Antifona Come bambini appena nati desiderate il genuino latte spirituale: vi farà crescere verso la salvezza. Alleluia. (Cf. 1Pt 2,2 Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. (Cf. 4 Esd 2,36-37 (Volg.))
Dio di eterna misericordia, che ogni anno nella festa di Pasqua ravvivi la fede del tuo popolo santo, accresci in noi la grazia che ci hai donato, perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro Signore Gesù
O Padre di misericordia, che in questo giorno santo raduni il tuo popolo per celebrare il memoriale del Signore morto e risorto, effondi il tuo Spirito sulla Chiesa perché rechi a tutti gli uomini l’annuncio della salvezza e della pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne. Dagli Atti degli Apostoli At 5,12-16
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 117 (118) R. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre. Oppure: R. R. Alleluia, alleluia, alleluia. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». R.
La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.
Seconda Lettura Ero morto, ma ora vivo per sempre. Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 1,9-11a.12-13.17-19
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)
Alleluia.
Vangelo Otto giorni dopo venne Gesù. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE Tommaso è uno che non si accontenta e cerca, intende verificare di persona, compiere una propria esperienza personale. Dopo le iniziali resistenze e inquietudini, alla fine arriva anche lui a credere, pur avanzando con fatica, ma arriva alla fede. Gesù lo attende pazientemente e si offre alle difficoltà e alle insicurezze dell’ultimo arrivato. Il Signore proclama “beati” quelli che credono senza vedere (cfr v. 29) – e la prima di questi è Maria sua Madre –, però viene incontro anche all’esigenza del discepolo incredulo: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani…» (Regina Caeli, 12 aprile 2015)
NEL RICORDO DELLA SUA NASCITA AL CIELO, NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA MISERICORDIA,RIASCOLTIAMO - OMELIA DI S.GIOVANNI PAOLO II - 22 aprile 2001 ...Vogliamo rendere grazie al Signore per il suo AMORE, che è più forte della MORTE e del peccato. Esso si rivela e si attua come MISERICORDIA nella nostra quotidiana esistenza e sollecita ogni uomo ad avere a sua volta «MISERICORDIA» verso il Crocifisso. Non è forse proprio amare Dio e amare il prossimo e persino i "nemici", seguendo l'esempio di Gesù, il programma di vita d'ogni battezzato e della CHIESA tutta intera? 3. Con questi sentimenti, celebriamo la seconda DOMENICA di Pasqua, che dallo scorso anno, anno del Grande Giubileo, è chiamata anche "DOMENICA della DIVINA MISERICORDIA". Per me è una grande gioia potermi unire a tutti voi, cari pellegrini e devoti venuti da varie nazioni per commemorare, ad un anno di distanza, la canonizzazione di Suor FAUSTINA KOWALSKA, testimone e messaggera dell'AMORE MISERICORDIOSO del Signore. L'elevazione agli onori degli altari di questa umile Religiosa, figlia della mia Terra, non rappresenta un dono solo per la Polonia, ma per tutta l'umanità. 4. Il messaggio, infatti, di cui ella è stata portatrice costituisce la risposta adeguata e incisiva che Dio ha voluto offrire alle domande e alle attese degli uomini di questo nostro tempo, segnato da immani tragedie. A Suor Faustina Gesù ebbe a dire un giorno: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla DIVINA MISERICORDIA" (Diario, p. 132). La DIVINA MISERICORDIA! Ecco il dono pasquale che la CHIESA riceve dal Cristo risorto e che offre all'umanità, all'alba del terzo millennio. 4. Il Vangelo, che poc'anzi è stato proclamato, ci aiuta a cogliere appieno il senso e il valore di questo dono. L'evangelista Giovanni ci fa come condividere l'emozione provata dagli Apostoli nell'incontro con Cristo dopo la sua risurrezione. La nostra attenzione si sofferma sul gesto del Maestro, che trasmette ai discepoli timorosi e stupefatti la missione di essere ministri della DIVINA MISERICORDIA. Egli mostra le mani e il costato con impressi i segni della passione e comunica loro: "Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi" (Gv 20,21). 5. Subito dopo "alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23). Gesù affida ad essi il dono di "rimettere i peccati", dono che scaturisce dalle ferite delle sue mani, dei suoi piedi e soprattutto del suo costato trafitto. Di là un'onda di MISERICORDIA si riversa sull'intera umanità. Riviviamo questo momento con grande intensità spirituale. Anche a noi quest'oggi il Signore mostra le sue piaghe gloriose e il suo cuore, fontana inesausta di luce e di verità, di AMORE e di perdono. 5.Il Cuore di Cristo! Il suo "Sacro Cuore" agli uomini ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione. Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza santa FAUSTINA KOWALSKA vide sprigionarsi due fasci di luce che illuminavano il mondo. "I due raggi – secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle - rappresentano il sangue e l'acqua" (Diario, p. 132). Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell'Eucaristia; l'acqua, secondo la ricca simbologia dell'evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo (cfr Gv 3,5; 4,14).
