, dà vita a carismi e doni sempre nuovi, che attestano la sua incessante azione nel cuore degli uomini. .... Abbiamo sperimentato il clima della Pentecoste, che ha reso quasi visibile la fecondità inesauribile dello Spirito nella Chiesa. Movimenti e nuove Comunità, espressioni provvidenziali della nuova primavera suscitata dallo Spirito con il Concilio Vaticano II, costituiscono un annunzio della potenza dell'amore di Dio che, superando divisioni e barriere di ogni genere, rinnova la faccia della terra, per costruirvi la civiltà dell'amore.
3. Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani poc'anzi proclamata: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).
Queste parole offrono ulteriori spunti per comprendere l'azione mirabile dello Spirito nella nostra vita di credenti. Esse ci aprono la strada per giungere al cuore dell'uomo: lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca perché dia "luce ai sensi", visita l'uomo nell'intimo e tocca direttamente la profondità del suo essere.
Continua l'Apostolo: "Se lo Spirito abita in voi, non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito... Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (cfr Rm 8,9.14). Contemplando, poi, l'azione misteriosa del Paraclito, aggiunge con trasporto: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi..., ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,15-16). Eccoci al centro del mistero! E' nell'incontro tra lo Spirito Santo e lo spirito dell'uomo che si trova il cuore stesso dell'esperienza vissuta dagli Apostoli nella Pentecoste. Quest'esperienza straordinaria è presente nella Chiesa nata da quell'evento e l'accompagna nel corso dei secoli.
Lo Spirito del Signore riempie l’universo;
RispondiEliminaegli, che tutto abbraccia,
conosce ogni linguaggio. Alleluia. (Sap 1.7)
Prima Lettura
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.
Dagli Atti degli Apostoli
At 2,1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Parola di Dio.
Dal Salmo 103 (104)
R. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature. R.
Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.
Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. R.
Seconda Lettura
Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
Rm 8,8-17
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio.
SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano,
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni
EliminaGv 14, 15-16.23b-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Le Parole dei Papi
Il Paraclito, dice Gesù, è Colui che “ci ricorda tutto ciò che Gesù ci ha detto” (cfr Gv 14,26). Egli ci ricorda, dunque, le parole del Vangelo, e così ci permette di rispondere al diavolo accusatore non con parole nostre, ma con le parole stesse del Signore. Soprattutto ci ricorda che Gesù parlava sempre del Padre che è nei cieli, ce lo ha fatto conoscere e ci ha rivelato il suo amore per noi, che siamo i suoi figli. Se invochiamo lo Spirito, impariamo ad accogliere e ricordare la realtà più importante della vita, che ci protegge dalle accuse del male. E qual è questa realtà più importante della vita? Che siamo figli amati di Dio. Siamo figli amati di Dio: questa è la realtà più importante, e lo Spirito ci ricorda questo. (Papa Francesco - Regina Caeli, domenca 14 maggio 2023)
SOLENNITÀ DI PENTECOSTE PAPA FRANCESCO REGINA CAELI
RispondiEliminaPiazza San Pietro
Domenica, 5 giugno 202
Cari fratelli e sorelle, buongiorno, buona domenica!
E oggi anche buona festa, perché oggi si celebra la solennità di Pentecoste. Si celebra l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli, avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua. Gesù lo aveva promesso più volte. Nella Liturgia odierna il Vangelo riporta una di queste promesse, quando Gesù disse ai discepoli: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Ecco cosa fa lo Spirito: insegna e ricorda quanto Cristo ha detto. Riflettiamo su queste due azioni, insegnare e ricordare, perché è così che Egli fa entrare nei nostri cuori il Vangelo di Gesù.
Anzitutto lo Spirito Santo insegna. In questo modo ci aiuta a superare un ostacolo che si presenta nell’esperienza di fede: quello della distanza. Lui ci aiuta a superare l’ostacolo della distanza nell’esperienza di fede. Infatti, può sorgere il dubbio che tra il Vangelo e la vita di tutti i giorni ci sia molta distanza: Gesù è vissuto duemila anni fa, erano altri tempi, altre situazioni, e dunque il Vangelo sembra superato, sembra inadeguato a parlare al nostro oggi con le sue esigenze e i suoi problemi. Viene anche a noi questo interrogativo: cosa può dire il Vangelo nell’epoca di internet, nell’epoca della globalizzazione? Come può incidere la sua parola?
--->Possiamo dire che lo Spirito Santo è specialista nel colmare le distanze, Lui sa colmare le distanze; ci insegna a superarle. È Lui che collega l’insegnamento di Gesù con ogni tempo e ogni persona. Con Lui le parole di Cristo non sono un ricordo, no: le parole di Cristo per la forza dello Spirito Santo diventano vive, oggi! Lo Spirito le rende vive per noi: attraverso la Sacra Scrittura ci parla e ci orienta nel presente. Lo Spirito Santo non teme lo scorrere dei secoli; anzi, rende i credenti attenti ai problemi e alle vicende del loro tempo. Lo Spirito Santo, infatti, quando insegna, attualizza: mantiene la fede sempre giovane. Noi rischiamo di fare della fede una cosa da museo: è il rischio! Lui invece la mette al passo coi tempi, sempre al giorno, la fede al giorno: è questo il suo lavoro. Perché lo Spirito Santo non si lega a epoche o mode che passano, ma porta nell’oggi l’attualità di Gesù, risorto e vivo.
