venerdì 2 maggio 2025

C - 3 DOMENICA DI PASQUA


 

8 commenti:

  1. Antifona
    Acclamate Dio, voi tutti della terra,
    cantate la gloria del suo nome,
    dategli gloria con la lode. Alleluia. (Sal 65,1-2)

    Esulti sempre il tuo popolo, o Dio,
    per la rinnovata giovinezza dello spirito,
    e come ora si allieta per la ritrovata dignità filiale,
    così attenda nella speranza il giorno glorioso della risurrezione.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo
    O Padre, che hai risuscitato il tuo Cristo
    e lo hai costituito capo e salvatore,
    accresci in noi la luce della fede,
    perché nei segni sacramentali della Chiesa
    riconosciamo la presenza del Signore risorto
    che continua a manifestarsi ai suoi discepoli.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.


    Prima Lettura
    Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 5,27b-32.40b-41

    In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
    Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
    Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 29 (30)
    R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
    non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
    Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli ìnferi,
    mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R.

    Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
    della sua santità celebrate il ricordo,
    perché la sua collera dura un istante,
    la sua bontà per tutta la vita.
    Alla sera ospite è il pianto
    e al mattino la gioia. R.

    Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
    Signore, vieni in mio aiuto!».
    Hai mutato il mio lamento in danza.
    Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R.


    Seconda Lettura
    L’Agnello, che è stato immolato,è degno di ricevere potenza e ricchezza.
    Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Ap 5,11-14

    Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
    «L’Agnello, che è stato immolato,
    è degno di ricevere potenza e ricchezza,
    sapienza e forza,
    onore, gloria e benedizione».
    Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
    «A Colui che siede sul trono e all’Agnello
    lode, onore, gloria e potenza,
    nei secoli dei secoli».
    E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen».
    E gli anziani si prostrarono in adorazione.

    Parola di Dio.





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    1. Alleluia, alleluia.

      Cristo è risorto, Lui che ha creato il mondo,
      e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.

      Alleluia.

      Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro,così pure il pesce.
      Dal Vangelo secondo Giovanni
      Gv 21,1-19

      In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
      Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
      Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
      Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

      Parola del Signore.

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  2. PAPA FRANCESCO

    REGINA CAELI
    Piazza San Pietro
    Domenica, 1° maggio 2022



    Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

    Il Vangelo della Liturgia odierna (Gv 21,1-19) racconta la terza apparizione di Gesù risorto agli apostoli. È un incontro che avviene presso il lago di Galilea e coinvolge soprattutto Simon Pietro. Tutto inizia con lui che dice agli altri discepoli: «Io vado a pescare» (v. 3). Niente di strano, era un pescatore, ma aveva abbandonato questo mestiere da quando, proprio sulla riva di quel lago, aveva lasciato le reti per seguire Gesù. E ora, mentre il Risorto si fa attendere, Pietro, forse un po’ sfiduciato, propone agli altri di tornare alla vita di prima. E gli altri accettano: «Veniamo anche noi con te». Ma «quella notte non presero nulla» (v. 3).

    Può succedere anche a noi, per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto, per accontentarci di qualcos’altro. Ad esempio, non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane. Ma, così facendo, ci si ritrova delusi: era proprio la delusione che aveva Pietro, con le reti vuote, come lui. È una strada che ti porta indietro e non ti soddisfa.

    E Gesù, che cosa fa con Pietro? Torna ancora sulla riva del lago dove aveva scelto lui, Andrea, Giacomo e Giovanni, tutti e quattro li aveva scelti lì. Non fa rimproveri – Gesù non rimprovera, tocca il cuore, sempre – ma chiama i discepoli con tenerezza: «Figlioli» (v. 5). Poi li invita, come un tempo, a gettare di nuovo le reti, con coraggio. E ancora una volta le reti si riempiono all’inverosimile. Fratelli e sorelle, quando nella vita abbiamo le reti vuote, non è tempo di piangerci addosso, di svagarci, di tornare a vecchi passatempi. È tempo di ripartire con Gesù, è tempo di trovare il coraggio di ricominciare, è tempo di riprendere il largo con Gesù. Tre verbi: ripartire, ricominciare, riprendere il largo. Sempre, davanti a una delusione, o a una vita che ha perso un po’ il senso – “oggi sento che sono andato indietro...” – riparti con Gesù, ricomincia, riprendi il largo! Lui ti sta aspettando. E pensa solo a te, a me, a ognuno di noi.

    Pietro aveva bisogno di quella “scossa”. Quando sente Giovanni gridare: «È il Signore!» (v. 7), lui subito si tuffa in acqua e nuota verso Gesù. È un gesto di amore, perché l’amore va oltre l’utile, il conveniente e il dovuto; l’amore genera stupore, ispira slanci creativi, gratuiti. Così, mentre Giovanni, il più giovane, riconosce il Signore, è Pietro, più anziano, a tuffarsi incontro a Lui. In quel tuffo c’è tutto lo slancio ritrovato di Simon Pietro.

