venerdì 14 ottobre 2022

C - 29 DOMENICA T.O.




 

6 commenti:

  1. Io t’invoco, o Dio, poiché tu mi rispondi;
    tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.
    Custodiscimi come pupilla degli occhi,
    all’ombra delle tue ali nascondimi. (Sal 16,6.8)
    Dio onnipotente ed eterno,
    donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
    e di servirti con cuore sincero.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    O Padre, che hai accolto l’intercessione di Mosè,
    dona alla Chiesa di perseverare
    nella fede e nella preghiera
    fino a quando farai giustizia ai tuoi eletti
    che a te gridano giorno e notte.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.
    Dal libro dell'Èsodo
    Es 17,8-13

    In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.
    Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.
    Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
    Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale Dal Sal 120 (121)
    R. Il mio aiuto viene dal Signore.

    Alzo gli occhi verso i monti:
    da dove mi verrà l’aiuto?
    Il mio aiuto viene dal Signore:
    egli ha fatto cielo e terra. R.

    Non lascerà vacillare il tuo piede,
    non si addormenterà il tuo custode.
    Non si addormenterà, non prenderà sonno
    il custode d’Israele. R.

    Il Signore è il tuo custode,
    il Signore è la tua ombra
    e sta alla tua destra.
    Di giorno non ti colpirà il sole,
    né la luna di notte. R.

    Il Signore ti custodirà da ogni male:
    egli custodirà la tua vita.
    Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
    da ora e per sempre. R.


    Seconda Lettura
    L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    2Tm 3,14-4,2

    Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.
    Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
    Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.

    Parola di Dio.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.
    La parola di Dio è viva ed efficace,
    discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (Cf. Eb 4,12)
    Alleluia.

    Vangelo
    Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 18,1-8

    In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
    «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
    Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
    E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

    Parola del Signore.

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  2. FAUSTI – Si deve pregare sempre, perché ogni momento è quello della Sua venuta. La salvezza avviene in questo nostro tempo profano, in cui si mangia, si beve, ecc. per questo Paolo dice .”sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” La decisione finale è anticipata nella storia. Il destino definitivo è costruito ora. Non c'è altro tempo che il presente.
    Il passato non è più, il futuro non è ancora.
    Si può pregare sempre, perché la preghiera non si sovrappone a nessun' altra azione. Le illumina tutte e le indirizza al loro fine. Il cuore può e deve essere sempre intento in Dio e presente a Lui, perché è fatto per Lui.
    L'azione che non nasce dalla preghiera è come una freccia scoccata a caso da un arco allentato . Senza fine e senza forza, non può raggiungere il suo bersaglio.
    La preghiera è importante perché è desiderio di Dio. E il desiderio di Lui è il più grande dono che ci sia stato fatto.
    Nessuna azione può produrre o raggiungere Colui che invece non può sottrarsi al desiderio. Dio, essendo Amore, altro non desidera che essere desiderato.
    Ma il vuoto si riempie subito dei fantasmi e delle paure del cuore, che fanno spesso un muro tra noi e Dio.
    Il nostro peccato, assenza e lontananza da Lui, si evidenzia nella preghiera più che altrove.
    Mentre normalmente si lotta con mosche e zanzare, quando si prega si lotta con leoni e draghi, anzi, con Dio stesso, sul quale proiettiamo la nostra cattiveria.
    Per questo la preghiera è una lotta.
    Essa tiene viva nella notte l'attesa della luce . È il desiderio del ritorno del Signore, necessario al credente come l'acqua al pesce.
    Ma Lui sembra insensibile anche all'insistenza più importuna ; pare che ceda solo a fatica e per non essere disturbato oltre , come il giudice ingiusto.
    In realtà il Signore si comporta da sordo , solo perchè vuole che noi gridiamo a Lui , desidera udire la nostra voce :”Fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave!”, dice lo Sposo a colei che si sente vedova.(Ct 2,14).
    La vedova non ha donativi.
    E' povera, come il desiderio.
    Può contare solo sull'insistenza e l'intensità, che la scavano ancora più a fondo. Ma proprio così diventa capace di accogliere il desiderato.
    Se la Sua venuta è certa, bisogna nel frattempo “importunarlo”.
    In questo consiste la fede : una richiesta insistente del Suo ritorno, che tiene desto il nostro desiderio di Lui e ci preserva dal cadere nella tentazione radicale di non attenderlo più.
    La salvezza non viene perché non è invocata.
    Il Salvatore tarda a venire solo perché non è desiderato.
    Pazienta con noi e rinvia il Suo ritorno, solo perché noi siamo indifferenti a Lui.Vuole che alziamo gli occhi da ciò che la Sua mano ci porge al Suo sguardo che vuole incontrarci.
    Per questo bisogna pregare senza stancarsi.
    La preghiera deve essere continua.
    Il suo fine non è quello di cambiare Dio nei nostri confronti, ma noi nei Suoi, facendoci passare dal desiderio interessato dei Suoi doni che non vengono, al desiderio puro di Lui che vuole venire .
    Solo così Lo possiamo accogliere.
    Per questo il frutto infallibile della preghiera perseverante non sono i Suoi doni, ma Lui Stesso come Dono : lo Spirito Santo.
    Il Signore stesso ordina di importunarlo, cercando, bussando.
    Ma non ci ascolta se non quel tanto che è necessario perché non smettiamo di importunarlo.
    Il lungo silenzio di Dio si riempie al fine della Sua Parola, così diversa da ogni nostra.
    Il Regno, già presente in mezzo a noi, sarà visto solo da chi ha il cuore puro (Mt 5,8).
    Per questo deve prima spegnersi ogni chiacchiera davanti al Suo Silenzio.
    Quando Lui viene, cessa la vedovanza che, più che della sposa, è dello Sposo.
    Infatti non Lui ha lasciato noi, ma noi abbiamo lasciato Lui.
    Colui che verrà alla fine nella Sua Gloria, viene già ora ogni giorno, nella pazienza verso di noi (2Pt 3,8s)

