Antifona Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto. (Sal 104,3-4)
Si dice il Gloria.
Colletta Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure:
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile, guarda a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia, che da peccatori ci rende giusti. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura La preghiera del povero attraversa le nubi. Dal libro del Siràcide Sir 35,15b-17.20-22a
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 33 (34)
R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. R.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura Mi resta soltanto la corona di giustizia. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2Tm 4,6-8.16-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. (Cf. 2Cor 5,19)
Alleluia.
Vangelo Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo. Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Le Parole dei Papi Il Vangelo della Liturgia odierna ci presenta una parabola che ha due protagonisti, un fariseo e un pubblicano (cfr Lc 18,9-14), cioè un uomo religioso e un peccatore conclamato. Entrambi salgono al tempio a pregare, ma soltanto il pubblicano si eleva veramente a Dio, perché con umiltà scende nella verità di sé stesso e si presenta così com’è, senza maschere, con le sue povertà (...)
Nell’umiltà, infatti, diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che realmente siamo, i limiti e le ferite, i peccati, le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca, ci rialzi. Sarà Lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto. (...)
Fratelli, sorelle, il fariseo e il pubblicano ci riguardano da vicino. Pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c’è «l’intima presunzione di essere giusti» (v. 9) che ci porta a disprezzare gli altri. (...)
Dove c’è troppo io, c’è poco Dio.(...)
Chiediamo l’intercessione di Maria Santissima, l’umile serva del Signore, immagine vivente di ciò che il Signore ama compiere, rovesciando i potenti dai troni e innalzando gli umili (cfr Lc 1,52). (Papa Francesco, Angelus, 23 ottobre 2022)
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 23 ottobre 2016 La seconda lettura dell’odierna Liturgia ci presenta l’esortazione di San Paolo a Timoteo, suo collaboratore e figlio diletto, nella quale ripensa alla propria esistenza di apostolo totalmente consacrato alla missione (cfr 2 Tm 4,6-8.16-18). Vedendo ormai vicina la fine del suo cammino terreno, lo descrive in riferimento a tre stagioni: il presente, il passato, il futuro. Il presente, lo interpreta con la metafora del sacrificio: «Sto per essere versato in offerta» (v. 6). Per quanto riguarda il passato, Paolo indica la sua vita trascorsa con le immagini della «buona battaglia» e della «corsa» di un uomo che è stato coerente con i propri impegni e le proprie responsabilità (cfr v. 7); di conseguenza, per il futuro confida nel riconoscimento da parte di Dio, che è «GIUDICE GIUSTO» (v. 8). Ma la missione di Paolo è risultata efficace, GIUSTA e fedele solo grazie alla vicinanza e alla forza del Signore, che ha fatto di lui un annunciatore del Vangelo a tutti i popoli. Ecco la sua espressione: «Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero» (v. 17). In questo racconto autobiografico di san Paolo si rispecchia la CHIESA, specialmente oggi, Giornata Missionaria Mondiale, il cui tema è “CHIESA missionaria, testimone di MISERICORDIA”. In Paolo la comunità CRISTIANA trova il suo modello, nella convinzione che è la presenza del Signore a rendere efficace il lavoro apostolico e l’opera di evangelizzazione. L’esperienza dell’Apostolo delle genti ci ricorda che dobbiamo impegnarci nelle attività pastorali e missionarie, da una parte, come se il risultato dipendesse dai nostri sforzi, con lo spirito di sacrificio dell’atleta che non si ferma nemmeno di fronte alle sconfitte; dall’altra, però, sapendo che il vero successo della nostra missione è dono della Grazia: è lo SPIRITO SANTO che rende efficace la missione della CHIESA nel mondo. Oggi è tempo di missione ed è tempo di coraggio! Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di CRISTO, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti. Ci è richiesto anche il coraggio del PUBBLICANO del Vangelo di oggi, che con UMILTÀ non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me PECCATORE”. Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio! La VERGINE MARIA, modello della CHIESA “in uscita” e docile allo SPIRITO SANTO, ci aiuti ad essere tutti, in forza del nostro BATTESIMO, discepoli missionari per portare il messaggio della salvezza all’intera famiglia umana. PAROLE DEL SANTO PADRE Siamo un po’ pubblicani, perché peccatori, e un po’ farisei, perché presuntuosi, capaci di giustificare noi stessi, campioni nel giustificarci ad arte! Con gli altri spesso funziona, ma con Dio no. Con Dio il trucco non funziona. Preghiamo per chiedere la grazia di sentirci bisognosi di misericordia, poveri dentro. Anche per questo ci fa bene frequentare i poveri, per ricordarci di essere poveri, per ricordarci che solo in un clima di povertà interiore agisce la salvezza di Dio. (Omelia a conclusione Sinodo Amazzonia 27 ottobre 2019)
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 24 ottobre 2010 … nella Liturgia odierna si legge la testimonianza di san Paolo riguardo al premio finale che il Signore consegnerà “a tutti coloro che hanno atteso con AMORE la sua manifestazione” (2 Tm 4,8). Non si tratta di un’attesa inoperosa o solitaria, al contrario! L’Apostolo ha vissuto in comunione con CRISTO risorto per “portare a compimento l’annuncio del Vangelo” così che “tutte le genti lo ascoltassero” (2 Tm 4,17). Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da GESÙ CRISTO che “ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia, per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore” (Messaggio per la 84.ma Giornata Missionaria Mondiale). Anche i CRISTIANI di oggi – come è scritto nella Lettera A Diogneto – “mostrano come sia meravigliosa e … straordinaria la loro vita associata. Trascorrono l’esistenza sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere oltrepassano le leggi … Sono condannati a morte, e da essa traggono vita. Pur facendo il bene, sono … perseguitati e crescono di numero ogni giorno». (V, 4.9.12.16; VI, 9 [SC 33], Paris 1951, 62-66). Alla VERGINE MARIA, che da GESÙ Crocifisso ha ricevuto la nuova missione di essere Madre di tutti coloro che vogliono credere in Lui e seguirlo, affidiamo le comunità CRISTIANE del Medio Oriente e tutti i missionari del Vangelo.
FAUSTI - In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera. Da una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro della propria bontà , giustifica sé e condanna gli altri. Dall'altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono. Simile a quella dei lebbrosi e del cieco, è la preghiera che purifica e illumina, introducendo a Gerusalemme. E' una supplica con due poli : la misericordia Sua e la miseria mia. L'umiltà è l'unica qualità in grado di attirare l'Altissimo : fa di me un vaso, che, svuotato dall'io, può essere riempito di Dio. Questa preghiera di pubblicano sarà la mia quando scoprirò il mio peccato di fariseo. Non si ritiene un peccatore, ma “il” peccatore, “il più responsabile di tutti”. I rimanenti sono per lui,a differenza che per il fariseo, tutti giusti. Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure , che rappresentano rispettivamente l'impossibilità e la possibilità della salvezza. Anzi più esattamente : noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perchè accolga la grazia. Gesù svela al fariseo com'è, mettendogli davanti uno specchio : il pubblicano , nel quale non vuole riconoscersi, è la parte profonda del suo io che non accetta. Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso , condannando il giusto e giustificando il peccatore. Il giusto è condannato perchè, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono : l'amore di Dio e del prossimo. Il peccatore invece è giustificato. Questo è il vero scandalo del Vangelo , che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni - non per i nostri meriti, ma per il Suo Amore di Padre. La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondano su questa umiltà fiduciosa , frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio Infatti , senza umiltà, la preghiera è dell'io e non di Dio , la fiducia è in sé e non in Lui. La prima è autoglorificazione , la seconda presunzione. Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera. Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano. L'umiltà che Luca richiede ad ogni credente è quella di riconoscere la propria umiliante superbia di fariseo.
