venerdì 11 febbraio 2022

C - 6 DOMENICA T.O.


 

5 commenti:


  1. Sii per me una roccia di rifugio,
    un luogo fortificato che mi salva.
    Tu sei mia rupe e mia fortezza:
    guidami per amore del tuo nome. (Cf. Sal 30,3-4)

    Colletta
    O Dio, che hai promesso di abitare
    in coloro che ti amano con cuore retto e sincero,
    donaci la grazia di diventare tua degna dimora.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.



    O Dio, Signore del mondo,
    che prometti il tuo regno ai poveri e agli oppressi
    e resisti ai potenti e ai superbi,
    concedi alla tua Chiesa
    di vivere secondo lo spirito delle beatitudini
    proclamate da Gesù Cristo, tuo Figlio.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.



    Prima Lettura
    Maledetto chi confida nell'uomo; benedetto chi confida nel Signore.
    Dal libro del profeta Geremìa
    Ger 17,5-8

    Così dice il Signore:
    «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
    e pone nella carne il suo sostegno,
    allontanando il suo cuore dal Signore.
    Sarà come un tamarisco nella steppa;
    non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
    in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
    Benedetto l'uomo che confida nel Signore
    e il Signore è la sua fiducia.
    È come un albero piantato lungo un corso d'acqua,
    verso la corrente stende le radici;
    non teme quando viene il caldo,
    le sue foglie rimangono verdi,
    nell'anno della siccità non si dà pena,
    non smette di produrre frutti».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 1
    R. Beato l'uomo che confida nel Signore.
    Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
    non resta nella via dei peccatori
    e non siede in compagnia degli arroganti,
    ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
    la sua legge medita giorno e notte. R.

    È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
    che dà frutto a suo tempo:
    le sue foglie non appassiscono
    e tutto quello che fa, riesce bene. R.

    Non così, non così i malvagi,
    ma come pula che il vento disperde;
    poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
    mentre la via dei malvagi va in rovina. R.

    Seconda Lettura
    Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede.
    Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corìnzi
    1 Cor 15,12.16-20

    Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è resurrezione dei morti?
    Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
    Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
    Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

    Parola di Dio.
    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
    perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. (Lc 6,23ab)

    Alleluia.

    Vangelo
    Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 6,17.20-26

    In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
    Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
    «Beati voi, poveri,
    perché vostro è il regno di Dio.
    Beati voi, che ora avete fame,
    perché sarete saziati.
    Beati voi, che ora piangete,
    perché riderete.
    Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.
    Rallegratevi in quel giorno ed esultate,
    perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
    Allo stesso modo infatti agivano
    i loro padri con i profeti.
    Ma guai a voi, ricchi,
    perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
    Guai a voi, che ora siete sazi,
    perché avrete fame.
    Guai a voi, che ora ridete,
    perché sarete nel dolore e piangerete.
    Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
    Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

    Parola del Signore.

