S. FAUSTI – Dopo aver dichiarato la necessità della preghiera , si parla ora sulla sua qualità di fondo: l'umiltà. Quest'ultima parte del viaggio , prima dell'ingresso a Gerusalemme, vuole convincerci di un'evidenza : siamo tutti sufficientemente presuntuosi e ricchi da escluderci dal Regno. La nostra umiltà sarà allora riconoscerci nel fariseo ; la nostra povertà riconoscerci nel ricco. In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera. Da una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro della propria bontà , giustifica sé e condanna gli altri. Dall'altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono. Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure , che rappresentano rispettivamente l'impossibilità e la possibilità della salvezza. Anzi più esattamente : noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perchè accolga la grazia. In ogni sogno ci son tre personaggi che contano : io che osservo, un altro che riconosco, e un terzo che non ricordo mai. Questi è proprio il più importante , il medio termine tra me e l'altro. Gesù svela al fariseo questo personaggio inafferrabile, mettendogli davanti uno specchio : il pubblicano , nel quale non vuole riconoscersi, è la parte profonda del suo io che non accetta. Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso , condannando il giusto e giustificando il peccatore. Il giusto è condannato perchè, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono : l'amore di Dio e del prossimo. Il peccatore invece è giustificato. Questo è il vero scandalo del Vangelo , che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni - non per i nostri meriti, ma per il Suo Amore di Padre. La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondano su questa umiltà fiduciosa , frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio. Dopo aver esortato alla preghiera,Gesù dubita se troverà “la” fede . Infatti , senza umiltà, la preghiera è dell'io e non di Dio , la fiducia è in sé e non in Lui. La prima è autoglorificazione , la seconda presunzione. Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera. Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano. Qui Luca dà il colpo di grazia al fariseo che è nel discepolo, proprio nella sua roccaforte : la fede, la giustizia e la preghiera. L'unica differenza tra peccatori e giusti sta nel fatto che i primi accettano di essere salvati . I secondi non lo vogliono.
S. FAUSTI – Dopo aver dichiarato la necessità della preghiera , si parla ora sulla sua qualità di fondo: l'umiltà. Quest'ultima parte del viaggio , prima dell'ingresso a Gerusalemme, vuole convincerci di un'evidenza :
RispondiEliminasiamo tutti sufficientemente presuntuosi e ricchi da escluderci dal Regno.
La nostra umiltà sarà allora riconoscerci nel fariseo ; la nostra povertà riconoscerci nel ricco.
In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera. Da una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro della propria bontà , giustifica sé e condanna gli altri.
Dall'altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono.
Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure , che rappresentano rispettivamente l'impossibilità e la possibilità della salvezza.
Anzi più esattamente : noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perchè accolga la grazia.
In ogni sogno ci son tre personaggi che contano : io che osservo, un altro che riconosco, e un terzo che non ricordo mai.
Questi è proprio il più importante , il medio termine tra me e l'altro.
Gesù svela al fariseo questo personaggio inafferrabile, mettendogli davanti uno specchio : il pubblicano , nel quale non vuole riconoscersi, è la parte profonda del suo io che non accetta.
Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso , condannando il giusto e giustificando il peccatore.
Il giusto è condannato perchè, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono : l'amore di Dio e del prossimo.
Il peccatore invece è giustificato.
Questo è il vero scandalo del Vangelo , che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni - non per i nostri meriti, ma per il Suo Amore di Padre.
La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondano su questa umiltà fiduciosa , frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio.
Dopo aver esortato alla preghiera,Gesù dubita se troverà “la” fede .
Infatti , senza umiltà, la preghiera è dell'io e non di Dio , la fiducia è in sé e non in Lui.
La prima è autoglorificazione , la seconda presunzione.
Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera.
Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano.
Qui Luca dà il colpo di grazia al fariseo che è nel discepolo, proprio nella sua roccaforte : la fede, la giustizia e la preghiera.
L'unica differenza tra peccatori e giusti sta nel fatto che i primi accettano di essere salvati .
I secondi non lo vogliono.