    Cari fratelli e sorelle, oggi Cristo risorto ci invita a uno slancio nuovo, tutti, ognuno di noi, ci invita a tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri. Perché? Non aspettare gli altri, perché per andare incontro a Gesù bisogna sbilanciarsi. Bisogna sbilanciarsi con coraggio, riprendere, e riprendere sbilanciandosi, rischiare. Chiediamoci: sono capace di qualche scatto di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, o nella paura? Buttarsi, tuffarsi. Questa è la parola di oggi di Gesù.

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    1. -->Poi, alla fine di questo episodio, Gesù rivolge a Pietro, per tre volte, la domanda: «Mi ami?» (vv. 15.16). Il Risorto lo chiede anche a noi oggi: Mi ami? Perché a Pasqua Gesù vuole che anche il nostro cuore risorga; perché la fede non è questione di sapere, ma di amore. Mi ami?, chiede Gesù a te, a me, a noi, che abbiamo le reti vuote e abbiamo tante volte paura di ricominciare; a te, a me, a tutti noi, che non abbiamo il coraggio di tuffarci e abbiamo perso forse lo slancio. Mi ami?, chiede Gesù. Da allora, Pietro smise per sempre di pescare e si dedicò al servizio di Dio e dei fratelli, fino a dare la vita qui, dove ci troviamo adesso. E noi, vogliamo amare Gesù?

      La Madonna, che ha detto prontamente “sì” al Signore, ci aiuti a ritrovare lo slancio del bene.

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  3. SANTO PADRE BENEDETTO XVI - 15 aprile 2010
    ...Essere in comunione con CRISTO è essere in un cammino, salire con CRISTO, è sequela di CRISTO, è questa salita in alto, è seguire l'archegos, colui che è già passato, che ci precede e ci mostra la strada.
    Qui, evidentemente, è importante che ci venga detto dove arriva CRISTO e dove dobbiamo arrivare anche noi: hypsosen - in alto - salire alla destra del Padre. Sequela di CRISTO non è soltanto imitazione delle sue virtù, non è solo vivere in questo mondo, per quanto ci è possibile, simili a CRISTO, secondo la sua parola, ma è un cammino che ha una meta. E la meta è la destra del Padre. C'è questo cammino di GESÙ, questa sequela di GESÙ che termina alla destra del Padre. All'orizzonte di tale sequela appartiene tutto il cammino di GESÙ, anche l'arrivare alla destra del Padre.
    In questo senso la meta di questo cammino è la vita eterna alla destra del Padre in comunione con CRISTO. Noi oggi abbiamo spesso un po' paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il Cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita. Dobbiamo capire di nuovo che il Cristianesimo rimane un “frammento” se non pensiamo a questa meta, che vogliamo seguire l'archegos all'altezza di Dio, alla gloria del Figlio che ci fa figli nel Figlio e dobbiamo di nuovo riconoscere che solo nella grande prospettiva della vita eterna il Cristianesimo rivela tutto il senso. Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c'è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo. ...La parola, la frase che vorrei proporre alla comune meditazione è questa grande affermazione di san PIETRO: “Bisogna OBBEDIRE A DIO invece che agli uomini” (At 5,29). San PIETRO sta davanti alla suprema istituzione religiosa, alla quale normalmente si dovrebbe OBBEDIRE, ma Dio sta al di sopra di questa istituzione e Dio gli ha dato un altro “ordinamento”: deve OBBEDIRE A DIO. L'OBBEDIENZA A DIO è la LIBERTÀ, l'OBBEDIENZA A DIO gli dà la LIBERTÀ di opporsi all'istituzione.
    E qui gli esegeti attirano la nostra attenzione sul fatto che la risposta di san PIETRO al Sinedrio è quasi fino ad verbum identica alla risposta di Socrate al giudizio nel tribunale di Atene. Il tribunale gli offre la LIBERTÀ, la LIBERAZIONE, a condizione però che non continui a ricercare Dio. Ma cercare Dio, la ricerca di Dio è per lui un mandato superiore, viene da Dio stesso. E una LIBERTÀ comprata con la rinuncia al cammino verso Dio non sarebbe più LIBERTÀ. Quindi deve OBBEDIRE non a questi giudici - non deve comprare la sua vita perdendo se stesso - ma deve OBBEDIRE A DIO. L'OBBEDIENZA A DIO ha il primato.
    Qui è importante sottolineare che si tratta di OBBEDIENZA e che è proprio l'OBBEDIENZA che dà LIBERTÀ. Il tempo moderno ha parlato della LIBERAZIONE dell'uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della LIBERAZIONE dall'OBBEDIENZA A DIO. L'OBBEDIENZA non dovrebbe più esserci, l'uomo è LIBERO, è autonomo: nient'altro. Ma questa autonomia è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l'uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione, la condivisione della LIBERTÀ è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un'istanza accessibile all'uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l'ultima parola alla quale dobbiamo OBBEDIRE. E questo consenso — lo sappiamo dalla storia del secolo scorso — può essere anche un “consenso nel male”.
    Così vediamo che la cosiddetta autonomia non LIBERA veramente l'uomo. L'OBBEDIENZA verso Dio è la LIBERTÀ, perché è la VERITÀ, è l'istanza che si pone di fronte a tutte le istanze umane.