-->Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell'AMORE MISERICORDIOSO di Dio. Chi anela alla felicità autentica e duratura, solo qui ne può trovare il segreto. 6. "Gesù, confido in Te". Questa preghiera, cara a tanti devoti, ben esprime l'atteggiamento con cui vogliamo abbandonarci fiduciosi pure noi nelle tue mani, o Signore, nostro unico Salvatore. Tu bruci dal desiderio di essere amato, e chi si sintonizza con i sentimenti del tuo cuore apprende ad essere costruttore della nuova civiltà dell'AMORE. Un semplice atto d'abbandono basta ad infrangere le barriere del buio e della tristezza, del dubbio e della disperazione. I raggi della tua DIVINA MISERICORDIA ridanno speranza, in modo speciale, a chi si sente schiacciato dal peso del peccato. Maria, Madre di MISERICORDIA, fa' che manteniamo sempre viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro Redentore. Aiutaci anche tu, santa Faustina, che oggi ricordiamo con particolare affetto. Insieme a te vogliamo ripetere, fissando il nostro debole sguardo sul volto del divin Salvatore: "Gesù, confido in Te". Oggi e sempre. Amen
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI - 15 aprile 2007 Il Santo Padre Giovanni Paolo II volle che questa DOMENICA fosse celebrata come la Festa della DIVINA MISERICORDIA: nella parola "MISERICORDIA", egli trovava riassunto e nuovamente interpretato per il nostro tempo l’intero mistero della Redenzione. Egli visse sotto due regimi dittatoriali e, nel contatto con povertà, necessità e violenza, sperimentò profondamente la potenza delle tenebre, da cui è insidiato il mondo anche in questo nostro tempo. Ma sperimentò pure, e non meno fortemente, la presenza di Dio che si oppone a tutte queste forze con il suo potere totalmente diverso e divino: con il potere della MISERICORDIA. È la MISERICORDIA che pone un limite al male. In essa si esprime la natura tutta peculiare di Dio – la sua santità, il potere della verità e dell’AMORE. Due anni orsono, dopo i primi Vespri di questa Festività, Giovanni Paolo II terminava la sua esistenza terrena. Morendo egli è entrato nella luce della DIVINA MISERICORDIA di cui, al di là della MORTE e a partire da Dio, ora ci parla in modo nuovo. Abbiate fiducia – egli ci dice – nella DIVINA MISERICORDIA! Diventate giorno per giorno uomini e donne della MISERICORDIA DI DIO! La MISERICORDIA è la veste di luce che il Signore ci ha donato nel Battesimo. Non dobbiamo lasciare che questa luce si spenga; al contrario essa deve crescere in noi ogni giorno e così portare al mondo il lieto annuncio di Dio … Nascita e rinascita; famiglia terrena e grande famiglia di Dio – è questo il grande dono delle molteplici MISERICORDIE di Dio, il fondamento sul quale ci appoggiamo. Proseguendo nel cammino della vita mi venne incontro poi un dono nuovo ed esigente: la chiamata al ministero sacerdotale. Nella festa dei santi Pietro e Paolo del 1951, quando noi – c’erano oltre quaranta compagni – ci trovammo nella cattedrale di Frisinga prostrati sul pavimento e su di noi furono invocati tutti i santi, la consapevolezza della povertà della mia esistenza di fronte a questo compito mi pesava. Sì, era una consolazione il fatto che la protezione dei santi di Dio, dei vivi e dei morti, venisse invocata su di noi. Sapevo che non sarei rimasto solo. E quale fiducia infondevano le parole di Gesù, che poi durante la LITURGIA dell’Ordinazione potemmo ascoltare dalle labbra del Vescovo: "Non vi chiamo più servi, ma amici". Ho potuto farne un’esperienza profonda: Egli, il Signore, non è soltanto Signore, ma anche amico. Egli ha posto la sua mano su di me e non mi lascerà. Queste parole venivano allora pronunciate nel contesto del conferimento della facoltà di amministrare il Sacramento della riconciliazione e così, nel nome di Cristo, di perdonare i peccati. È la stessa cosa che oggi abbiamo ascoltato nel Vangelo: il Signore alita sui suoi discepoli. Egli concede loro il suo Spirito – lo Spirito Santo: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi…". Lo Spirito di Gesù Cristo è potenza di perdono. È potenza della DIVINA MISERICORDIA. Dà la possibilità di iniziare da capo – sempre di nuovo.