Antifona
RispondiEliminaGioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto. (Sal 104,3-4)
Si dice il Gloria.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure:
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
La preghiera del povero attraversa le nubi.
Dal libro del Siràcide
Sir 35,15b-17.20-22a
Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura
Mi resta soltanto la corona di giustizia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2Tm 4,6-8.16-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione. (Cf. 2Cor 5,19)
Alleluia.
Vangelo
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
Le Parole dei Papi
RispondiEliminaIl Vangelo della Liturgia odierna ci presenta una parabola che ha due protagonisti, un fariseo e un pubblicano (cfr Lc 18,9-14), cioè un uomo religioso e un peccatore conclamato. Entrambi salgono al tempio a pregare, ma soltanto il pubblicano si eleva veramente a Dio, perché con umiltà scende nella verità di sé stesso e si presenta così com’è, senza maschere, con le sue povertà (...)
Nell’umiltà, infatti, diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che realmente siamo, i limiti e le ferite, i peccati, le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca, ci rialzi. Sarà Lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto. (...)
Fratelli, sorelle, il fariseo e il pubblicano ci riguardano da vicino. Pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c’è «l’intima presunzione di essere giusti» (v. 9) che ci porta a disprezzare gli altri. (...)
Dove c’è troppo io, c’è poco Dio.(...)
Chiediamo l’intercessione di Maria Santissima, l’umile serva del Signore, immagine vivente di ciò che il Signore ama compiere, rovesciando i potenti dai troni e innalzando gli umili (cfr Lc 1,52). (Papa Francesco, Angelus, 23 ottobre 2022)
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 23 ottobre 2016
EliminaLa seconda lettura dell’odierna Liturgia ci presenta l’esortazione di San Paolo a Timoteo, suo collaboratore e figlio diletto, nella quale ripensa alla propria esistenza di apostolo totalmente consacrato alla missione (cfr 2 Tm 4,6-8.16-18). Vedendo ormai vicina la fine del suo cammino terreno, lo descrive in riferimento a tre stagioni: il presente, il passato, il futuro.
Il presente, lo interpreta con la metafora del sacrificio: «Sto per essere versato in offerta» (v. 6). Per quanto riguarda il passato, Paolo indica la sua vita trascorsa con le immagini della «buona battaglia» e della «corsa» di un uomo che è stato coerente con i propri impegni e le proprie responsabilità (cfr v. 7); di conseguenza, per il futuro confida nel riconoscimento da parte di Dio, che è «GIUDICE GIUSTO» (v. 8). Ma la missione di Paolo è risultata efficace, GIUSTA e fedele solo grazie alla vicinanza e alla forza del Signore, che ha fatto di lui un annunciatore del Vangelo a tutti i popoli. Ecco la sua espressione: «Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero» (v. 17).
In questo racconto autobiografico di san Paolo si rispecchia la CHIESA, specialmente oggi, Giornata Missionaria Mondiale, il cui tema è “CHIESA missionaria, testimone di MISERICORDIA”. In Paolo la comunità CRISTIANA trova il suo modello, nella convinzione che è la presenza del Signore a rendere efficace il lavoro apostolico e l’opera di evangelizzazione. L’esperienza dell’Apostolo delle genti ci ricorda che dobbiamo impegnarci nelle attività pastorali e missionarie, da una parte, come se il risultato dipendesse dai nostri sforzi, con lo spirito di sacrificio dell’atleta che non si ferma nemmeno di fronte alle sconfitte; dall’altra, però, sapendo che il vero successo della nostra missione è dono della Grazia: è lo SPIRITO SANTO che rende efficace la missione della CHIESA nel mondo.
Oggi è tempo di missione ed è tempo di coraggio! Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di CRISTO, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti. Ci è richiesto anche il coraggio del PUBBLICANO del Vangelo di oggi, che con UMILTÀ non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me PECCATORE”. Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio!
