venerdì 9 maggio 2025

C - 4 DOMENICA DI PASQUA


 

7 commenti:

  1. Antifona
    Dell’amore del Signore è piena la terra;
    dalla sua parola furono fatti i cieli. Alleluia. (Sal 32,5-6)

    Dio onnipotente e misericordioso,
    guidaci al possesso della gioia eterna,
    perché l'umile gregge dei tuoi fedeli
    giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    O Dio, fonte della gioia e della pace,
    che hai affidato al potere regale del tuo Figlio
    le sorti degli uomini e dei popoli,
    sostienici con la forza del tuo Spirito,
    perché non ci separiamo mai dal nostro pastore
    che ci guida alle sorgenti della vita.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.


    Prima Lettura
    Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 13,14.43-52

    In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
    Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
    Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: "Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra"».
    Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 99 (100)
    R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
    servite il Signore nella gioia,
    presentatevi a lui con esultanza. R.

    Riconoscete che solo il Signore è Dio:
    egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
    suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

    Perché buono è il Signore,
    il suo amore è per sempre,
    la sua fedeltà di generazione in generazione. R.


    Seconda Lettura
    L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
    Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Ap 7,9.14b-17

    Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
    E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
    Non avranno più fame né avranno più sete,
    non li colpirà il sole né arsura alcuna,
    perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
    sarà il loro pastore
    e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
    E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

    Parola di Dio.

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    1. Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Io sono il buon pastore, dice il Signore,
      conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)

      Alleluia.


      Vangelo
      Alle mie pecore io do la vita eterna.
      Dal Vangelo secondo Giovanni
      Gv 10,27-30

      In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
      Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
      Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

      Parola del Signore.

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  2. PAPA FRANCESCO

    REGINA CAELI 8 maggio 2022
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Il Vangelo della Liturgia di oggi ci parla del legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi (cfr Gv 10,27-30). Per farlo, Gesù utilizza un’immagine tenera, un’immagine bella, quella del pastore che sta con le pecore. E la spiega con tre verbi: «Le mie pecore – dice Gesù – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (v. 27). Tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire. Vediamo questi tre verbi.

    Anzitutto le pecore ascoltano la voce del pastore. L’iniziativa viene sempre dal Signore; tutto parte dalla sua grazia: è Lui che ci chiama alla comunione con Lui. Ma questa comunione nasce se noi ci apriamo all’ascolto; se rimaniamo sordi non ci può dare questa comunione. Aprirsi all’ascolto perché ascoltare significa disponibilità, significa docilità, significa tempo dedicato al dialogo. Oggi siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dover sempre dire e fare qualcosa, anzi quante volte due persone stanno parlando e una non aspetta che l’altra finisca il pensiero, la taglia a metà cammino, risponde… Ma se non la si lascia parlare, non c’è ascolto. Questo è un male del nostro tempo. Oggi siamo travolti dalle parole, dalla fretta di dover sempre dire qualcosa, abbiamo paura del silenzio. Quanta fatica si fa ad ascoltarsi! Ascoltarsi fino alla fine, lasciare che l’altro si esprima, ascoltarsi in famiglia, ascoltarsi a scuola, ascoltarsi al lavoro, e persino nella Chiesa! Ma per il Signore anzitutto occorre ascoltare. Lui è la Parola del Padre e il cristiano è figlio dell’ascolto, chiamato a vivere con la Parola di Dio a portata di mano. Chiediamoci oggi se siamo figli dell’ascolto, se troviamo tempo per la Parola di Dio, se diamo spazio e attenzione ai fratelli e alle sorelle. Se sappiamo ascoltare fino a che l’altro si possa esprimere fino alla fine, senza tagliare il suo discorso. Chi ascolta gli altri, sa ascoltare anche il Signore, e viceversa. E sperimenta una cosa molto bella, cioè che il Signore stesso ascolta: ci ascolta quando lo preghiamo, quando ci confidiamo con Lui, quando lo invochiamo.

    Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce. Ecco il secondo verbo, che riguarda il buon pastore: Egli conosce le sue pecore. Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire anche amare. Vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. La via per scoprire l’amore del Signore è ascoltarlo. Allora il rapporto con Lui non sarà più impersonale, freddo o di facciata. Gesù cerca una calda amicizia, una confidenza, un’intimità. Vuole donarci una conoscenza nuova e meravigliosa: quella di saperci sempre amati da Lui e quindi mai lasciati soli a noi stessi. Stando con il buon pastore si vive l’esperienza di cui parla il Salmo: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,4). Soprattutto nelle sofferenze, nelle fatiche, nelle crisi che sono il buio: Lui ci sostiene attraversandole con noi. E così, proprio nelle situazioni difficili, possiamo scoprire di essere conosciuti e amati dal Signore. Chiediamoci allora: io mi lascio conoscere dal Signore? Gli faccio spazio nella mia vita, gli porto quello che vivo? E, dopo tante volte in cui ho sperimentato la sua vicinanza, la sua compassione, la sua tenerezza, che idea ho io del Signore? Il Signore è vicino, il Signore è buon pastore.