GIUBILEO DELLA DIVINA MISERICORDIA - OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - Piazza San Pietro - DOMENICA, 3 aprile 2016 «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro» (Gv 20,30). Il Vangelo è il libro della MISERICORDIA DI DIO, da leggere e rileggere, perché quanto Gesù ha detto e compiuto è espressione della MISERICORDIA del Padre. Non tutto, però, è stato scritto; il Vangelo della MISERICORDIA rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di AMORE, che sono la testimonianza migliore della MISERICORDIA. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo, portatori della Buona Notizia a ogni uomo e donna di oggi. Lo possiamo fare mettendo in pratica le opere di MISERICORDIA corporale e spirituale, che sono lo stile di vita del cristiano. Mediante questi gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio. Si prosegue così quello che ha compiuto Gesù nel giorno di Pasqua, quando ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la MISERICORDIA del Padre, effondendo su di loro lo Spirito Santo che perdona i peccati e dona la gioia. Tuttavia, nel racconto che abbiamo ascoltato emerge un contrasto evidente: da una parte, c’è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa; dall’altra, c’è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono. Può esserci anche in noi questo contrasto, una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’AMORE ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi. Cristo, che per AMORE è entrato attraverso le porte chiuse del peccato, della MORTE e degli inferi, desidera entrare anche da ciascuno per spalancare le porte chiuse del cuore. Egli, che con la risurrezione ha vinto la paura e il timore che ci imprigionano, vuole spalancare le nostre porte chiuse e inviarci. La strada che il Maestro risorto ci indica è a senso unico, procede in una sola direzione: uscire da noi stessi, uscire per testimoniare la forza risanatrice dell’AMORE che ci ha conquistati. Vediamo davanti a noi un’umanità spesso ferita e timorosa, che porta le cicatrici del dolore e dell’incertezza. Di fronte al grido sofferto di MISERICORDIA e di pace, sentiamo oggi rivolto a ciascuno di noi l’invito fiducioso di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (v. 21). Ogni infermità può trovare nella MISERICORDIA DI DIO un soccorso efficace. La sua MISERICORDIA, infatti, non si ferma a distanza: desidera venire incontro a tutte le povertà e liberare dalle tante forme di schiavitù che affliggono il nostro mondo. Vuole raggiungere le ferite di ciascuno, per medicarle. Essere apostoli di MISERICORDIA significa toccare e accarezzare le sue piaghe, presenti anche oggi nel corpo e nell’anima di tanti suoi fratelli e sorelle. Curando queste piaghe professiamo Gesù, lo rendiamo presente e vivo; permettiamo ad altri, che toccano con mano la sua MISERICORDIA, di riconoscerlo «Signore e Dio» (cfr v. 28), come fece l’apostolo TOMMASO. È questa la missione che ci viene affidata. Tante persone chiedono di essere ascoltate e comprese. Il Vangelo della MISERICORDIA, da annunciare e scrivere nella vita, cerca persone con il cuore paziente e aperto, “buoni samaritani” che conoscono la compassione e il silenzio dinanzi al mistero del fratello e della sorella; domanda servi generosi e gioiosi, che amano gratuitamente senza pretendere nulla in cambio.
