Antifona Sono questi i santi apostoli che con il loro sangue hanno fecondato la Chiesa: hanno bevuto il calice del Signore e sono divenuti gli amici di Dio.
Si dice il Gloria.
Colletta O Dio, che ci doni la grande gioia di celebrare in questo giorno la solennità dei santi Pietro e Paolo, fa’ che la tua Chiesa segua sempre l’insegnamento degli apostoli, dai quali ha ricevuto il primo annuncio della fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ora so veramente che il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode. Dagli Atti degli Apostoli At 12,1-11
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione. Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 33 (34)
R. Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. R.
L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com'è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura Ora mi resta soltanto la corona di giustizia. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2Tm 4,6-8.17-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. (Mt 16,18)
Alleluia.
Vangelo Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16,13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
PAROLE DEI PAPI PAPA FRANCESCO ANGELUS 29 giugno 2024
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nel Vangelo Gesù dice a Simone, da Lui soprannominato Pietro: «A te darò le chiavi del Regno dei cieli» (Mt 16,19). Per questo vediamo spesso San Pietro raffigurato con due grandi chiavi in mano, come nella statua che si trova qui, in questa Piazza. Quelle chiavi rappresentano il ministero di autorità che Gesù gli ha affidato a servizio di tutta la Chiesa. Perché l’autorità è un servizio, e un’autorità che non è servizio è dittatura.
Stiamo attenti, però, a intendere bene il senso di questo. Le chiavi di Pietro, infatti, sono le chiavi di un Regno, che Gesù non descrive come una cassaforte o una camera blindata, ma con altre immagini: un piccolo seme, una perla preziosa, un tesoro nascosto, una manciata di lievito (cfr Mt 13,1-33), cioè come qualcosa di prezioso e di ricco, sì, ma al tempo stesso di piccolo e di non appariscente. Per raggiungerlo, perciò, non serve azionare meccanismi e serrature di sicurezza, ma coltivare virtù come la pazienza, l’attenzione, la costanza, l’umiltà, il servizio.
Dunque, la missione che Gesù affida a Pietro non è quella di sbarrare le porte di casa, permettendo l’accesso solo a pochi ospiti selezionati, ma di aiutare tutti a trovare la via per entrare, nella fedeltà al Vangelo di Gesù. Tutti, tutti, tutti possono entrare.
E Pietro lo farà per tutta la vita, fedelmente, fino al martirio, dopo aver sperimentato per primo su di sé, non senza fatica e con tante cadute, la gioia e la libertà che nascono dall’incontro con il Signore. Lui per primo, per aprire la porta a Gesù, ha dovuto convertirsi, e capire che l’autorità è un servizio. E non è stato facile per lui. Pensiamo: proprio poco dopo che aveva detto a Gesù: “Tu sei il Cristo”, il Maestro lo ha dovuto rimproverare, perché si rifiutava di accettare la profezia della sua passione e morte di croce (cfr Mt 16,21-23).
Pietro ha ricevuto le chiavi del Regno non perché era perfetto – no, era un peccatore –, ma perché era umile, onesto e il Padre gli aveva donato una fede schietta (cfr Mt 16,17). Perciò, affidandosi alla misericordia di Dio, ha saputo sostenere e fortificare, come gli era stato chiesto, anche i suoi fratelli (cfr Lc 22,32).
Oggi possiamo chiederci: io coltivo il desiderio di entrare, con la grazia di Dio, nel suo Regno, e di esserne, con il suo aiuto, custode accogliente anche per gli altri? E per farlo, mi lascio “limare”, addolcire, modellare da Gesù e dal suo Spirito, lo Spirito che abita in noi, in ognuno di noi?
Maria, Regina degli Apostoli, e i Santi Pietro e Paolo ci ottengano, con la loro preghiera, di essere gli uni per gli altri guida e sostegno per l’incontro con il Signore Gesù.
