sabato 26 febbraio 2022

C - 8 DOMENICA T.O.

C




 

5 commenti:

  1. Antifona
    Il Signore è il mio sostegno,
    mi ha portato al largo,
    mi ha liberato perché mi vuol bene. (Cf. Sal 17,19-20)

    Colletta
    Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo
    si svolga secondo la tua volontà di pace
    e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Oppure:

    Dio nostro Padre,
    che hai inviato nel mondo la Parola di verità,
    risana i nostri cuori divisi,
    perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie
    ma parole di carità e di sapienza.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Non lodare nessuno prima che che abbia parlato.
    Dal libro del Siracide
    Sir 27,5-8, (NV) [gr. 27,4-7]

    Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
    così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
    I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
    così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
    Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
    così la parola rivela i pensieri del cuore.
    Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
    poiché questa è la prova degli uomini.

    Parola di Dio.



    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 91 (92)
    R. E' bello rendere grazie al Signore.
    E' bello rendere grazie al Signore
    e cantare al tuo nome, o Altissimo,
    annunciare al mattino il tuo amore,
    la tua fedeltà lungo la notte. R.

    Il giusto fiorirà come palma,
    crescerà come cedro del Libano;
    piantati nella casa del Signore,
    fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

    Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
    saranno verdi e rigogliosi,
    per annunciare quanto è retto il Signore,
    mia roccia: in lui non c'è malvagità. R.

    Seconda Lettura
    Ci ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 15,54-58

    Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
    «La morte è stata inghiottita nella vittoria.
    Dov'è, o morte, la tua vittoria?
    Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?»
    Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
    Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

    Parola di Dio.





    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Risplendete come astri nel mondo,
    tenendo salda la parola di vita. (Fil 2,15d.16a)

    Alleluia.


    Vangelo
    La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 6,39-45

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
    «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
    Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

    Parola del Signore.

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  2. ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 3 marzo 2019
    L’odierna pagina evangelica presenta brevi parabole, con le quali Gesù vuole indicare ai suoi DISCEPOLI la strada da percorrere per vivere con saggezza. Con l’interrogativo: «Può forse un CIECO guidare un altro CIECO?» (Lc 6, 39), Egli vuole sottolineare che una guida non può essere CIECA, ma deve vedere bene, cioè deve possedere la saggezza per guidare con saggezza, altrimenti rischia di causare dei danni alle persone che a lei si affidano. Gesù richiama così l’attenzione di quanti hanno responsabilità educative o di comando: i pastori d’anime, le autorità pubbliche, i legislatori, i MAESTRI, i genitori, esortandoli ad essere consapevoli del loro ruolo delicato e a discernere sempre la strada giusta sulla quale condurre le persone.
    E Gesù prende in prestito una espressione sapienziale per indicare se stesso come modello di MAESTRO e guida da seguire: «Un DISCEPOLO non è più del MAESTRO; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo MAESTRO» (v.40). È un invito a seguire il suo esempio e il suo insegnamento per essere guide sicure e sagge. E tale insegnamento è racchiuso soprattutto nel discorso della montagna, che da tre domeniche la liturgia ci propone nel Vangelo, indicando l’atteggiamento della mitezza e della misericordia per essere persone sincere, umili e giuste. Nel brano di oggi troviamo un’altra frase significativa, quella che esorta a non essere presuntuosi e ipocriti. Dice così: «Perché guardi la PAGLIUZZA che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della TRAVE che è nel tuo occhio?» (v.41). Tante volte, lo sappiamo tutti, è più facile o comodo scorgere e condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità. Noi sempre nascondiamo i nostri difetti, li nascondiamo anche a noi stessi; invece, è facile vedere i difetti altrui. La tentazione è quella di essere indulgenti con se stessi – manica larga con se stessi – e duri con gli altri. È sempre utile aiutare il prossimo con saggi consigli, ma mentre osserviamo e correggiamo i difetti del nostro prossimo, dobbiamo essere consapevoli anche noi di avere dei difetti. Se io credo di non averne, non posso condannare o correggere gli altri. Tutti abbiamo difetti: tutti. Dobbiamo esserne consapevoli e, prima di condannare gli altri, dobbiamo guardare noi stessi dentro. Possiamo così agire in modo credibile, con umiltà, testimoniando la carità.
    Come possiamo capire se il nostro occhio è libero o se è impedito da una TRAVE? È ancora Gesù che ce lo dice: «Non vi è ALBERO buono che produca FRUTTO cattivo, né vi è d’altronde ALBERO cattivo che produca un FRUTTO buono. Ogni ALBERO infatti si riconosce dal suo FRUTTO» (vv.43-44). Il FRUTTO sono le azioni, ma anche le parole. Anche dalle parole si conosce la qualità dell’ALBERO. Infatti, chi è buono trae fuori dal suo CUORE e dalla sua bocca il bene e chi è cattivo trae fuori il male, praticando l’esercizio più deleterio fra noi, che è la mormorazione, il chiacchiericcio, parlare male degli altri. Questo distrugge; distrugge la famiglia, distrugge la scuola, distrugge il posto di lavoro, distrugge il quartiere.
    Dalla lingua incominciano le guerre.
    Pensiamo un po’, noi, a questo insegnamento di Gesù e facciamoci la domanda: io parlo male degli altri? Io cerco sempre di sporcare gli altri? Per me è più facile vedere i difetti altrui che i miei? E cerchiamo di correggerci almeno un po’: ci farà bene a tutti.
    Invochiamo il sostegno e l’intercessione di Maria per seguire il Signore su questo cammino.

