martedì 3 maggio 2022

C - 4 DOMENICA DI PASQUA


 

5 commenti:

  1. Antifona
    Dell’amore del Signore è piena la terra;
    dalla sua parola furono fatti i cieli. Alleluia. (Sal 32,5-6)

    Dio onnipotente e misericordioso,
    guidaci al possesso della gioia eterna,
    perché l'umile gregge dei tuoi fedeli
    giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    O Dio, fonte della gioia e della pace,
    che hai affidato al potere regale del tuo Figlio
    le sorti degli uomini e dei popoli,
    sostienici con la forza del tuo Spirito,
    perché non ci separiamo mai dal nostro pastore
    che ci guida alle sorgenti della vita.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.


    Prima Lettura
    Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 13,14.43-52

    In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
    Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
    Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: "Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra"».
    Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 99 (100)
    R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
    servite il Signore nella gioia,
    presentatevi a lui con esultanza. R.

    Riconoscete che solo il Signore è Dio:
    egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
    suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

    Perché buono è il Signore,
    il suo amore è per sempre,
    la sua fedeltà di generazione in generazione. R.


    Seconda Lettura
    L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
    Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Ap 7,9.14b-17

    Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
    E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
    Non avranno più fame né avranno più sete,
    non li colpirà il sole né arsura alcuna,
    perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
    sarà il loro pastore
    e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
    E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Io sono il buon pastore, dice il Signore,
    conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)

    Alleluia.


    Vangelo
    Alle mie pecore io do la vita eterna.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 10,27-30

    In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
    Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
    Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Queste parole ci aiutano a comprendere che nessuno può dirsi seguace di Gesù, se non presta ascolto alla sua voce. E questo “ascoltare” non va inteso in modo superficiale, ma coinvolgente, al punto da rendere possibile una vera conoscenza reciproca, dalla quale può venire una sequela generosa, espressa nelle parole «ed esse mi seguono». Si tratta di un ascolto non solo dell’orecchio, ma un ascolto del cuore! (Angelus, 17 aprile 2016)

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  3. Papa Francesco al Regina Coeli, IV domenica di Pasqua
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno! L’evangelista Giovanni ci presenta, in questa quarta domenica del tempo pasquale, l’immagine di Gesù Buon Pastore. Contemplando questa pagina del Vangelo, possiamo comprendere il tipo di rapporto che Gesù aveva con i suoi discepoli: un rapporto basato sulla tenerezza, sull’amore, sulla reciproca conoscenza e sulla promessa di un dono incommensurabile: «Io sono venuto – dice Gesù – perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Tale rapporto è il modello delle relazioni tra i cristiani e delle relazioni umane.
    Molti anche oggi, come ai tempi di Gesù, si propongono come “pastori” delle nostre esistenze; ma solo il Risorto è il vero Pastore, che ci dà la vita in abbondanza. Invito tutti ad avere fiducia nel Signore che ci guida. Ma non solo ci guida, ci accompagna, cammina con noi. Ascoltiamo con mente e cuore aperti la sua Parola, per alimentare la nostra fede, illuminare la nostra coscienza e seguire gli insegnamenti del Vangelo.
    In questa domenica preghiamo per i Pastori della Chiesa, per tutti i Vescovi, compreso il Vescovo di Roma, per tutti i sacerdoti, per tutti; in particolare preghiamo per i nuovi sacerdoti della Diocesi di Roma, che ho ordinato poco fa, nella Basilica di San Pietro...Ad imitazione di Gesù, ogni Pastore «a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, il pastore deve essere avanti a volte, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 31). Che tutti i Pastori siano così! Ma voi importunate i pastori, perché ci diano la guida della dottrina e della grazia.
    In questa domenica ricorre la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel Messaggio di quest’anno ho ricordato che «ogni vocazione richiede in ogni caso un esodo da sé stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo» (n. 2). Per questo la chiamata a seguire Gesù è nello stesso tempo entusiasmante e impegnativa. Perché si realizzi è necessario sempre entrare in profonda amicizia con il Signore per poter vivere di Lui e per Lui.
    Preghiamo perché anche in questo tempo, tanti giovani sentano la voce del Signore che ha sempre il rischio di venire come soffocata da tante altre voci. Preghiamo per i giovani, forse qui in Piazza c’è qualcuno che sente questa voce del Signore che lo chiama al sacerdozio: preghiamo per lui se è qui, e per tutti i giovani che sono così.