EliminaE in che modo lo Spirito fa questo? Facendoci ricordare. Ecco il secondo verbo, ri-cordare. Cosa vuol dire ricordare? Ri-cordare vuol dire riportare al cuore, ri-cordare: lo Spirito riporta il Vangelo nel nostro cuore. Avviene come per gli Apostoli: avevano ascoltato Gesù tante volte, eppure lo avevano compreso poco. A noi succede lo stesso. Ma da Pentecoste in poi, con lo Spirito Santo, ri-cordano e comprendono. Accolgono le sue parole come fatte apposta per loro e passano da una conoscenza esteriore, una conoscenza di memoria, a un rapporto vivo, a un rapporto convinto, gioioso con il Signore. È lo Spirito a fare questo, a far passare dal “sentito dire” alla conoscenza personale di Gesù, che entra nel cuore. Così lo Spirito ci cambia la vita: fa sì che i pensieri di Gesù diventino i nostri pensieri. E questo lo fa ri-cordandoci le sue parole, portando al cuore, oggi, le parole di Gesù.
Cari fratelli e sorelle,
a Pentecoste il sogno di Dio sull’umanità diventa realtà; cinquanta giorni dopo la Pasqua, popoli che parlano lingue diverse si incontrano e si capiscono. Ma ora, a cento giorni dall’inizio dell’aggressione armata all’Ucraina, sull’umanità è calato nuovamente l’incubo della guerra, che è la negazione del sogno di Dio: popoli che si scontrano, popoli che si uccidono, gente che, anziché avvicinarsi, viene allontanata dalle proprie case. E mentre la furia della distruzione e della morte imperversa e le contrapposizioni divampano, alimentando un’escalation sempre più pericolosa per tutti, rinnovo l’appello ai responsabili delle Nazioni: non portate l’umanità alla rovina per favore! Non portate l’umanità alla rovina per favore! Si mettano in atto veri negoziati, concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile. Si ascolti il grido disperato della gente che soffre - lo vediamo tutti i giorni sui media - si abbia rispetto della vita umana e si fermi la macabra distruzione di città e villaggi nell’est dell’Ucraina. Continuiamo, per favore, a pregare e a impegnarci per la pace, senza stancarci....
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 27 maggio 2012
RispondiEliminaCari fratelli e sorelle!
.....La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l’uno all’altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone sia spesso superficiale e difficoltosa. Permangono squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, possiamo trovare veramente e vivere quell’unità di cui abbiamo bisogno?
La narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato nella prima lettura (cfr At 2,1-11), contiene sullo sfondo uno degli ultimi grandi affreschi che troviamo all’inizio dell’Antico Testamento: l’antica storia della costruzione della Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9). Ma che cos’è Babele? E’ la descrizione di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Ma proprio in questa situazione si verifica qualcosa di strano e di singolare. Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale dell’essere persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme.
Questo racconto biblico contiene una sua perenne verità; lo possiamo vedere lungo la storia, ma anche nel nostro mondo. Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano. In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro? Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci veramente unità, concordia? E come?
La risposta la troviamo nella Sacra Scrittura: l’unità può esserci solo con il dono dello Spirito di Dio, il quale ci darà un cuore nuovo e una lingua nuova, una capacità nuova di comunicare. E questo è ciò che si è verificato a Pentecoste. In quel mattino, cinquanta giorni dopo la Pasqua, un vento impetuoso soffiò su Gerusalemme e la fiamma dello Spirito Santo discese sui discepoli riuniti, si posò su ciascuno e accese in essi il fuoco divino, un fuoco di amore capace di trasformare. La paura scomparve, il cuore sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza, in modo che tutti potessero capire l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto. A Pentecoste dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e comprensione.
Ma guardiamo al Vangelo di oggi, nel quale Gesù afferma: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Qui Gesù, parlando dello Spirito Santo, ci spiega che cos’è la Chiesa e come essa debba vivere per essere se stessa, per essere il luogo dell’unità e della comunione nella Verità; ci dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio «io», ma orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: così lo Spirito Santo, Spirito di unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda. Lo Spirito, proprio per il fatto che agisce così, ci introduce in tutta la verità, che è Gesù, ci guida nell’approfondirla, nel comprenderla: noi non cresciamo nella conoscenza chiudendoci nel nostro io, ma solo diventando capaci di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di profonda umiltà interiore. E così diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pentecoste è la Pentecoste. Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.
