giovedì 28 luglio 2016

C - 18 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – Questa parabola descrive l'uomo che fa consistere la propria sicurezza nell'accumulo dei beni. E' il contrario del discepolo la cui sicurezza è nell'amore del Padre e dei fratelli.
    La nostra vita non sta nei beni, ma in Colui che li dona.
    La sapienza di Dio ha previsto che la soddisfazione dei bisogni che abbiamo diventi strumento per colmare il bisogno che siamo : la comunione col Padre che dona e con i fratelli con cui condividiamo. Questo è il regno dei figli, il nostro vero tesoro.
    Non accettando la tua identità, ti identifichi con ciò che possiedi. Invece di servirti del mondo come suo signore, lo servi come tuo signore.
    L'avere di più è il primo tentativo maldestro di salvarsi suggerito dalla paura della morte. Se fai dipendere la tua vita da ciò che hai, distruggi ciò che sei.
    La vita infatti è dal Padre; per questo sei figlio suo e fratello di tutti.
    Se la tua vita è dalle cose, lui non è più tuo Padre e i fratelli sono tuoi contendenti.E le stesse cose che prima erano “da” Dio e “per” te , cambiano valore : se tu “da” loro e “per” loro e sacrifichi la tua vita a ciò che doveva garantirla.
    Ciò che hai e possiedi , ti dà morte se lo consideri come fine invece che come mezzo.
    Ne sei schiavo e per quanto tu possieda non sarai mai pieno, perchè altro è il pane che ti sazia.
    Per inganno l'uomo ha abbandonato la “sorgente d'acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non contengono l'acqua”(Ger 2,13): ha posto come principio della propria vita il timore della morte,invece che l'amore del Padre della vita. I frutti della terra sono benedizione di Dio (Dt 28).
    Chi li riceve come dono è benedetto lui stesso.
    Chi li prende come possesso , li taglia dalla loro sorgente ed è maledetto.
    Riceverli come dono significa usarli ricordando che sono dal Padre e per tutti i fratelli.

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  2. --->Quet'amore concreto del Padre e dei fratelli, che si esprime rispettivamente in lode e in misericordia, è tutta la Legge.
    Ogni qualvolta vivrà con spirito di padrone, Israele andrà in esilio.
    L'oblio del dono è la via dell'esilio ; il ricordo e la conversione quella del ritorno.
    Mosè mette in guardia il popolo , ammonendolo di non dire mai “è mio” ciò che gli sarà dato nella terra promessa (Dt 8,7-20).
    Chi vuol possedere è in realtà posseduto da ciò che possiede. Non è più libero, ma schiavo.
    Come per Adamo lo stare nel giardino è legato all'obbedienza a Dio, così per Israele lo stare nella terra promessa è legato in concreto al non impadronirsi del dono.Dio ha ordinato di non possedere e di non accumulare , bensì di ringraziare del dono e di condividere.
    L'obbedienza a questa Sua Parola introduce nel riposo (terra promessa), dove si mangia ( si vive), si beve ( si ama) e si gioisce , perchè nel soddisfare i bisogni primari si soddisfa anche quello essenziale : l'amore del Padre e dei fratelli!
    Il possesso è contrario al ringraziare, ed è contro Dio ; l'accumulo è contrario alla condivisione ed è contro gli uomini. Il ricco, che punta sull'avere di più, si isola sempre più dagli altri e s'ingabbia nella sua solitudine. La stoltezza si consuma nel compiacersi dei beni, facendo di essi la propria vita e sicurezza. “Riposa, mangia, bevi ,godi” : è il programma di vita dell'uomo.
    I beni, nel piano di Dio, servirebbero per questo!
    Ma è stoltezza credere di realizzarlo seguendo la via dell'avere di più.
    La stoltezza consiste nel fatto che la morte non è evitata da ciò che il timore di essa ha suggerito. La paura infatti è cattiva consigliera , e getta in braccio a ciò che si teme.
    La coscienza della morte mi mostra il mio essere profondo : la mia solitudine assoluta davanti a Lui, che può essere colmata solo da Lui, mio riposo, mio cibo, mia bevanda e mia gioia.

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