S. FAUSTI – Il viaggio di Gesù a Gerusalemme delinea l'itinerario spirituale del discepolo. Ora inizia la terza e ultima tappa, che introduce a Gerico, porta della terra promessa. Ma chi ha mani innocenti e cuore puro per salire il monte del Signore ?(Sl 24,3). Solo il Giusto ha la forza di compiere il santo viaggio. (Sl 84,6). Per noi è impercorribile! Ma la Sua misericordia ordina a noi, peccatori e fuggitivi, di andare a Gerusalemme ; la Sua parola ci invia a compiere ciò che ci è vietato. Lui, l'unico pellegrino che vi sale, ce lo rende possibile: è il samaritano che viene incontro a noi, esuli dal volto ed esclusi dalla gloria, per farsi carico della nostra lebbra. L'invocazione . “Gesù, abbi pietà!” , è il punto al quale Luca vuole portare il suo lettore: è la preghiera del Nome che ci associa a Lui, nel Suo stesso viaggio, all'interno del quale veniamo mondati. Questo racconto, che cambia di continuo scena ad ogni versetto e contiene una decina di verbi di moto, parla non della possibilità, ma della realtà dell'impossibile. La salvezza, che nessuno può raggiungere, è già stata donata a tutti e dieci gli uomini : si trovano di fatto nello stesso cammino di Colui che è venuto per cercare tutti. Ma uno solo per ora ha la fede e incontra il Salvatore. Questi è responsabile degli altri nove , perché anch'essi si scoprano guariti e tornino al Signore facendo Eucaristia. La salvezza infatti non è guarire dalla lebbra, ma incontrare chi ci ha guariti. La sete non si placa con un bicchier d'acqua, bisogna trovare la sorgente. Al dono deve corrispondere il nostro grazie al donatore. Solo il rapporto con lui ci salva : i suoi doni sono semplici mezzi per metterci in comunione con lui ; solo l'amore riconosciuto e accolto ci guarisce dalla morte interiore, che è la vera lebbra. Per questo la salvezza è tra il “già” e il “non ancora” . Già offerta a tutti, non ancora tutti l'hanno accolta. Ancora nove su dieci non sanno che la loro vita è stata condonata della morte, vivono e muoiono ancora da lebbrosi. Sono come un uccello in gabbia che non sa che è aperta la porta. L'uno solo che torna a far eucaristia è inviato per dare a tutti la buona notizia . Si aprano gli occhi dei ciechi e vedano la luce!.L'annuncio porta a scoprire e accettare il dono. Questo è tale solo quando trova mani per prenderlo e cuore per gioirne. E' la prima volta che Gesù è chiamato per nome . “In nessun altro c'è salvezza , non vi è infatti nessun altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). L'invocazione ci unisce a Lui, via che conduce al Padre.
S. FAUSTI – Il viaggio di Gesù a Gerusalemme delinea l'itinerario spirituale del discepolo.
RispondiEliminaOra inizia la terza e ultima tappa, che introduce a Gerico, porta della terra promessa.
Ma chi ha mani innocenti e cuore puro per salire il monte del Signore ?(Sl 24,3).
Solo il Giusto ha la forza di compiere il santo viaggio. (Sl 84,6). Per noi è impercorribile!
Ma la Sua misericordia ordina a noi, peccatori e fuggitivi, di andare a Gerusalemme ; la Sua parola ci invia a compiere ciò che ci è vietato.
Lui, l'unico pellegrino che vi sale, ce lo rende possibile: è il samaritano che viene incontro a noi, esuli dal volto ed esclusi dalla gloria, per farsi carico della nostra lebbra.
L'invocazione . “Gesù, abbi pietà!” , è il punto al quale Luca vuole portare il suo lettore: è la preghiera del Nome che ci associa a Lui, nel Suo stesso viaggio, all'interno del quale veniamo mondati.
Questo racconto, che cambia di continuo scena ad ogni versetto e contiene una decina di verbi di moto, parla non della possibilità, ma della realtà dell'impossibile.
La salvezza, che nessuno può raggiungere, è già stata donata a tutti e dieci gli uomini : si trovano di fatto nello stesso cammino di Colui che è venuto per cercare tutti.
Ma uno solo per ora ha la fede e incontra il Salvatore.
Questi è responsabile degli altri nove , perché anch'essi si scoprano guariti e tornino al Signore facendo Eucaristia.
La salvezza infatti non è guarire dalla lebbra, ma incontrare chi ci ha guariti.
La sete non si placa con un bicchier d'acqua, bisogna trovare la sorgente.
Al dono deve corrispondere il nostro grazie al donatore. Solo il rapporto con lui ci salva : i suoi doni sono semplici mezzi per metterci in comunione con lui ; solo l'amore riconosciuto e accolto ci guarisce dalla morte interiore, che è la vera lebbra.
Per questo la salvezza è tra il “già” e il “non ancora” .
Già offerta a tutti, non ancora tutti l'hanno accolta. Ancora nove su dieci non sanno che la loro vita è stata condonata della morte, vivono e muoiono ancora da lebbrosi.
Sono come un uccello in gabbia che non sa che è aperta la porta.
L'uno solo che torna a far eucaristia è inviato per dare a tutti la buona notizia . Si aprano gli occhi dei ciechi e vedano la luce!.L'annuncio porta a scoprire e accettare il dono.
Questo è tale solo quando trova mani per prenderlo e cuore per gioirne.
E' la prima volta che Gesù è chiamato per nome . “In nessun altro c'è salvezza , non vi è infatti nessun altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati”
(At 4,12). L'invocazione ci unisce a Lui, via che conduce al Padre.