«Pace a voi!» (v. 21): è il saluto che Cristo porta ai suoi discepoli; è la stessa pace, che attendono gli uomini del nostro tempo. Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la MORTE e la paura. È la pace che non divide, ma unisce; è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati; è la pace che permane nel dolore e fa fiorire la speranza. Questa pace, come nel giorno di Pasqua, nasce e rinasce sempre dal perdono di Dio, che toglie l’inquietudine dal cuore. Essere portatrice della sua pace: questa è la missione affidata alla CHIESA il giorno di Pasqua. Siamo nati in Cristo come strumenti di riconciliazione, per portare a tutti il perdono del Padre, per rivelare il suo volto di solo AMORE nei segni della MISERICORDIA. Nel Salmo responsoriale è stato proclamato: «Il suo AMORE è per sempre» (117/118,2). È vero, la MISERICORDIA DI DIO è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai. In questo “per sempre” troviamo sostegno nei momenti di prova e di debolezza, perché siamo certi che Dio non ci abbandona: Egli rimane con noi per sempre. Ringraziamo per questo suo AMORE così grande, che ci è impossibile comprendere: è tanto grande! Chiediamo la grazia di non stancarci mai di attingere la MISERICORDIA del Padre e di portarla nel mondo: chiediamo di essere noi stessi MISERICORDIOSI, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’apostolo Giovanni non ha scritto. PAPA FRANCESCO - REGINA COELI - Piazza San Pietro - DOMENICA, 3 aprile 2016 In questo giorno, che è come il cuore dell’Anno Santo della MISERICORDIA, il mio pensiero va a tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace. Penso, in particolare, qui in Europa, al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura. Ad essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini. Oltre ad accompagnarli con il mio costante pensiero e con la mia preghiera, ho sentito di decidere di promuovere un sostegno umanitario in loro favore. …..
FAUSTI - “Essendo dunque sera” Per gli ebrei la sera è l'inizio del giorno nuovo.Qui invece è il compimento del giorno “uno”, “quel giorno” che è l'”oggi” di Dio, sempre presente nella Parola. Affrettiamoci dunque a entrare in questo oggi (Eb. 4,11). La sera, inizio della notte, richiama la Pasqua, quando la nube illuminò la tenebra. (Es 14,20). Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione. I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore. Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita. Sono in questa situazione perchè non hanno dato credito all'annuncio della Maddalena. Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione. Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse.Giovanni non parla di apostoli, ma di discepoli, termine più ampio che abbraccia tutti i credenti in Gesù, di ogni tempo. Dice “i” e non “alcuni” discepoli, per indicare che essi si trovano e si troveranno sempre tutti in questa situazione . È il luogo in cui incontrano il Signore. La paura divide le persone ; ognuno, chiuso in se stesso, è in difesa e attacco contro gli altri. In questa situazione , per molti aspetti opposta a quella di Maria, viene Gesù. Egli non si vergogna dei Suoi fratelli, (Eb 2,11), anche se l'hanno abbandonato, rinnegato e tradito. Li ha scelti e si è legato loro non perchè siano bravi e forti, ma perchè sono piccoli e deboli, bisognosi di Lui. Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli. Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10). Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18). Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi. “Pace a voi” 'Pace ' indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo. Nelle Sue mani sta ogni potere che il Padre ha dato al Figlio . Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto. Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28). Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati. In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10). Da questa contemplazione e comunione d'amore , propria dell'eucarestia, viene il dono dello Spirito e scaturisce la missione. La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34).
