Antifona Venite: prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il Signore, nostro Dio. (Sal 94,6-7) Gloria.
Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, o Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, tre volte santo, che hai scelto gli annunciatori della tua parola tra uomini dalle labbra impure, purifica i nostri cuori con il fuoco della tua parola e perdona i nostri peccati con la dolcezza del tuo amore, così che come discepoli seguiamo Gesù, nostro Maestro e Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura Eccomi, manda me! Dal libro del profeta Isaìa Is 6,1-2a.3-8
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 137 (138)
R. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. R.
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra, quando ascolteranno le parole della tua bocca. Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore! R.
La tua destra mi salva. Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
Seconda Lettura Così predichiamo e così avete creduto. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 15,1-11
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini. (Mt 4,19)
Alleluia.
Vangelo Lasciarono tutto e lo seguirono. Dal Vangelo secondo Luca Lc 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Il Vangelo della Liturgia odierna ci porta sulle rive del lago di Galilea. La folla fa ressa attorno a Gesù, mentre alcuni pescatori delusi, tra cui Simon Pietro, lavano le reti dopo una notte di pesca andata male. Ed ecco che Gesù sale proprio sulla barca di Simone; poi lo invita a prendere il largo e a gettare ancora le reti (cfr Lc 5,1-4). Fermiamoci su queste due azioni di Gesù: dapprima sale sulla barca e poi, la seconda, invita a prendere il largo. È stata una notte andata male, senza pesci, ma Pietro si fida e prende il largo.
Anzitutto, Gesù sale sulla barca di Simone. Per fare cosa? Per insegnare. Chiede proprio quella barca, che non è piena di pesci ma è tornata a riva vuota, dopo una notte di fatiche e delusioni. È una bella immagine anche per noi. Ogni giorno la barca della nostra vita lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di “pescare al largo”, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre relazioni. Ma spesso, come Pietro, viviamo la “notte delle reti vuote” – la notte delle reti vuote –, la delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati: «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (v. 5), dice Simone. Quante volte anche noi restiamo con un senso di sconfitta, mentre nel cuore nascono delusione e amarezza. Due tarli pericolosissimi.
Che cosa fa allora il Signore? Sceglie proprio di salire sulla nostra barca. Da lì vuole annunciare il Vangelo. Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca “sgangherata”, purché lo accogliamo. Questo sì, accoglierlo; non interessa su quale barca, accoglierlo. Ma noi – mi domando – lo facciamo salire sulla barca della nostra vita? Gli mettiamo a disposizione il poco che abbiamo? A volte ci sentiamo indegni di Lui perché siamo peccatori. Ma questa è una scusa che al Signore non piace, perché lo allontana da noi! Lui è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca accoglienza. Anche a te dice: “Fammi salire sulla barca della tua vita” – “Ma, Signore, guarda…” – “Così, fammi salire, così com’è”. Pensiamoci.
Così il Signore ricostruisce la fiducia di Pietro. Salito sulla sua barca, dopo aver predicato gli dice: «Prendi il largo» (v. 4). Non era un’ora adatta per pescare, era pieno giorno, ma Pietro si fida di Gesù. Non si basa sulle strategie dei pescatori, che ben conosceva, ma si basa sulla novità di Gesù. Quello stupore che lo muoveva a fare quello che Gesù gli diceva. È così anche per noi: se ospitiamo il Signore sulla nostra barca, possiamo prendere il largo. Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si può fare, sempre. Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la sfiducia e prendiamo il largo con Gesù! Anche la nostra piccola barca vuota assisterà a una pesca miracolosa.
