venerdì 25 gennaio 2019

C - 3 DOM.T.O.


4 commenti:

  1. FAUSTI – Con la storia di Israele Dio si è dissodato un pezzo della nostra terra, vi ha seminato la Sua Parola e l'ha coltivata. Essa è lentamente cresciuta ed è diventata un grande albero , dai frutti maturi : un albero di vita, che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese ; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni” (Ap 22,2). Il faticoso lavoro di Dio è giunto ora a compimento : in un punto e in un tempo precisi, Egli stesso ha aperto una breccia nel muro della nostra storia.
    Caduta l'ultima pietra che faceva da velo, si è dischiusa una via d'uscita dalla perdizione.Ma nessuno se ne è accorto. Sul momento neanche i più vicini! L'opera di Dio, piccola e puntuale, è rimasta soffocata dal frastuono di tutta la grande storia.
    Luca vuol prendere per mano ogni uomo e condurlo a quell'apertura : è la storia di Gesù,luogo in cui è stato abbattuto il muro. Attraverso questa porta l'uomo, con tutte le sue ferite e delusioni, con tutta la sua disperazione e angoscia, esce dalla prigione della morte e si affaccia alla luce della vita. Quello di Luca è un Vangelo “storico”, si fa carico della storia dell'uomo concreto e la apre alla salvezza, prima promessa, e ora realizzata in Gesù.
    Lui è il centro del tempo, l'oggi eterno di Dio per il mondo.
    Attraverso lui “ oggi la salvezza è entrata in questa casa” .
    Nel prologo Luca dà le sue credenziali di “storico della salvezza”.
    Parla di quelle cose che si compirono tra noi, trasmesse da testimoni oculari, divenuti “servitori della Parola”.
    Gesù nella potenza dello Spirito inizia il Suo ministero e inaugura l'anno giubilare in cui si vive la paternità di Dio nella fraternità tra gli uomini : è l'ingresso nella terra promessa.
    Egli si presenta come “compimento” della Parola di grazia, che porta la benedizione di Dio e realizza la promessa. L'evangelista vuol fare incontrare il suo lettore con questa Parola di grazia annunciata”oggi”.
    La Scrittura trova il suo compimento nell'orecchio di chi ascolta Gesù che l'annuncia : ciò che essa promette si annuncia come realizzato in Lui e l'ascolto della Sua Parola, ne è il pieno compimento nella fede, che fa accadere “anche qui” oggi ciò che Lui ha fatto a Cafarnao allora.
    Gesù ci appare fin dall'inizio più che scriba e profeta ; non solo spiega la Parola di Dio, ma l'attualizza. Questa attualizzazione non consiste nell'adattarla al proprio tempo, ma nel “renderla attuale”, rende la Sua vita attuale, contemporanea ad essa. Egli, il Figlio obbediente, è il compimento di ogni Parola. Così, anche per noi, attualizzare la Parola significa ascoltare il Vangelo. L'obbedienza ad esso, ci rende attuali all'oggi di Dio, odierni a Gesù, il Figlio, nel quale la storia di ogni Adamo trova compimento. A Dio è piaciuto salvare il mondo con l'annuncio evangelico. La Parola , mezzo debole e strumento di comunione libero, è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Rom 1,16).
    In questo discorso inaugurale abbiamo la spiegazione autentica del ministero di Gesù : quale il fine ( l'essere figli del Padre nell'essere fratelli tra noi ), quale il mezzo (l'ascolto della Parola del Padre), come agire ( nella forza dell'Amore, che è lo Spirito di Dio ), quando agire (oggi) e per chi (per chi ascolta).

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  2. VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 1,1-4; 4,14-21

    Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

    In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

    Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
    «Lo Spirito del Signore è sopra di me;
    per questo mi ha consacrato con l’unzione
    e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
    a proclamare ai prigionieri la liberazione
    e ai ciechi la vista;
    a rimettere in libertà gli oppressi,
    a proclamare l’anno di grazia del Signore».

    Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Immaginiamo di entrare anche noi nella sinagoga di Nazaret, il villaggio dove Gesù è cresciuto fino a circa trent'anni. Egli si alza per leggere la Sacra Scrittura. Poi, dopo un momento di silenzio pieno di attesa da parte di tutti, dice, tra lo stupore generale: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (v. 21). Evangelizzare i poveri: questa è la missione di Gesù, secondo quanto Lui dice; questa è anche la missione della Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa. Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. Si nota qui che Gesù indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno, anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società. Domandiamoci: che cosa significa evangelizzare i poveri? Significa anzitutto avvicinarli, significa avere la gioia di servirli, di liberarli dalla loro oppressione, e tutto questo nel nome e con lo Spirito di Cristo, perché è Lui il Vangelo di Dio, è Lui la Misericordia di Dio, è Lui la liberazione di Dio, è Lui chi si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. ( Angelus, 24 gennaio 2016)

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  3. PRIMA LETTURA
    Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso.
    Dal libro di Neemia 8,2-4a.5-6.8-10
    In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d'intendere; tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
    Parola di Dio.

    SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 18)
    R: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
    La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l'anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice. R.
    I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi. R.
    Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti. R.
    Ti siano gradite le parole della mia bocca;
    davanti a te i pensieri del mio cuore,
    Signore, mia roccia e mio redentore. R.

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  4. SECONDA LETTURA
    Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 12,12-30
    Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
    Parola di Dio.

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