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    1. --->Infine, il terzo verbo: le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono: ascoltano, si sentono conosciute dal Signore e seguono il Signore, che è il loro pastore. E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione. Va a cercare chi è perduto (cfr Lc 15,4), si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle. E io? Mi lascio solo amare da Gesù e dal lasciarci amare passo ad amarlo, all’imitarlo? La Vergine Santa ci aiuti ad ascoltare Cristo, a conoscerlo sempre di più e seguirlo sulla via del servizio. Ascoltare, conoscerlo e seguirlo.



      Dopo il Regina Caeli

      Cari fratelli e sorelle,

      Ieri a San Ramón (Perù) è stata beatificata María Agostina Rivas López, detta Aguchita, religiosa della Congregazione di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore, uccisa in odio alla fede nel 1990. Questa eroica missionaria, pur sapendo di rischiare la vita, è sempre rimasta vicina ai poveri, specialmente alle donne indigene e contadine, testimoniando il Vangelo della giustizia e della pace. Il suo esempio possa suscitare in tutti il desiderio di servire Cristo con fedeltà e coraggio. Un applauso alla nuova Beata.

      Si celebra oggi la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che ha per tema «Chiamati a edificare la famiglia umana». In ogni Continente, le comunità cristiane invocano dal Signore il dono delle vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, alla scelta missionaria e al matrimonio. Questa è la giornata in cui sentirci tutti, in quanto battezzati, chiamati a seguire Gesù, a dirgli di sì, a imitarlo per scoprire la gioia di dare la vita, di servire con gioia e slancio il Vangelo. In questo contesto, desidero formulare i miei auguri ai nuovi presbiteri della diocesi di Roma, che sono stati ordinati questa mattina nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

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  3. BENEDETTO XVI – GESU' DI NAZARET - “IO SONO IL BUON PASTORE”
    (Gv 10,10) ...Il ladro viene “ per rubare, uccidere e distruggere” Vede le pecore come una cosa di sua proprietà, che possiede e sfrutta per sé. Gli importa soltanto di se stesso, tutto esige soltanto per lui. Al contrario il vero pastore non toglie la vita, bensì la dà . “ Io sono venuto perchè abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”
    ...Gesù promette di mostrare alle pecore il “pascolo” ciò di cui vivono, di condurle davvero alle sorgenti della vita. Possiamo qui ascoltare, come risonanza , le parole del Salmo 23 “Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce... Davanti a me tu prepari una mensa... felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita...” In modo ancora più immediato vi risuona il discorso del pastore di Ezechiele : “ Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele” (34,14)... Gesù come Verbo incarnato di Dio è Egli stesso non solo il pastore, ma anche il nutrimento, il vero “pascolo” dona la vita dando se stesso, Lui che è la Vita.
    ...Alla luce del Salmo 23 “...Se dovessi camminare in una valle oscura , non temerei alcun male....Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni “ Riconobbero in Cristo il Buon Pastore che guida attraverso le valli oscure della vita , il pastore che ha attraversato di persona la valle oscura della morte ; il pastore che conosce anche la via che attraversa la notte della morte e che non mi abbandona neppure in quell'ultima solitudine conducendomi fuori da quella valle verso i pascoli erbosi della vita, nel luogo “del refrigerio, della luce , della pace” Clemente di Alessandria ha espresso questa fiducia nella guida del pastore in versi che fanno percepire qualcosa di questa speranza e di questo ottimismo della Chiesa primitiva , spesso sofferente e ripetutamente perseguitata:
    “ Guida, o santo pastore, le tue pecore spirituali ;
    guida, o re, i tuoi bambini illesi.
    Le orme di Cristo sono il sentiero verso il cielo”.
    Naturalmente ai cristiani veniva in mente sia la parabola del pastore che segue la pecorella smarrita ( Lc 15), se la carica sulle spalle e la porta a casa, sia il discorso del pastore nel Vangelo di Giovanni. Per i padri, questi due elementi sono confluiti uno nell'altro : il pastore che si mette in cammino per cercare la pecorella smarrita è lo stesso Verbo Eterno , e la pecora che Egli si mette in spalla e che porta affettuosamente a casa è l'umanità, è la natura umana, che Egli ha assunto.
    Nella sua incarnazione e nella sua croce porta a casa la pecorella smarrita – l'umanità – porta anche me.
    Il Logos fattosi uomo è il vero “portatore della pecora” -
    il Pastore che ci segue tra le spine e i deserti della vita.
    Portati da lui, arriviamo a casa.
    Ha dato la vita per noi.
    Egli stesso è la Vita.