- Il Vangelo della Liturgia odierna, solennità dei Santi Patroni di Roma, riporta le parole che Pietro rivolge a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». È una professione di fede, che Pietro pronuncia non sulla base della sua comprensione umana, ma perché Dio Padre gliel’ha ispirata. Anche l’apostolo Paolo ha il proprio percorso, anche lui è passato attraverso una lenta maturazione della fede, sperimentando momenti di incertezza e di dubbio. Alla luce di questa esperienza dei santi apostoli Pietro e Paolo, ognuno di noi può domandarsi: quando professo la mia fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, lo faccio con la consapevolezza di dover sempre imparare, oppure presumo di “aver già capito tutto”? E ancora: nelle difficoltà e nelle prove mi scoraggio, mi lamento, oppure imparo a farne occasione per crescere nella fiducia verso il Signore? Egli infatti – scrive Paolo a Timoteo – ci libera da ogni male e ci porta in salvo nei cieli. La Vergine Maria, Regina degli Apostoli, ci insegni ad imitarli avanzando giorno per giorno nella via della pace. (Papa Francesco - Angelus, 29 giugno 2022)
Celebriamo con gioia la solennità liturgica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, festa che accompagna la bimillenaria storia del popolo cristiano. Essi sono chiamati le colonne della Chiesa nascente. Testimoni insigni della fede, che hanno diffuso il Regno di Dio con i loro molteplici doni e, sull’esempio del Divino Maestro, hanno sigillato con il sangue la loro predicazione evangelica. Il loro martirio è segno dell’unità della Chiesa, come afferma sant’Agostino: «Un solo giorno è consacrato alla festa dei due Apostoli. Ma anch’essi sono una cosa sola. Benché martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro venne prima, Paolo dopo» ( Disc . 295, 8: PL 38, 1352).
La Basilica Vaticana e questa piazza, così importante per la cristianità, sono segno eloquente del sacrificio di Pietro. Anche del martirio di Paolo restano tracce significative nella nostra Città, in particolare nella Basilica a lui dedicata sulla Via Ostiense. Roma ha inciso nella sua storia i segni della vita e della morte gloriose dell'umile Pescatore di Galilea e dell'Apostolo delle Genti, giustamente scelti come Protettori. Nel ricordare la loro luminosa testimonianza, facciamo memoria dei venerabili inizi della Chiesa che crede, prega e annuncia Cristo Redentore a Roma. Ma i santi Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma anche nel cuore di tutti i credenti che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, camminano in ogni parte del mondo sulla via della fede, della speranza e dell'amore.
In questo cammino di salvezza, la comunità cristiana, sostenuta dalla presenza dello Spirito del Dio vivente, si sente incoraggiata a procedere con forza e serenità sulla strada della fedeltà a Cristo e dell’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne di ogni tempo. In questo itinerario fecondo, spirituale e missionario, si colloca la consegna del Pallio agli Arcivescovi Metropoliti, che ho compiuto questa mattina in Basilica. Un rito sempre eloquente, che mette in luce l’intima comunione dei Pastori con il Successore di Pietro e il profondo legame che ci lega alla Tradizione apostolica. È un duplice tesoro di santità, dove si fondono insieme l’unità e la cattolicità della Chiesa: un tesoro prezioso da riscoprire e da vivere con rinnovato entusiasmo e costante impegno.
Cari pellegrini, venite qui da ogni parte del mondo! In questo giorno di festa, preghiamo con le parole della Liturgia orientale: «Lode a Pietro e Paolo, due grandi luci della Chiesa; brillino nel firmamento della fede». In questo clima, vorrei rivolgere un pensiero speciale alla Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, giunta come ogni anno per partecipare alle nostre tradizionali celebrazioni. La Vergine Santa guidi tutti i credenti in Cristo verso la meta della piena unità!
ANGELUS 29 giugno 2004 1. La Chiesa celebra la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo : il pescatore di Galilea che per primo professò la fede in Cristo, e il maestro e dottore che annunciò la salvezza alle genti ( Prefazio ). Per disegno della divina Provvidenza entrambi giunsero a Roma dove subirono il martirio nel giro di pochi anni. Da allora, la città che era stata capitale di un grande impero fu chiamata a una gloria ben diversa: essere la sede della Sede Apostolica che presiede alla missione universale della Chiesa di diffondere nel mondo il Vangelo di Cristo, Redentore dell'umanità e della storia.