    RispondiElimina
  2. FAUSTI - “Beati” . È la buona notizia che Gesù ha dato ai poveri, ai quali annuncia il compimento della promessa. E' il giudizio di Dio sul mondo . Rivela il Suo modo di valutare la realtà, opposto al nostro, e il Suo modo di salvarci, così diverso da quello che noi pensiamo.
    Le Beatitudini costituiscono il manifesto del Regno di Dio, la Nuova Legge, codice di vita nuova per chi accoglie il Regno. Ad essa sono legati i frutti di vita e di salvezza.
    Questo proclama del Regno è quanto Gesù ha realizzato nella Sua Vita, culminata nella Sua Passione- Resurrezione per noi.
    Le Beatitudini per i poveri e le lamentazioni per i ricchi non vanno lette in chiave moralistica, quasi dicessero cioè che “deve” fare l'uomo. Dicono piuttosto cosa fa e come agisce Dio nella storia umana. Nella discesa dal monte, Mosè rivelò cosa doveva fare l'uomo , ora, nella discesa al piano, Gesù rivela cosa fa Dio stesso.
    E' importante saperlo, per poterlo ascoltare, accogliere e portare frutto!
    L'intento del proclama è rivelarci il Volto di Dio in Cristo, perché lasciamo trasparire sul nostro la Gloria stessa del Suo, che è quello del Figlio obbediente.
    La Vita e l'opera di Gesù manifestano il vero volto di Dio che “nessuno ha mai visto”.(Gv1,18).
    Nel Suo mistero di morte/esaltazione, vediamo come Dio dona il Regno.
    Nella Sua Passione, Gesù, odiato, bandito, insultato, respinto e diffamato, solidarizza con i poveri e si identifica con loro, Lui che già prima era povero e affamato.
    Nella Sua Resurrezione realizza in prima persona la Beatitudine : identificando a Sé tutti i poveri, nella sazietà del banchetto Messianico e nel riso di vittoria.
    Il discorso di Luca è comprensibile solo ai discepoli. E' una Parola indirizzata a chi, scoperto il tesoro, vuole viverne in pienezza i frutti, disposto ad abbandonare tutto ciò che è d'impedimento a questo. Gesù si rivolge a quei poveri reali, di tutti i tipi, dei quali si è preso cura.
    Il Suo “prendersi cura “ di ogni miseria è il Suo segno messianico.
    Sazierà col Suo Pane questi affamati e asciugherà con la Sua Consolazione le loro lacrime.
    Anche noi ascoltiamo la stessa Parola, perchè, nell'obbedienza a Lui, veniamo trasferiti e rapiti in Dio, in cui è offerta la salvezza a tutti i perduti.
    E' da notare il tempo presente della prima Beatitudine e della prima lamentazione.
    Già “ora” il Regno è dei poveri e già “ora” i ricchi se ne escludono con un surrogato di consolazione.. Le altre due beatitudini/consolazioni sono al futuro semplice : sono rispettivamente i frutti/surrogati del Regno che matureranno nel futuro.
    Ciò significa che con Gesù la storia presente è definitiva, ma non chiusa, è anzi definitivamente aperta verso il suo termine di salvezza.
    Questa tensione presente/futuro, tra un ora e un dopo , è lo spazio stesso della storia, luogo di decisione dell'uomo per accogliere la libertà di Cristo.
    L'ultima beatitudine/lamentazione indica una situazione futura, ma che ben presto diventerà attuale, nel tempo della persecuzione . Allora sarà per il discepolo il suo presente di compartecipazione o meno alla Passione del Signore.
    Le Beatitudini si possono comprendere solo conoscendo Dio che è Amore per tutti i Suoi figli.
    La Sua giustizia è togliere a chi ha e dare a chi non ha, in modo che si viva in concreto la fraternità.
    Il nostro concetto di giustizia, : “a ciascuno il suo” si fonda sull'ingiustizia umana e ne codifica l'egoismo che la origina.
    E' utile notare che la distinzione poveri/ricchi è di facile lettura all'esterno.
    Difficilissima ne è la lettura all'interno del cuore dell'uomo : solo la Parola che vi penetra dentro discerne in noi tra la beatitudine e l'ahimé, recidendo dolorosamente in noi il male dal bene.
    Ognuno di noi è combattuto tra l'avere, il potere e l'apparire da una parte e la chiamata del Signore alla povertà , al servizio e all'umiltà dall'altra.

    RispondiElimina
  3. REDEMPTORIS MISSIO - GIOV.PAOLO II

    Caratteristiche del Regno e sue esigenze
    La liberazione e la salvezza portate dal regno di Dio arrivano alla persona umana sia nella sua dimensione fisica che in quella spirituale.
    Il regno di Dio è destinato a tutta l'umanità e tutti gli uomini sono chiamati a diventarne membri. Per sottolineare questo fatto, Gesù si avvicinò specialmente a coloro che si trovano ai margini della società, e mostrò loro un favore speciale nell'annunciare la Buona Novella. All'inizio del suo ministero proclamò di essere "unto... per predicare la buona novella ai poveri" (Lc 4,18). A tutti coloro che sono vittime del rifiuto e del disprezzo Gesù dichiara: "Beati voi poveri" (Lc 6,20). Inoltre, egli permette a queste persone di sperimentare la liberazione anche ora, stando loro vicino, andando a mangiare nelle loro case (cfr. Lc 5,30; 15,2), trattandoli da pari e da amici (cfr. Lc 7,34), e facendoli sentire amati da Dio, rivelando così la sua tenera cura per i bisognosi e per i peccatori (cfr. Lc 15,1-32).

