venerdì 28 febbraio 2025

C - 8 DOMENICA T.O.




 

4 commenti:

  1. Antifona
    Il Signore è il mio sostegno,
    mi ha portato al largo,
    mi ha liberato perché mi vuol bene. (Cf. Sal 17,19-20)

    Si dice il Gloria.

    Colletta
    Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo
    si svolga secondo la tua volontà di pace
    e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Oppure:

    Dio nostro Padre,
    che hai inviato nel mondo la Parola di verità,
    risana i nostri cuori divisi,
    perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie
    ma parole di carità e di sapienza.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Non lodare nessuno prima che abbia parlato.
    Dal libro del Siracide
    Sir 27,5-8 (NV) [gr. 27,4-7]

    Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
    così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
    I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
    così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
    Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
    così la parola rivela i pensieri del cuore.
    Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
    poiché questa è la prova degli uomini.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 91 (92)

    R. È bello rendere grazie al Signore.

    È bello rendere grazie al Signore
    e cantare al tuo nome, o Altissimo,
    annunciare al mattino il tuo amore,
    la tua fedeltà lungo la notte. R.

    Il giusto fiorirà come palma,
    crescerà come cedro del Libano;
    piantati nella casa del Signore,
    fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

    Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
    saranno verdi e rigogliosi,
    per annunciare quanto è retto il Signore,
    mia roccia: in lui non c’è malvagità. R.

    Seconda Lettura
    Ci ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 15,54-58

    Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
    «La morte è stata inghiottita nella vittoria.
    Dov'è, o morte, la tua vittoria?
    Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?»
    Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
    Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

    Parola di Dio.




    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Risplendete come astri nel mondo,
    tenendo salda la parola di vita. (Fil 2,15d.16a)

    Alleluia.

    Vangelo
    La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 6,39-45

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
    «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
    Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

    Parola del Signore.

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  2. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS 27 febbraio 2022



    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Nel Vangelo della Liturgia odierna Gesù ci invita a riflettere sul nostro sguardo e sul nostro parlare. Lo sguardo e il parlare.

    Anzitutto sul nostro sguardo. Il rischio che corriamo, dice il Signore, è concentrarci a guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello senza accorgerci della trave che c’è nel nostro (cfr Lc 6,41). In altre parole, essere attentissimi ai difetti degli altri, anche a quelli piccoli come una pagliuzza, trascurando serenamente i nostri, dandogli poco peso. È vero quanto dice Gesù: troviamo sempre motivi per colpevolizzare gli altri e giustificare noi stessi. E tante volte ci lamentiamo per le cose che non vanno nella società, nella Chiesa, nel mondo, senza metterci prima in discussione e senza impegnarci a cambiare anzitutto noi stessi. Ogni cambiamento fecondo, positivo, deve incominciare da noi stessi. Al contrario, non ci sarà cambiamento. Ma – spiega Gesù – facendo così il nostro sguardo è cieco. E se siamo ciechi non possiamo pretendere di essere guide e maestri per gli altri: un cieco, infatti, non può guidare un altro cieco (cfr v. 39).

    Cari fratelli e sorelle, il Signore ci invita a ripulire il nostro sguardo. Per prima cosa ci chiede di guardare dentro di noi per riconoscere le nostre miserie. Perché se non siamo capaci di vedere i nostri difetti, saremo sempre portati a ingigantire quelli altrui. Se invece riconosciamo i nostri sbagli e le nostre miserie, si apre per noi la porta della misericordia. E dopo esserci guardati dentro, Gesù ci invita a guardare gli altri come fa Lui – questo è il segreto: guardare gli altri come fa Lui –, che non vede anzitutto il male, ma il bene. Dio ci guarda così: non vede in noi degli sbagli irrimediabili, ma vede dei figli che sbagliano. Cambia l’ottica: non si concentra sugli sbagli, ma sui figli che sbagliano. Dio distingue sempre la persona dai suoi errori. Salva sempre la persona. Crede sempre nella persona ed è sempre pronto a perdonare gli errori. Sappiamo che Dio perdona sempre. E ci invita a fare lo stesso: a non ricercare negli altri il male, ma il bene.

    Dopo lo sguardo, Gesù oggi ci invita a riflettere sul nostro parlare. Il Signore spiega che la bocca «esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (v. 45). È vero, da come uno parla ti accorgi subito di quello che ha nel cuore. Le parole che usiamo dicono la persona che siamo. A volte, però, prestiamo poca attenzione alle nostre parole e le usiamo in modo superficiale. Ma le parole hanno un peso: ci permettono di esprimere pensieri e sentimenti, di dare voce alle paure che abbiamo e ai progetti che intendiamo realizzare, di benedire Dio e gli altri. Purtroppo, però, con la lingua possiamo anche alimentare pregiudizi, alzare barriere, aggredire e perfino distruggere; con la lingua possiamo distruggere i fratelli: il pettegolezzo ferisce e la calunnia può essere più tagliente di un coltello! Al giorno d’oggi, poi, specialmente nel mondo digitale, le parole corrono veloci; ma troppe veicolano rabbia e aggressività, alimentano notizie false e approfittano delle paure collettive per propagare idee distorte. Un diplomatico, che fu Segretario Generale delle Nazioni Unite e vinse il Nobel per la Pace, disse che «abusare della parola equivale a disprezzare l’essere umano» (D. Hammarskjöld, Tracce di cammino, Magnano BI 1992, 131).