2. Quest'anno, l'odierna Solennità è allietata dalla presenza di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che ho appena avuto la gioia di accogliere e salutare. La sua gradita visita ha un motivo particolare: quarant'anni fa, per la precisione, nel gennaio 1964, Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I si incontrarono a Gerusalemme e si scambiarono un abbraccio fraterno. Quell'abbraccio è diventato il simbolo dell'auspicata riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, nonché profezia di speranza nel cammino verso la piena unità tra i cristiani.
Ho invitato il Patriarca Bartolomeo I a partecipare alla Santa Messa che presiederò oggi alle 18:00 in Piazza San Pietro. Insieme pronunceremo l'omelia e proclameremo la comune professione di fede.
Durante l'odierna celebrazione avrò anche la gioia di conferire il " Pallo " agli Arcivescovi Metropoliti nominati durante l'ultimo anno. Il conferimento del Pallio è un tradizionale segno di comunione tra la Sede di Roma e le Chiese sparse nel mondo, che ben si inserisce nel contesto della festa degli Apostoli Pietro e Paolo.
3. Affido in modo speciale ai due insigni Patroni l'amata Diocesi di Roma e la comunità civile capitolina. Invocando la loro intercessione insieme a quella di Maria Santissima, Salus Populi Romani, preghiamo perché ogni uomo e ogni donna accolga il messaggio d'amore per il quale Pietro e Paolo hanno sofferto il martirio.
FAUSTI “Interrogava i Suoi Discepoli” Fin qui erano gli altri a interrogarsi su di Lui. Ora è Lui che interroga . La fede inizia dove noi smettiamo di mettere in questione il Signore , e accettiamo di essere messi in questione da Lui. A ogni nostra domanda su di Lui corrisponde una nostra risposta su di Lui, che Lo riduce a misura delle nostre domande. La Sua domanda a noi invece ci apre al Suo Mistero. La fede è responsabilità, abilità-a-rispondere al Signore che ci interpella. Lui è e resta sempre per noi un mistero, su cui non abbiamo né risposte, né immagini : l'unica risposta siamo noi che diventiamo a Sua immagine. Lasciarsi interrogare da Lui e rispondergli secondo lo Spirito è l'arte e l'avventura di essere uomo. Dio è l'eterna domanda , l'uomo ne è la risposta, nella misura in cui ne ascolta la Parola e la incarna nella propria vita. C'è un si dice, un parlare generico e irresponsabile, che non corrisponde mai a verità. In esso ciò che è già noto, o si presume tale, diventa misura di tutto. Le nostre convinzioni ci velano la realtà del Figlio dell'uomo e dell'uomo stesso, che è sempre più grande di quanto possiamo già sapere. “Ma voi, chi dite che Io sia? “ IO-Sono chiede con umiltà ai discepoli : “Chi sono Io?” per introdurli nel Suo Mistero. Non è una crisi di identità Sua : è in gioco l'identità loro. Gesù rivolge loro la domanda con trepida attesa : essere riconosciuto è il desiderio dell'Amore che si rivela. La risposta personale a questa Sua domanda costituisce il discepolo. Il cristianesimo non è un'ideologia,una dottrina, una morale ma il mio rapporto con Gesù, il “Mio” Signore che amo come Lui mi ama. Ai discepoli si chiede prima cosa dicono gli uomini e poi cosa dicono loro, per suggerire che la loro risposta non deve essere come quella degli altri. Né la carne né il sangue, ma solo il Padre può rivelare chi è il Figlio.. Siamo alla svolta decisiva del Vangelo : finalmente Pietro e quelli con lui Lo riconoscono come Messia e Figlio di Dio. Avvinti a Lui, d'ora in poi potranno ricevere il dono di quella conoscenza di Lui che può essere fatta solo a chi Lo ama.Pietro per primo risponde alla domanda : Lo riconosce come il Cristo e il Figlio del Dio vivente ; è il Salvatore atteso che compie ogni promessa del cielo e desiderio della terra, è l'inatteso Figlio di Dio, che in ogni promessa si compromette, dono oltre ogni desiderio. Gesù è venuto a portarci il dono del Padre, il Padre come dono, in modo che siam tutti figli e fratelli. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente” Quella di Pietro è la professione di fede cristiana : Gesù è il Cristo, l'unico Cristo, è il Figlio, il Figlio Unigenito del Padre della vita. Vedere nella Carne di Gesù il Cristo, Figlio di Dio, è il centro della rivelazione, è entrare nella conoscenza del mistero del rapporto Padre/Figlio, rivelato ai piccoli. Da questa risposta Pietro è generato uomo nuovo, partecipe del segreto di Dio. “Beato te, Simone” Quella di Pietro è la Beatitudine suprema : accogliendo il Figlio, entra nel Regno del Padre. Lui è il primo che riceve la rivelazione di ciò che è nascosto ai sapienti e agli intelligenti. Pietro vede quanto occhio umano mai vide : ciò che Dio ha preparato per coloro che Lo amano nella Carne del Figlio. Il cristianesimo è conoscere e amare la persona di Gesù. E' il Signore che mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20). “A te darò le chiavi del regno dei cieli” la fede di Pietro è la chiave che apre il Regno. La promessa vale per il tempo che segue. La fedeltà di Dio garantisce la fede di Pietro, nella quale egli poi confermerà i suoi fratelli. Il ruolo di Pietro è quello della pietra su cui si edifica la Comunità che professa tale fede. I In base al dono della fede , a Pietro è dato il pegno /impegno di dire ciò che è conforme o meno ad essa, e, di conseguenza, dichiarare chi appartiene o no al Regno. Legare o sciogliere significa proibire e permettere, ammettere ed escludere dalla Comunità, interpretando autenticamente la Parola.
--->L'autorità nella Chiesa non è certo come quella dei capi delle nazioni, ma la stessa del Signore, che è venuto per salvare e dare la Vita. La Parola di Dio vive ed opera nella storia per la potenza dello Spirito. Oggi, la nostra epoca , contrassegnata dal compimento della libertà, che domande pone all'esercizio del servizio di Pietro? La risposta che si dà è d'importanza decisiva non solo per l'ecumenismo, ma anche per il mondo intero, davanti al quale siamo posti come segno di unità, senza che ciò sia mai a discapito della verità e della libertà.
Antifona
RispondiEliminaSono questi i santi apostoli che con il loro sangue hanno fecondato la Chiesa:
hanno bevuto il calice del Signore e sono divenuti gli amici di Dio.
Si dice il Gloria.
Colletta
O Dio, che ci doni la grande gioia
di celebrare in questo giorno
la solennità dei santi Pietro e Paolo,
fa’ che la tua Chiesa
segua sempre l’insegnamento degli apostoli,
dai quali ha ricevuto il primo annuncio della fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ora so veramente che il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode.
Dagli Atti degli Apostoli
At 12,1-11
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2Tm 4,6-8.17-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
EliminaAlleluia, alleluia.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. (Mt 16,18)
Alleluia.
Vangelo
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.
PAROLE DEI PAPI
EliminaPAPA FRANCESCO ANGELUS 29 giugno 2024
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nel Vangelo Gesù dice a Simone, da Lui soprannominato Pietro: «A te darò le chiavi del Regno dei cieli» (Mt 16,19). Per questo vediamo spesso San Pietro raffigurato con due grandi chiavi in mano, come nella statua che si trova qui, in questa Piazza. Quelle chiavi rappresentano il ministero di autorità che Gesù gli ha affidato a servizio di tutta la Chiesa. Perché l’autorità è un servizio, e un’autorità che non è servizio è dittatura.
Stiamo attenti, però, a intendere bene il senso di questo. Le chiavi di Pietro, infatti, sono le chiavi di un Regno, che Gesù non descrive come una cassaforte o una camera blindata, ma con altre immagini: un piccolo seme, una perla preziosa, un tesoro nascosto, una manciata di lievito (cfr Mt 13,1-33), cioè come qualcosa di prezioso e di ricco, sì, ma al tempo stesso di piccolo e di non appariscente. Per raggiungerlo, perciò, non serve azionare meccanismi e serrature di sicurezza, ma coltivare virtù come la pazienza, l’attenzione, la costanza, l’umiltà, il servizio.
Dunque, la missione che Gesù affida a Pietro non è quella di sbarrare le porte di casa, permettendo l’accesso solo a pochi ospiti selezionati, ma di aiutare tutti a trovare la via per entrare, nella fedeltà al Vangelo di Gesù. Tutti, tutti, tutti possono entrare.