    La liberazione e la salvezza portate dal regno di Dio arrivano alla persona umana sia nella sua dimensione fisica che in quella spirituale. Due gesti sono caratteristici della missione di Gesù: guarire e perdonare. Le numerose guarigioni di Gesù mostrano chiaramente la sua grande compassione di fronte al disagio umano, ma significano anche che nel regno non ci saranno più malattie e sofferenze, e che la sua missione, fin dall'inizio, ha lo scopo di liberare gli uomini da questi mali. Agli occhi di Gesù, le guarigioni sono anche un segno di salvezza spirituale, cioè di liberazione dal peccato. Compiendo atti di guarigione, egli invita le persone alla fede, alla conversione e al desiderio di perdono (cfr. Lc 5,24). Una volta che c'è la fede, la guarigione è un incoraggiamento ad andare oltre: conduce alla salvezza (cfr. Lc 18,42-43). Gli atti di liberazione dalla possessione demoniaca - male supremo e simbolo del peccato e della ribellione a Dio - sono segni che davvero "il regno di Dio è venuto su di voi" (Mt 12,28).

    RispondiElimina
  4. Papa Benedetto XVI
    19 aprile 2005 - 28 febbraio 2013

    14 FEBBRAIO 2010
    Giustizia divina
    Guai a voi che siete sazi ora...
    Gesù, alzando gli occhi ai suoi discepoli, dice: "Beati voi poveri.... Beati voi che avete fame.... Beati voi che piangete.... Beati voi quando gli uomini vi odieranno... quando scacceranno il vostro nome" a causa mia. Perché li proclama beati? Perché la giustizia di Dio farà sì che saranno soddisfatti, rallegrati, ricompensati di ogni falsa accusa in una parola, perché da questo momento li accoglierà nel suo Regno. Le Beatitudini si basano sul fatto che esiste una giustizia divina, che esalta chi è stato ingiustamente umiliato e umilia chi si è esaltato (cfr. Lc 14,11). Infatti, l'evangelista Luca, dopo aver ripetuto quattro volte "beati voi", aggiunge quattro ammonizioni: "Guai a voi che siete ricchi.... Guai a voi che siete pieni ora.... Guai a voi che ridete ora" e: "Guai a voi, quando tutti parleranno bene di voi", perché, come afferma Gesù, le circostanze si invertiranno; gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi (cfr. Lc 13,30). Questa giustizia e questa Beatitudine si realizzano nel "Regno dei Cieli", o "Regno di Dio", che si compirà alla fine dei tempi ma che è già presente nella storia. Dovunque i poveri sono confortati e ammessi al banchetto della vita, lì si manifesta già la giustizia di Dio. Questa è l'opera che i discepoli del Signore sono chiamati a svolgere anche nella società di oggi.

    RispondiElimina
  5. Papa Francesco
    13 marzo 2013 - presente

    17 FEBBRAIO 2019
    Gesù ci chiama alla felicità - lontano dagli idoli
    Siamo felici se riconosciamo di essere bisognosi davanti a Dio
    La pagina del Vangelo di oggi ci invita così a riflettere sul senso profondo dell'avere fede, che consiste nel nostro affidarci completamente al Signore. Si tratta di demolire gli idoli del mondo per aprire il nostro cuore al Dio vero e vivente. Lui solo può dare alla nostra vita quella pienezza così profondamente desiderata e tuttavia difficile da raggiungere. Fratelli e sorelle, in effetti anche ai nostri giorni ci sono molti che pretendono di essere dispensatori di felicità: vengono a prometterci un rapido successo, grandi guadagni alla nostra portata, soluzioni magiche ad ogni problema e così via. E qui è facile scivolare inconsapevolmente nel peccato contro il primo comandamento: cioè l'idolatria, sostituendo Dio con un idolo. L'idolatria e gli idoli sembrano essere cose di un'altra epoca, ma in realtà sono di tutte le epoche! Anche oggi. Descrivono certi atteggiamenti contemporanei meglio di tanti studi sociologici.

    Per questo Gesù ci apre gli occhi sulla realtà. Siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, e lo diventiamo fin da ora, nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna. Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio - e questo è molto importante: "Signore, ho bisogno di te" - e se, come lui e con lui, siamo vicini ai poveri, ai sofferenti e agli affamati. Anche noi siamo così davanti a Dio: siamo poveri, sofferenti, affamati davanti a Dio. Anche se possediamo i beni del mondo, sperimentiamo la gioia quando non li idolatriamo e non svendiamo la nostra anima per essi, ma siamo capaci di condividerli con i nostri fratelli e sorelle. Oggi la liturgia ci invita ancora una volta a interrogarci su questo e ad essere sinceri nel nostro cuore.

    Domandiamoci: vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra. (Angelus, 1 novembre 2018)

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.