Signore, tendi l’orecchio, rispondimi. Tu, mio Dio, salva il tuo servo, che in te confida. Pietà di me, o Signore, a te grido tutto il giorno. (Sal 85,1-3) O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché tra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
O Padre, che inviti tutti gli uomini al banchetto pasquale della vita nuova, concedi a noi di crescere nel tuo amore passando per la porta stretta della croce, perché, uniti al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della libertà vera. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti. Dal libro del profeta Isaìa Is 66,18b-21
Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Sal 116 (117) R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore. Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode. R.
Perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.
Seconda Lettura Il Signore corregge colui che egli ama. Dalla lettera agli Ebrei Eb 12,5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo Alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14,6)
Alleluia.
Vangelo Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio. Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
BENEDETTO XVI – ANGELUS - Palazzo Apostolico, Castel Gandolfo - Domenica, 26 agosto 2007 Anche l odierna Liturgia ci propone una parola di Cristo illuminante e al tempo stesso sconcertante. Durante la sua ultima salita verso Gerusalemme, un tale gli chiede: Signore, sono pochi quelli che si SALVANO? E Gesù risponde: Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno (Lc 13, 23-24). Che significa questa porta stretta? Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In effetti, questo modo di ragionare degli interlocutori di Gesù, a ben vedere è sempre attuale: è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze. In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è stretta. Non ci sono privilegiati. Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è stretto perché è esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo. Ancora una volta, come nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla terra. La SALVEZZA, che Gesù ha operato con la sua morte e risurrezione, è universale. Egli è unico Redentore e invita tutti al banchetto della vita immortale. Ma ad un 'unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli. Unica e universale, dunque, è questa condizione per entrare nella vita celeste. Nell ultimo giorno - ricorda ancora Gesù nel Vangelo - non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli operatori di iniquità si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà pertanto dichiararsi amici di Cristo vantando falsi meriti: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze(Lc 13, 26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con umiltà, la mitezza e la misericordia , AMORE per la giustizia e la verità, impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la carta di identità che ci qualifica come suoi autentici amici; questo è il passaporto che ci permetterà di entrare nella vita eterna. Cari fratelli e sorelle, se vogliamo anche noi passare per la porta stretta, dobbiamo impegnarci ad essere piccoli, cioè umili di cuore come Gesù. Come Maria, sua e nostra Madre. Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata assunta nella gloria del Cielo, come abbiamo ricordato qualche giorno fa. Il popolo cristiano la invoca quale Ianua Caeli, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte quotidiane, sulla strada che conduce alla porta del Cielo.
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 25 agosto 2019 Il Vangelo di oggi (cfr Lc 13,22-30) ci presenta Gesù che passa insegnando per città e villaggi, diretto a Gerusalemme, dove sa che deve morire in croce per la SALVEZZA di tutti noi. In questo quadro, si inserisce la domanda di un tale, che si rivolge a Lui dicendo: «Signore, sono pochi quelli che si SALVANO?» (v. 23). La questione era dibattuta a quel tempo – quanti si SALVANO, quanti no… – e c’erano diversi modi di interpretare le Scritture al riguardo, a seconda dei testi che prendevano. Gesù però capovolge la domanda – che punta più sulla quantità, cioè “sono pochi?...” – e invece colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente. Dice infatti: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24). Con queste parole, Gesù fa capire che non è questione di numero, non c’è il “numero chiuso” in Paradiso! Ma si tratta di attraversare fin da ora il passaggio giusto, e questo passaggio giusto è per tutti, ma è stretto. Questo è il problema. Gesù non vuole illuderci, dicendo: “Sì, state tranquilli, la cosa è facile, c’è una bella autostrada e in fondo un grande portone…”. Non ci dice questo: ci parla della porta stretta. Ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per SALVARSI bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una “porta stretta” perché è esigente, l’AMORE è esigente sempre, richiede impegno, anzi, “sforzo”, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo. San Paolo lo chiama «il buon combattimento della FEDE» (1Tm 6,12). Ci vuole lo sforzo di tutti i giorni, di tutto il giorno per amare Dio e il prossimo. E, per spiegarsi meglio, Gesù racconta una parabola. C’è un padrone di casa, che rappresenta il Signore. La sua casa simboleggia la vita eterna, cioè la SALVEZZA. E qui ritorna l’immagine della porta. Gesù dice: «Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: “Signore, aprici”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”» (v. 25). Queste persone allora cercheranno di farsi riconoscere, ricordando al padrone di casa: “Io ho mangiato con te, ho bevuto con te… ho ascoltato i tuoi consigli, i tuoi insegnamenti in pubblico…” (cfr v. 26); “Io c’ero quando tu hai dato quella conferenza…”. Ma il Signore ripeterà di non conoscerli, e li chiama «operatori di ingiustizia». Ecco il problema! Il Signore ci riconoscerà non per i nostri titoli – “Ma guarda, Signore, che io appartenevo a quell’associazione, che io ero amico del tal monsignore, del tal cardinale, del tal prete…”. No, i titoli non contano, non contano. Il Signore ci riconoscerà soltanto per una vita umile, una vita buona, una vita di FEDE che si traduce nelle opere. E per noi cristiani, questo significa che siamo chiamati a instaurare una vera comunione con Gesù, pregando, andando in chiesa, accostandoci ai Sacramenti e nutrendoci della sua Parola. Questo ci mantiene nella FEDE, nutre la nostra speranza, ravviva la carità. E così, con la grazia di Dio, possiamo e dobbiamo spendere la nostra vita per il bene dei fratelli, lottare contro ogni forma di male e di ingiustizia. Ci aiuti in questo la Vergine Maria. Lei è passata attraverso la porta stretta che è Gesù. Lo ha accolto con tutto il cuore e lo ha seguito ogni giorno della sua vita, anche quando non capiva, anche quando una spada trafiggeva la sua anima. Per questo la invochiamo come “Porta del cielo”: Maria, Porta del cielo; una porta che ricalca esattamente la forma di Gesù: la porta del cuore di Dio, cuore esigente, ma aperto a tutti noi.
FAUSTI – In Luca il cap. 11 ci ha rivelato la nostra figliolanza di Dio, già sicura in cielo, presso il Padre. Ma noi siamo qui, in terra, nella densità dello spazio e nel fluire del tempo. La figliolanza (cap 12) si vive dapprima in rapporto alle cose : sono un dono del Padre ai figli e dei fratelli tra di loro. Ora il cap. 13 ci insegna a viverla nel tempo : come il dono è il senso di tutto ciò che occupa lo spazio, così la conversione è il senso di ogni frazione di tempo. Il presente, unico tempo che ancora c'è e già non è scomparso, è l'occasione per convertirci. Ciò non significa “diventare più bravi”, ma volgerci dalla nostra miseria alla sua misericordia , dal male che facciamo al bene che Lui ci vuole. Dall'autogiustificazione all'accettazione della sua grazia, come fonte nuova di vita. Così viviamo in continua gioia e in rendimento di grazie . siamo entrati nel sabato! Questo è già all'opera nel mondo e si celebra nell'Eucaristia, il banchetto di gioia dei salvati. Il problema è come entrare nella sala dove si mangia il pane del Regno. Questo brano parla della lotta per entrarci. Richiama per vari termini il bussare della notte per ottenere il pane e la richiesta insistente per ricevere lo Spirito.(11,9-!8,1). La porta è Gesù : attraverso di Lui tutti gli uomini sono salvati, perchè il Suo cammino verso Gerusalemme va incontro a ogni fuggiasco. Ognuno può entrare, anche il disperato, l'immondo e l'incurabile. Unico biglietto d'ingresso è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”. La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l'unico impedimento. Per entrarvi bisogna riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio : nessuno si salva per i propri meriti , ma tutti siamo salvati. Il tempo presente è l'anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia. La porta è dichiarata stretta perchè l'io e le sue presunzioni non vi passano. Devono morire fuori. Inizia qui la seconda parte del viaggio di Gesù , tutta centrata sulla Sua misericordia. Noi siamo invitati a identificarci con le varie persone che Lui incontra e salva. La porta , stretta come la cruna di un ago per chi presume dei suoi beni, sarà aperta per chi riconosce la propria cecità.
Signore, tendi l’orecchio, rispondimi.
RispondiEliminaTu, mio Dio, salva il tuo servo, che in te confida.
