venerdì 15 aprile 2022

C - VEGLIA PASQUALE


 

6 commenti:

  1. Prima lettura
    (Gen 1, 1.26-31):
    In principio Dio creò il cielo e la terra.

    Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

    E Dio creò l'uomo a sua immagine;
    a immagine di Dio lo creò:
    maschio e femmina li creò.

    Dio li benedisse e Dio disse loro:
    «Siate fecondi e moltiplicatevi,
    riempite la terra e soggiogatela,
    dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
    e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».

    Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.

    Parola di Dio.



    Salmo responsoriale 103

    Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

    Benedici il Signore, anima mia!
    Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
    Sei rivestito di maestà e di splendore,
    avvolto di luce come di un manto.

    Egli fondò la terra sulle sue basi:
    non potrà mai vacillare.
    Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste;
    al di sopra dei monti stavano le acque.

    Tu mandi nelle valli acque sorgive
    perché scorrano tra i monti.
    In alto abitano gli uccelli del cielo
    e cantano tra le fronde.

    Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
    e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
    Tu fai crescere l'erba per il bestiame
    e le piante che l'uomo coltiva
    per trarre cibo dalla terra.

    Quante sono le tue opere, Signore!
    le hai fatte tutte con saggezza;
    la terra è piena delle tue creature.
    Benedici il Signore, anima mia.

    (Gen 22,1-2.9.10-13.15-18):

    Dal libro della Gènesi

    In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

    Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». l'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

    Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

    L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

    Parola di Dio.

    Salmo responsorial 15

    Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

    Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
    nelle tue mani è la mia vita.
    Io pongo sempre davanti a me il Signore,
    sta alla mia destra, non potrò vacillare.

    Per questo gioisce il mio cuore
    ed esulta la mia anima;
    anche il mio corpo riposa al sicuro,
    perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
    né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

    Mi indicherai il sentiero della vita,
    gioia piena alla tua presenza,
    dolcezza senza fine alla tua destra.

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  2. 3 -Es 14,15- 15,1

    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».

    L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.

    Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull'asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.

    Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».

    Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.

    In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.

    Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:



    Salmo resp. Es 15,1-7a.17

    «Voglio cantare al Signore,
    perché ha mirabilmente trionfato:
    cavallo e cavaliere
    ha gettato nel mare.
    Mia forza e mio canto è il Signore,
    egli è stato la mia salvezza.
    è il mio Dio: lo voglio lodare,
    il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!

    Il Signore è un guerriero,
    Signore è il suo nome.
    I carri del faraone e il suo esercito
    li ha scagliati nel mare;
    i suoi combattenti scelti
    furono sommersi nel Mar Rosso.

    Gli abissi li ricoprirono,
    sprofondarono come pietra.
    la tua destra, Signore,
    è gloriosa per la potenza,
    la tua destra, Signore,
    annienta il nemico.

    Tu lo fai entrare e lo pianti
    sul monte della tua eredità,
    luogo che per tua dimora,
    Signore, hai preparato,
    santuario che le tue mani,
    Signore, hanno fondato.
    Il Signore regni
    in eterno e per sempre!».

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  3. Salmo 41 Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.

    L'anima mia ha sete di Dio,
    del Dio vivente:
    quando verrò e vedrò
    il volto di Dio? .

    Avanzavo tra la folla,
    la precedevo fino alla casa di Dio,
    fra canti di gioia e di lode
    di una moltitudine in festa.

    Manda la tua luce e la tua verità:
    siano esse a guidarmi,
    mi conducano alla tua santa montagna,
    alla tua dimora.

    Verrò all'altare di Dio,
    a Dio, mia gioiosa esultanza.
    A te canterò sulla cetra,
    Dio, Dio mio.

    Rm 6,3-11
    Cristo risorto dai morti non muore più.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

    Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.

    Lo sappiamo: l'uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.

    Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

    Parola di Dio.

    Sal 117
    Alleluia, alleluia, alleluia.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Dica Israele:
    «Il suo amore è per sempre».

    La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze.
    Non morirò, ma resterò in vita
    e annuncerò le opere del Signore.

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d'angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi


    Vangelo Lc 24,1-12
    Perchè cercate tra i morti colui che è vivo

    Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
    Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».
    Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
    Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.

    Parola del Signore.

