Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie; agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Alleluia. (Sal 97,1-2)
Dio onnipotente ed eterno, porta a compimento in noi il mistero pasquale, perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo, con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti e giungano alla gioia della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Padre, che tutto rinnovi nel tuo Figlio glorificato, fa’ che mettiamo in pratica il suo comandamento nuovo e così, amandoci gli uni gli altri, ci manifestiamo al mondo come suoi veri discepoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Riferirono alla comunità tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro. Dagli Atti degli Apostoli At 14,21b-27
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 144 (145) R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore. Alleluia, alleluia, alleluia. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno. Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
Seconda Lettura Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 21,1-5a
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)
Alleluia. Vangelo Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,31-33a.34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
PAROLE DEL SANTO PADRE Anche oggi tante persone, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero “vedere Gesù”, incontrarlo, conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di sé lo stile di Dio – vicinanza, compassione e tenerezza – e si dona nel servizio. Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. è in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore, che sempre, ripeto, si dà nello stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. (Angelus, 21 Marzo 2021)
L'amore di Cristo fa sbocciare la speranza padre Ermes Ronchi
V Domenica di Pasqua (Anno C) (15/05/2022)
Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
Visualizza Gv 13,31-35 Se cerchiamo la firma inconfondibile di Gesù, il suo marchio esclusivo, lo troviamo in queste parole. Pochi versetti, registrati durante l'ultima cena, quando per l'unica volta nel vangelo, Gesù dice ai suoi discepoli: «Figlioli», usa una parola speciale, affettuosa, carica di tenerezza: figliolini, bambini miei.
«Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri». Parole infinite, in cui ci addentriamo come in punta di cuore, trattenendo il fiato. Amare. Ma che cosa vuol dire amare, come si fa?
Dietro alle nostre balbuzie amorose c'è la perdita di contatto con lui, con Gesù. Ci aiuta il vangelo di oggi. La Bibbia è una biblioteca sull'arte di amare. E qui siamo forse al capitolo centrale. E infatti ecco Gesù aggiungere: amatevi come io ho amato voi.
L'amore ha un come, prima che un ciò, un oggetto. La novità è qui, non nel verbo, ma nell'avverbio. Gesù non dice semplicemente «amate». Non basta amare, potrebbe essere solo una forma di dipendenza dall'altro, o paura dell'abbandono, un amore che utilizza il partner, oppure fatto solo di sacrifici. Esistono anche amori violenti e disperati. Amori tristi e perfino distruttivi.
Come io ho amato voi. Gesù usa i verbi al passato: guardate a quello che ho fatto, non parla al futuro, non della croce che pure già si staglia, parla di cronaca vissuta. Appena vissuta. Siamo nella cornice dell'Ultima Cena, quando Gesù, nella sua creatività, inventa gesti mai visti: il Maestro che lava i piedi nel gesto dello schiavo o della donna. Offre il pane anche a Giuda, che lo ha preso ed è uscito. E sprofonda nella notte. Dio è amore che si offre anche al traditore, e fino all'ultimo lo chiama amico. Non è amore sentimentale quello di Gesù, lui è il racconto inedito della tenerezza del Padre; ama con i fatti, con le sue mani, concretamente: lo fa per primo, in perdita, senza contare.
È amore intelligente, che vede prima, più a fondo, più lontano. In Simone di Giovanni, il pescatore, vede la Roccia; in Maria di Magdala, la donna dei sette demoni, intuisce colei che parlerà con gli angeli; dentro Zaccheo, il ladro arricchito, vede l'uomo più generoso di Gerico.
Amore che legge la primavera del cuore, pur dentro i cento inverni! Che tira fuori da ciascuno il meglio di ciò che può diventare: intere fontane di speranza e libertà; tira fuori la farfalla dal bruco che credevo di essere. In che cosa consiste la gloria, evocate per cinque volte in
due versetti, la gloria per ciascuno di noi? La gloria dell'uomo, e la stessa gloria si Dio consistono nell'amare. Non c'è altro di cui vantarsi. È lì il successo della vita. La sua verità. «La verità rivelata è l'amore» (P. Florenski).
L'amore di Cristo fa sbocciare la speranza Padre Ermes Ronchi Gv 13,31-35 Se cerchiamo la firma inconfondibile di Gesù, il suo marchio esclusivo, lo troviamo in queste parole. Pochi versetti, registrati durante l'ultima cena, quando per l'unica volta nel vangelo, Gesù dice ai suoi discepoli: «Figlioli», usa una parola speciale, affettuosa, carica di tenerezza: figliolini, bambini miei.
«Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri». Parole infinite, in cui ci addentriamo come in punta di cuore, trattenendo il fiato. Amare. Ma che cosa vuol dire amare, come si fa?
Dietro alle nostre balbuzie amorose c'è la perdita di contatto con lui, con Gesù. Ci aiuta il vangelo di oggi. La Bibbia è una biblioteca sull'arte di amare. E qui siamo forse al capitolo centrale. E infatti ecco Gesù aggiungere: amatevi come io ho amato voi.
L'amore ha un come, prima che un ciò, un oggetto. La novità è qui, non nel verbo, ma nell'avverbio. Gesù non dice semplicemente «amate». Non basta amare, potrebbe essere solo una forma di dipendenza dall'altro, o paura dell'abbandono, un amore che utilizza il partner, oppure fatto solo di sacrifici. Esistono anche amori violenti e disperati. Amori tristi e perfino distruttivi.
Come io ho amato voi. Gesù usa i verbi al passato: guardate a quello che ho fatto, non parla al futuro, non della croce che pure già si staglia, parla di cronaca vissuta. Appena vissuta. Siamo nella cornice dell'Ultima Cena, quando Gesù, nella sua creatività, inventa gesti mai visti: il Maestro che lava i piedi nel gesto dello schiavo o della donna. Offre il pane anche a Giuda, che lo ha preso ed è uscito. E sprofonda nella notte. Dio è amore che si offre anche al traditore, e fino all'ultimo lo chiama amico. Non è amore sentimentale quello di Gesù, lui è il racconto inedito della tenerezza del Padre; ama con i fatti, con le sue mani, concretamente: lo fa per primo, in perdita, senza contare.
È amore intelligente, che vede prima, più a fondo, più lontano. In Simone di Giovanni, il pescatore, vede la Roccia; in Maria di Magdala, la donna dei sette demoni, intuisce colei che parlerà con gli angeli; dentro Zaccheo, il ladro arricchito, vede l'uomo più generoso di Gerico.
Amore che legge la primavera del cuore, pur dentro i cento inverni! Che tira fuori da ciascuno il meglio di ciò che può diventare: intere fontane di speranza e libertà; tira fuori la farfalla dal bruco che credevo di essere. In che cosa consiste la gloria, evocate per cinque volte in
due versetti, la gloria per ciascuno di noi? La gloria dell'uomo, e la stessa gloria si Dio consistono nell'amare. Non c'è altro di cui vantarsi. È lì il successo della vita. La sua verità. «La verità rivelata è l'amore» (P. Florenski).
FAUSTI - Il racconto fa vedere che Gesù non subisce la Passione, ma la dirige coscientemente e liberamente. Se le forze del male scatenano contro di Lui la loro violenza distruttiva, il Signore le incanala per realizzare la sua opera. Proprio qui incomincia la rivelazione della Sua gloria. Si tratta di un racconto che affronta i nostri interrogativi più profondi :la perdizione e la salvezza, l'odio e l'amore, la libertà dell'uomo e la grazia di Dio, la responsabilità nostra e il suo governo sulla storia . La risposta è data non a parole, ma con dei fatti nuovi che, da un punto prospettico più elevato, aprono a una composizione ancora inedita di questi dilemmi. “Adesso fu glorificato il Figlio dell'uomo e Dio fu glorificato in Lui”, dice Gesù dopo aver dato il boccone a Giuda , che esce nella notte. Questo “adesso” segna l'inizio dell'”ora” della glorificazione del Figlio dell'uomo, nella quale è espulso il capo di questo mondo e noi finalmente conosciamo Io-Sono . Per Lui la nostra perdizione diventa motivo per salvare noi e opportunità per rivelare Se stesso. Gesù, svelando il tradimento, non intende denunciare il traditore , gli offre invece la Sua amicizia ,pur sapendo che la respinge. Mostra così la propria fedeltà all'amico infedele, nella gratuità di un amore che non conosce condizioni né condizionamenti. Gesù ama Giuda e dà la vita per lui che lo tradisce. Dopo avergli lavato i piedi, compie verso di lui un ulteriore gesto di amore e comunione. Proprio nel suo rifiuto si compie la Scrittura e si rivela la gloria. Dio è Amore gratuito per ogni perduto. “Vi do un Comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”, dice Gesù ai discepoli. Gesù non solo prescrive, ma dà un Comandamento nuovo. Non si tratta di un'imposizione , ma di un dono che ci fa vivere la nostra realtà di figli e di fratelli ; ed è nuovo perchè vediamo per la prima volta un Dio che ci lava i piedi e ci dà Se stesso. La croce di Gesù è l'esaltazione di Dio come Amore più forte della morte. Questo è l'esorcismo definitivo che ci libera da ogni male. Giovanni non narra esorcismi, perchè il racconto evangelico stesso è l'esorcismo per eccellenza, che sbugiarda la menzogna del maligno, rivelando all'uomo l'Amore infinito di Dio per lui. Noi amiamo solo se ci sappiamo amati : possiamo amare perchè Lui per primo ci ha amati. Quando dice di amarci “come” Lui ci ha amati , l'avverbio “come” indica non solo il modo : il Suo amore per noi, oltre che modello, è fonte del nostro amore reciproco. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” si può tradurre : “Amatevi gli uni gli altri con lo stesso amore con il quale io vi ho amati”. E' un dono ciò che Gesù lascia ai suoi : è la Sua stessa Vita, da coltivare e custodire. Se la carne del Figlio dell'uomo innalzato rivela la gloria del Dio Amore, anche Dio glorificherà la carne del Figlio dell'uomo ; e la glorificherà “subito”, al terzo giorno, quello della Risurrezione, Sua e nostra. Il segno di riconoscimento, palese a tutti, del nuovo popolo e della sua elezione è l'amore vicendevole di questo tipo, aperto a ogni uomo, cominciando dai nemici. L'amore è un linguaggio universale, comprensibile per ogni uomo . Tutti esistiamo in quanto amati e diventiamo adulti in quanto capaci di amare. L'amore fraterno tra di noi fa risplendere sulla terra la Gloria del Padre . Circola in noi la vita di Dio, Amore tra Padre e Figlio, offerto dal Figlio a ogni fratello. Per questo chi non ama il fratello è ancora nella morte, ma, in quanto amato dai fratelli con l'Amore del Figlio, può tornare alla vita come Lazzaro, l'amico che Gesù amava. In questo amore fraterno tutti conoscono cosa significhi essere discepoli del Figlio. E tutti Lo vedranno sul nostro volto se ameremo in questo modo.
Cantate al Signore un canto nuovo,
RispondiEliminaperché ha compiuto meraviglie;
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Alleluia. (Sal 97,1-2)
Dio onnipotente ed eterno,
porta a compimento in noi il mistero pasquale,
perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo,
con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti
e giungano alla gioia della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Padre,
che tutto rinnovi nel tuo Figlio glorificato,
fa’ che mettiamo in pratica il suo comandamento nuovo
e così, amandoci gli uni gli altri,
ci manifestiamo al mondo come suoi veri discepoli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Riferirono alla comunità tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro.
Dagli Atti degli Apostoli
At 14,21b-27
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 144 (145)
R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
Seconda Lettura
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 21,1-5a
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)
Alleluia.
Vangelo
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,31-33a.34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Parola del Signore
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaAnche oggi tante persone, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero “vedere Gesù”, incontrarlo, conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di sé lo stile di Dio – vicinanza, compassione e tenerezza – e si dona nel servizio. Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. è in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore, che sempre, ripeto, si dà nello stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. (Angelus, 21 Marzo 2021)
L'amore di Cristo fa sbocciare la speranza
RispondiEliminapadre Ermes Ronchi
V Domenica di Pasqua (Anno C) (15/05/2022)
Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
Visualizza Gv 13,31-35
Se cerchiamo la firma inconfondibile di Gesù, il suo marchio esclusivo, lo troviamo in queste parole. Pochi versetti, registrati durante l'ultima cena, quando per l'unica volta nel vangelo, Gesù dice ai suoi discepoli: «Figlioli», usa una parola speciale, affettuosa, carica di tenerezza: figliolini, bambini miei.
«Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri». Parole infinite, in cui ci addentriamo come in punta di cuore, trattenendo il fiato.
Amare. Ma che cosa vuol dire amare, come si fa?
Dietro alle nostre balbuzie amorose c'è la perdita di contatto con lui, con Gesù. Ci aiuta il vangelo di oggi. La Bibbia è una biblioteca sull'arte di amare. E qui siamo forse al capitolo centrale. E infatti ecco Gesù aggiungere: amatevi come io ho amato voi.
L'amore ha un come, prima che un ciò, un oggetto. La novità è qui, non nel verbo, ma nell'avverbio. Gesù non dice semplicemente «amate». Non basta amare, potrebbe essere solo una forma di dipendenza dall'altro, o paura dell'abbandono, un amore che utilizza il partner, oppure fatto solo di sacrifici. Esistono anche amori violenti e disperati. Amori tristi e perfino distruttivi.