Pietà di me, o Signore, a te grido tutto il giorno. (Sal 85,1-3)
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi
e desiderare ciò che prometti,
perché tra le vicende del mondo
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
O Padre, che inviti tutti gli uomini
al banchetto pasquale della vita nuova,
concedi a noi di crescere nel tuo amore
passando per la porta stretta della croce,
perché, uniti al sacrificio del tuo Figlio,
gustiamo il frutto della libertà vera.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,18b-21
Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Sal 116 (117)
R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.
Seconda Lettura
Il Signore corregge colui che egli ama.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14,6)
Alleluia.
Vangelo
Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.
BENEDETTO XVI – ANGELUS - Palazzo Apostolico, Castel Gandolfo - Domenica, 26 agosto 2007
RispondiEliminaAnche l odierna Liturgia ci propone una parola di Cristo illuminante e al tempo stesso sconcertante.
Durante la sua ultima salita verso Gerusalemme, un tale gli chiede: Signore, sono pochi quelli che si SALVANO? E Gesù risponde: Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno (Lc 13, 23-24).
Che significa questa porta stretta? Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un
passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In effetti, questo modo di ragionare degli interlocutori di Gesù, a ben vedere è sempre attuale: è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze.
In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è stretta. Non ci sono privilegiati. Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è stretto perché è esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo.
Ancora una volta, come nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla terra.
La SALVEZZA, che Gesù ha operato con la sua morte e risurrezione, è universale. Egli è unico Redentore e invita tutti al banchetto
della vita immortale. Ma ad un 'unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli.
Unica e universale, dunque, è questa condizione per entrare nella vita celeste. Nell ultimo giorno - ricorda ancora Gesù nel Vangelo - non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli operatori di iniquità si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici.
Non basterà pertanto dichiararsi amici di Cristo vantando falsi meriti: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze(Lc 13, 26).
La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo
di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con umiltà, la mitezza e la misericordia , AMORE per la giustizia e la verità, impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la carta di identità che ci qualifica come suoi autentici amici; questo è il passaporto che ci permetterà di entrare nella vita eterna.
Cari fratelli e sorelle, se vogliamo anche noi passare per la porta stretta, dobbiamo impegnarci ad essere piccoli, cioè umili di cuore come Gesù. Come Maria, sua e nostra Madre. Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata assunta nella gloria del Cielo, come abbiamo ricordato qualche giorno fa. Il popolo cristiano la invoca quale Ianua Caeli, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre
scelte quotidiane, sulla strada che conduce alla porta del Cielo.
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 25 agosto 2019
RispondiEliminaIl Vangelo di oggi (cfr Lc 13,22-30) ci presenta Gesù che passa insegnando per città e villaggi, diretto a Gerusalemme, dove sa che deve morire in croce per la SALVEZZA di tutti noi. In questo quadro, si inserisce la domanda di un tale, che si rivolge a Lui dicendo: «Signore, sono pochi quelli che si SALVANO?» (v. 23). La questione era dibattuta a quel tempo – quanti si SALVANO, quanti no… – e c’erano diversi modi di interpretare le Scritture al riguardo, a seconda dei testi che prendevano. Gesù però capovolge la domanda – che punta più sulla quantità, cioè “sono pochi?...” – e invece colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente. Dice infatti: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24).
Con queste parole, Gesù fa capire che non è questione di numero, non c’è il “numero chiuso” in Paradiso!
Ma si tratta di attraversare fin da ora il passaggio giusto, e questo passaggio giusto è per tutti, ma è stretto.
Questo è il problema. Gesù non vuole illuderci, dicendo: “Sì, state tranquilli, la cosa è facile, c’è una bella autostrada e in fondo un grande portone…”. Non ci dice questo: ci parla della porta stretta. Ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per SALVARSI bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una “porta stretta” perché è esigente, l’AMORE è esigente sempre, richiede impegno, anzi, “sforzo”, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo. San Paolo lo chiama «il buon combattimento della FEDE» (1Tm 6,12). Ci vuole lo sforzo di tutti i giorni, di tutto il giorno per amare Dio e il prossimo.