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  4. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Ciascuno stasera è chiamato a ritrovare nel Vivente colui che rimuove dal cuore le pietre più pesanti. Chiediamoci anzitutto: qual è la mia pietra da rimuovere, come si chiama questa pietra? Spesso a ostruire la speranza è la pietra della sfiducia. Quando si fa spazio l’idea che tutto va male e che al peggio non c’è mai fine, rassegnati arriviamo a credere che la morte sia più forte della vita e diventiamo cinici e beffardi, portatori di malsano scoraggiamento. Si insinua così una specie di psicologia del sepolcro: ogni cosa finisce lì, senza speranza di uscirne viva. Il Signore non abita nella rassegnazione. È risorto, non è lì; non cercarlo dove non lo troverai mai: non è Dio dei morti, ma dei viventi (cfr Mt 22,32). Non seppellire la speranza! Perché non ti decidi a lasciare quel peccato che, come pietra all’imboccatura del cuore, impedisce alla luce divina di entrare? (Omelia nella Messa del Sabato Santo, 20 aprile 2019)

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  5. FAUSTI - LUCA 24,1-12
    . Questo è un unico giorno che non avrà più tramonto, e che non avrà più bisogno neanche del sole che si è oscurato a mezzogiorno, perché il sole è dentro di noi, è Dio stesso che è in noi, come vedremo. Ma le donne ancora non lo sanno. E il mattino, anzi sarebbe nell’alba fonda, quando la notte cade quasi nella luce, ormai è lì, lì. Aspettavano di poter andare al sepolcro perché il sabato non potevano muoversi, non potevano fare certi lavori; il primo giorno della settimana possono finalmente andare al sepolcro e il loro cuore era lì. . L’uomo è l’animale che è cosciente di morire ed è costante memoria di morte. E sa che è la sua sorte, la sua eredità, il suo destino per cui il sepolcro rappresenta il punto di arrivo di tutta l’attività umana. Veniamo dalla terra, torniamo alla terra. E l’uomo diventa umano - umano vuol dire humandus - perché sa di essere messo sottoterra. Sa di avere il comune destino con tutti e questo crea solidarietà: siamo tutti mortali. Veniamo dalla terra e torniamo alla terra e per quanto uno crede di essere su o giù, alla fine siamo tutti uguali. Questa coscienza di morte è poi il principio di tutta la cultura.
    La morte c’è perché veniamo dalla terra e torniamo alla terra, però anche veniamo da Dio (perché Adamo è fatto non solo di terra ma anche del soffio di Dio) e torniamo a Dio. È importante adesso il confronto con questo sepolcro.
    . Nel Credo c’è fu sepolto, discese agli inferi, quindi è indicato. E credo che sia così importante perché è l’unica certezza che abbiamo.
    È l’unica evidenza che ha l’uomo che è mortale, è humus. Ed è importante arrivare a questo punto perché tutta la nostra vita è un tentativo di fuga da questo destino che sappiamo che c’è, o per sconfiggerlo, o per modificarlo, o per interpretarlo, o per capire cosa significa.
    Trovano la pietra rotolata via, e questo pure è importante. È rotolata via, entrando non trovano il corpo del Signore. E pensate che tragedia non trovare il corpo! L’abbiamo messo, l’abbiamo visto, cosa è successo? Andavano per profumarlo, ma come mai? L’unica certezza che sia lì è sconfitta anche questa. Come mai? Qui c’è questo enigma, ed è importante che sia vuoto, perché se fosse lì venivano a venerare il caro estinto, non sarebbe risorto. È vuoto.
    E su questo concordano tutti i vangeli
    E avvenne, mentre erano senza via d’uscita circa questo, ecco che due uomini stettero davanti a loro in veste sfolgorante.
    La prima reazione delle donne è essere perplesse. In greco c’è una parola che indica trovarsi davanti a un luogo dove non si può guadare, non si può passare. E stanno lì e dicono: Cosa è successo?
    Mentre si interrogano, ecco due uomini in veste sfolgorante, sono due angeli – gli angeli sono gli annunciatori, viene presentato loro l’annuncio del vangelo. Ora davanti a questa aporia, o io credo alla promessa di Dio e poi ne farò anche esperienza, oppure non trovo spiegazione. Ora, la promessa di Dio innanzitutto, mentre loro sono lì con paura, piegate verso terra, dice: perché cercate il Vivente con i morti? Anche Luca dice che è risorto, però Luca è meno preoccupato della resurrezione perché è già avvenuta; lui è preoccupato per noi che non abbiamo visto la resurrezione e com’è che lo incontriamo? Lo incontriamo nella nostra vita come il Vivente. Quindi lo chiama il Vivente, lui, il Risorto. Perché cerchiamo il Vivente con i morti?
    Queste donne conoscevano il Signore, lo avevano seguito, lo avevano servito, lo avevano ascoltato e soprattutto lo amavano, ciononostante la loro perplessità, questo guado davanti a cui non riescono a passare è il fatto di essere totalmente ferme sull’esperienza passata
    E Maddalena dirà a quello che sarà Gesù e non lo riconosce: Dimmi se l’hai portato via, dove l’hai portato, che io vado a prenderlo e lo rimetto qui. E siamo preoccupati di rimettere le cose in ordine e lì si finisce e basta. E invece da lì si parte. E proprio in quel sepolcro c’è il Vivente.