Come io ho amato voi. Gesù usa i verbi al passato: guardate a quello che ho fatto, non parla al futuro, non della croce che pure già si staglia, parla di cronaca vissuta. Appena vissuta. Siamo nella cornice dell'Ultima Cena, quando Gesù, nella sua creatività, inventa gesti mai visti: il Maestro che lava i piedi nel gesto dello schiavo o della donna. Offre il pane anche a Giuda, che lo ha preso ed è uscito. E sprofonda nella notte. Dio è amore che si offre anche al traditore, e fino all'ultimo lo chiama amico. Non è amore sentimentale quello di Gesù, lui è il racconto inedito della tenerezza del Padre; ama con i fatti, con le sue mani, concretamente: lo fa per primo, in perdita, senza contare.
È amore intelligente, che vede prima, più a fondo, più lontano. In Simone di Giovanni, il pescatore, vede la Roccia; in Maria di Magdala, la donna dei sette demoni, intuisce colei che parlerà con gli angeli; dentro Zaccheo, il ladro arricchito, vede l'uomo più generoso di Gerico.
Amore che legge la primavera del cuore, pur dentro i cento inverni! Che tira fuori da ciascuno il meglio di ciò che può diventare: intere fontane di speranza e libertà; tira fuori la farfalla dal bruco che credevo di essere. In che cosa consiste la gloria, evocate per cinque volte in
due versetti, la gloria per ciascuno di noi? La gloria dell'uomo, e la stessa gloria si Dio consistono nell'amare. Non c'è altro di cui vantarsi. È lì il successo della vita. La sua verità.
«La verità rivelata è l'amore» (P. Florenski).
L'amore di Cristo fa sbocciare la speranza
RispondiEliminaPadre Ermes Ronchi Gv 13,31-35
Se cerchiamo la firma inconfondibile di Gesù, il suo marchio esclusivo, lo troviamo in queste parole. Pochi versetti, registrati durante l'ultima cena, quando per l'unica volta nel vangelo, Gesù dice ai suoi discepoli: «Figlioli», usa una parola speciale, affettuosa, carica di tenerezza: figliolini, bambini miei.
«Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri». Parole infinite, in cui ci addentriamo come in punta di cuore, trattenendo il fiato.
Amare. Ma che cosa vuol dire amare, come si fa?
Dietro alle nostre balbuzie amorose c'è la perdita di contatto con lui, con Gesù. Ci aiuta il vangelo di oggi. La Bibbia è una biblioteca sull'arte di amare. E qui siamo forse al capitolo centrale. E infatti ecco Gesù aggiungere: amatevi come io ho amato voi.
L'amore ha un come, prima che un ciò, un oggetto. La novità è qui, non nel verbo, ma nell'avverbio. Gesù non dice semplicemente «amate». Non basta amare, potrebbe essere solo una forma di dipendenza dall'altro, o paura dell'abbandono, un amore che utilizza il partner, oppure fatto solo di sacrifici. Esistono anche amori violenti e disperati. Amori tristi e perfino distruttivi.
Come io ho amato voi. Gesù usa i verbi al passato: guardate a quello che ho fatto, non parla al futuro, non della croce che pure già si staglia, parla di cronaca vissuta. Appena vissuta. Siamo nella cornice dell'Ultima Cena, quando Gesù, nella sua creatività, inventa gesti mai visti: il Maestro che lava i piedi nel gesto dello schiavo o della donna. Offre il pane anche a Giuda, che lo ha preso ed è uscito. E sprofonda nella notte. Dio è amore che si offre anche al traditore, e fino all'ultimo lo chiama amico. Non è amore sentimentale quello di Gesù, lui è il racconto inedito della tenerezza del Padre; ama con i fatti, con le sue mani, concretamente: lo fa per primo, in perdita, senza contare.
È amore intelligente, che vede prima, più a fondo, più lontano. In Simone di Giovanni, il pescatore, vede la Roccia; in Maria di Magdala, la donna dei sette demoni, intuisce colei che parlerà con gli angeli; dentro Zaccheo, il ladro arricchito, vede l'uomo più generoso di Gerico.
