venerdì 5 luglio 2019

C - 14 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. FAUSTI – Il brano inizia con Gesù che invia e termina con Lui inviato.(v 16) : manda i discepoli come il Padre ha mandato Lui. Sorgente della Missione è sempre il Padre , nella Sua Misericordia per tutti i Suoi figli. Il Figlio è il primo inviato perché Lo conosce.
    Dopo di Lui, sono da Lui e come Lui inviati quelli che L'hanno riconosciuto come fratello.
    La missione non ha nulla a che fare con il proselitismo.
    Nasce dall'Amore del Padre per tutti i Suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. Essa si allarga in un orizzonte sempre più vasto, fino ad abbracciare gli estremi confini della terra : è il cerchio delle braccia del Padre , che si apre a stringere tutti i figli senza perderne alcuno, perché non ha figli da sprecare.
    La missione è dimensione essenziale della Chiesa : uno realizza la sua natura di figlio nella misura in cui va verso tutti i fratelli con l'amore del Padre.
    Le condizioni della missione dei 72 , come quella dei Dodici, sono le medesime di Gesù.
    La differenza sta nel fatto che Lui è il Figlio che ha lasciato il Padre ed è venuto a cercare i fratelli. Invece i Dodici sono chiamati e i settantadue designati a collaborare alla Sua opera.
    La responsabilità del fratello, per il quale il Signore è morto, è l'origine della missione.
    ”L'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti” (2 Cor 5,14).
    Solo nella missione verso i fratelli, io stesso divento figlio.
    La missione non è affare di qualcuno, ma compito di ciascuno.
    L'immagine della messe richiama la venuta decisiva per il giudizio di salvezza.
    Ogni uomo è infatti da sempre messe , frumento maturo per diventare Corpo del Signore, unendosi a Lui nel Suo cammino verso il Padre.
    La messe, se non è raccolta, marcisce.
    L'uomo, se non sperimenta l'amore del fratello, non diventa figlio : invece di pane di vita, diventa lievito di morte.
    E' interessante notare che l'invio dei 72 è insieme la semina della Parola e la mietitura.
    Infatti l'accoglienza dell'annuncio, che è la semina, è già salvezza, cioè mietitura.
    “La messe è molta” cioè tutta l'umanità, perché chi conosce il cuore del Padre è sollecito di tutti i fratelli. Ha un'immagine iniziale che dà significato alla missione : “agnelli in mezzo ai lupi”, sotto il vessillo del Pastore che si è fatto Agnello Immolato..
    Questa missione, come da Israele va fino ai confini della spazio, così da Gesù si estende fino alla fine del tempo. Poi giungerà il Signore.
    “Ma è prima necessario che il Vangelo sia annunciato a tutte le genti”.
    Fine della missione è non solo la vittoria sul male, e il ritorno allo stato originario di Adamo, re del creato, ma soprattutto è il fatto che il nome dei discepoli, nel Nome di Gesù, è scritto nei cieli, cioè in Dio.
    Gesù è venuto per darci la gioia si entrare nella Sua comunione di Figlio col Padre.
    Quattro proibizioni descrivono la missione in povertà e le precisazioni circa l'annuncio del regno : “entrate” “dite” “dimorate” “mangiate” “ prendetevi cura” “dite”.
    Tale annuncio, urgente e necessario, avviene nella contraddizione e nel rifiuto.
    Il tutto si conclude con l'identificazione dei discepoli inviati con Gesù, inviato dal Padre.
    Il colore del rientro è la gioia, dono definitivo degli operai.
    I discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione.
    In secondo luogo è anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato. Nessun male e nessun veleno, neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita.
    “I vostri nomi sono scritti nei cieli”: questo il vero motivo della gioia.
    E' l'elevazione all'intimità e alla pienezza di vita di Dio.
    Di qui si capisce come la missionarietà è di tutta la Chiesa, se vuol raggiungere il fine di essere come il Figlio, che ama il Padre e i fratelli.

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  2. LETTURA DEL GIORNO
    Prima Lettura

    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 66,10-14c

    Rallegratevi con Gerusalemme,
    esultate per essa tutti voi che l’amate.
    Sfavillate con essa di gioia
    tutti voi che per essa eravate in lutto.
    Così sarete allattati e vi sazierete
    al seno delle sue consolazioni;
    succhierete e vi delizierete
    al petto della sua gloria.

    Perché così dice il Signore:
    «Ecco, io farò scorrere verso di essa,
    come un fiume, la pace;
    come un torrente in piena, la gloria delle genti.
    Voi sarete allattati e portati in braccio,
    e sulle ginocchia sarete accarezzati.
    Come una madre consola un figlio,
    così io vi consolerò;
    a Gerusalemme sarete consolati.
    Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
    le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
    La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».

    Seconda Lettura

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
    Gal 6,14-18

    Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

    Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.

    D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.

    La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 10,1-12.17-20

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

    In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

    I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il vero predicatore è quello che si sa debole, che sa che non può difendersi da se stesso. ‘Tu vai come un agnello in mezzo ai lupi’ – ‘Ma, Signore, perché mi mangino?’ – ‘Tu, vai! Questo è il cammino’. E credo che sia Crisostomo che fa una riflessione molto profonda, quando dice: ‘Ma se tu non vai come agnello, ma vai come lupo tra i lupi, il Signore non ti protegge: difenditi da solo’. Quando il predicatore si crede troppo intelligente. ‘Ah, io me la cavo con questa gente!’, così, finirà male. O negozierà la Parola di Dio: ai potenti, ai superbi. (Santa Marta, 14 febbraio 2017)

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