E Pietro lo farà per tutta la vita, fedelmente, fino al martirio, dopo aver sperimentato per primo su di sé, non senza fatica e con tante cadute, la gioia e la libertà che nascono dall’incontro con il Signore. Lui per primo, per aprire la porta a Gesù, ha dovuto convertirsi, e capire che l’autorità è un servizio. E non è stato facile per lui. Pensiamo: proprio poco dopo che aveva detto a Gesù: “Tu sei il Cristo”, il Maestro lo ha dovuto rimproverare, perché si rifiutava di accettare la profezia della sua passione e morte di croce (cfr Mt 16,21-23).
Pietro ha ricevuto le chiavi del Regno non perché era perfetto – no, era un peccatore –, ma perché era umile, onesto e il Padre gli aveva donato una fede schietta (cfr Mt 16,17). Perciò, affidandosi alla misericordia di Dio, ha saputo sostenere e fortificare, come gli era stato chiesto, anche i suoi fratelli (cfr Lc 22,32).
Oggi possiamo chiederci: io coltivo il desiderio di entrare, con la grazia di Dio, nel suo Regno, e di esserne, con il suo aiuto, custode accogliente anche per gli altri? E per farlo, mi lascio “limare”, addolcire, modellare da Gesù e dal suo Spirito, lo Spirito che abita in noi, in ognuno di noi?
Maria, Regina degli Apostoli, e i Santi Pietro e Paolo ci ottengano, con la loro preghiera, di essere gli uni per gli altri guida e sostegno per l’incontro con il Signore Gesù.
- Il Vangelo della Liturgia odierna, solennità dei Santi Patroni di Roma, riporta le parole che Pietro rivolge a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». È una professione di fede, che Pietro pronuncia non sulla base della sua comprensione umana, ma perché Dio Padre gliel’ha ispirata. Anche l’apostolo Paolo ha il proprio percorso, anche lui è passato attraverso una lenta maturazione della fede, sperimentando momenti di incertezza e di dubbio. Alla luce di questa esperienza dei santi apostoli Pietro e Paolo, ognuno di noi può domandarsi: quando professo la mia fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, lo faccio con la consapevolezza di dover sempre imparare, oppure presumo di “aver già capito tutto”? E ancora: nelle difficoltà e nelle prove mi scoraggio, mi lamento, oppure imparo a farne occasione per crescere nella fiducia verso il Signore? Egli infatti – scrive Paolo a Timoteo – ci libera da ogni male e ci porta in salvo nei cieli. La Vergine Maria, Regina degli Apostoli, ci insegni ad imitarli avanzando giorno per giorno nella via della pace. (Papa Francesco - Angelus, 29 giugno 2022)
BENEDETTO XVI
RispondiEliminaANGELUS 29 giugno 2012
Cari fratelli e sorelle,
Celebriamo con gioia la solennità liturgica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, festa che accompagna la bimillenaria storia del popolo cristiano. Essi sono chiamati le colonne della Chiesa nascente. Testimoni insigni della fede, che hanno diffuso il Regno di Dio con i loro molteplici doni e, sull’esempio del Divino Maestro, hanno sigillato con il sangue la loro predicazione evangelica. Il loro martirio è segno dell’unità della Chiesa, come afferma sant’Agostino: «Un solo giorno è consacrato alla festa dei due Apostoli. Ma anch’essi sono una cosa sola. Benché martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro venne prima, Paolo dopo» ( Disc . 295, 8: PL 38, 1352).
La Basilica Vaticana e questa piazza, così importante per la cristianità, sono segno eloquente del sacrificio di Pietro. Anche del martirio di Paolo restano tracce significative nella nostra Città, in particolare nella Basilica a lui dedicata sulla Via Ostiense. Roma ha inciso nella sua storia i segni della vita e della morte gloriose dell'umile Pescatore di Galilea e dell'Apostolo delle Genti, giustamente scelti come Protettori. Nel ricordare la loro luminosa testimonianza, facciamo memoria dei venerabili inizi della Chiesa che crede, prega e annuncia Cristo Redentore a Roma. Ma i santi Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma anche nel cuore di tutti i credenti che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, camminano in ogni parte del mondo sulla via della fede, della speranza e dell'amore.
