sabato 12 luglio 2025

C - 15 DOMENICA T.O.


 

8 commenti:

  1. Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
    al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Cf. Sal 16,15)

    O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità.
    perché possano tornare sulla retta via,
    concedi a tutti coloro che si professano cristiani
    di respingere ciò che è contrario a questo nome
    e di seguire ciò che gli è conforme.

    Padre misericordioso,
    che nel comandamento dell’amore
    hai portato a compimento la legge e i profeti,
    donaci un cuore capace di misericordia
    affinché, a immagine del tuo Figlio,
    ci prendiamo cura dei fratelli
    che sono nel bisogno e nella sofferenza.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    Prima Lettura
    Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.
    Dal libro del Deuteronòmio
    Dt 30,10-14

    Mosè parlò al popolo dicendo:
    «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
    Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 18 (19)
    R. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
    La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice. R.

    I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi. R.

    Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti. R.

    Più preziosi dell’oro,
    di molto oro fino,
    più dolci del miele
    e di un favo stillante. R.


    Seconda Lettura
    Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
    Col 1,15-20

    Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
    primogenito di tutta la creazione,
    perché in lui furono create tutte le cose
    nei cieli e sulla terra,
    quelle visibili e quelle invisibili:
    Troni, Dominazioni,
    Principati e Potenze.
    Tutte le cose sono state create
    per mezzo di lui e in vista di lui.
    Egli è prima di tutte le cose
    e tutte in lui sussistono.
    Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
    Egli è principio,
    primogenito di quelli che risorgono dai morti,
    perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
    È piaciuto infatti a Dio
    che abiti in lui tutta la pienezza
    e che per mezzo di lui e in vista di lui
    siano riconciliate tutte le cose,
    avendo pacificato con il sangue della sua croce
    sia le cose che stanno sulla terra,
    sia quelle che stanno nei cieli.

    Parola di Dio.


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    1. Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
      tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6, 63c.68c)

      Alleluia.


      Vangelo
      Chi è il mio prossimo?
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 10,25-37

      In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
      Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
      Parola del Signore.

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  2. Le Parole dei Papi
    Il Vangelo di questa domenica si apre con la domanda che un dottore della Legge pone a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10,25). Sapendolo esperto nelle Sacre Scritture, il Signore invita quell’uomo a dare lui stesso la risposta, che infatti egli formula perfettamente, citando i due comandamenti principali: amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e amare il prossimo come se stessi. Allora il dottore della Legge, quasi per giustificarsi, chiede: “E chi è mio prossimo?” (Lc 10,29). Questa volta, Gesù risponde con la celebre parabola del “buon Samaritano” (cfr Lc 10,30-37), per indicare che sta a noi farci “prossimo” di chiunque abbia bisogno di aiuto. […] Questo racconto evangelico offre il “criterio di misura”, cioè “l’universalità dell’amore che si volge verso il bisognoso incontrato «per caso» (cfr Lc 10,31), chiunque egli sia” (Enc. Deus caritas est, 25). Accanto a questa regola universale, vi è anche un’esigenza specificamente ecclesiale: che “nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno” (ibid.). Il programma del cristiano, appreso dall’insegnamento di Gesù, è “un cuore che vede” dove c’è bisogno di amore, e agisce in modo conseguente (cfr ivi, 31). (Benedetto XVI – Angelus, 11 luglio 2010)

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    1. PAPA FRANCESCO

      ANGELUS 10 luglio 2022

      Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

      Il Vangelo della Liturgia odierna narra la parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37); tutti la conosciamo. Sullo sfondo c’è la strada che da Gerusalemme scende a Gerico, lungo la quale giace un uomo picchiato a sangue e derubato dai briganti. Un sacerdote di passaggio lo vede ma non si ferma, passa oltre; lo stesso fa un levita, cioè un addetto al culto nel tempio. «Invece un Samaritano, – dice il Vangelo – che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione» (v. 33). Non dimenticare queste parole: “ne ebbe compassione”; è quello che sente Dio ogni volta che vede noi in un problema, in un peccato, in una miseria: “ne ebbe compassione”. L’Evangelista tiene a precisare che il Samaritano era in viaggio. Dunque, quel Samaritano, pur avendo i suoi programmi ed essendo diretto a una meta lontana, non trova scuse e si lascia interpellare, si lascia interpellare da ciò che accade lungo la strada. Pensiamoci: il Signore non ci insegna a fare proprio così? A guardare lontano, alla meta finale, mettendo tuttavia molta attenzione ai passi da compiere, qui e adesso, per arrivarvi.