Elimina--->La contrapposizione tra Babele e Pentecoste riecheggia anche nella seconda lettura, dove l’Apostolo dice: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne” (Gal 5,16). San Paolo ci spiega che la nostra vita personale è segnata da un conflitto interiore, da una divisione, tra gli impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono dallo Spirito; e noi non possiamo seguirli tutti. Non possiamo, infatti, essere contemporaneamente egoisti e generosi, seguire la tendenza a dominare sugli altri e provare la gioia del servizio disinteressato. Dobbiamo sempre scegliere quale impulso seguire e lo possiamo fare in modo autentico solo con l’aiuto dello Spirito di Cristo. San Paolo elenca - come abbiamo sentito - le opere della carne, sono i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi; sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e cristiano, nell’amore. E’ una direzione che porta a perdere la propria vita. Invece lo Spirito Santo ci guida verso le altezze di Dio, perché possiamo vivere già in questa terra il germe di vita divina che è in noi. Afferma, infatti, san Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace» (Gal 5,22). E notiamo che l’Apostolo usa il plurale per descrivere le opere della carne, che provocano la dispersione dell’essere umano, mentre usa il singolare per definire l’azione dello Spirito, parla di «frutto», proprio come alla dispersione di Babele si contrappone l’unità di Pentecoste.
Cari amici, dobbiamo vivere secondo lo Spirito di unità e di verità, e per questo dobbiamo pregare perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità, e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa. Il racconto lucano della Pentecoste ci dice che Gesù prima di salire al cielo chiese agli Apostoli di rimanere insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell’attesa dell’evento promesso (cfr At 1,14). Raccolta con Maria, come al suo nascere, la Chiesa anche quest’oggi prega: «Veni Sancte Spiritus! - Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!». Amen.
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
RispondiEliminaDomenica, 31 maggio 1998
Pentecoste
. Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem: Credo nello Spirito Santo che è Signore e da la vita.
Con le parole del Simbolo niceno-costantinopolitano, la Chiesa proclama la sua fede nel Paraclito; fede che nasce dall'esperienza apostolica della Pentecoste. Il passo degli Atti degli Apostoli, che l'odierna Liturgia ha proposto alla nostra meditazione, ricorda in effetti le meraviglie operate nel giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli constatarono con grande stupore il compiersi delle parole di Gesù. Egli, come riferisce la pericope del Vangelo di san Giovanni poc'anzi proclamata, aveva assicurato alla vigilia della sua passione: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre" (Gv 14,16). Questo "Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14,26).
E lo Spirito Santo, discendendo su di essi con forza straordinaria, li rese capaci di annunciare a tutto il mondo l'insegnamento di Cristo Gesù. Era così grande il loro coraggio, così sicura la loro decisione, da essere disposti a tutto, persino a dare la vita. Il dono dello Spirito aveva liberato le loro energie più profonde, convogliandole al servizio della missione affidata loro dal Redentore. E sarà il Consolatore, il Parakletos, a guidarli nell'annunciare il Vangelo ad ogni uomo. Lo Spirito insegnerà loro la verità tutta intera, attingendola dalla ricchezza della parola di Cristo, affinché essi, a loro volta, la comunicassero agli uomini in Gerusalemme e nel resto del mondo.
2. Come non rendere grazie a Dio per i prodigi che lo Spirito non ha cessato di compiere in questi due millenni di vita cristiana? L'evento di grazia della Pentecoste ha, in effetti, continuato a produrre i suoi meravigliosi frutti, suscitando dappertutto ardore apostolico, desiderio di contemplazione, impegno ad amare e servire con ogni dedizione Dio ed i fratelli. Ancor'oggi lo Spirito sostiene nella Chiesa gesti piccoli e grandi di perdono e di profezia, dà vita a carismi e doni sempre nuovi, che attestano la sua incessante azione nel cuore degli uomini.
.... Abbiamo sperimentato il clima della Pentecoste, che ha reso quasi visibile la fecondità inesauribile dello Spirito nella Chiesa. Movimenti e nuove Comunità, espressioni provvidenziali della nuova primavera suscitata dallo Spirito con il Concilio Vaticano II, costituiscono un annunzio della potenza dell'amore di Dio che, superando divisioni e barriere di ogni genere, rinnova la faccia della terra, per costruirvi la civiltà dell'amore.
3. Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani poc'anzi proclamata: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).
EliminaQueste parole offrono ulteriori spunti per comprendere l'azione mirabile dello Spirito nella nostra vita di credenti. Esse ci aprono la strada per giungere al cuore dell'uomo: lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca perché dia "luce ai sensi", visita l'uomo nell'intimo e tocca direttamente la profondità del suo essere.
Continua l'Apostolo: "Se lo Spirito abita in voi, non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito... Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (cfr Rm 8,9.14). Contemplando, poi, l'azione misteriosa del Paraclito, aggiunge con trasporto: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi..., ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,15-16). Eccoci al centro del mistero! E' nell'incontro tra lo Spirito Santo e lo spirito dell'uomo che si trova il cuore stesso dell'esperienza vissuta dagli Apostoli nella Pentecoste. Quest'esperienza straordinaria è presente nella Chiesa nata da quell'evento e l'accompagna nel corso dei secoli.