venerdì 26 luglio 2019

C - 17 DOM.T.O.


3 commenti:

  1. Prima lettura

    Gen 18,20-32

    In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
    Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
    Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
    Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
    Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

    Parola di DIO

    Sal 137


    Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
    hai ascoltato le parole della mia bocca.
    Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
    mi prostro verso il tuo tempio santo.

    Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
    hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
    Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
    hai accresciuto in me la forza.

    Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
    il superbo invece lo riconosce da lontano.
    Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
    contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.

    La tua destra mi salva.
    Il Signore farà tutto per me.
    Signore, il tuo amore è per sempre:
    non abbandonare l’opera delle tue mani

    Col 2,12-14


    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

    Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
    Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

    Parola di Dio

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  2. Canto al Vangelo (Rm 8,15)
    Alleluia, alleluia.
    Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
    per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!
    Alleluia.



    Vangelo

    Lc 11,1-13
    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
    Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    Parola del Signore
    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Quante volte abbiamo chiesto e non ottenuto – ne abbiamo l’esperienza tutti – quante volte abbiamo bussato e trovato una porta chiusa? Gesù ci raccomanda, in quei momenti, di insistere e di non darci per vinti. La preghiera trasforma sempre la realtà, sempre. Possiamo essere certi che Dio risponderà. L’unica incertezza è dovuta ai tempi, ma non dubitiamo che Lui risponderà. Magari ci toccherà insistere per tutta la vita, ma Lui risponderà. Ce lo ha promesso: Lui non è come un padre che dà una serpe al posto di un pesce. Non c’è nulla di più certo: il desiderio di felicità che tutti portiamo nel cuore un giorno si compirà”. (Udienza Generale, 9 gennaio 2019)

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  3. FAUSTI – La missione del “Samaritano” sarà compiuta solo quando tutti gli uomini diranno “Abbà, Padre!” .Questa è la parola che ci genera nella nostra verità di figli.
    Gesù è venuto a insegnarcela , se lo ascoltiamo come Maria. Dopo averci svelato il Suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio : in essa desideriamo quanto ci occorre per viverla. E' quanto Lui stesso ci offre nell'Eucaristia, in cui offre Se Stesso come cibo. Solo alla fine cesserà la preghiera di richiesta del pane e dello Spirito perchè avremo la Sua pienezza di vita. Allora esulteremo con Lui nello Spirito.
    Questa preghiera è un dialogo diretto tra un “Tu” che è il Padre e un “noi” che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli.
    In Gesù posso riprendere a rispondere “Tu” al Padre che nel Suo infinito amore da sempre mi ha rivolto la Sua parola.
    In questo “Tu” che rivolgo al Padre , nella solidarietà con me del Suo Figlio, ritrovo anche il “noi” dei fratelli. La scoperta della paternità fonda e costruisce la fraternità.
    Senza il “Tu” non c'è preghiera. E non c'è neanche l'uomo, che è fuga da sé o risposta al “tu” che Dio gli rivolge.
    Ma anche senza il “noi” non c'è preghiera , perchè non si può stare davanti al Padre separati dal Figlio e dai fratelli.
    Con questa preghiera diciamo “eccomi” alla nostra verità di figli, e riconosciamo la nostra identità nascosta . “Abbà” è la prima parola che l'infante balbetta , suo primo cenno di comunicazione , gioiosa sorpresa di chi l'ascolta con amore.
    Dio è il Padre delle Misericordie , che ci è propizio e ama noi più di sé.
    Il colore della vita cristiana è il Suo sorriso paterno, la Sua tenerezza verso di noi e la nostra fiducia in Lui. Veniamo da Dio e a Lui ritorniamo. Veniamo dallo splendore del Suo Amore e siamo in cammino per tornarci. La nostra vita è desiderio e ricerca di Colui che si lascia desiderare e cercare solo perchè superiamo l'inganno che ci ha fatto fuggire da Lui.
    In Lui troviamo la nostra sorgente che ci disseta di delizie.
    “Abbà” è la parola ineffabile di Dio, che il Verbo dice nell'Amore verso il Padre, di cui è appunto la parola d'amore. E' l'estasi del Figlio nel Padre. Dio sarà sempre nostro Padre, perchè il Figlio si è fatto definitivamente nostro fratello. Per questo chiamare Dio “Abbà” è conoscere e proclamare l'amore per me di Gesù, mio Signore. E' essere in comunione con Lui che si è fatto carico di me .
    E' riconoscere il dono che mi è partecipato in Lui, il Figlio, in cui esisto e sono ciò che sono.
    Fuori di lui non sono ciò che sono e sono ciò che non sono.
    La realtà di questa figliolanza è lo Spirito di Dio, riversato nei nostri cuori, che in noi geme con gemiti ineffabili.(Rm 5,5). Gridare “Abbà” è fede nel Figlio che ci ha amati e ha dato Se stesso per noi (Gal 2,20) ; è speranza certa di un mondo nuovo in cui il signore è Signore e noi siamo tutti fratelli , è amore come risposta al Padre e a tutti i suoi figli ; è letizia del ritorno a casa , è ricchezza di ogni benedizione , è sazietà di ogni desiderio e desiderio di ogni sazietà, è partecipare al banchetto con il vestito più bello, con l'anello e i sandali, mangiando il vitello sacrificato , è la festa con sinfonia e danze che il Padre ha preparato per il figlio Suo perduto.
    Pregare in spirito di verità questa preghiera , è già l'esaudimento stesso di ogni preghiera.
    Infatti chiamando Dio col nome di Padre, ne accettiamo la paternità e gli chiediamo quel pane che è sempre necessario ogni giorno: il Suo amore e il Suo perdono per amare e perdonare i fratelli.
    Ciò che chiediamo nel “Padre nostro” è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio: la santificazione del nome , il Regno, il pane, il perdono e la forza della fiducia.

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