      È significativo che i primi cristiani furono chiamati “discepoli della Via” (cfr At 9,2) cioè del cammino. Il credente infatti somiglia molto al Samaritano: come lui è in viaggio, è un viandante. Sa di non essere una persona “arrivata”, ma vuole imparare ogni giorno, mettendosi al seguito del Signore Gesù, che disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Io sono la via: il discepolo di Cristo cammina seguendo Lui, e così diventa “discepolo della Via”. Va dietro al Signore, che non è un sedentario, ma sempre in cammino: per la strada incontra le persone, guarisce i malati, visita villaggi e città. Così ha fatto il Signore, sempre in cammino.

      Il “discepolo della Via” – cioè noi cristiani – vede perciò che il suo modo di pensare e di agire cambia gradualmente, diventando sempre più conforme a quello del Maestro. Camminando sulle orme di Cristo, diventa un viandante, e impara – come il Samaritano – a vedere e ad avere compassione. Vede e ne ha compassione. Anzitutto vede: apre gli occhi sulla realtà, non è egoisticamente chiuso nel giro dei propri pensieri. Invece il sacerdote e il levita vedono il malcapitato, ma è come se non lo vedessero, passano oltre, guardano da un’altra parte. Il Vangelo ci educa a vedere: guida ognuno di noi a comprendere rettamente la realtà, superando giorno dopo giorno preconcetti e dogmatismi. Tanti credenti si rifugiano nei dogmatismi per difendersi dalla realtà. E poi ci insegna a seguire Gesù, perché seguire Gesù ci insegna ad avere compassione: ad accorgerci degli altri, soprattutto di chi soffre, di chi ha più bisogno. E di intervenire come il Samaritano: non andare oltre, ma fermarsi.

      Davanti a questa parabola evangelica può capitare di colpevolizzare o colpevolizzarsi, di puntare il dito verso altri paragonandoli al sacerdote e al levita: “Ma questo o quello vanno avanti, non si fermano!”, oppure di colpevolizzare sé stessi enumerando le proprie mancanze di attenzione verso il prossimo. Ma io vorrei suggervi un altro tipo di esercizio. Non tanto quello di incolparci, no; certo, dobbiamo riconoscere quando siamo stati indifferenti e ci siamo giustificati, ma non fermiamoci lì. Lo dobbiamo riconoscere, è uno sbaglio, ma chiediamo al Signore di farci uscire dalla nostra indifferenza egoistica e di metterci sulla Via. Chiediamogli di vedere e avere compassione. Questa è una grazia, dobbiamo chiederla al Signore: “Signore che io veda, che io abbia compassione, come Tu vedi me e Tu hai compassione di me”. Questa è la preghiera che oggi suggerisco a voi: “Signore che io veda, che io abbia compassione, come Tu vedi me e hai compassione di me”. Che abbiamo compassione di coloro che incontriamo lungo il cammino, soprattutto di chi soffre ed è nel bisogno, per avvicinarci e fare quello che possiamo per dare una mano.

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    2. ---->Tante volte, quando mi trovo con qualche cristiano o cristiana che viene a parlare di cose spirituali, io domando se fa l’elemosina. “Sì”, mi dice – “E, dimmi, tu tocchi la mano della persona alla quale dai la moneta?” – “No, no, la butto lì.” – “E tu guardi gli occhi di quella persona?” – “No, non mi viene in mente.” Se tu dai l’elemosina senza toccare la realtà, senza guardare gli occhi della persona bisognosa, quella elemosina è per te, non per lei. Pensa a questo: “Io tocco le miserie, anche quelle miserie che aiuto? Io guardo gli occhi delle persone che soffrono, delle persone che aiuto?” Vi lascio questo pensiero: vedere e avere compassione.
      La Vergine Maria ci accompagni in questo cammino di crescita. Lei, che ci “mostra la Via”, cioè Gesù, ci aiuti anche a diventare sempre più “discepoli della Via”.