In questo cammino di salvezza, la comunità cristiana, sostenuta dalla presenza dello Spirito del Dio vivente, si sente incoraggiata a procedere con forza e serenità sulla strada della fedeltà a Cristo e dell’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne di ogni tempo. In questo itinerario fecondo, spirituale e missionario, si colloca la consegna del Pallio agli Arcivescovi Metropoliti, che ho compiuto questa mattina in Basilica. Un rito sempre eloquente, che mette in luce l’intima comunione dei Pastori con il Successore di Pietro e il profondo legame che ci lega alla Tradizione apostolica. È un duplice tesoro di santità, dove si fondono insieme l’unità e la cattolicità della Chiesa: un tesoro prezioso da riscoprire e da vivere con rinnovato entusiasmo e costante impegno.
Cari pellegrini, venite qui da ogni parte del mondo! In questo giorno di festa, preghiamo con le parole della Liturgia orientale: «Lode a Pietro e Paolo, due grandi luci della Chiesa; brillino nel firmamento della fede». In questo clima, vorrei rivolgere un pensiero speciale alla Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, giunta come ogni anno per partecipare alle nostre tradizionali celebrazioni. La Vergine Santa guidi tutti i credenti in Cristo verso la meta della piena unità!
GIOVANNI PAOLO II
RispondiEliminaANGELUS 29 giugno 2004
1. La Chiesa celebra la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo : il pescatore di Galilea che per primo professò la fede in Cristo, e il maestro e dottore che annunciò la salvezza alle genti ( Prefazio ). Per disegno della divina Provvidenza entrambi giunsero a Roma dove subirono il martirio nel giro di pochi anni. Da allora, la città che era stata capitale di un grande impero fu chiamata a una gloria ben diversa: essere la sede della Sede Apostolica che presiede alla missione universale della Chiesa di diffondere nel mondo il Vangelo di Cristo, Redentore dell'umanità e della storia.
2. Quest'anno, l'odierna Solennità è allietata dalla presenza di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che ho appena avuto la gioia di accogliere e salutare. La sua gradita visita ha un motivo particolare: quarant'anni fa, per la precisione, nel gennaio 1964, Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I si incontrarono a Gerusalemme e si scambiarono un abbraccio fraterno. Quell'abbraccio è diventato il simbolo dell'auspicata riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, nonché profezia di speranza nel cammino verso la piena unità tra i cristiani.
Ho invitato il Patriarca Bartolomeo I a partecipare alla Santa Messa che presiederò oggi alle 18:00 in Piazza San Pietro. Insieme pronunceremo l'omelia e proclameremo la comune professione di fede.
Durante l'odierna celebrazione avrò anche la gioia di conferire il " Pallo " agli Arcivescovi Metropoliti nominati durante l'ultimo anno. Il conferimento del Pallio è un tradizionale segno di comunione tra la Sede di Roma e le Chiese sparse nel mondo, che ben si inserisce nel contesto della festa degli Apostoli Pietro e Paolo.
3. Affido in modo speciale ai due insigni Patroni l'amata Diocesi di Roma e la comunità civile capitolina. Invocando la loro intercessione insieme a quella di Maria Santissima, Salus Populi Romani, preghiamo perché ogni uomo e ogni donna accolga il messaggio d'amore per il quale Pietro e Paolo hanno sofferto il martirio.
FAUSTI “Interrogava i Suoi Discepoli” Fin qui erano gli altri a interrogarsi su di Lui. Ora è Lui che interroga . La fede inizia dove noi smettiamo di mettere in questione il Signore , e accettiamo di essere messi in questione da Lui.
RispondiEliminaA ogni nostra domanda su di Lui corrisponde una nostra risposta su di Lui,
che Lo riduce a misura delle nostre domande.
La Sua domanda a noi invece ci apre al Suo Mistero.
La fede è responsabilità, abilità-a-rispondere al Signore che ci interpella.
Lui è e resta sempre per noi un mistero, su cui non abbiamo né risposte, né immagini : l'unica risposta siamo noi che diventiamo a Sua immagine. Lasciarsi interrogare da Lui e rispondergli secondo lo Spirito è l'arte e l'avventura di essere uomo.
