domenica 13 novembre 2016

C - 33 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – Questa grande Apocalisse riguarda il destino cosmico, la “nostra” storia che si concluderà con la fine del mondo. Apocalisse non significa “disastro”, ma “rivelazione” di una cosa ignota.
    Queste parole di Gesù rivelano non qualcosa di strano e di occulto, ma il senso profondo della realtà presente . Ci tolgono il velo che le nostre paure e i nostri errori ci hanno messo davanti agli occhi , e ci permettono di vedere quella verità che è la Parola definitiva di Dio sul mondo.
    Il linguaggio apocalittico è colorito a tinte forti e paradossali. Ma la verità non è forse paradossale , al di là di ogni opinione?
    L'intento primo degli evangelisti è mostrare che non si sta andando verso la fine , ma verso il fine .
    Il dissolversi del mondo vecchio è insieme il nascere di quello nuovo.
    Luca è particolarmente preoccupato di mostrare il rapporto che la meta finale ha con il nostro cammino attuale.
    Dio realizza il Suo disegno in questa storia con le sue contraddizioni : il mistero di morte e risurrezione di Gesù , pienezza del Regno, continua nella vita dei discepoli.
    La Sua croce è già il giudizio sul mondo vecchio ; il discepolo è chiamato a viverla nel presente come seme della gloria futura , in attesa del Suo ritorno. Gesù non soddisfa il prurito di curiosità circa il futuro. Noi gli chiediamo “quando” sarà la fine del mondo e quali “i segni”.
    Ma Lui si è rifiutato e si rifiuterà sempre di rispondere. E' venuto a insegnarci che il mondo ha nel Padre il suo inizio e il suo termine , e ci chiama a vivere il presente in quest'ottica, l'unica che dà senso alla vita.
    Gesù vuole anche togliere quelle ansie e allarmismi sulla fine del mondo , che prosperano ovunque e non fanno che danno.
    L'uomo, unico vivente cosciente del proprio limite,dopo il peccato si lascia guidare dalla paura della morte. Me essa trionfa proprio nella volontà di salvarsi a tutti i costi, origine dell'egoismo e di ogni male.
    Gesù offre l'alternativa di una vita che si lascia guidare dalla fiducia nel Padre, in un atteggiamento di dono e di amore, che ha già vinto la morte.
    Il Figlio di Dio, fattosi carne, ci ha rivelato il destino di ogni carne : il Suo cammino di Figlio dell'uomo è quello di ogni uomo e del mondo intero, il Suo mistero di morte e resurrezione è la verità del presente nel suo futuro . Chiedendo “quando e quali” sono i segni della distruzione del tempio , i discepoli intendono la fine del mondo.
    In realtà non si tratta della fine del mondo ; è un avvenimento storico esemplare , figura di ogni momento di crisi, che costituisce una sfida per il credente , chiamato a testimoniare il suo Signore.
    Bando alle false attese di una fine imminente . I pretesi segni della fine sono tutte cose che avvengono “prima” , sono cioè gli ingredienti normali della nostra esistenza prima della fine.
    Né le guerre, le rivolte e i grandi segni , né l'assedio e la distruzione di Gerusalemme, preludono alla fine : sono solo l'inizio del “tempo dei pagani”, una nuova pagina nel tempo della salvezza, aperta ora a tutti.
    Il vero indizio che il Regno è vicino e che la vicenda umana va verso il suo compimento è invece la testimonianza dei discepoli, che seguono e annunciano il loro Signore in questo mondo di male, facendone il luogo della salvezza.
    L'universo finirà. Perchè ciò che ha inizio, ha fine. Tuttavia la vittoria non sarà del male, bensì della fedeltà di Dio al suo Amore per noi. La risurrezione del crocifisso ce ne dà la certezza : la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo.
    Ma il regno qui in terra sarà sempre come un seme : fruttifica perchè piccolo, preso, gettato e nascosto.
    Porterà sempre i tratti del volto del Figlio dell'uomo, consegnato per noi alla morte di croce.
    Ma non bisogna scoraggiarsi : questa è la sua vittoria!
    Il disegno di salvezza si realizza proprio attraverso la croce . “ è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio”(At 14,22). Queste ci associano a Gesù.

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  2. ....>La Sua storia non è passata : rivive nel presente del discepolo, che compie in sé quello che ancora manca alla Sua passione (Co1,4) , in modo da aver parte alla Sua risurrezione . Ma il mistero del Figlio dell'uomo è lo stesso di ogni uomo : ciò che capita al Maestro, toccherà anche al discepolo.
    A quelli che , come noi, rischiavano di non attenderlo più, Luca spiega che senso ha attenderlo ancora : l'attesa incammina la nostra storia presente verso la sua vera speranza, che non può deludere.

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