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  3. FAUSTI – Il comando dell'amore è il cardine dell'Antico e del Nuovo Testamento. Definisce la verità dell'uomo, nella sua relazione con Dio, con gli altri e con se stesso.
    Tutto il mondo non vale un atto di amore, come tutte le brocche d'acqua non valgono la sorgente da cui sono state attinte. Chi ama, raggiunge il fine.
    La parabola del Samaritano è una miniatura di quel volto di Dio rivelato nell'Antico Testamento che Gesù riflette pienamente nel Suo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.(14,9)
    E' rivolta al legista, perché veda l'amore Padre/Figlio aperto ai piccoli.
    Egli è uno che, tutto teso nello sforzo di amare Dio e il prossimo, giustamente si chiede :” Ma , a me, chi vuole bene?”. Per l'uomo, infatti, prima dell'amare, viene l'essere amato : di amore si muore, di essere amato si vive!
    Se l'amore di Dio e del prossimo è il cammino della vita, l'uomo non lo percorre se non in senso inverso, proprio perché non si sente amato. La Legge dell'amore, buona in sé, non fa che evidenziare il suo fallimento. La via della salvezza diventa per lui condanna a morte!
    Ordinando :”Va' e anche tu fa' lo stesso”, Gesù non ribadisce una legge impossibile. Sarebbe una beffa, non una risposta alla domanda : “Che fare per ereditare la vita?”.
    Fa invece un annuncio evangelico : in Lui, il samaritano, Dio si è preso cura di me e mi ha amato : perché anch'io, guarito dal mio male, possa amare Lui con tutto il cuore e i fratelli come me stesso.
    Il legista, che ha risposto esattamente su ciò che “è scritto” , è ora chiamato a “leggere” che quanto è scritto si va compiendo sotto i suoi occhi e nei suoi orecchi mentre ascolta Gesù.
    C'è Uno bollato come samaritano, perché accogliendo i peccatori, trasgredisce tutta la Legge.
    Costui , che va oltre ogni limite per farsi vicino all'uomo, rivela in realtà l'amore del Padre.
    - Io scendo da Gerusalemme a Gerico e mi nascondo lontano da Dio , Lui mi “vede” da lontano, fossi anche all'estremità della terra (Sl 139,1-12).
    Io fuggo da Lui . Lui mi viene incontro in ogni abbandono, fino a dire sulla croce: ”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(Mc 15,34).
    Io sono incappato nei briganti ; Lui finì per me tra i malfattori.
    Io sono stato spogliato della sua immagine; la sua nudità mi ha rivestito.
    Io sono stato coperto di percosse ; dalle sue piaghe sono stato guarito ( 1 Pt 2,25).
    Io sono stato abbandonato mezzo morto ; il suo abbandono totale nella morte, mi ha dato la vita.
    Io ho lasciato il Padre, perdendo la vita, Lui me l'ha ridonata, consegnandosi al Padre.
    Egli è sceso, ha visto (Es 3.7), si è commosso, mi si è fatto vicino e ha fasciato le ferite del mio cuore , perché è Grazia e Misericordia.
    E' il mio Dio che mi ama di Amore Eterno (Ger 31,3). Ora anch'io posso riamarlo di tutto cuore, unirmi a Lui e diventare una cosa sola con Lui. E perché nessuna briciola d'amore venisse sottratta all'uomo che Egli ama, si è identificato con chi è nel bisogno estremo , così che amando l'ultimo, abbraccio assieme Lui e ogni uomo.

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    1. Fausti
      Per questo, Tu, Pane di Vita, ti sei fatto affamato per nutrirci nel cammino;
      Tu, acqua viva, hai sete per placare la nostra sete nel deserto;
      Tu, benvenuto, ti sei esiliato per accoglierci nella nostra fuga;
      Tu, Gloria, ti sei fatto nudo per rivestirci nella nostra vergogna.
      Tu, forza, ti sei fatto debole per visitarci nella malattia;
      Tu, Figlio, ti sei fatto schiavo per liberarci dalle nostre catene;
      Tu, il Giusto, ti sei consegnato alla condanna per inchiodare la nostra condanna e attrarre in Te ogni inimicizia.
      Sulla croce, albero della verità, hai voluto farti tutto ciò che siamo e non vogliamo essere, per donarci il Tuo regno che abbiamo rifiutato sull'albero del male. Allora, hai chiuso ogni distanza tra le tue braccia aperte e hai compiuto la Tua missione di Figlio:
      offrire a tutti i fratelli e le sorelle la Misericordia del Padre

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  4. https://salmiognigiorno.blogspot.com/2024/07/psaume-19.html

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