Antifona
RispondiEliminaCome bambini appena nati
desiderate il genuino latte spirituale:
vi farà crescere verso la salvezza. Alleluia. (Cf. 1Pt 2,2
Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio,
che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. (Cf. 4 Esd 2,36-37 (Volg.))
Dio di eterna misericordia,
che ogni anno nella festa di Pasqua
ravvivi la fede del tuo popolo santo,
accresci in noi la grazia che ci hai donato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.
Per il nostro Signore Gesù
O Padre di misericordia,
che in questo giorno santo raduni il tuo popolo
per celebrare il memoriale
del Signore morto e risorto,
effondi il tuo Spirito sulla Chiesa
perché rechi a tutti gli uomini
l’annuncio della salvezza e della pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne.
Dagli Atti degli Apostoli
At 5,12-16
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117 (118)
R. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.
Oppure:
R. R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». R.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.
Seconda Lettura
Ero morto, ma ora vivo per sempre.
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 1,9-11a.12-13.17-19
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
RispondiEliminaAlleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)
Alleluia.
Vangelo
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Tommaso è uno che non si accontenta e cerca, intende verificare di persona, compiere una propria esperienza personale. Dopo le iniziali resistenze e inquietudini, alla fine arriva anche lui a credere, pur avanzando con fatica, ma arriva alla fede. Gesù lo attende pazientemente e si offre alle difficoltà e alle insicurezze dell’ultimo arrivato. Il Signore proclama “beati” quelli che credono senza vedere (cfr v. 29) – e la prima di questi è Maria sua Madre –, però viene incontro anche all’esigenza del discepolo incredulo: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani…» (Regina Caeli, 12 aprile 2015)
NEL RICORDO DELLA SUA NASCITA AL CIELO, NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA MISERICORDIA,RIASCOLTIAMO - OMELIA DI S.GIOVANNI PAOLO II - 22 aprile 2001
RispondiElimina...Vogliamo rendere grazie al Signore per il suo AMORE, che è più forte della MORTE e del peccato. Esso si rivela e si attua come MISERICORDIA nella nostra quotidiana esistenza e sollecita ogni uomo ad avere a sua volta «MISERICORDIA» verso il Crocifisso. Non è forse proprio amare Dio e amare il prossimo e persino i "nemici", seguendo l'esempio di Gesù, il programma di vita d'ogni battezzato e della CHIESA tutta intera?
3. Con questi sentimenti, celebriamo la seconda DOMENICA di Pasqua, che dallo scorso anno, anno del Grande Giubileo, è chiamata anche "DOMENICA della DIVINA MISERICORDIA". Per me è una grande gioia potermi unire a tutti voi, cari pellegrini e devoti venuti da varie nazioni per commemorare, ad un anno di distanza, la canonizzazione di Suor FAUSTINA KOWALSKA, testimone e messaggera dell'AMORE MISERICORDIOSO del Signore. L'elevazione agli onori degli altari di questa umile Religiosa, figlia della mia Terra, non rappresenta un dono solo per la Polonia, ma per tutta l'umanità.
4. Il messaggio, infatti, di cui ella è stata portatrice costituisce la risposta adeguata e incisiva che Dio ha voluto offrire alle domande e alle attese degli uomini di questo nostro tempo, segnato da immani tragedie. A Suor Faustina Gesù ebbe a dire un giorno: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla DIVINA MISERICORDIA" (Diario, p. 132). La DIVINA MISERICORDIA! Ecco il dono pasquale che la CHIESA riceve dal Cristo risorto e che offre all'umanità, all'alba del terzo millennio.
4. Il Vangelo, che poc'anzi è stato proclamato, ci aiuta a cogliere appieno il senso e il valore di questo dono. L'evangelista Giovanni ci fa come condividere l'emozione provata dagli Apostoli nell'incontro con Cristo dopo la sua risurrezione. La nostra attenzione si sofferma sul gesto del Maestro, che trasmette ai discepoli timorosi e stupefatti la missione di essere ministri della DIVINA MISERICORDIA. Egli mostra le mani e il costato con impressi i segni della passione e comunica loro: "Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi" (Gv 20,21).