Amore che legge la primavera del cuore, pur dentro i cento inverni! Che tira fuori da ciascuno il meglio di ciò che può diventare: intere fontane di speranza e libertà; tira fuori la farfalla dal bruco che credevo di essere. In che cosa consiste la gloria, evocate per cinque volte in
due versetti, la gloria per ciascuno di noi? La gloria dell'uomo, e la stessa gloria si Dio consistono nell'amare. Non c'è altro di cui vantarsi. È lì il successo della vita. La sua verità.
«La verità rivelata è l'amore» (P. Florenski).
FAUSTI - Il racconto fa vedere che Gesù non subisce la Passione, ma la dirige coscientemente e liberamente. Se le forze del male scatenano contro di Lui la loro violenza distruttiva, il Signore le incanala per realizzare la sua opera. Proprio qui incomincia la rivelazione della Sua gloria.
RispondiEliminaSi tratta di un racconto che affronta i nostri interrogativi più profondi :la perdizione e la salvezza, l'odio e l'amore, la libertà dell'uomo e la grazia di Dio, la responsabilità nostra e il suo governo sulla storia . La risposta è data non a parole, ma con dei fatti nuovi che, da un punto prospettico più elevato, aprono a una composizione ancora inedita di questi dilemmi.
“Adesso fu glorificato il Figlio dell'uomo e Dio fu glorificato in Lui”, dice Gesù dopo aver dato il boccone a Giuda , che esce nella notte. Questo “adesso” segna l'inizio dell'”ora” della glorificazione del Figlio dell'uomo, nella quale è espulso il capo di questo mondo e noi finalmente conosciamo Io-Sono .
Per Lui la nostra perdizione diventa motivo per salvare noi e opportunità per rivelare Se stesso.
Gesù, svelando il tradimento, non intende denunciare il traditore , gli offre invece la Sua amicizia ,pur sapendo che la respinge.
Mostra così la propria fedeltà all'amico infedele, nella gratuità di un amore che non conosce condizioni né condizionamenti.
Gesù ama Giuda e dà la vita per lui che lo tradisce. Dopo avergli lavato i piedi, compie verso di lui un ulteriore gesto di amore e comunione. Proprio nel suo rifiuto si compie la Scrittura e si rivela la gloria.
Dio è Amore gratuito per ogni perduto.
“Vi do un Comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”, dice Gesù ai discepoli.
Gesù non solo prescrive, ma dà un Comandamento nuovo.
Non si tratta di un'imposizione , ma di un dono che ci fa vivere la nostra realtà di figli e di fratelli ; ed è nuovo perchè vediamo per la prima volta un Dio che ci lava i piedi e ci dà Se stesso.
La croce di Gesù è l'esaltazione di Dio come Amore più forte della morte.
Questo è l'esorcismo definitivo che ci libera da ogni male.
Giovanni non narra esorcismi, perchè il racconto evangelico stesso è l'esorcismo per eccellenza, che sbugiarda la menzogna del maligno, rivelando all'uomo l'Amore infinito di Dio per lui.
Noi amiamo solo se ci sappiamo amati : possiamo amare perchè Lui per primo ci ha amati.
Quando dice di amarci “come” Lui ci ha amati , l'avverbio “come” indica non solo il modo : il Suo amore per noi, oltre che modello, è fonte del nostro amore reciproco.
“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” si può tradurre : “Amatevi gli uni gli altri con lo stesso amore con il quale io vi ho amati”.
E' un dono ciò che Gesù lascia ai suoi : è la Sua stessa Vita, da coltivare e custodire.
Se la carne del Figlio dell'uomo innalzato rivela la gloria del Dio Amore, anche Dio glorificherà la carne del Figlio dell'uomo ; e la glorificherà “subito”, al terzo giorno, quello della Risurrezione, Sua e nostra.
Il segno di riconoscimento, palese a tutti, del nuovo popolo e della sua elezione è l'amore vicendevole di questo tipo, aperto a ogni uomo, cominciando dai nemici. L'amore è un linguaggio universale, comprensibile per ogni uomo .
Tutti esistiamo in quanto amati e diventiamo adulti in quanto capaci di amare.
L'amore fraterno tra di noi fa risplendere sulla terra la Gloria del Padre . Circola in noi la vita di Dio, Amore tra Padre e Figlio, offerto dal Figlio a ogni fratello.
Per questo chi non ama il fratello è ancora nella morte, ma, in quanto amato dai fratelli con l'Amore del Figlio, può tornare alla vita come Lazzaro, l'amico che Gesù amava.
In questo amore fraterno tutti conoscono cosa significhi essere discepoli del Figlio.
E tutti Lo vedranno sul nostro volto se ameremo in questo modo.