Preghiamo Maria, che come nessun altro ha accolto il Signore sulla barca della vita: ci incoraggi e interceda per noi.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza SAN PIETRO Domenica, 7 febbraio 2010 la Liturgia di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta il tema della CHIAMATA divina. In una visione maestosa, ISAIA si trova al cospetto del SIGNORE tre volte Santo ed è preso da grande timore e dal sentimento profondo della propria indegnità. Ma un serafino PURIFICA le sue labbra con un carbone ardente e cancella il suo PECCATO, ed egli, sentendosi pronto a rispondere alla CHIAMATA, esclama: “Eccomi SIGNORE, manda me!” (cfr Is 6,1-2.3-8). La stessa successione di sentimenti è presente nell’episodio della pesca miracolosa, di cui ci parla l’odierno brano evangelico. Invitati da Gesù a gettare le reti, nonostante una notte infruttuosa, SIMON PIETRO e gli altri DISCEPOLI, fidandosi della SUA PAROLA, ottengono una pesca sovrabbondante. Di fronte a tale prodigio, SIMON PIETRO non si getta al collo di Gesù per esprimere la gioia di quella pesca insapettata, ma, come racconta l’Evangelista San Luca, gli si getta alle ginocchia dicendo: “SIGNORE, allontanati da me, perché sono un PECCATORE”. Gesù, allora, lo rassicura: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (cfr Lc 5,10); ed egli, lasciato tutto, lo segue. Anche PAOLO, ricordando di essere stato un persecutore della CHIESA, si professa indegno di essere chiamato APOSTOLO, ma riconosce che la GRAZIA di Dio ha compiuto in lui meraviglie e, nonostante i propri limiti, gli ha affidato il compito e l’onore di predicare il Vangelo (cfr 1 Cor 15, 8-10). In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio limite e il proprio PECCATO. Ma, nonostante questa fragilità, il SIGNORE, ricco di misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo. L’umiltà testimoniata da ISAIA, da PIETRO e da PAOLO invita quanti hanno ricevuto il dono della VOCAZIONE divina a non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere lo sguardo fisso sul SIGNORE e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire il cuore, e continuare, con gioia, a “lasciare tutto” per Lui. Egli, infatti, non guarda ciò che è importante per l’uomo: “L’uomo vede l’apparenza, ma il SIGNORE vede il cuore” (1 Sam 16,7), e rende degli uomini poveri e deboli, ma che hanno FEDE in Lui, intrepidi APOSTOLI e annunciatori della SALVEZZA. In quest’Anno Sacerdotale, preghiamo il Padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe e perché quanti sentono l’invito del SIGNORE a seguirlo, dopo il necessario discernimento, sappiano rispondergli con generosità, non confidando nelle proprie forze, ma aprendosi all’azione della sua GRAZIA. In particolare, invito tutti i sacerdoti a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla CHIAMATA del SIGNORE con la stessa umiltà e FEDE di ISAIA, di PIETRO e di PAOLO. Alla Vergine Santa affidiamo tutte le vocazioni, particolarmente quelle alla vita religiosa e sacerdotale. Maria susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio “sì” al SIGNORE con gioia e dedizione piena.
FAUSTI – La folla si riversa su Gesù per ascoltare la Parola di Dio in riva al mare. Gesù sta di fronte a questo popolo pronto per l'ascolto e per l'esodo : è come il pastore che raduna le pecore per condurle al pascolo. I discepoli sono già sulla barca da dove Gesù parla . Questa barca è figura della Chiesa, piccola comunità che galleggia sull'abisso e compie l'esodo. Essa è già il punto d'arrivo della Sua missione , per questo si siede e da lì si rivolge agli altri che stanno ancora sulla riva. Pietro riceve da Gesù l'incarico di guidare al largo la barca. Nella pesca è raffigurata la missione Apostolica che inizia ora, e che giungerà molto lontano, fino agli estremi confini della terra. Si trovano al largo, dopo una nottata di fatica inutile e sperimentano, nell'obbedienza alla Sua Parola, l'abbondanza dei frutti della benedizione promessa. Le reti che gli Apostoli calano, dice suggestivamente S.Ambrogio nel suo commento, sono l'annuncio fatto di intreccio di parole, slarghi di discorso e profondità di risposte che prendono nelle loro maglie e non perdono coloro che ne sono presi. Non fanno morire chi vi è preso, ma lo conservano in vita, lo traggono dagli abissi alla luce e dal profondo conducono alla superficie chi vi era sommerso. Quante volte avevano calato le reti inutilmente! Quella stessa notte non avevano preso nulla. L'ordine di Gesù, rivolto a dei pescatori di professione , appare un po' offensivo, oltre che insensato. Non conoscono bene il loro mestiere e non è forse di notte che si pesca? Dovranno comprendere che non è per forza e per volontà propria che agiscono, e che l'azione è fruttuosa proprio