mercoledì 20 luglio 2016

C - 17 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – La missione del “Samaritano” sarà compiuta solo quando tutti gli uomini diranno “Abbà, Padre!” .Questa è la parola che ci genera nella nostra verità di figli.
    Gesù è venuto a insegnarcela , se lo ascoltiamo come Maria. Dopo averci svelato il Suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio : in essa desideriamo quanto ci occorre per viverla. E' quanto Lui stesso ci offre nell'Eucaristia, in cui offre Se Stesso come cibo. Solo alla fine cesserà la preghiera di richiesta del pane e dello Spirito perchè avremo la Sua pienezza di vita. Allora esulteremo con Lui nello Spirito.
    Questa preghiera è un dialogo diretto tra un “Tu” che è il Padre e un “noi” che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli.
    In Gesù posso riprendere a rispondere “Tu” al Padre che nel Suo infinito amore da sempre mi ha rivolto la Sua parola.
    In questo “Tu” che rivolgo al Padre , nella solidarietà con me del Suo Figlio, ritrovo anche il “noi” dei fratelli. La scoperta della paternità fonda e costruisce la fraternità.
    Senza il “Tu” non c'è preghiera. E non c'è neanche l'uomo, che è fuga da sé o risposta al “tu” che Dio gli rivolge.
    Ma anche senza il “noi” non c'è preghiera , perchè non si può stare davanti al Padre separati dal Figlio e dai fratelli.
    Con questa preghiera diciamo “eccomi” alla nostra verità di figli, e riconosciamo la nostra identità nascosta . “Abbà” è la prima parola che l'infante balbetta , suo primo cenno di comunicazione , gioiosa sorpresa di chi l'ascolta con amore.
    Dio è il Padre delle Misericordie , che ci è propizio e ama noi più di sé.
    Il colore della vita cristiana è il Suo sorriso paterno, la Sua tenerezza verso di noi e la nostra fiducia in Lui. Veniamo da Dio e a Lui ritorniamo. Veniamo dallo splendore del Suo Amore e siamo in cammino per tornarci. La nostra vita è desiderio e ricerca di Colui che si lascia desiderare e cercare solo perchè superiamo l'inganno che ci ha fatto fuggire da Lui.
    In Lui troviamo la nostra sorgente che ci disseta di delizie.
    “Abbà” è la parola ineffabile di Dio, che il Verbo dice nell'Amore verso il Padre, di cui è appunto la parola d'amore. E' l'estasi del Figlio nel Padre. Dio sarà sempre nostro Padre, perchè il Figlio si è fatto definitivamente nostro fratello. Per questo chiamare Dio “Abbà” è conoscere e proclamare l'amore per me di Gesù, mio Signore. E' essere in comunione con Lui che si è fatto carico di me .
    E' riconoscere il dono che mi è partecipato in Lui, il Figlio, in cui esisto e sono ciò che sono.
    Fuori di lui non sono ciò che sono e sono ciò che non sono.

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  2. S.FAUSTI --->La realtà di questa figliolanza è lo Spirito di Dio, riversato nei nostri cuori, che in noi geme con gemiti ineffabili.(Rm 5,5). Gridare “Abbà” è fede nel Figlio che ci ha amati e ha dato Se stesso per noi (Gal 2,20) ; è speranza certa di un mondo nuovo in cui il signore è Signore e noi siamo tutti fratelli , è amore come risposta al Padre e a tutti i suoi figli ; è letizia del ritorno a casa , è ricchezza di ogni benedizione , è sazietà di ogni desiderion e desiderio di ogni sazietà, è partecipare al banchetto con il vestito più bello, con l'anello e i sandali, mangiando il viello sacrificato , è la festa con sinfonia e danze che il Padre ha preparato per il figlio Suo perduto.
    Pregare in spirito di verità questa preghiera , è già l'esaudimento stesso di ogni preghiera.
    Infatti chiamando Dio col nome di Padre, ne accettiamo la paternità e gli chiediamo quel pane che è sempre necessario ogni giorno: il Suo amore e il Suo perdono per amare e perdonare i fratelli.
    Ciò che chiediamo nel “Padre nostro” è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio .
    La santificazione del nome , il Regno, il pane, il perdono e la forza della fiducia.
    Chiedendolo, apriamo la mano per riceverlo. E' la miglior preghiera che possiamo fare sia per noi che per i fratelli , chiediamo quei doni che il Padre vuol fare a tutti nel Figlio.
    Il tema dominante è la paternità di Dio , che si esprime nel “dare”. Ma per questo bisogna chiedere.
    Non perchè Lui ignori o trascuri il nostro bisogno, ma perchè il dono può essere ricevuto solo da chi lo desidera. Se Lui tarda nel dare, è solo perchè il desiderio cresca , non dà ciò che chiediamo , perchè purifichiamo la nostra richiesta e chiediamo non più un dono, ma Lui in dono.
    L'aridità nella preghiera serve a rendere puro il desiderio e a romperne ogni argine, perchè diventi capace di ricevere , oltre ogni dono, il Donatore stesso che desidera donarsi.

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