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  3. L'unica spiegazione del ritardo del ritorno del Signore è la Sua benevolenza verso di noi : attende che noi Lo attendiamo.
    Il Signore, per il Suo ritorno, esige una fede come quella della vedova.
    Tale fede, che si fa preghiera incessante, è il nostro Sì alla Sua venuta.
    Grande è la Sua paura di non trovare Fede e non poter venire.
    L'amore muore dal desiderio di essere desiderato.
    La stessa preghiera, soprattutto Eucaristica, è già sempre un incontro con Lui nella fede, finché”si compia la beata speranza e venga il Salvatore Nostro Gesù Cristo!”

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  4. BENEDETTO XVI 21 OTTOBRE 2007
     Questa Parola contiene un messaggio certamente controcorrente, destinato tuttavia ad illuminare in profondità la coscienza...:lo riassumerei così: la forza, che in silenzio e senza clamori cambia il mondo e lo trasforma nel Regno di Dio, è la fede - ed espressione della fede è la preghiera. Quando la fede si colma d’amore per Dio, riconosciuto come Padre buono e giusto, la preghiera si fa perseverante, insistente, diventa un gemito dello spirito, un grido dell’anima che penetra il cuore di Dio. In tal modo la preghiera diviene la più grande forza di trasformazione del mondo. Di fronte a realtà sociali difficili e complesse, ... occorre rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile. E’ la preghiera a tenere accesa la fiaccola della fede. Domanda Gesù, come abbiamo sentito alla fine del Vangelo: "Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terrà?" (Lc 18,8).
    È una domanda che ci fa pensare. Quale sarà la nostra risposta a questo inquietante interrogativo? Quest’oggi, vogliamo insieme ripetere con umile coraggio: Signore, la tua venuta tra noi in questa celebrazione domenicale ci trova radunati con la lampada della fede accesa. Noi crediamo e confidiamo in te! Accresci la nostra fede!
    Le Letture bibliche che abbiamo ascoltato ci presentano alcuni modelli a cui ispirarci in questa nostra professione di fede che è sempre anche professione di speranza, perché la fede è speranza, apre la terra alla forza divina, alla forza del bene. Sono le figure della vedova che incontriamo nella parabola evangelica e quella di Mosè di cui parla il libro dell’Esodo. La vedova del Vangelo (cfr Lc 18,1-8) fa pensare ai "piccoli", agli ultimi, ma anche a tante persone semplici e rette, che soffrono per le sopraffazioni, si sentono impotenti di fronte al perdurare del malessere sociale e sono tentate di scoraggiarsi. A costoro Gesù ripete: osservate questa povera vedova con quale tenacia insiste e alla fine ottiene ascolto da un giudice disonesto! Come potreste pensare che il vostro Padre celeste, buono e fedele, e potente, il quale desidera solo il bene dei suoi figli, non vi faccia a suo tempo giustizia? La fede ci assicura che Dio ascolta la nostra preghiera e ci esaudisce al momento opportuno, anche se l’esperienza quotidiana sembra smentire questa certezza. In effetti, davanti a certi fatti di cronaca, o a tanti quotidiani disagi della vita ... sale spontaneamente al cuore la supplica dell’antico profeta: "Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri?" (Ab 1,2). La risposta a questa invocazione accorata è una sola: Dio non può cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione inizia con il "grido" dell’anima, che implora perdono e salvezza. La preghiera cristiana non è pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi è l’opposto dell’evasione dalla realtà, dell’intimismo consolatorio: è forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci abbandona. La preghiera che Gesù ci ha insegnato, culminata nel Getsemani, ha il carattere dell’"agonismo" cioè della lotta, perché si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia e vincere il male con il bene; è l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza. Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando così che la verità dell’Amore è più forte dell’odio e della morte.

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  5. -->Questo emerge anche dalla prima Lettura, il celebre racconto della battaglia tra gli Israeliti e gli Amaleciti (cfr Es 17,8-13a). A determinare le sorti di quel duro conflitto fu proprio la preghiera rivolta con fede al vero Dio. Mentre Giosuè e i suoi uomini affrontavano sul campo gli avversari, Mosè stava sulla cima della collina con le mani alzate, nella posizione della persona in preghiera. Queste mani alzate del grande condottiero garantirono la vittoria di Israele. Dio era con il suo popolo, ne voleva la vittoria, ma condizionava questo suo intervento alle mani alzate di Mosè. Sembra incredibile, ma è così: Dio ha bisogno delle mani alzate del suo servo! Le braccia levate di Mosè fanno pensare a quelle di Gesù sulla croce: braccia spalancate ed inchiodate con cui il Redentore ha vinto la battaglia decisiva contro il nemico infernale. La sua lotta, le sue mani alzate verso il Padre e spalancate sul mondo chiedono altre braccia, altri cuori che continuino ad offrirsi con il suo stesso amore, fino alla fine del mondo...

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  6. SANTO PADRE FRANCESCO 16 ottobre 2016

    Abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).
    Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.

    Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.

    Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!

    Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.

    San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.

    Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc 18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.

    I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

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