giovedì 27 ottobre 2022

TUTTI I SANTI




 

4 commenti:

  1. Rallegriamoci tutti nel Signore, in questa solennità di tutti i Santi:
    con noi si allietano gli angeli e lodano il Figlio di Dio.

    Prima Lettura
    Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.
    Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Ap 7,2-4.9-14

    Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
    E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
    Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
    E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
    Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 23 (24)
    R. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
    Del Signore è la terra e quanto contiene:
    il mondo, con i suoi abitanti.
    È lui che l’ha fondato sui mari
    e sui fiumi l’ha stabilito. R.

    Chi potrà salire il monte del Signore?
    Chi potrà stare nel suo luogo santo?
    Chi ha mani innocenti e cuore puro,
    chi non si rivolge agli idoli. R.

    Egli otterrà benedizione dal Signore,
    giustizia da Dio sua salvezza.
    Ecco la generazione che lo cerca,
    che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.


    Seconda Lettura
    Vedremo Dio così come egli è.
    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    1Gv 3,1-3

    Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
    Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
    Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

    Parola di Dio.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Venite a me,
    voi tutti che siete stanchi e oppressi,
    e io vi darò ristoro. (Mt 11,28)

    Alleluia.

    Vangelo
    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 5,1-12a

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
    «Beati i poveri in spirito,
    perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati quelli che sono nel pianto,
    perché saranno consolati.
    Beati i miti,
    perché avranno in eredità la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
    perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi,
    perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore,
    perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace,
    perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per la giustizia,
    perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

    Parola del Signore.



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  2. FAUSTI – Il discorso è destinato alle “folle”, all'umanità oppressa dal male che accorre a Lui dai quattro punti cardinali (4,23). Le Parole che seguono sono la terapia che li rende uomini nuovi, con la stessa sapienza del Figlio. Dio sul Sinai rivelò la Parola.
    Qui si manifesta il Figlio, prototipo di ogni fratello, parola perfettamente compiuta.
    Sullo sfondo c'è la folla anonima.
    Discepolo è colui che “impara” gli si fa vicino per ascoltarlo e seguirlo.
    Egli apre la bocca per rivelarci Se stesso, Verbo Eterno del Padre. Gesù è Colui che dice e che è detto, Colui che parla, è la Parola stessa.
    Il discorso sul monte è una catechesi battesimale, un breviario di vita cristiana, la regola di vita del Figlio. E' il cuore nuovo, promesso dai profeti.
    Infatti quanto Gesù afferma è quanto Lui vive, e con la Sua Carne comunica ad ogni carne.
    Le Sue Parole non sono legge, ma Vangelo , non sono esigenze nobili e difficili, ma il dono sublime e bello che ci offre, facendosi nostro fratello.
    Senza il dono del Suo Spirito , le beatitudini sono un'ideologia sublime,
    tanto più disperante quanto più sublime
    Per otto volte più una Gesù ripete il ritornello, perché s'imprima in noi il “giudizio” di Dio, così diverso dal nostro. Le Sue Parole hanno una carica eversiva unica : capovolgono il mondo e i suoi principi. Gesù si congratula con gli svantaggiati, perché hanno “il grande vantaggio” : Dio è per loro, con loro, uno di loro!
    La radice della Beatitudine, ovviamente, non è lo star male, ma la “giustizia di Dio” , che non dà a ciascuno il suo, ma secondo il bisogno, privilegiando chi ha di meno.
    In greco non è scritto “povero”, che indica uno che ha poco e con pena, a differenza del ricco, che ha tanto e senza fatica. E' scritto “pitocco”, che indica uno che si nasconde, è indigente, mendicante. Il pitocco non ha niente, neanche la dignità di un volto da salvare : vive di dono.
    La povertà è da noi associata a colpa o a minor valore. Nell' A. Testamento la ricchezza è sì dono di Dio, ma la povertà è colpa del ricco, che ruba o non condivide col fratello.
    Il povero è necessariamente umile : vive di ciò che l'altro gli dà.
    Questa è la condizione del Figlio , che tutto riceve dal Padre, anche l'essere se stesso.
    Ognuno di noi è ciò che ha ricevuto.
    La povertà è il vuoto che tutto riceve : quella assoluta riceve l'Assoluto.
    La povertà in spirito è l'umiltà, caratteristica prima dell'amore.
    La comprende chi ha gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (Filip.2,5-11).
    Dio è essenzialmente povero, non possiede nulla . è tutto dell' Altro.
    Il Suo stesso Essere è essere del Figlio, se è il Padre, essere del Padre se è il Figlio, essere del Padre e del Figlio se è lo Spirito.
    “E' “ La prima e l'ultima beatitudine sono al presente, le altre al futuro.
    Il Regno di Dio è già dei poveri e dei perseguitati.
    Ma rimane la tensione per un futuro diverso. La pianta viene dal seme che è stato deposto.
    Nessuno si illuda, ognuno raccoglierà ciò che ha seminato (Gal 6,7); e chi semina nel pianto mieterà con giubilo (Sl 126).
    Contro ogni tentazione trionfalistica o millenaristica, il Regno è , al presente, sempre del povero e del perseguitato. Il povero è afflitto . A lui va male.
    “Saranno consolati” Il presente di afflizione ha un futuro diverso (Is 61,1).
    “Consolazione “ indica la gioia del mondo nuovo , in cui non ci sarà più il male.