    Gesù a un certo punto disse, riferendosi alle sue pecore: «Il Padre mio, che me le ha date…» (Gv 10,29). Questo è molto importante, è un mistero profondo, non facile da comprendere: se io mi sento attratto da Gesù, se la sua voce riscalda il mio cuore, è grazie a Dio Padre, che ha messo dentro di me il desiderio dell’amore, della verità, della vita, della bellezza… e Gesù è tutto questo in pienezza! (Regina Coeli, 21 aprile 2013)

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  4. BENEDETTO XVI – GESU' DI NAZARET - “IO SONO IL BUON PASTORE”
    (Gv 10,10) ...Il ladro viene “ per rubare, uccidere e distruggere” Vede le pecore come una cosa di sua proprietà, che possiede e sfrutta per sé. Gli importa soltanto di se stesso, tutto esige soltanto per lui. Al contrario il vero pastore non toglie la vita, bensì la dà . “ Io sono venuto perchè abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”
    ...Gesù promette di mostrare alle pecore il “pascolo” ciò di cui vivono, di condurle davvero alle sorgenti della vita. Possiamo qui ascoltare, come risonanza , le parole del Salmo 23 “Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce... Davanti a me tu prepari una mensa... felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita...” In modo ancora più immediato vi risuona il discorso del pastore di Ezechiele : “ Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele” (34,14)... Gesù come Verbo incarnato di Dio è Egli stesso non solo il pastore, ma anche il nutrimento, il vero “pascolo” dona la vita dando se stesso, Lui che è la Vita.
    ...Alla luce del Salmo 23 “...Se dovessi camminare in una valle oscura , non temerei alcun male....Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni “ Riconobbero in Cristo il Buon Pastore che guida attraverso le valli oscure della vita , il pastore che ha attraversato di persona la valle oscura della morte ; il pastore che conosce anche la via che attraversa la notte della morte e che non mi abbandona neppure in quell'ultima solitudine conducendomi fuori da quella valle verso i pascoli erbosi della vita, nel luogo “del refrigerio, della luce , della pace” Clemente di Alessandria ha espresso questa fiducia nella guida del pastore in versi che fanno percepire qualcosa di questa speranza e di questo ottimismo della Chiesa primitiva , spesso sofferente e ripetutamente perseguitata:
    “ Guida, o santo pastore, le tue pecore spirituali ;
    guida, o re, i tuoi bambini illesi.
    Le orme di Cristo sono il sentiero verso il cielo”.
    Naturalmente ai cristiani veniva in mente sia la parabola del pastore che segue la pecorella smarrita ( Lc 15), se la carica sulle spalle e la porta a casa, sia il discorso del pastore nel Vangelo di Giovanni. Per i padri, questi due elementi sono confluiti uno nell'altro : il pastore che si mette in cammino per cercare la pecorella smarrita è lo stesso Verbo Eterno , e la pecora che Egli si mette in spalla e che porta affettuosamente a casa è l'umanità, è la natura umana, che Egli ha assunto.
    Nella sua incarnazione e nella sua croce porta a casa la pecorella smarrita – l'umanità – porta anche me.
    Il Logos fattosi uomo è il vero “portatore della pecora” -
    il Pastore che ci segue tra le spine e i deserti della vita.
    Portati da lui, arriviamo a casa.
    Ha dato la vita per noi.
    Egli stesso è la Vita.