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  6. --> È stato sepolto chI?. È stato sepolto colui che mi ha amato e ha dato se stesso per me; colui che è vissuto e morto in questo modo; e vivere e morire in questo modo è vincere la morte, è già essere risorto
    . Incontrare il Risorto vuol dire risorgere
    Non cercate il Vivente tra i morti, perché non è qui, è risorto. C’è l’annuncio della resurrezione e a noi la libertà di credere alle nostre paure o alla promessa di Dio. È questa l’aporia fondamentale. A cosa credi? Alle tue parole e pieghi le ginocchia a quelle? Padronissimo, lo facciamo sempre! Il male lo facciamo in base alle nostre paure e siamo tristi per quello! Oppure credi davvero alla promessa di vita di Dio, al desiderio tuo più profondo che è innato in te? A quello che muove, in fondo, tutta la tua cultura che sarebbe il desiderio di vincere questo male? Noi, però, siccome non possiamo produrre la resurrezione - ma non possiamo produrre neanche noi stessi – allora proprio o accettiamo di essere da Dio e per Dio e accettiamo la sua Parola che ci interpreta nei desideri più profondi, o ci escludiamo dall’esperienza.
    Perché se l’accetto posso sperimentarlo.
    Capisco che è risorto da quanto Lui mi disse e cosa mi ha detto quando era in Galilea: che il Figlio dell’uomo bisogna che sia consegnato nelle mani dei peccatori e sia crocifisso e al terzo giorno risorga. Allora io capisco che è risorto se mi ricordo quello che Lui ha detto.
    Il suo amore più forte della morte è l’unica certezza che hai.
    Se tu vedi tutta la sua vita, è questa perché l’amore è più forte della morte. Perché se la morte fosse il principio di tutto, non ci sarebbe niente, invece il principio di tutto è l’amore. E la morte c’è come frutto dell’egoismo.
    Per il mio peccato, per il mio peccato centrato tutto su di me, dove finisco io, finisce tutto. Non è vero. Dove finisco io comincia l’altro, meno male, entro in comunione con l’altro. Quindi come ogni nostro limite diventa luogo di comunione, così anche il limite assoluto diventa la comunione con l’Assoluto, con il mio principio e il mio fine.
    E allora è bello che il vangelo riconosce il male, non è che lo rimuove. Però non ha l’ossessione del male; questo male è vinto dall’amore. Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato perché chiunque lo vede abbia la vita. Bisogna. C’è questa parola “bisogna” che è sempre – anche in Giovanni e nei tre sinottici – in relazione alla morte di Gesù in croce. Perché bisogna che Dio muoia? Perché noi siamo morti. Perché bisogna che vada agli inferi, all’inferno? Perché noi siamo nell’inferno che ci siamo costruiti. Perché deve entrare nel male? Perché il male c’è e lo facciamo. È lì che ci incontra ed è lì che ci comunica la sua solidarietà, il suo amore assoluto, più forte di ogni male; ed è lì la liberazione.
    E questo lo hanno capito lentamente anche gli apostoli perché anche il primo giorno di Pentecoste dicono: Voi lo avete crocifisso, ma Dio lo ha risuscitato. Lentamente capiscono che è risuscitato non nonostante che sia morto in croce, ma proprio perché umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo è stato esaltato. Perché saper amare fino a quel punto è la gloria, è Dio che può amare così, è solo da Dio.
    E per Giovanni tutta la croce è chiamata gloria fin dall’inizio.
    Tutti i vangeli ci vogliono introdurre in questa gloria e noi siamo riverbero di questa gloria; il nostro desiderio di vita e di amore viene da questa gloria. Ed è questa vittoria sulla morte
    Gesù dice il suo destino, che il male e il peccato c’è,
    Dio, inchiodato da questo peccato, resta lì con noi per comunicarci il suo amore più forte di ogni maledizione, di ogni peccato, di ogni morte. E questa è la rivelazione della sua gloria, del suo amore infinito, la sua potenza infinita. Ed è la nostra resurrezione, oltre che quella del corpo di Gesù.

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