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  3. FAUSTI - Il Comandamento :“ Diventate misericordiosi così come il Padre vostro è Misericordioso” (6, 36), sintesi di tutto il discorso della Misericordia, è l'unica strada maestra per la salvezza. Contro possibili e facili deviazioni, viene ora confermato con una serie di similitudini.
    Chi insegna diversamente è guida cieca,falso maestro ; chi agisce diversamente, criticando il male altrui e non vedendo il proprio, è un ipocrita. Il Comandamento della misericordia è l'unica via di salvezza, perchè ci fa diventare ciò che siamo, cioè “figli dell'Altissimo”.
    Chi abbassa il tiro, perchè la ritiene troppo perfetta, è un cieco che guida alla perdizione.
    Chi ritiene di conoscerne una più perfetta, è un falso maestro che insegna cose inutili.
    La misericordia è il massimo bene perchè è quell'amore che sa realisticamente conoscere e farsi carico del male. Essa impedisce la stoltezza e la presunzione di criticare gli altri. La critica va esercitata solo verso se stessi, per conoscere il proprio male e la miseriocrdia di cui si è indigenti.
    Così si entra in possesso del “tesoro buono”. Il discepolo vive di questo tesoro, che è la Cháris di Dio che ha sperimentato, e ne rende partecipi gli altri.
    Solo il cuore convertito dalla e alla misericordia può salvare dal male.
    L'uomo è nato per amare ed è fallito perchè non ama . Il suo desiderio essenziale non può fiorire, perchè è bacato. La misericordia può liberarlo, perchè sa volgere in bene il male.
    Se l'amore di Dio ha creato tutto dal nulla, la Sua Misericordia salva tutto dal male, peggiore del nulla.
    Giudicare gli altri e giustificare se stessi è il grave peccato di cecità che impedisce di conoscere il proprio male e di conoscere Dio.
    Questa duplice conoscenza è data nella misericordia.
    Al discepolo è chiesto di estromettere la propria trave che lo rende cieco : non deve credersi giusto e non bisognoso di misericordia!
    Così è guarita in radice la pianta cattiva.
    Allora è in grado di togliere il bruscolo dall'occhio del fratello. Non con un'operazione oculistica complicata, bensì semplicemente col suo occhio buono, vede buono e fa buono, comunicando un'esperienza di bontà.
    L'altro è da me graziato come io sono stato graziato! Il mio occhio verso l'altro è lo stesso di Dio verso di me! Più uno è peccatore, più è degno di amore misericordioso.
    E, come ho sperimentato Dio nei miei confronti, sono io nei confronti dell'altro.
    La nostra cattiveria verso gli altri è la mancxanza di misericordia : è il germoglio marcio del nostro albero cattivo.
    Il male fondamentale è l'occhio cieco che non vede il proprio male e non sente il bisogno della misericordia. L'occhio cieco esprime un cuore tenebroso, senza bontà.
    E questo cuore, come vede, così anche agisce male .
    Ha una mano piena di frutti dal sapore di morte. C'è una stretta connessione tra occhio/cuore/mano :il principio dell'azione buona o cattiva è il cuore pieno o meno di misericordia ; e il principio della misericordia nel nostro cuore è l'occhio , sua finestra, che ne riconosce il bisogno e ne accoglie la luce.
    Principio del bene è quindi il nostro occhio/cuore aperto sul nostro male e intenerito dalla misericordia ricevuta Questa misericordia salva dal male e crea il bene.
    Ho conosciuto un uomo che era sordo a ogni parola cattiva , mentre aveva l'udito sensibile a ogni cosa buona : in lui il male si spegneva e il bene lo illuminava. Aveva una sensibilità selettiva.
    Il cuore cattivo, invece, sente solo il male e germina il peggio, vittima parassita del male e suo moltiplicatore. Il problema serio del discepolo è riconoscersi come pianta cattiva dai frutti marci.
    Questa sincerità gli permette di non essee cieco sulla propria cecità. Chi vede con sincerità se stesso, vede il proprio male e il bisogno che ha di misericordia. E' l'unica condizione per la guarigione.


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  4. --> Gesù, Misericordia del Padre, opera il giudizio di far vedere i ciechi e rendere ciechi i vedenti. Davanti a Lui l'uomo può scoprire il proprio peccato senza paura e senza vergogna, perchè si vede perdonato.
    Riconoscere il mio cuore cattivo, che ha tesorizzato un grande capitale di male di vivere, è l'innesto stesso che mi fa albero buono, mi mette in comunione con Lui che perdona e con i fratelli che quindi perdono. Dai nostri frutti di morte, possiamo riconoscerci facilmente come legno cattivo. Così siamo disposti ad accogliere il Suo perdono ed accettiamo l'innesto dell'Unico legno Buono : l'Albero della Misericordia del Padre, la Croce del Suo Figlio, donato per noi.
    La conoscenza del mio peccato in questa luce mi rende finalmente solidale col Padre e con i fratelli.

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