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  3. BENEDETTO XVI

    ANGELUS 1° novembre 2012
    Cari fratelli e sorelle!
    Oggi abbiamo la gioia di incontrarci nella solennità di Tutti i Santi. Questa festa ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell’umanità, che esprimiamo simbolicamente con le parole “terra” e “cielo”: la terra rappresenta il cammino storico, il cielo l’eternità, la pienezza della vita in Dio. E così questa festa ci fa pensare alla Chiesa nella sua duplice dimensione: la Chiesa in cammino nel tempo e quella che celebra la festa senza fine, la Gerusalemme celeste. Queste due dimensioni sono unite dalla realtà della «comunione dei santi»: una realtà che comincia quaggiù sulla terra e raggiunge il suo compimento in Cielo. Nel mondo terreno, la Chiesa è l’inizio di questo mistero di comunione che unisce l’umanità, un mistero totalmente incentrato su Gesù Cristo: è Lui che ha introdotto nel genere umano questa dinamica nuova, un movimento che la conduce verso Dio e al tempo stesso verso l’unità, verso la pace in senso profondo. Gesù Cristo - dice il Vangelo di Giovanni (11,52) - è morto «per riunire insieme i figli di Dio dispersi», e questa sua opera continua nella Chiesa che è inseparabilmente «una», «santa» e «cattolica». Essere cristiani, far parte della Chiesa significa aprirsi a questa comunione, come un seme che si schiude nella terra, morendo, e germoglia verso l’alto, verso il cielo.

    I Santi - quelli che la Chiesa proclama tali, ma anche tutti i santi e le sante che solo Dio conosce, e che oggi pure celebriamo - hanno vissuto intensamente questa dinamica. In ciascuno di loro, in modo molto personale, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i Sacramenti. Infatti, l’essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna. In sostanza, significa diventare conformi all’immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29), realizzando il progetto di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ma questo inserimento in Cristo ci apre - come avevo detto - anche alla comunione con tutti gli altri membri del suo Corpo mistico che è la Chiesa, una comunione che è perfetta nel «Cielo», dove non c’è alcun isolamento, alcuna concorrenza o separazione. Nella festa di oggi, noi pregustiamo la bellezza di questa vita di totale apertura allo sguardo d’amore di Dio e dei fratelli, in cui siamo certi di raggiungere Dio nell’altro e l’altro in Dio. Con questa fede piena di speranza noi veneriamo tutti i santi, e ci prepariamo a commemorare domani i fedeli defunti. Nei santi vediamo la vittoria dell’amore sull’egoismo e sulla morte: vediamo che seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d’amore, di speranza. Solo la fede nella vita eterna ci fa amare veramente la storia e il presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in Cielo.

    La Vergine Maria ci ottenga la grazia di credere fortemente nella vita eterna e di sentirci in vera comunione con i nostri cari defunti.

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  4. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS 1 novembre 2021

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
    Oggi celebriamo Tutti i Santi e nella Liturgia risuona il messaggio “programmatico” di Gesù cioè le Beatitudini (cfr Mt 5,1-12a). Esse ci mostrano la strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità: la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Essere santi è camminare su questa strada. Soffermiamoci ora su due aspetti di questo stile di vita. Due aspetti che sono proprio di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia.

    La gioia. Gesù comincia con la parola «Beati» (Mt 5,3). È l’annuncio principale, quello di una felicità inaudita. La beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. E questo ti riempie di gioia. Non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. È Lui che dà la santità a noi. Per questo siamo beati! La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza. Prendiamo questa parola: ammalarsi di tristezza. Un Padre del deserto diceva che la tristezza è «un verme del cuore», che corrode la vita (cfr Evagrio Pontico, Gli otto spiriti della malvagità, XI). Interroghiamoci su questo: siamo cristiani gioiosi? Io, sono un cristiano gioioso o non lo sono? Diffondiamo gioia o siamo persone spente, tristi, con la faccia da funerale? Ricordiamoci che non c’è santità senza gioia!

    Il secondo aspetto: la profezia. Le Beatitudini sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia. È un messaggio contro-corrente. Il mondo infatti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo. Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la dimensione profetica della santità –: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia. Le Beatitudini, allora, sono la profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze. La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che non va? Domande che ci farà bene farci.

    La Vergine Santa ci doni qualcosa del suo animo, quell’animo beato che ha magnificato con gioia il Signore, che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili” (cfr Lc 1,52).

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