giovedì 8 settembre 2016

C - 24 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – Il cap. 15 è un'unica parabola in tre scene. Rivela il centro del Vangelo : Dio come Padre di tenerezza e di misericordia, ben diverso da quello da cui Adamo era fuggito per paura.
    Egli trasale di gioia quando vede arrivare a casa il figlio più lontano, e invita tutti ad agire con Lui :”bisogna far festa !” Il banchetto del cap. precedente è questa festa del Padre che vede ormai occupato l'ultimo posto a mensa : la Sua casa è piena, il Suo cuore trabocca: nel ritorno dell'ultimo, ogni figlio perduto è ormai con Lui. La Chiesa di Luca deve ricordarsi sempre che non è un'accolita di giusti, ma una comunità di peccatori aperti al perdono.
    Le tre scene della parabola presentano una certa simmetria con le tre chiamate al banchetto (14,15...). Quella della pecora smarrita corrisponde alla seconda chiamata , rivolta alle pecore perdute d'Israele , quella della dracma corrisponde alla terza chiamata, rivolta ai pagani .
    Resta vuoto ancora il posto di chi fu chiamato per primo, l'Israele della Legge.
    E' il fratello maggiore, figura di ogni credente, al quale è indirizzata tutta la parabola, in particolare l'ultima scena, perchè partecipi al banchetto di salvezza, alla festa e alla danza per il figlio perduto e ritrovato, morto e risorto.
    Paolo sintetizza la catechesi battesimale con le parole :”siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, graziandovi a vicenda come Dio ha graziato voi in Cristo. (Ef 4,32).
    L'Eucaristia, cibo e vita nuova per il cristiano è il pane del perdono : mangiato da ogni peccatore è rifiutato solo da chi è soddisfatto di sé.
    La Misericordia di Dio lo rimanda a mani vuote (Lc 1,53) perché possa essere tra gli affamati che vengono saziati. (6,21). E' l'astuzia che Dio usa con i furbi, in modo di aprire la bocca a tutti i suoi figli e riempirla del suo dono (Sl 81,11) .

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  2. La parabola, che inizia col figlio minore e termina col figlio maggiore, ha come centro la rivelazione del Padre, che ama perdutamente ogni figlio perduto. E' un'esortazione al maggiore perché riconosca come fratello il minore. Solo così può conoscere il Padre e divenire, come Lui, misericordioso. Le azioni del racconto consistono nella partenza e nel ritorno del minore , nell'accoglienza e nella festa del Padre; nel rifiuto del maggiore a entrare e nell'uscita del Padre stesso a consolarlo. Il ritornello “con-gioite con me” diventa “far banchetto festoso per il figlio morto e risorto”. E' una necessità per il Padre : “bisognava far festa e rallegrarsi”.
    I sentimenti cardine sono : la compassione del Padre per il minore e la collera del maggiore, la festa e la gioia del Padre , che sarà piena quando tutti i suoi figli avranno accolto l'invito.
    Per ora è realizzata in terra dalla convivialità di Gesù con tutti i pubblicani e peccatori.
    Il figlio minore non ha sentimenti . Ha solo bisogni.
    Ma alla fine è travolto dalla gioia del Padre. Ne resta fuori solo il maggiore : non riconoscendo il fratello, rifiuta il Padre che lo riconosce figlio.
    Infatti, mentre il minore Lo chiama sempre “Padre “, egli non Lo chiama mai così.
    Colui che nel racconto è chiamato dodici volte “Padre” sarà chiamato così anche dal maggiore , quando dirà all'altro : “fratello mio”.
    Dio riconosce necessariamente come figli tutti quanti, sia giusti che peccatori.
    Semplicemente perché é Padre! Il giusto riconosce a stento il peccatore come figlio, ma non come fratello suo! E' quindi il vero peccatore ! Bisogna che riconosca l'altro come fratello, identificandosi con lui. Solo così gioisce dell'amore e della festa del Padre per il figlio suo perduto e ritrovato.
    Questa pagina esige il passaggio da una religione servile alla libertà dei figli. Siamo amati da Dio non perché noi siamo buoni, ma perchè Lui è nostro Padre.






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