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    1. ->Nella storia dell'umanità queste parole di PIETRO e di Socrate sono il vero faro della LIBERAZIONE dell'uomo, che sa vedere Dio e, in nome di Dio, può è deve OBBEDIRE non tanto agli uomini, ma a Lui e LIBERARSI, così, dal positivismo dell'OBBEDIENZA umana.
      Le dittature sono state sempre contro questa OBBEDIENZA A DIO.
      La dittatura nazista, come quella marxista, non possono accettare un Dio che sia al di sopra del potere ideologico; e la LIBERTÀ dei martiri, che riconoscono Dio, proprio nell’OBBEDIENZA al potere divino, è sempre l'atto di LIBERAZIONE nel quale giunge a noi la LIBERTÀ di CRISTO....
      E infine una parola del Vangelo, dove ci viene detto che chi crede avrà la vita eterna (cfr Gv 3,36). Nella fede, in questo “trasformarsi” che la penitenza dona, in questa conversione, in questa nuova strada del vivere, arriviamo alla vita, alla vera vita.
      E qui mi vengono in mente due altri testi. Nella “Preghiera sacerdotale” il Signore dice: questa è la vita, conoscere te e il tuo consacrato (cfr Gv 17,3). Conoscere l'essenziale, conoscere la Persona decisiva, conoscere Dio e il suo Inviato è vita, vita e conoscenza, conoscenza di realtà che sono la vita.

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  4. OMELIA DI S.G. PAOLO II - 26/4/1998
    1. "E' il Signore!" (Gv 21, 7). Questa esclamazione dell'apostolo Giovanni pone in risalto l'intensa emozione provata dai DISCEPOLI nel riconoscere GESÙ RISORTO, apparso loro per la terza volta sulle rive del mare di Tiberiade.
    Giovanni si fa come portavoce dei sentimenti di PIETRO e degli altri APOSTOLI di fronte alla presenza del Signore risuscitato. Dopo una lunga notte di solitudine e di fatica, arriva l'alba e la sua apparizione cambia radicalmente ogni cosa: il buio è vinto dalla luce, il lavoro infruttuoso diviene pesca facile ed abbondante, il senso di stanchezza e di solitudine si trasforma in gioia e pace.
    Da allora questi stessi sentimenti animano la CHIESA. Se ad uno sguardo superficiale può a volte sembrare che le tenebre del male e la fatica del vivere quotidiano abbiano il sopravvento, la CHIESA sa con certezza che su quanti seguono CRISTO risplende ormai intramontabile la luce della Pasqua. Il grande ANNUNCIO della Risurrezione infonde nei cuori dei CREDENTI un'intima gioia ed una rinnovata speranza.
    2. Il Libro degli Atti degli APOSTOLI, che la Liturgia ci fa rileggere durante questo tempo pasquale, descrive la vitalità missionaria, ricca di gioia, da cui era animata la Comunità cristiana delle origini, pur tra difficoltà ed ostacoli d'ogni tipo. Questa stessa vitalità si è prolungata nei secoli grazie all'azione dello SPIRITO SANTO ed alla cooperazione docile e generosa dei CREDENTI.
    Leggiamo oggi nella prima lettura: "Di questi fatti siamo TESTIMONI noi e lo SPIRITO SANTO" (At 5,32). Lo SPIRITO SANTO vivifica l'impegno APOSTOLICO dei DISCEPOLI di CRISTO, sostenendoli nelle prove, illuminandoli nelle scelte, assicurando efficacia al loro ANNUNCIO del mistero pasquale.
    3. CRISTO è veramente RISORTO! Alleluia! Anche oggi la CHIESA continua a proporre lo stesso ANNUNCIO festoso. "CRISTO è veramente RISORTO!", queste parole sono un grido di gioia ed un invito alla speranza. Se CRISTO è RISORTO, osserva san Paolo, la nostra fede non è vana. Se con CRISTO noi siamo morti, con Lui siamo risorti: dobbiamo quindi ora vivere da risorti.
    ...In questa terza Domenica di Pasqua, facciamo nostre le parole della liturgia celeste riportate dall'Apocalisse. Mentre contempliamo la gloria del RISORTO, chiediamo al Signore che alla vostra Comunità sia concesso di contare su di un futuro più sereno e ricco di speranza. Il Signore renda ciascuno sempre più consapevole della sua missione al servizio del Vangelo.
    Carissimi Fratelli e Sorelle, il CRISTO RISORTO vi doni il coraggio dell'amore; vi renda suoi TESTIMONI! Vi riempia del suo Spirito affinché, con tutta la CHIESA, sostenuti dall'intercessione di Maria, possiate proclamare il cantico di gloria dei redenti: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza" (Ap 5, 13). Amen!