di giorno , perché obbediscono al “sole “ che è sorto per rischiarare coloro che prima erano nelle tenebre e nell'ombra di morte. La vana fatica notturna indica l'inutilità di tutti gli sforzi umani fatti per volontà propria per instaurare il Regno di Dio. Perchè è di Dio!. L'obbedienza alla Parola del Signore , di cui hanno sentito e visto la potenza, è l'unico motivo per sperare l'impossibile che essa promette a chi obbedisce. La fede non ha altro appoggio. Essa porta il frutto infallibile e traboccante di questa pesca, che eccede ogni aspettativa e capacità umana . Le reti quasi si rompono perchè incapaci di contenere la realizzazione della promessa, che è superiore ad ogni fama, ma nulla va perso! Oltre la barca di Pietro c'è anche un'altra barca associata alla pesca ;ambedue sono riempite, simbolo della benedizione di Dio, fino ad affondare, ma non affondano. Davanti alla Verità di Dio e al Suo dono di misericordia, l'uomo scopre la propria verità. Pietro si sente lontano – per questo gli dice di allontanarsi da lui - e si vede perduto : sa di non essere quello che deve essere e si sente indegno. Non c'è rivelazione di Dio senza coscienza del proprio peccato . La Sua infinita altezza si conosce contemporaneamente alla nostra infinita bassezza , e solo da questa. Pietro riceve la sua missione mentre si riconosce peccatore , il suo itinerario di scoperta del perdono nel peccato e della fedeltà nell'infedeltà sarà tipico di ogni credente. Simone diventerà Pietro e riceverà l'incarico di confermare nella fede i propri fratelli proprio quando avrà consumato fino in fondo la propria esperienza di debolezza. La missione di Pietro, che ha fatto esperienza della misericordia del Signore che lo ha pescato dal peccato, consisterà nel pescare uomini. L'umanità intera è immersa nel mare, nell'abisso della perdizione, separata da Dio e in braccio alla morte. Ciò che Gesù ha fatto e farà con tutti, compresi i discepoli della barca, cioè l'azione di salvare dall'abisso, sarà la pesca alla quale i discepoli stessi saranno associati, in favore di tutti gli uomini.
Antifona
RispondiEliminaVenite: prostrati adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il Signore, nostro Dio. (Sal 94,6-7)
Gloria.
Custodisci sempre con paterna bontà
la tua famiglia, o Signore,
e poiché unico fondamento della nostra speranza
è la grazia che viene da te,
aiutaci sempre con la tua protezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, tre volte santo,
che hai scelto gli annunciatori della tua parola
tra uomini dalle labbra impure,
purifica i nostri cuori con il fuoco della tua parola
e perdona i nostri peccati con la dolcezza del tuo amore,
così che come discepoli seguiamo Gesù,
nostro Maestro e Signore.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura
Eccomi, manda me!
Dal libro del profeta Isaìa
Is 6,1-2a.3-8
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 137 (138)
R. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore! R.
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
Seconda Lettura
Così predichiamo e così avete creduto.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 15,1-11
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
EliminaAlleluia, alleluia.
Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini. (Mt 4,19)
Alleluia.
Vangelo
Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
EliminaANGELUS 6 febbraio 2022
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo della Liturgia odierna ci porta sulle rive del lago di Galilea. La folla fa ressa attorno a Gesù, mentre alcuni pescatori delusi, tra cui Simon Pietro, lavano le reti dopo una notte di pesca andata male. Ed ecco che Gesù sale proprio sulla barca di Simone; poi lo invita a prendere il largo e a gettare ancora le reti (cfr Lc 5,1-4). Fermiamoci su queste due azioni di Gesù: dapprima sale sulla barca e poi, la seconda, invita a prendere il largo. È stata una notte andata male, senza pesci, ma Pietro si fida e prende il largo.
Anzitutto, Gesù sale sulla barca di Simone. Per fare cosa? Per insegnare. Chiede proprio quella barca, che non è piena di pesci ma è tornata a riva vuota, dopo una notte di fatiche e delusioni. È una bella immagine anche per noi. Ogni giorno la barca della nostra vita lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di “pescare al largo”, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre relazioni. Ma spesso, come Pietro, viviamo la “notte delle reti vuote” – la notte delle reti vuote –, la delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati: «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (v. 5), dice Simone. Quante volte anche noi restiamo con un senso di sconfitta, mentre nel cuore nascono delusione e amarezza. Due tarli pericolosissimi.