    Domandiamoci allora che genere di parole utilizziamo: parole che esprimono attenzione, rispetto, comprensione, vicinanza, compassione, oppure parole che mirano principalmente a farci belli davanti agli altri? E poi, parliamo con mitezza o inquiniamo il mondo spargendo veleni: criticando, lamentandoci, alimentando l’aggressività diffusa?

    La Madonna, Maria, di cui Dio ha guardato l’umiltà, la Vergine del silenzio che ora preghiamo, ci aiuti a purificare il nostro sguardo e il nostro parlare.



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  3. FAUSTI - Il Comandamento :“ Diventate misericordiosi così come il Padre vostro è Misericordioso” (6, 36), sintesi di tutto il discorso della Misericordia, è l'unica strada maestra per la salvezza. Contro possibili e facili deviazioni, viene ora confermato con una serie di similitudini.
    Chi insegna diversamente è guida cieca,falso maestro ; chi agisce diversamente, criticando il male altrui e non vedendo il proprio, è un ipocrita. Il Comandamento della misericordia è l'unica via di salvezza, perchè ci fa diventare ciò che siamo, cioè “figli dell'Altissimo”.
    Chi abbassa il tiro, perchè la ritiene troppo perfetta, è un cieco che guida alla perdizione.
    Chi ritiene di conoscerne una più perfetta, è un falso maestro che insegna cose inutili.
    La misericordia è il massimo bene perchè è quell'amore che sa realisticamente conoscere e farsi carico del male. Essa impedisce la stoltezza e la presunzione di criticare gli altri. La critica va esercitata solo verso se stessi, per conoscere il proprio male e la miseriocrdia di cui si è indigenti.
    Così si entra in possesso del “tesoro buono”. Il discepolo vive di questo tesoro, che è la Cháris di Dio che ha sperimentato, e ne rende partecipi gli altri.
    Solo il cuore convertito dalla e alla misericordia può salvare dal male.
    L'uomo è nato per amare ed è fallito perchè non ama . Il suo desiderio essenziale non può fiorire, perchè è bacato. La misericordia può liberarlo, perchè sa volgere in bene il male.
    Se l'amore di Dio ha creato tutto dal nulla, la Sua Misericordia salva tutto dal male, peggiore del nulla.
    Giudicare gli altri e giustificare se stessi è il grave peccato di cecità che impedisce di conoscere il proprio male e di conoscere Dio.
    Questa duplice conoscenza è data nella misericordia.
    Al discepolo è chiesto di estromettere la propria trave che lo rende cieco : non deve credersi giusto e non bisognoso di misericordia!
    Così è guarita in radice la pianta cattiva.
    Allora è in grado di togliere il bruscolo dall'occhio del fratello. Non con un'operazione oculistica complicata, bensì semplicemente col suo occhio buono, vede buono e fa buono, comunicando un'esperienza di bontà.
    L'altro è da me graziato come io sono stato graziato! Il mio occhio verso l'altro è lo stesso di Dio verso di me! Più uno è peccatore, più è degno di amore misericordioso.
    E, come ho sperimentato Dio nei miei confronti, sono io nei confronti dell'altro.
    La nostra cattiveria verso gli altri è la mancxanza di misericordia : è il germoglio marcio del nostro albero cattivo.
    Il male fondamentale è l'occhio cieco che non vede il proprio male e non sente il bisogno della misericordia. L'occhio cieco esprime un cuore tenebroso, senza bontà.
    E questo cuore, come vede, così anche agisce male .
    Ha una mano piena di frutti dal sapore di morte. C'è una stretta connessione tra occhio/cuore/mano :il principio dell'azione buona o cattiva è il cuore pieno o meno di misericordia ; e il principio della misericordia nel nostro cuore è l'occhio , sua finestra, che ne riconosce il bisogno e ne accoglie la luce.
    Principio del bene è quindi il nostro occhio/cuore aperto sul nostro male e intenerito dalla misericordia ricevuta Questa misericordia salva dal male e crea il bene.
    Ho conosciuto un uomo che era sordo a ogni parola cattiva , mentre aveva l'udito sensibile a ogni cosa buona : in lui il male si spegneva e il bene lo illuminava. Aveva una sensibilità selettiva.
    Il cuore cattivo, invece, sente solo il male e germina il peggio, vittima parassita del male e suo moltiplicatore. Il problema serio del discepolo è riconoscersi come pianta cattiva dai frutti marci.
    Questa sincerità gli permette di non essee cieco sulla propria cecità. Chi vede con sincerità se stesso, vede il proprio male e il bisogno che ha di misericordia. E' l'unica condizione per la guarigione.



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    Risposte
    1. --> Gesù, Misericordia del Padre, opera il giudizio di far vedere i ciechi e rendere ciechi i vedenti. Davanti a Lui l'uomo può scoprire il proprio peccato senza paura e senza vergogna, perchè si vede perdonato.
      Riconoscere il mio cuore cattivo, che ha tesorizzato un grande capitale di male di vivere, è l'innesto stesso che mi fa albero buono, mi mette in comunione con Lui che perdona e con i fratelli che quindi perdono. Dai nostri frutti di morte, possiamo riconoscerci facilmente come legno cattivo. Così siamo disposti ad accogliere il Suo perdono ed accettiamo l'innesto dell'Unico legno Buono : l'Albero della Misericordia del Padre, la Croce del Suo Figlio, donato per noi.
      La conoscenza del mio peccato in questa luce mi rende finalmente solidale col Padre e con i fratelli.

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