Prima Lettura Farò germogliare per Davide un germoglio giusto. Dal libro del profeta Geremìa Ger 33,14-16
Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 24 (25) R. A te, Signore, innalzo l'anima mia, in te confido. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. R.
Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. R.
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza. R.
Seconda Lettura Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della venuta di Cristo. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1Ts 3,12-4,2
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Parola di Dio. Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia.
Vangelo La vostra liberazione è vicina. Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Il Vangelo della Liturgia di oggi, prima domenica di Avvento, cioè la prima domenica di preparazione al Natale, ci parla della venuta del Signore alla fine dei tempi. Gesù annuncia eventi desolanti e tribolazioni, ma proprio a questo punto ci invita a non avere paura. Perché? Perché andrà tutto bene? No, ma perché Egli verrà. Gesù tornerà, Gesù verrà, lo ha promesso. Dice così: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). È bello ascoltare questa Parola di incoraggiamento: risollevarci e alzare il capo perché proprio nei momenti in cui tutto sembra finito il Signore viene a salvarci; attenderlo con gioia anche nel cuore delle tribolazioni, nelle crisi della vita e nei drammi della storia. Attendere il Signore. Ma come si fa ad alzare il capo, a non farci assorbire dalle difficoltà, dalle sofferenze, dalle sconfitte? Gesù ci indica la via con un richiamo forte: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano […]. Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).
“Vegliate”, la vigilanza. Fermiamoci su questo aspetto importante della vita cristiana. Dalle parole di Cristo vediamo che la vigilanza è legata all’attenzione: state attenti, vigilate, non distraetevi, cioè restate svegli! Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. Fare attenzione perché si può essere “cristiani addormentati” – e noi sappiamo: ce ne sono tanti di cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali – cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare – pregano come dei pappagalli – senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo. Cristiani che guardano sempre dentro, incapaci di guardare all’orizzonte. E questo porta a “sonnecchiare”: tirare avanti le cose per inerzia, a cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo. E questa è una vita triste, andare avanti così… non c’è felicità lì.
Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita (cfr v. 34). Gli affanni della vita ci appesantiscono. Oggi, dunque, è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente? Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia. Il Libro dei Proverbi dice: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Custodire il cuore: questo significa vigilare, vegliare! Siate svegli, custodisci il tuo cuore.
--->E aggiungiamo un ingrediente essenziale: il segreto per essere vigilanti è la preghiera. Gesù infatti dice: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36). È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza. Anche nelle giornate più piene, non tralasciamo la preghiera. Adesso stavo vedendo, nel programma “A sua immagine”, una bella riflessione sulla preghiera: ci aiuterà, guardarla ci farà bene. Può esserci di aiuto la preghiera del cuore, ripetere spesso brevi invocazioni. In Avvento, abituarci a dire, ad esempio: “Vieni, Signore Gesù”. Soltanto questo, ma dirlo: “Vieni, Signore Gesù”. Questo tempo di preparazione al Natale è bello: pensiamo al presepio, pensiamo al Natale, e diciamo dal cuore: “Vieni, Signore Gesù, vieni”. Ripetiamo questa preghiera lungo tutta la giornata, e l’animo resterà vigile! “Vieni, Signore Gesù”: è una preghiera che possiamo dire tre volte, tutti insieme. “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”.
