venerdì 15 febbraio 2019

C - 6 DOM.T.O.


3 commenti:

  1. FAUSTI - “Beati” . È la buona notizia che Gesù ha dato ai poveri, ai quali annuncia il compimento della promessa. E' il giudizio di Dio sul mondo . Rivela il Suo modo di valutare la realtà, opposto al nostro, e il Suo modo di salvarci, così diverso da quello che noi pensiamo.
    Le Beatitudini costituiscono il manifesto del Regno di Dio, la Nuova Legge, codice di vita nuova per chi accoglie il Regno. Ad essa sono legati i frutti di vita e di salvezza.
    Questo proclama del Regno è quanto Gesù ha realizzato nella Sua Vita, culminata nella Sua Passione- Resurrezione per noi.
    Le Beatitudini per i poveri e le lamentazioni per i ricchi non vanno lette in chiave moralistica, quasi dicessero ciè che “deve” fare l'uomo. Dicono piuttosto cosa fa e come agisce Dio nella storia umana. Nella discesa dal monte, Mosè rivelò cosa doveva fare l'uomo , ora, nella discesa al piano, Gesù rivela cosa fa Dio stesso.
    E' importante saperlo, per poterlo ascoltare, accogliere e portare frutto!
    L'intento del proclama è rivelarci il Volto di Dio in Cristo, perché lascimo trasparire sul nostro la Gloria stessa del Suo, che è quello del Figlio obbediente.
    La Vita e l'opera di Gesù manifestano il vero volto di Dio che “nessuno ha mai visto”.(Gv1,18).
    Nel Suo mistero di morte/esaltazione, vediamo come Dio dona il Regno.
    Nella Sua Passione, Gesù, odiato, bandito, insultato, respinto e diffamato, solidarizza con i poveri e si identifica con loro, Luii che già prima era povero e affamato.
    Nella Sua Resurrezione realizza in prima persona la Beatitudine : identificando a Sé tutti i poveri, nella sazietà del banchetto Messianico e nel riso di vittoria.
    Il discorso di Luca è comprensibbile solo ai discepoli. E' una Parola indirizzata a chi, scoperto il tesoro, vuole viverne in pienezza i frutti, disposto ad abbandonare tutto ciò che è d'impedimento a questo. Gesù si rivolge a quei poveri reali, di tutti i tipi, dei quali si è preso cura.
    Il Suo “prendesi cura “ di ogni miseria è il Suo segno messianico.
    Sazierà col Suo Pane questi affamati e asciugherà con la Sua Consolazione le loro lacrime.
    Anche noi ascoltiamo la stessa Parola,perchè, nell'obbedienza a Lui, veniamo trasferiti e rapiti in Dio, in cui è offerta la salvezza a tutti i perduti.
    E' da notare il tempo presente della prima Beatitudine e della prima lamentazione.
    Già “ora” il Regno è dei poveri e già “ora” i ricchi se ne escludono con un surrogato di consolazione..Le altre due beatitudini/consolazioni sono al futuro semplice : sono rispettivamente i frutti/surrogati del Regno che matureranno nel futuro.
    Ciò significa che con Gesù la storia presente è definitiva, ma non chiusa, è anzi definitivamente aperta verso il suo termine di salvezza.
    Questa tensione presente/futuro, tra un ora e un dopo , è lo spazio stesso della storia, luogo di decisione dell'uomo per accogliere la libertà di Cristo.
    L'ultima beatitudine/lamentazione indica una situazione futura, ma che ben presto diventerà attuale, nel tempo della persecuzione.Allora sarà per il discepolo il suo presente di compertecipazione o meno alla Passione del Signore.
    Le Beatitudini si possono comprendere solo conoscendo Dio che è Amore per tutti i Suoi figli.
    La Sua gistizia è togliere a chi ha e dare a chi non ha, in modo che si viva in concreto la fraternità.
    Il nostro concetto di giustizia, : “a ciascuno il suo” si fonda sull'ingiustizia umana e ne codifica l'egoismo che la origina.
    E' utile notare che la distinzione poveri/ricchi è di facile lettura all'esterno.
    Difficilissima ne è la lettura all'interno del cuore dell'uomo : solo la Parola che vi penetra dentro discerne in noi tra la beatitudine e l'ahimé, recidendo dolorosamente in noi il male dal bene.
    Ognuno di noi è combattuto tra l'avere, il potere e l'apparire da una parte e la chiamata del Signore alla povertà , al servizio e all'umiltà dall'altra.

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  2. Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 6,17.20-26

    In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone.
    Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
    «Beati voi, poveri,
    perché vostro è il regno di Dio.
    Beati voi, che ora avete fame,
    perché sarete saziati.
    Beati voi, che ora piangete,
    perché riderete.
    Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.
    Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
    Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
    Ma guai a voi, ricchi,
    perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
    Guai a voi, che ora siete sazi,
    perché avrete fame.
    Guai a voi, che ora ridete,
    perché sarete nel dolore e piangerete.
    Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
    Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
    PAROLE DEL SANTO PADRE
    E questa è la maledizione più forte di quello che confida in se stesso o nelle forze, nelle possibilità degli uomini e non in Dio: perdere il nome. Come ti chiami? Conto numero tale, nella banca tale. Come ti chiami? Tante proprietà, tante ville, tanti... Come ti chiami? Le cose che abbiamo, gli idoli. E tu confidi in quello, e quest’uomo è maledetto”. Ci farà bene domandarci: dove è la mia fiducia? Nel Signore o sono un pagano, che confido nelle cose, negli idoli che io ho fatto? Questo non ci dà salvezza. (Santa Marta 20 marzo 2014)

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  3. 1 LETTURA Dal libro del profeta Geremia
    Ger 17,5-8

    Così dice il Signore: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore.
    Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
    Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti».


    Seconda Lettura

    Dalla Prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
    1 Cor 15,12.16-20

    Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è resurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
    Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

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