5. Subito dopo "alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23). Gesù affida ad essi il dono di "rimettere i peccati", dono che scaturisce dalle ferite delle sue mani, dei suoi piedi e soprattutto del suo costato trafitto. Di là un'onda di MISERICORDIA si riversa sull'intera umanità.
Riviviamo questo momento con grande intensità spirituale. Anche a noi quest'oggi il Signore mostra le sue piaghe gloriose e il suo cuore, fontana inesausta di luce e di verità, di AMORE e di perdono.
5.Il Cuore di Cristo! Il suo "Sacro Cuore" agli uomini ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione.
Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza santa FAUSTINA KOWALSKA vide sprigionarsi due fasci di luce che illuminavano il mondo. "I due raggi – secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle - rappresentano il sangue e l'acqua" (Diario, p. 132). Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell'Eucaristia; l'acqua, secondo la ricca simbologia dell'evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo (cfr Gv 3,5; 4,14).
-->Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell'AMORE MISERICORDIOSO di Dio. Chi anela alla felicità autentica e duratura, solo qui ne può trovare il segreto.
RispondiElimina6. "Gesù, confido in Te". Questa preghiera, cara a tanti devoti, ben esprime l'atteggiamento con cui vogliamo abbandonarci fiduciosi pure noi nelle tue mani, o Signore, nostro unico Salvatore.
Tu bruci dal desiderio di essere amato, e chi si sintonizza con i sentimenti del tuo cuore apprende ad essere costruttore della nuova civiltà dell'AMORE. Un semplice atto d'abbandono basta ad infrangere le barriere del buio e della tristezza, del dubbio e della disperazione. I raggi della tua DIVINA MISERICORDIA ridanno speranza, in modo speciale, a chi si sente schiacciato dal peso del peccato.
Maria, Madre di MISERICORDIA, fa' che manteniamo sempre viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro Redentore. Aiutaci anche tu, santa Faustina, che oggi ricordiamo con particolare affetto. Insieme a te vogliamo ripetere, fissando il nostro debole sguardo sul volto del divin Salvatore: "Gesù, confido in Te". Oggi e sempre. Amen
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI - 15 aprile 2007
RispondiEliminaIl Santo Padre Giovanni Paolo II volle che questa DOMENICA fosse celebrata come la Festa della DIVINA MISERICORDIA: nella parola "MISERICORDIA", egli trovava riassunto e nuovamente interpretato per il nostro tempo l’intero mistero della Redenzione. Egli visse sotto due regimi dittatoriali e, nel contatto con povertà, necessità e violenza, sperimentò profondamente la potenza delle tenebre, da cui è insidiato il mondo anche in questo nostro tempo. Ma sperimentò pure, e non meno fortemente, la presenza di Dio che si oppone a tutte queste forze con il suo potere totalmente diverso e divino: con il potere della MISERICORDIA. È la MISERICORDIA che pone un limite al male. In essa si esprime la natura tutta peculiare di Dio – la sua santità, il potere della verità e dell’AMORE. Due anni orsono, dopo i primi Vespri di questa Festività, Giovanni Paolo II terminava la sua esistenza terrena. Morendo egli è entrato nella luce della DIVINA MISERICORDIA di cui, al di là della MORTE e a partire da Dio, ora ci parla in modo nuovo. Abbiate fiducia – egli ci dice – nella DIVINA MISERICORDIA! Diventate giorno per giorno uomini e donne della MISERICORDIA DI DIO! La MISERICORDIA è la veste di luce che il Signore ci ha donato nel Battesimo. Non dobbiamo lasciare che questa luce si spenga; al contrario essa deve crescere in noi ogni giorno e così portare al mondo il lieto annuncio di Dio … Nascita e rinascita; famiglia terrena e grande famiglia di Dio – è questo il grande dono delle molteplici MISERICORDIE di Dio, il fondamento sul quale ci appoggiamo. Proseguendo nel cammino della vita mi venne incontro poi un dono nuovo ed esigente: la chiamata al ministero sacerdotale. Nella festa dei santi Pietro e Paolo del 1951, quando noi – c’erano oltre quaranta compagni – ci trovammo nella cattedrale di Frisinga prostrati sul pavimento e su di noi furono invocati tutti i santi, la consapevolezza della povertà della mia esistenza di fronte a questo compito mi pesava. Sì, era una consolazione il fatto che la protezione dei santi di