E ora preghiamo la Madonna: lei, che ha atteso il Signore con cuore vigilante, ci accompagni nel cammino dell’Avvento
FAUSTI – Il segno della Croce illumina tutta la storia. Essa è un cammino che ha come termine la manifestazione piena della Misericordia di Dio che ci viene incontro. E' molto importante sapere qual è il fine della vicenda umana. Poiché l'uomo non è ciò che è , ma ciò che diviene. E diviene ciò verso cui va,e va verso ciò che ama. Di natura “eccentrica”, egli è il viator, ha il suo centro fuori di sé, e verso di esso necessariamente tende. Per questo, insoddisfatto di tutto, è sempre in ricerca e in attesa di qualcosa di nuovo. Alla fine sarà ciò che attende , perché attende ciò che ama. L'angoscia di chi non si aspetta nulla, oggi così diffusa, è il posto vuoto di Dio. Nessun idolo può occuparlo. Si frantuma come Dagon , davanti alla presenza (1 Sam 5,1). All'attesa dell'uomo corrisponde l'Avvento di Dio. Egli colma il nostro desiderio con il dono della Sua Realtà. La storia umana è un tendere inquieto a Lui, nostro luogo naturale, si placa solo nell'incontro con Lui. Siamo fatti per Lui, perchè Lui si è fatto per noi . Ma quando e come viene a noi? Il Vangelo ce lo rivela : tre sono le Sue venute : quella passata, che si compie nel cammino di morte e resurrezione; quella presente, che si attua nel nostro essere associati al Suo mistero; quella futura anticipata per ciascuno nella morte ed estesa a tutti alla fine del mondo. La Sua prima venuta, è il “modulo” di ogni storia personale e collettiva, presente e futura. In Lui si è già compiuto il tempo : il Suo destino di Figlio dell'uomo è quello di ogni uomo e dell' umanità intera, che in Lui si ricapitola. Il Suo Avvento , quindi, non è da restringere al tempo finale : dà invece ad ogni tempo il suo valore definitivo, associandolo al mistero del Figlio dell'uomo. La Sua Morte e Resurrezione, cuore del presente e del futuro, ci dà la chiave di lettura della storia. La Sua venuta passata determina la nostra fede ; quella futura la nostra speranza ; quella presente la nostra carità. Il passato e il futuro stanno al presente come la memoria e il progetto all'azione. Il presente, come è spinto dal passato verso il suo futuro, così è da questo attirato secondo una memoria amata che si è fatta progetto desiderato. Per l'intelligenza è più importante il passato, per la volontà il futuro. Ma ambedue hanno la loro realtà al presente, in cui si congiungono e danno significato e senso all'azione umana. Questo brano è costruito su una contrapposizione . Da una parte i grandi sconvolgimenti cosmici e gli uomini che muoiono della loro paura di morire , dall' altra la Parola del Signore che dà fiducia e garantisce che proprio qui avviene la nostra liberazione. La venuta del Figlio dell'uomo non è qualcosa di tremendo. E' il compimento di ogni desiderio : l'incontro con il Signore. La nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio , e quando apparirà Cristo, la nostra Vita, anche noi saremo manifestati con Lui nella Gloria (Col. 3,3). Colui che ama il Signore , grida : “Maranà – tha . Vieni, o Signore” E lo Sposo dice il Suo sì :”Sì, verrò presto” (Ap 22,17...). Gli sconvolgimenti cosmici - e la nostra stessa morte – sono eventi naturali. Il loro carattere tragico è dovuto al nostro peccato, che ce li fa leggere con gli occhiali della nostra paura e ci fa agire di conseguenza. In realtà andiamo incontro a Colui che viene a darci il Regno , ed è il “Fine” stesso della creazione. Allora la storia avrà raggiunto il suo compimento.
--->-> Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli ci confermerà fino alla fine , irreprensibili nel giorno del Signore Gesù Cristo : fedele è Dio, dal quale siamo stati chiamati alla comunione del Figlio Suo Gesù Cristo, Signore Nostro (1 Cor 1,7-9). Il giorno ultimo, sia personale che collettivo, è sempre improvviso. Così Dio vuole, perché viviamo ogni presente in modo sensato, come preparazione all'incontro con Lui : “Vigilate, in ogni momento, pregando”. Ogni istante infatti è gravido di futuro. Nessun momento è neutro : è l'opportunità in cui si gioca la fedeltà e la testimonianza. Pregare, ( in greco = aver bisogno) è necessario, perché l'uomo è bisogno di Dio, è precario, vive della Sua grazia. Se la vigilanza è il contrario del cuore appesantito, la preghiera è il cibo, la bevanda e la gioia di cui si nutre il cuore sveglio. E' infatti la comunione di figlio col Padre. La vigilanza e la preghiera ci fan stare diritti: è anzi il nostro alzare il capo davanti a Colui che viene, non come giudice, ma come fratello.
Prima Lettura
RispondiEliminaFarò germogliare per Davide un germoglio giusto.
