venerdì 13 settembre 2019

C - 24 DOMENICA T.O.


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  1. lETTURE DEL GIORNO


    Es 32,7-11.13-14

    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».

    Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».

    Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».

    Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.



    Seconda lettura

    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    1 Tm 1,12-17

    Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.

    Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.

    Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.


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  2. VANGELO Lc 15,1-32

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

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  3. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perché ognuna è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va a cercarla. (Udienza Generale, 4 maggio 2016)

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  4. FAUSTI – Il cap. 15 è un'unica parabola in tre scene. Rivela il centro del Vangelo : Dio come Padre di tenerezza e di misericordia, ben diverso da quello da cui Adamo era fuggito per paura.
    Egli trasale di gioia quando vede arrivare a casa il figlio più lontano, e invita tutti ad agire con Lui :”bisogna far festa !” Il banchetto del cap. precedente è questa festa del Padre che vede ormai occupato l'ultimo posto a mensa : la Sua casa è piena, il Suo cuore trabocca: nel ritorno dell'ultimo, ogni figlio perduto è ormai con Lui. La Chiesa di Luca deve ricordarsi sempre che non è un'accolita di giusti, ma una comunità di peccatori aperti al perdono.
    Le tre scene della parabola presentano una certa simmetria con le tre chiamate al banchetto (14,15...). Quella della pecora smarrita corrisponde alla seconda chiamata , rivolta alle pecore perdute d'Israele , quella della dracma corrisponde alla terza chiamata, rivolta ai pagani .In realtà la pecora non si è convertita, come la dracma non torna da sé nel borsellino. Sono semplicemente trovate, proprio perché perdute, da Colui che per primo si è convertito a loro nel Suo Amore.
    Convertirsi è volgere lo sguardo dal proprio io a Dio,e vedere,invece della propria nudità, l'occhio di Colui che da sempre ci guarda con Amore.
    Allora nasce la vita nuova, nella Lode e nella Gioia del Padre.
    Quelli che errano nel deserto, non si son lasciati trovare dalla misericordia.
    Chiusi nel proprio io e gonfi di morte, non entrano per la porta stretta della misericordia, chi cerca la propria giustizia nella legge, non ha niente a che fare con Cristo (Gal 5,4) , è fuori dalla grazia del Padre e dalla Sua festa per il figlio.
    Resta vuoto ancora il posto di chi fu chiamato per primo, l'Israele della Legge.
    E' il fratello maggiore, figura di ogni credente, al quale è indirizzata tutta la parabola, in particolare l'ultima scena, perché partecipi al banchetto di salvezza, alla festa e alla danza per il figlio perduto e ritrovato, morto e risorto.
    Paolo sintetizza la catechesi battesimale con le parole :”siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, graziandovi a vicenda come Dio ha graziato voi in Cristo. (Ef 4,32).
    L'Eucaristia, cibo e vita nuova per il cristiano è il pane e perdono : ricevuto e mangiato da ogni peccatore è rifiutato solo da chi è soddisfatto di sé.
    La Misericordia di Dio lo rimanda a mani vuote (Lc 1,53) perché possa essere tra gli affamati che vengono saziati. (6,21). E' l'astuzia che Dio usa con i furbi, in modo di aprire la bocca a tutti i suoi figli e riempirla del suo dono (Sl 81,11) .
    In questo modo Dio forza tutti ad entrare nella Sua festa , pur lasciando liberi.
    Attira a Sé, mostrando un Amore senza confini, oltre ogni morte (Gv 12, 32).
    Luca è l'Evangelista della Gioia, la Gioia corrisposta del Padre per il Figlio.
    Questa Gioia è lo Spirito Santo, Vita d'Amore Comune ad ambedue.
    Nel banchetto Eucaristico, con-mangiando con Gesù,ci identifichiamo con Lui, Figlio Perduto e Ritrovato, Morto e Risorto.
    Nel Figlio, perduto per i fratelli, il Padre ha ritrovato tutti i Suoi Figli. Entriamo nella festa di Dio!.

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  5. Signore, non basterà un'eternità per ringraziarti della Tua chiamata! E di tutto ciò che ci doni, nel tuo infinito Amore!

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