Che cosa fa allora il Signore? Sceglie proprio di salire sulla nostra barca. Da lì vuole annunciare il Vangelo. Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca “sgangherata”, purché lo accogliamo. Questo sì, accoglierlo; non interessa su quale barca, accoglierlo. Ma noi – mi domando – lo facciamo salire sulla barca della nostra vita? Gli mettiamo a disposizione il poco che abbiamo? A volte ci sentiamo indegni di Lui perché siamo peccatori. Ma questa è una scusa che al Signore non piace, perché lo allontana da noi! Lui è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca accoglienza. Anche a te dice: “Fammi salire sulla barca della tua vita” – “Ma, Signore, guarda…” – “Così, fammi salire, così com’è”. Pensiamoci.
Così il Signore ricostruisce la fiducia di Pietro. Salito sulla sua barca, dopo aver predicato gli dice: «Prendi il largo» (v. 4). Non era un’ora adatta per pescare, era pieno giorno, ma Pietro si fida di Gesù. Non si basa sulle strategie dei pescatori, che ben conosceva, ma si basa sulla novità di Gesù. Quello stupore che lo muoveva a fare quello che Gesù gli diceva. È così anche per noi: se ospitiamo il Signore sulla nostra barca, possiamo prendere il largo. Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si può fare, sempre. Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la sfiducia e prendiamo il largo con Gesù! Anche la nostra piccola barca vuota assisterà a una pesca miracolosa.
Preghiamo Maria, che come nessun altro ha accolto il Signore sulla barca della vita: ci incoraggi e interceda per noi.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza SAN PIETRO Domenica, 7 febbraio 2010
RispondiEliminala Liturgia di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta il tema della CHIAMATA divina. In una visione maestosa, ISAIA si trova al cospetto del SIGNORE tre volte Santo ed è preso da grande timore e dal sentimento profondo della propria indegnità. Ma un serafino PURIFICA le sue labbra con un carbone ardente e cancella il suo PECCATO, ed egli, sentendosi pronto a rispondere alla CHIAMATA, esclama: “Eccomi SIGNORE, manda me!” (cfr Is 6,1-2.3-8).
La stessa successione di sentimenti è presente nell’episodio della pesca miracolosa, di cui ci parla l’odierno brano evangelico. Invitati da Gesù a gettare le reti, nonostante una notte infruttuosa, SIMON PIETRO e gli altri DISCEPOLI, fidandosi della SUA PAROLA, ottengono una pesca sovrabbondante. Di fronte a tale prodigio, SIMON PIETRO non si getta al collo di Gesù per esprimere la gioia di quella pesca insapettata, ma, come racconta l’Evangelista San Luca, gli si getta alle ginocchia dicendo: “SIGNORE, allontanati da me, perché sono un PECCATORE”. Gesù, allora, lo rassicura: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (cfr Lc 5,10); ed egli, lasciato tutto, lo segue.
Anche PAOLO, ricordando di essere stato un persecutore della CHIESA, si professa indegno di essere chiamato APOSTOLO, ma riconosce che la GRAZIA di Dio ha compiuto in lui meraviglie e, nonostante i propri limiti, gli ha affidato il compito e l’onore di predicare il Vangelo (cfr 1 Cor 15, 8-10). In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio limite e il proprio PECCATO. Ma, nonostante questa fragilità, il SIGNORE, ricco di misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo. L’umiltà testimoniata da ISAIA, da PIETRO e da PAOLO invita quanti hanno ricevuto il dono della VOCAZIONE divina a non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere lo sguardo fisso sul SIGNORE e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire il cuore, e continuare, con gioia, a “lasciare tutto” per Lui. Egli, infatti, non guarda ciò che è importante per l’uomo: “L’uomo vede l’apparenza, ma il SIGNORE vede il cuore” (1 Sam 16,7), e rende degli uomini poveri e deboli, ma che hanno FEDE in Lui, intrepidi APOSTOLI e annunciatori della SALVEZZA.
In quest’Anno Sacerdotale, preghiamo il Padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe e perché quanti sentono l’invito del SIGNORE a seguirlo, dopo il necessario discernimento, sappiano rispondergli con generosità, non confidando nelle proprie forze, ma aprendosi all’azione della sua GRAZIA. In particolare, invito tutti i sacerdoti a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla CHIAMATA del SIGNORE con la stessa umiltà e FEDE di ISAIA, di PIETRO e di PAOLO.