Dal libro del profeta Geremìa
Ger 33,14-16
Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 24 (25)
R. A te, Signore, innalzo l'anima mia, in te confido.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza. R.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. R.
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza. R.
Seconda Lettura
Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della venuta di Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
1Ts 3,12-4,2
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia.
Vangelo
La vostra liberazione è vicina.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
RispondiEliminaANGELUS 28 novembre 2021
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo della Liturgia di oggi, prima domenica di Avvento, cioè la prima domenica di preparazione al Natale, ci parla della venuta del Signore alla fine dei tempi. Gesù annuncia eventi desolanti e tribolazioni, ma proprio a questo punto ci invita a non avere paura. Perché? Perché andrà tutto bene? No, ma perché Egli verrà. Gesù tornerà, Gesù verrà, lo ha promesso. Dice così: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). È bello ascoltare questa Parola di incoraggiamento: risollevarci e alzare il capo perché proprio nei momenti in cui tutto sembra finito il Signore viene a salvarci; attenderlo con gioia anche nel cuore delle tribolazioni, nelle crisi della vita e nei drammi della storia. Attendere il Signore. Ma come si fa ad alzare il capo, a non farci assorbire dalle difficoltà, dalle sofferenze, dalle sconfitte? Gesù ci indica la via con un richiamo forte: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano […]. Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).
“Vegliate”, la vigilanza. Fermiamoci su questo aspetto importante della vita cristiana. Dalle parole di Cristo vediamo che la vigilanza è legata all’attenzione: state attenti, vigilate, non distraetevi, cioè restate svegli! Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. Fare attenzione perché si può essere “cristiani addormentati” – e noi sappiamo: ce ne sono tanti di cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali – cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare – pregano come dei pappagalli – senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo. Cristiani che guardano sempre dentro, incapaci di guardare all’orizzonte. E questo porta a “sonnecchiare”: tirare avanti le cose per inerzia, a cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo. E questa è una vita triste, andare avanti così… non c’è felicità lì.
Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita (cfr v. 34). Gli affanni della vita ci appesantiscono. Oggi, dunque, è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente? Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia. Il Libro dei Proverbi dice: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Custodire il cuore: questo significa vigilare, vegliare! Siate svegli, custodisci il tuo cuore.
--->E aggiungiamo un ingrediente essenziale: il segreto per essere vigilanti è la preghiera. Gesù infatti dice: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36). È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza. Anche nelle giornate più piene, non tralasciamo la preghiera. Adesso stavo vedendo, nel programma “A sua immagine”, una bella riflessione sulla preghiera: ci aiuterà, guardarla ci farà bene. Può esserci di aiuto la preghiera del cuore, ripetere spesso brevi invocazioni. In Avvento, abituarci a dire, ad esempio: “Vieni, Signore Gesù”. Soltanto questo, ma dirlo: “Vieni, Signore Gesù”. Questo tempo di preparazione al Natale è bello: pensiamo al presepio, pensiamo al Natale, e diciamo dal cuore: “Vieni, Signore Gesù, vieni”. Ripetiamo questa preghiera lungo tutta la giornata, e l’animo resterà vigile! “Vieni, Signore Gesù”: è una preghiera che possiamo dire tre volte, tutti insieme. “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”.
EliminaE ora preghiamo la Madonna: lei, che ha atteso il Signore con cuore vigilante, ci accompagni nel cammino dell’Avvento
FAUSTI – Il segno della Croce illumina tutta la storia. Essa è un cammino che ha come termine la manifestazione piena della Misericordia di Dio che ci viene incontro. E' molto importante sapere qual è il fine della vicenda umana. Poiché l'uomo non è ciò che è , ma ciò che diviene.
RispondiEliminaE diviene ciò verso cui va,e va verso ciò che ama. Di natura “eccentrica”, egli è il viator, ha il suo centro fuori di sé, e verso di esso necessariamente tende.
Per questo, insoddisfatto di tutto, è sempre in ricerca e in attesa di qualcosa di nuovo.
Alla fine sarà ciò che attende , perché attende ciò che ama.
L'angoscia di chi non si aspetta nulla, oggi così diffusa, è il posto vuoto di Dio.