Dio è l'eterna domanda , l'uomo ne è la risposta, nella misura in cui ne ascolta la Parola e la incarna nella propria vita.
C'è un si dice, un parlare generico e irresponsabile, che non corrisponde mai a verità. In esso ciò che è già noto, o si presume tale, diventa misura di tutto. Le nostre convinzioni ci velano la realtà del Figlio dell'uomo e dell'uomo stesso, che è sempre più grande di quanto possiamo già sapere.
“Ma voi, chi dite che Io sia? “ IO-Sono chiede con umiltà ai discepoli :
“Chi sono Io?” per introdurli nel Suo Mistero. Non è una crisi di identità Sua : è in gioco l'identità loro.
Gesù rivolge loro la domanda con trepida attesa : essere riconosciuto è il desiderio dell'Amore che si rivela. La risposta personale a questa Sua domanda costituisce il discepolo.
Il cristianesimo non è un'ideologia,una dottrina, una morale ma il mio rapporto con Gesù, il “Mio” Signore che amo come Lui mi ama.
Ai discepoli si chiede prima cosa dicono gli uomini e poi cosa dicono loro, per suggerire che la loro risposta non deve essere come quella degli altri.
Né la carne né il sangue, ma solo il Padre può rivelare chi è il Figlio..
Siamo alla svolta decisiva del Vangelo : finalmente Pietro e quelli con lui Lo riconoscono come Messia e Figlio di Dio.
Avvinti a Lui, d'ora in poi potranno ricevere il dono di quella conoscenza di Lui che può essere fatta solo a chi Lo ama.Pietro per primo risponde alla domanda : Lo riconosce come il Cristo e il Figlio del Dio vivente ;
è il Salvatore atteso che compie ogni promessa del cielo e desiderio della terra, è l'inatteso Figlio di Dio, che in ogni promessa si compromette, dono oltre ogni desiderio. Gesù è venuto a portarci il dono del Padre, il Padre come dono, in modo che siam tutti figli e fratelli.
“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente” Quella di Pietro è la professione di fede cristiana : Gesù è il Cristo, l'unico Cristo, è il Figlio, il Figlio Unigenito del Padre della vita.
Vedere nella Carne di Gesù il Cristo, Figlio di Dio, è il centro della rivelazione, è entrare nella conoscenza del mistero del rapporto Padre/Figlio, rivelato ai piccoli.
Da questa risposta Pietro è generato uomo nuovo, partecipe del segreto di Dio.
“Beato te, Simone” Quella di Pietro è la Beatitudine suprema : accogliendo il Figlio, entra nel Regno del Padre. Lui è il primo che riceve la rivelazione di ciò che è nascosto ai sapienti e agli intelligenti.
Pietro vede quanto occhio umano mai vide : ciò che Dio ha preparato per coloro che Lo amano nella Carne del Figlio.
Il cristianesimo è conoscere e amare la persona di Gesù.
E' il Signore che mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20).
“A te darò le chiavi del regno dei cieli” la fede di Pietro è la chiave che apre il Regno.
La promessa vale per il tempo che segue. La fedeltà di Dio garantisce la fede di Pietro, nella quale egli poi confermerà i suoi fratelli.
Il ruolo di Pietro è quello della pietra su cui si edifica la Comunità che professa tale fede. I
In base al dono della fede , a Pietro è dato il pegno /impegno di dire ciò che è conforme o meno ad essa, e, di conseguenza, dichiarare chi appartiene o no al Regno. Legare o sciogliere significa proibire e permettere, ammettere ed escludere dalla Comunità, interpretando autenticamente la Parola.
Elimina--->L'autorità nella Chiesa non è certo come quella dei capi delle nazioni, ma la stessa del Signore, che è venuto per salvare e dare la Vita.
La Parola di Dio vive ed opera nella storia per la potenza dello Spirito.
Oggi, la nostra epoca , contrassegnata dal compimento della libertà,
che domande pone all'esercizio del servizio di Pietro?
La risposta che si dà è d'importanza decisiva non solo per l'ecumenismo, ma anche per il mondo intero, davanti al quale siamo posti come segno di unità, senza che ciò sia mai a discapito della verità e della libertà.