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  4. S FAUSTI - GESU' e' il Pastore/Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29), è venuto per liberare le pecore e dare loro la vita, la sua vita di Figlio.
    GESU' si identifica con il “Pastore Bello”.
    Per il pastore le pecore sono sue : gli appartengono e ne ha cura come della propria vita. Il mercenario , invece, è preoccupato del suo salario : le pecore sono a servizio della sua vita, non lui della loro. Per questo non si es-pone : agisce per vile interesse . Nel momento del pericolo fugge da chi lo ha seguito..
    Il lupo, nemico tradizionale del gregge, rappresenta le forze ostili del male.
    Gesù stesso ha mandato i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. Ogni epoca ha i suoi lupi. Talora hanno nome e cognome . Ma per lo più sono anonimi. Allora sono più insidiosi : indicano la mentalità diffusa, il falso modello di uomo, la “moda “ che serpeggia e fa strage all'interno del gregge. L'azione di rapire e disperdere è tipica del nemico, il diavolo : rapisce all'uomo la sua verità e lo fa fuggire dalla sua vita.
    Egli fa il contrario del Figlio , che è venuto per dare la vita e raccogliere tutti i dispersi, riunendoli a sé e al Padre.
    C'è una conoscenza,un'intimità, un amore reciproco tra Pastore e pecore.
    Chiama ciascuna per nome : “Ti ho chiamato per nome ; tu mi appartieni....sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo” (IS.43,1-4) Il rapporto di conoscenza e amore che c'è tra Gesù e ciascuno di noi è il medesimo che c'è tra il Padre e Lui :
    “ Come il Padre amò me, così io amai voi” (15,19).
    L'amore reciproco tra Padre e Figlio, il mistero che è la loro stessa vita,
    è il medesimo che circola tra noi e Lui.
    Il Figlio infatti non la tiene gelosamente per sé . Come la riceve, così la dona,
    come è amato dal Padre, così ama i fratelli.
    Giovanni non dice tanto che Gesù muore “al posto” delle pecore, quanto che egli dona loro la sua stessa vita. Sottolinea la trasmissione della “Gloria” dal Figlio ai fratelli.
    Ci sono anche altre pecore che non sono di questo recinto. “Questo recinto” è quello del tempio, in cui sta Israele. Ci sono altri “recinti” religiosi o laici , che tengono schiavo l'uomo.
    Il Figlio ha fratelli non solo nel popolo di Dio, ma dovunque : tutto è stato fatto per mezzo di lui, luce e vita di ogni uomo, che è figlio nel Figlio.
    Per questo il Padre ama il mondo (3,16) e il Figlio , Salvatore (4,42) e Luce del mondo (8,12), sarà innalzato non solo per radunare tutti i dispersi di Israele, ma per tutti i popoli.
    Gesù vuol condurre anche questi alla libertà.
    Il cristianesimo è di sua natura universale ( cattolico) : non esclude nessuno. Se si esclude qualcuno, si rinnega il Padre, che ama ciascuno, e il Figlio, che è come il Padre.
    Lo stesso concetto di “missione” non ha nulla a che fare con il proselitismo . È la spinta interiore del Figlio verso i fratelli.
    E' questo amore che lo fa Pastore dei suoi fratelli .
    Il Figlio non è venuto a fare un solo ovile, un recinto più grande dove imprigionare possibilmente tutti: tira fuori i fratelli da ogni gabbia, religiosa o meno, per farli vivere nella legge della libertà, che è l'amore e il servizio reciproco.
    L'unione tra le chiese e tra gli uomini – la Chiesa è destinata al mondo!- è la stessa che si ritrova in Dio . Nell'unico amore reciproco, Padre e Figlio sono uno, nella distinzione di ciascuno.
    Il Figlio ha dal Padre un unico comando : quello di dare la vita come la riceve, di amare come è amato. Sarà il comando che presto darà ai suoi discepoli (13,34) per farli partecipi della sua vita.
    La vita la perdiamo comunque. Ma non è un vuoto a perdere, da riempire il più possibile di cose che pure andranno perse.
    E' un vuoto da rendere, svuotato il più possibile dall'egoismo perchè si riempia d'amore.

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    1. https://salmiognigiorno.blogspot.com/2025/03/salmo-100-esultanza-di-chi-loda-dio.html

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