Nessun idolo può occuparlo. Si frantuma come Dagon , davanti alla presenza (1 Sam 5,1).
All'attesa dell'uomo corrisponde l'Avvento di Dio.
Egli colma il nostro desiderio con il dono della Sua Realtà.
La storia umana è un tendere inquieto a Lui, nostro luogo naturale, si placa solo nell'incontro con Lui. Siamo fatti per Lui, perchè Lui si è fatto per noi . Ma quando e come viene a noi?
Il Vangelo ce lo rivela : tre sono le Sue venute : quella passata, che si compie nel cammino di morte e resurrezione; quella presente, che si attua nel nostro essere associati al Suo mistero;
quella futura anticipata per ciascuno nella morte ed estesa a tutti alla fine del mondo.
La Sua prima venuta, è il “modulo” di ogni storia personale e collettiva, presente e futura.
In Lui si è già compiuto il tempo : il Suo destino di Figlio dell'uomo è quello di ogni uomo e dell' umanità intera, che in Lui si ricapitola.
Il Suo Avvento , quindi, non è da restringere al tempo finale : dà invece ad ogni tempo il suo valore definitivo, associandolo al mistero del Figlio dell'uomo.
La Sua Morte e Resurrezione, cuore del presente e del futuro, ci dà la chiave di lettura della storia.
La Sua venuta passata determina la nostra fede ; quella futura la nostra speranza ;
quella presente la nostra carità.
Il passato e il futuro stanno al presente come la memoria e il progetto all'azione.
Il presente, come è spinto dal passato verso il suo futuro, così è da questo attirato secondo una memoria amata che si è fatta progetto desiderato.
Per l'intelligenza è più importante il passato, per la volontà il futuro.
Ma ambedue hanno la loro realtà al presente, in cui si congiungono e danno significato e senso all'azione umana.
Questo brano è costruito su una contrapposizione .
Da una parte i grandi sconvolgimenti cosmici e gli uomini che muoiono della loro paura di morire , dall' altra la Parola del Signore che dà fiducia e garantisce che proprio qui avviene la nostra liberazione. La venuta del Figlio dell'uomo non è qualcosa di tremendo. E' il compimento di ogni desiderio : l'incontro con il Signore.
La nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio , e quando apparirà Cristo, la nostra Vita, anche noi saremo manifestati con Lui nella Gloria (Col. 3,3).
Colui che ama il Signore , grida : “Maranà – tha . Vieni, o Signore” E lo Sposo dice il Suo sì :”Sì, verrò presto” (Ap 22,17...).
Gli sconvolgimenti cosmici - e la nostra stessa morte – sono eventi naturali.
Il loro carattere tragico è dovuto al nostro peccato, che ce li fa leggere con gli occhiali della nostra paura e ci fa agire di conseguenza.
In realtà andiamo incontro a Colui che viene a darci il Regno , ed è il “Fine” stesso della creazione.
Allora la storia avrà raggiunto il suo compimento.
--->-> Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli ci confermerà fino alla fine , irreprensibili nel giorno del Signore Gesù Cristo : fedele è Dio, dal quale siamo stati chiamati alla comunione del Figlio Suo Gesù Cristo, Signore Nostro (1 Cor 1,7-9).
EliminaIl giorno ultimo, sia personale che collettivo, è sempre improvviso.
Così Dio vuole, perché viviamo ogni presente in modo sensato, come preparazione all'incontro con Lui : “Vigilate, in ogni momento, pregando”.
Ogni istante infatti è gravido di futuro. Nessun momento è neutro : è l'opportunità in cui si gioca la fedeltà e la testimonianza. Pregare, ( in greco = aver bisogno) è necessario, perché l'uomo è bisogno di Dio, è precario, vive della Sua grazia. Se la vigilanza è il contrario del cuore appesantito, la preghiera è il cibo, la bevanda e la gioia di cui si nutre il cuore sveglio. E' infatti la comunione di figlio col Padre. La vigilanza e la preghiera ci fan stare diritti: è anzi il nostro alzare il capo davanti a Colui che viene, non come giudice, ma come fratello.