Dio, dei vivi e dei morti, venisse invocata su di noi. Sapevo che non sarei rimasto solo. E quale fiducia infondevano le parole di Gesù, che poi durante la LITURGIA dell’Ordinazione potemmo ascoltare dalle labbra del Vescovo: "Non vi chiamo più servi, ma amici". Ho potuto farne un’esperienza profonda: Egli, il Signore, non è soltanto Signore, ma anche amico. Egli ha posto la sua mano su di me e non mi lascerà. Queste parole venivano allora pronunciate nel contesto del conferimento della facoltà di amministrare il Sacramento della riconciliazione e così, nel nome di Cristo, di perdonare i peccati. È la stessa cosa che oggi abbiamo ascoltato nel Vangelo: il Signore alita sui suoi discepoli. Egli concede loro il suo Spirito – lo Spirito Santo: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi…". Lo Spirito di Gesù Cristo è potenza di perdono. È potenza della DIVINA MISERICORDIA. Dà la possibilità di iniziare da capo – sempre di nuovo.
GIUBILEO DELLA DIVINA MISERICORDIA - OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - Piazza San Pietro - DOMENICA, 3 aprile 2016
RispondiElimina«Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro» (Gv 20,30). Il Vangelo è il libro della MISERICORDIA DI DIO, da leggere e rileggere, perché quanto Gesù ha detto e compiuto è espressione della MISERICORDIA del Padre. Non tutto, però, è stato scritto; il Vangelo della MISERICORDIA rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di AMORE, che sono la testimonianza migliore della MISERICORDIA. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo, portatori della Buona Notizia a ogni uomo e donna di oggi. Lo possiamo fare mettendo in pratica le opere di MISERICORDIA corporale e spirituale, che sono lo stile di vita del cristiano. Mediante questi gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio. Si prosegue così quello che ha compiuto Gesù nel giorno di Pasqua, quando ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la MISERICORDIA del Padre, effondendo su di loro lo Spirito Santo che perdona i peccati e dona la gioia.
Tuttavia, nel racconto che abbiamo ascoltato emerge un contrasto evidente: da una parte, c’è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa; dall’altra, c’è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono. Può esserci anche in noi questo contrasto, una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’AMORE ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi. Cristo, che per AMORE è entrato attraverso le porte chiuse del peccato, della MORTE e degli inferi, desidera entrare anche da ciascuno per spalancare le porte chiuse del cuore. Egli, che con la risurrezione ha vinto la paura e il timore che ci imprigionano, vuole spalancare le nostre porte chiuse e inviarci. La strada che il Maestro risorto ci indica è a senso unico, procede in una sola direzione: uscire da noi stessi, uscire per testimoniare la forza risanatrice dell’AMORE che ci ha conquistati. Vediamo davanti a noi un’umanità spesso ferita e timorosa, che porta le cicatrici del dolore e dell’incertezza. Di fronte al grido sofferto di MISERICORDIA e di pace, sentiamo oggi rivolto a ciascuno di noi l’invito fiducioso di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (v. 21).
Ogni infermità può trovare nella MISERICORDIA DI DIO un soccorso efficace. La sua MISERICORDIA, infatti, non si ferma a distanza: desidera venire incontro a tutte le povertà e liberare dalle tante forme di schiavitù che affliggono il nostro mondo. Vuole raggiungere le ferite di ciascuno, per medicarle. Essere apostoli di MISERICORDIA significa toccare e accarezzare le sue piaghe, presenti anche oggi nel corpo e nell’anima di tanti suoi fratelli e sorelle. Curando queste piaghe professiamo Gesù, lo rendiamo presente e vivo; permettiamo ad altri, che toccano con mano la sua MISERICORDIA, di riconoscerlo «Signore e Dio» (cfr v. 28), come fece l’apostolo TOMMASO. È questa la missione che ci viene affidata. Tante persone chiedono di essere ascoltate e comprese. Il Vangelo della MISERICORDIA, da annunciare e scrivere nella vita, cerca persone con il cuore paziente e aperto, “buoni samaritani” che conoscono la compassione e il silenzio dinanzi al mistero del fratello e della sorella; domanda servi generosi e gioiosi, che amano gratuitamente senza pretendere nulla in cambio.