La VERGINE MARIA, modello della CHIESA “in uscita” e docile allo SPIRITO SANTO, ci aiuti ad essere tutti, in forza del nostro BATTESIMO, discepoli missionari per portare il messaggio della salvezza all’intera famiglia umana.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Siamo un po’ pubblicani, perché peccatori, e un po’ farisei, perché presuntuosi, capaci di giustificare noi stessi, campioni nel giustificarci ad arte! Con gli altri spesso funziona, ma con Dio no. Con Dio il trucco non funziona. Preghiamo per chiedere la grazia di sentirci bisognosi di misericordia, poveri dentro. Anche per questo ci fa bene frequentare i poveri, per ricordarci di essere poveri, per ricordarci che solo in un clima di povertà interiore agisce la salvezza di Dio. (Omelia a conclusione Sinodo Amazzonia 27 ottobre 2019)
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 24 ottobre 2010
RispondiElimina… nella Liturgia odierna si legge la testimonianza di san Paolo riguardo al premio finale che il Signore consegnerà “a tutti coloro che hanno atteso con AMORE la sua manifestazione” (2 Tm 4,8). Non si tratta di un’attesa inoperosa o solitaria, al contrario! L’Apostolo ha vissuto in comunione con CRISTO risorto per “portare a compimento l’annuncio del Vangelo” così che “tutte le genti lo ascoltassero” (2 Tm 4,17). Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da GESÙ CRISTO che “ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia, per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore” (Messaggio per la 84.ma Giornata Missionaria Mondiale). Anche i CRISTIANI di oggi – come è scritto nella Lettera A Diogneto – “mostrano come sia meravigliosa e … straordinaria la loro vita associata. Trascorrono l’esistenza sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere oltrepassano le leggi … Sono condannati a morte, e da essa traggono vita. Pur facendo il bene, sono … perseguitati e crescono di numero ogni giorno». (V, 4.9.12.16; VI, 9 [SC 33], Paris 1951, 62-66).
Alla VERGINE MARIA, che da GESÙ Crocifisso ha ricevuto la nuova missione di essere Madre di tutti coloro che vogliono credere in Lui e seguirlo, affidiamo le comunità CRISTIANE del Medio Oriente e tutti i missionari del Vangelo.
FAUSTI - In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera.
RispondiEliminaDa una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro della propria bontà , giustifica sé e condanna gli altri.
Dall'altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono.
Simile a quella dei lebbrosi e del cieco, è la preghiera che purifica e illumina, introducendo a Gerusalemme.
E' una supplica con due poli : la misericordia Sua e la miseria mia.
L'umiltà è l'unica qualità in grado di attirare l'Altissimo : fa di me un vaso, che, svuotato dall'io, può essere riempito di Dio.
Questa preghiera di pubblicano sarà la mia quando scoprirò il mio peccato di fariseo.
Non si ritiene un peccatore, ma “il” peccatore, “il più responsabile di tutti”.
I rimanenti sono per lui,a differenza che per il fariseo, tutti giusti.
Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure , che rappresentano rispettivamente l'impossibilità e la possibilità della salvezza.
Anzi più esattamente : noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perchè accolga la grazia.
Gesù svela al fariseo com'è, mettendogli davanti uno specchio : il pubblicano , nel quale non vuole riconoscersi, è la parte profonda del suo io che non accetta.
Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso , condannando il giusto e giustificando il peccatore.
Il giusto è condannato perchè, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono : l'amore di Dio e del prossimo.
Il peccatore invece è giustificato.
Questo è il vero scandalo del Vangelo , che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni - non per i nostri meriti, ma per il Suo Amore di Padre.
La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondano su questa umiltà fiduciosa , frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio
Infatti , senza umiltà, la preghiera è dell'io e non di Dio , la fiducia è in sé e non in Lui.
La prima è autoglorificazione , la seconda presunzione.
Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera.
Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano.
L'umiltà che Luca richiede ad ogni credente è quella di riconoscere la propria umiliante superbia di fariseo.
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