Alla Vergine Santa affidiamo tutte le vocazioni, particolarmente quelle alla vita religiosa e sacerdotale. Maria susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio “sì” al SIGNORE con gioia e dedizione piena.
FAUSTI – La folla si riversa su Gesù per ascoltare la Parola di Dio in riva al mare. Gesù sta di fronte a questo popolo pronto per l'ascolto e per l'esodo : è come il pastore che raduna le pecore per condurle al pascolo. I discepoli sono già sulla barca da dove Gesù parla .
RispondiEliminaQuesta barca è figura della Chiesa, piccola comunità che galleggia sull'abisso e compie l'esodo. Essa è già il punto d'arrivo della Sua missione , per questo si siede e da lì si rivolge agli altri che stanno ancora sulla riva.
Pietro riceve da Gesù l'incarico di guidare al largo la barca.
Nella pesca è raffigurata la missione Apostolica che inizia ora, e che giungerà molto lontano, fino agli estremi confini della terra.
Si trovano al largo, dopo una nottata di fatica inutile e sperimentano, nell'obbedienza alla Sua Parola, l'abbondanza dei frutti della benedizione promessa.
Le reti che gli Apostoli calano, dice suggestivamente S.Ambrogio nel suo commento, sono l'annuncio fatto di intreccio di parole, slarghi di discorso e profondità di risposte che prendono nelle loro maglie e non perdono coloro che ne sono presi. Non fanno morire chi vi è preso, ma lo conservano in vita, lo traggono dagli abissi alla luce e dal profondo conducono alla superficie chi vi era sommerso.
Quante volte avevano calato le reti inutilmente!
Quella stessa notte non avevano preso nulla.
L'ordine di Gesù, rivolto a dei pescatori di professione , appare un po' offensivo, oltre che insensato. Non conoscono bene il loro mestiere e non è forse di notte che si pesca? Dovranno comprendere che non è per forza e per volontà propria che agiscono, e che l'azione è fruttuosa proprio di giorno , perché obbediscono al “sole “ che è sorto per rischiarare coloro che prima erano nelle tenebre e nell'ombra di morte.
La vana fatica notturna indica l'inutilità di tutti gli sforzi umani fatti per volontà propria per instaurare il Regno di Dio. Perchè è di Dio!.
L'obbedienza alla Parola del Signore , di cui hanno sentito e visto la potenza, è l'unico motivo per sperare l'impossibile che essa promette a chi obbedisce.
La fede non ha altro appoggio. Essa porta il frutto infallibile e traboccante di questa pesca, che eccede ogni aspettativa e capacità umana . Le reti quasi si rompono perchè incapaci di contenere la realizzazione della promessa, che è superiore ad ogni fama, ma nulla va perso!
Oltre la barca di Pietro c'è anche un'altra barca associata alla pesca ;ambedue sono riempite, simbolo della benedizione di Dio, fino ad affondare, ma non affondano.
Davanti alla Verità di Dio e al Suo dono di misericordia, l'uomo scopre la propria verità. Pietro si sente lontano – per questo gli dice di allontanarsi da lui - e si vede perduto : sa di non essere quello che deve essere e si sente indegno. Non c'è rivelazione di Dio senza coscienza del proprio peccato . La Sua infinita altezza si conosce contemporaneamente alla nostra infinita bassezza , e solo da questa.
Pietro riceve la sua missione mentre si riconosce peccatore , il suo itinerario di scoperta del perdono nel peccato e della fedeltà nell'infedeltà sarà tipico di ogni credente. Simone diventerà Pietro e riceverà l'incarico di confermare nella fede i propri fratelli proprio quando avrà consumato fino in fondo la propria esperienza di debolezza.
La missione di Pietro, che ha fatto esperienza della misericordia del Signore che lo ha pescato dal peccato, consisterà nel pescare uomini.
L'umanità intera è immersa nel mare, nell'abisso della perdizione, separata da Dio e in braccio alla morte. Ciò che Gesù ha fatto e farà con tutti, compresi i discepoli della barca, cioè l'azione di salvare dall'abisso, sarà la pesca alla quale i discepoli stessi saranno associati, in favore di tutti gli uomini.