«Pace a voi!» (v. 21): è il saluto che Cristo porta ai suoi discepoli; è la stessa pace, che attendono gli uomini del nostro tempo. Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la MORTE e la paura. È la pace che non divide, ma unisce; è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati; è la pace che permane nel dolore e fa fiorire la speranza. Questa pace, come nel giorno di Pasqua, nasce e rinasce sempre dal perdono di Dio, che toglie l’inquietudine dal cuore. Essere portatrice della sua pace: questa è la missione affidata alla CHIESA il giorno di Pasqua. Siamo nati in Cristo come strumenti di riconciliazione, per portare a tutti il perdono del Padre, per rivelare il suo volto di solo AMORE nei segni della MISERICORDIA.
RispondiEliminaNel Salmo responsoriale è stato proclamato: «Il suo AMORE è per sempre» (117/118,2). È vero, la MISERICORDIA DI DIO è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai. In questo “per sempre” troviamo sostegno nei momenti di prova e di debolezza, perché siamo certi che Dio non ci abbandona: Egli rimane con noi per sempre. Ringraziamo per questo suo AMORE così grande, che ci è impossibile comprendere: è tanto grande! Chiediamo la grazia di non stancarci mai di attingere la MISERICORDIA del Padre e di portarla nel mondo: chiediamo di essere noi stessi MISERICORDIOSI, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’apostolo Giovanni non ha scritto.
PAPA FRANCESCO - REGINA COELI - Piazza San Pietro - DOMENICA, 3 aprile 2016
In questo giorno, che è come il cuore dell’Anno Santo della MISERICORDIA, il mio pensiero va a tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace. Penso, in particolare, qui in Europa, al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura. Ad essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini. Oltre ad accompagnarli con il mio costante pensiero e con la mia preghiera, ho sentito di decidere di promuovere un sostegno umanitario in loro favore. …..
FAUSTI - “Essendo dunque sera” Per gli ebrei la sera è l'inizio del giorno nuovo.Qui invece è il compimento del giorno “uno”, “quel giorno” che è l'”oggi” di Dio, sempre presente nella Parola. Affrettiamoci dunque a entrare in questo oggi (Eb. 4,11).
RispondiEliminaLa sera, inizio della notte, richiama la Pasqua, quando la nube illuminò la tenebra. (Es 14,20).
Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione.
I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore.
Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita.
Sono in questa situazione perchè non hanno dato credito all'annuncio della Maddalena.
Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione.
Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse.Giovanni non parla di apostoli, ma di discepoli, termine più ampio che abbraccia tutti i credenti in Gesù, di ogni tempo.
Dice “i” e non “alcuni” discepoli, per indicare che essi si trovano e si troveranno sempre tutti in questa situazione . È il luogo in cui incontrano il Signore.
La paura divide le persone ; ognuno, chiuso in se stesso, è in difesa e attacco contro gli altri.
In questa situazione , per molti aspetti opposta a quella di Maria, viene Gesù.
Egli non si vergogna dei Suoi fratelli, (Eb 2,11), anche se l'hanno abbandonato, rinnegato e tradito. Li ha scelti e si è legato loro non perchè siano bravi e forti, ma perchè sono piccoli e deboli, bisognosi di Lui.
Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano.
Gesù non entra dalla porta sprangata.
E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno
. È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi.
“Pace a voi” 'Pace ' indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo.
Nelle Sue mani sta ogni potere che il Padre ha dato al Figlio . Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto.
Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28).
Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati.
In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10). Da questa contemplazione e comunione d'amore , propria dell'eucarestia, viene il dono dello Spirito e scaturisce la missione. La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34).