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  5. S FAUSTI - GESU' e' il Pastore/Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29), è venuto per liberare le pecore e dare loro la vita, la sua vita di Figlio.
    GESU' si identifica con il “Pastore Bello”.
    Per il pastore le pecore sono sue : gli appartengono e ne ha cura come della propria vita. Il mercenario , invece, è preoccupato del suo salario : le pecore sono a servizio della sua vita, non lui della loro. Per questo non si es-pone : agisce per vile interesse . Nel momento del pericolo fugge da chi lo ha seguito..
    Il lupo, nemico tradizionale del gregge, rappresenta le forze ostili del male.
    Gesù stesso ha mandato i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. Ogni epoca ha i suoi lupi. Talora hanno nome e cognome . Ma per lo più sono anonimi. Allora sono più insidiosi : indicano la mentalità diffusa, il falso modello di uomo, la “moda “ che serpeggia e fa strage all'interno del gregge. L'azione di rapire e disperdere è tipica del nemico, il diavolo : rapisce all'uomo la sua verità e lo fa fuggire dalla sua vita.
    Egli fa il contrario del Figlio , che è venuto per dare la vita e raccogliere tutti i dispersi, riunendoli a sé e al Padre.
    C'è una conoscenza,un'intimità, un amore reciproco tra Pastore e pecore.
    Chiama ciascuna per nome : “Ti ho chiamato per nome ; tu mi appartieni....sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo” (IS.43,1-4) Il rapporto di conoscenza e amore che c'è tra Gesù e ciascuno di noi è il medesimo che c'è tra il Padre e Lui :
    “ Come il Padre amò me, così io amai voi” (15,19).
    L'amore reciproco tra Padre e Figlio, il mistero che è la loro stessa vita,
    è il medesimo che circola tra noi e Lui.
    Il Figlio infatti non la tiene gelosamente per sé . Come la riceve, così la dona,
    come è amato dal Padre, così ama i fratelli.
    Giovanni non dice tanto che Gesù muore “al posto” delle pecore, quanto che egli dona loro la sua stessa vita. Sottolinea la trasmissione della “Gloria” dal Figlio ai fratelli.
    Ci sono anche altre pecore che non sono di questo recinto. “Questo recinto” è quello del tempio, in cui sta Israele. Ci sono altri “recinti” religiosi o laici , che tengono schiavo l'uomo.
    Il Figlio ha fratelli non solo nel popolo di Dio, ma dovunque : tutto è stato fatto per mezzo di lui, luce e vita di ogni uomo, che è figlio nel Figlio.
    Per questo il Padre ama il mondo (3,16) e il Figlio , Salvatore (4,42) e Luce del mondo (8,12), sarà innalzato non solo per radunare tutti i dispersi di Israele, ma per tutti i popoli.
    Gesù vuol condurre anche questi alla libertà.
    Il cristianesimo è di sua natura universale ( cattolico) : non esclude nessuno. Se si esclude qualcuno, si rinnega il Padre, che ama ciascuno, e il Figlio, che è come il Padre.
    Lo stesso concetto di “missione” non ha nulla a che fare con il proselitismo . È la spinta interiore del Figlio verso i fratelli.
    E' questo amore che lo fa Pastore dei suoi fratelli .
    Il Figlio non è venuto a fare un solo ovile, un recinto più grande dove imprigionare possibilmente tutti: tira fuori i fratelli da ogni gabbia, religiosa o meno, per farli vivere nella legge della libertà, che è l'amore e il servizio reciproco.
    L'unione tra le chiese e tra gli uomini – la Chiesa è destinata al mondo!- è la stessa che si ritrova in Dio . Nell'unico amore reciproco, Padre e Figlio sono uno, nella distinzione di ciascuno.
    Il Figlio ha dal Padre un unico comando : quello di dare la vita come la riceve, di amare come è amato. Sarà il comando che presto darà ai suoi discepoli (13,34) per farli partecipi della sua vita.
    La vita la perdiamo comunque. Ma non è un vuoto a perdere, da riempire il più possibile di cose che pure andranno perse.
    E' un vuoto da rendere, svuotato il più possibile dall'egoismo perchè si riempia d'amore.

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