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  5. FAUSTI
    “Mi ami?” Sono le Parole di Gesù, morto e risorto, a Pietro.
    Ognuno le sente rivolte a sé, come fine o, meglio, principio di tutto il Vangelo.
    Gesù chiede a Pietro se lo ama “più” degli altri per ridimensionare la sua pretesa di essere migliore degli altri.
    Ma non solo : l'amore ha come molla il “più”.
    L'amore è sempre un di “più” - se non cresce , diminuisce – nell'umiltà e nella dedizione.
    E' la nostra partecipazione al “ magis , più” della maestà del Dio Amore , a immagine del quale siamo creati.
    Il nostro cuore infatti è spinto dal desiderio insaziabile di un di più senza fine.
    Ciò che finisce è finito, ma non perfetto.
    Questo “di più”, marchio divino dell'uomo, è il suo tormentoso destino, di felicità o di dannazione : segna il progresso della sua storia se investito nell'amore ,e il regresso se investito nell'egoismo.
    La risposta affermativa di Pietro non si fonda sulla sua sicurezza di dare la vita per Gesù.
    Si fonda su quanto il Signore sa : gli aveva predetto la sua defezione , ma pure che lo avrebbe seguito più tardi.
    Per la terza volta gli è confermata la fiducia.
    Quest'ultima risposta di Gesù sintetizza le altre due : dice”pasci” come la prima volta e “le mie pecore” come la seconda . Pietro , con e come il pastore bello, pasce le sue pecore nell'amore, perchè ci sia un solo gregge libero, un solo pastore.La parola “pascere” è in connessione con la pastura, il cibo da procurare al gregge.
    Il vero cibo è la Carne di Colui che ha dato la Vita per i fratelli.
    Parola e Pane sono il cibo da garantire :quella Parola che si è fatta Pane e quel Pane che la Parola stessa dà.
    Pietro deve condurre il gregge a quel pascolo dove il Signore è Pastore e pastura.
    Gesù parla sempre di “miei”agnelli e “mie” pecore.
    Agnelli e pecore sono sempre e solo del Figlio e del Padre, non di Pietro. Il gregge è di Dio stesso, che comunica a tutti e a ciascuno la Gloria. Il servizio di Pietro è dare l'esempio e conservare l'unità nella diversità.infatti l'essere “uno” nell'amore è la testimonianza al mondo della Gloria.
    Egli ha l'iniziativa della missione e conserva l'unione , perchè non si laceri l'essere “uno” dei salvati.
    Nell'episodio ascoltato c'é come il ripetersi successivo di quell'ondata che Gesù ha messo in moto : ora essa si ripercuote nei discepoli e, tramite loro, si allarga all'infinito, vivificando del suo Spirito il mondo intero.
    Ora i discepoli sono all'opera . Non sono più di sera e al chiuso in Gerusalemme, ma di mattina e all'aperto sul Lago di Tiberiade, luogo della vita quotidiana, loro e di Gesù.
    Il tempo e il luogo sono significativi : l'alba è il limite tra notte e giorno, il litorale è il limite tra mare e terra.
    Alba e litorale sono il tempo e il luogo tipico dell'uomo, posto tra due realtà contrarie, chiamato a varcare la soglia dalla tenebra alla luce, dalla morte alla vita.
    I discepoli sono usciti da dove il Signore ha lavato loro i piedi e affrontano con Lui e come Lui il mondo.
    Dopo il dono di Gesù che li ha amati fino a dare se stesso ed è tornato mostrandosi vincitore della morte e principe della vita, inizia il giorno del Signore :è ogni giorno, da vivere ormai nell'amore del Padre e dei fratelli.
    Per questo i sette vanno a “pescare uomini per la vita”.
    Come ha fatto Gesù , anch'essi strappano i fratelli dall'acqua dove annegano, per comunicare loro la sorgente d'acqua viva.
    Come era stato promesso, la Gloria che il Padre ha dato al Figlio, questi l'ha data ai discepoli.
    Ora anche per Pietro l'andarsene dal mondo non sarà più un morire, ma un glorificare Dio, manifestando in sé il Suo Amore.

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