E, per spiegarsi meglio, Gesù racconta una parabola. C’è un padrone di casa, che rappresenta il Signore. La sua casa simboleggia la vita eterna, cioè la SALVEZZA. E qui ritorna l’immagine della porta.
Gesù dice:
«Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: “Signore, aprici”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”» (v. 25). Queste persone allora cercheranno di farsi riconoscere, ricordando al padrone di casa: “Io ho mangiato con te, ho bevuto con te… ho ascoltato i tuoi consigli, i tuoi insegnamenti in pubblico…” (cfr v. 26); “Io c’ero quando tu hai dato quella conferenza…”. Ma il Signore ripeterà di non conoscerli, e li chiama «operatori di ingiustizia». Ecco il problema! Il Signore ci riconoscerà non per i nostri titoli – “Ma guarda, Signore, che io appartenevo a quell’associazione, che io ero amico del tal monsignore, del tal cardinale, del tal prete…”. No, i titoli non contano, non contano. Il Signore ci riconoscerà soltanto per una vita umile, una vita buona, una vita di FEDE che si traduce nelle opere.
E per noi cristiani, questo significa che siamo chiamati a instaurare una vera comunione con Gesù, pregando, andando in chiesa, accostandoci ai Sacramenti e nutrendoci della sua Parola. Questo ci mantiene nella FEDE, nutre la nostra speranza, ravviva la carità. E così, con la grazia di Dio, possiamo e dobbiamo spendere la nostra vita per il bene dei fratelli, lottare contro ogni forma di male e di ingiustizia.
Ci aiuti in questo la Vergine Maria. Lei è passata attraverso la porta stretta che è Gesù. Lo ha accolto con tutto il cuore e lo ha seguito ogni giorno della sua vita, anche quando non capiva, anche quando una spada trafiggeva la sua anima. Per questo la invochiamo come “Porta del cielo”: Maria, Porta del cielo; una porta che ricalca esattamente la forma di Gesù: la porta del cuore di Dio, cuore esigente, ma aperto a tutti noi.
FAUSTI – In Luca il cap. 11 ci ha rivelato la nostra figliolanza di Dio, già sicura in cielo, presso il Padre.
RispondiEliminaMa noi siamo qui, in terra, nella densità dello spazio e nel fluire del tempo.
La figliolanza (cap 12) si vive dapprima in rapporto alle cose : sono un dono del Padre ai figli e dei fratelli tra di loro.
Ora il cap. 13 ci insegna a viverla nel tempo : come il dono è il senso di tutto ciò che occupa lo spazio, così la conversione è il senso di ogni frazione di tempo.
Il presente, unico tempo che ancora c'è e già non è scomparso, è l'occasione per convertirci.
Ciò non significa “diventare più bravi”, ma volgerci dalla nostra miseria alla sua misericordia , dal male che facciamo al bene che Lui ci vuole.
Dall'autogiustificazione all'accettazione della sua grazia, come fonte nuova di vita.
Così viviamo in continua gioia e in rendimento di grazie . siamo entrati nel sabato!
Questo è già all'opera nel mondo e si celebra nell'Eucaristia, il banchetto di gioia dei salvati.
Il problema è come entrare nella sala dove si mangia il pane del Regno.
Questo brano parla della lotta per entrarci.
Richiama per vari termini il bussare della notte per ottenere il pane e la richiesta insistente per ricevere lo Spirito.(11,9-!8,1).
La porta è Gesù : attraverso di Lui tutti gli uomini sono salvati, perchè il Suo cammino verso Gerusalemme va incontro a ogni fuggiasco. Ognuno può entrare, anche il disperato, l'immondo e l'incurabile. Unico biglietto d'ingresso è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”.
La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l'unico impedimento.
Per entrarvi bisogna riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio : nessuno si salva per i propri meriti , ma tutti siamo salvati.
Il tempo presente è l'anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia.
La porta è dichiarata stretta perchè l'io e le sue presunzioni non vi passano. Devono morire fuori.
Inizia qui la seconda parte del viaggio di Gesù , tutta centrata sulla Sua misericordia.
Noi siamo invitati a identificarci con le varie persone che Lui incontra e salva.
La porta , stretta come la cruna di un ago per chi presume dei suoi beni, sarà aperta per chi riconosce la propria cecità.