martedì 6 settembre 2022

C - 24 DOMENICA T.O.


 

8 commenti:

  1. Dona pace, o Signore, a quanti in te confidano;
    i tuoi profeti siano trovati degni di fede.
    Ascolta la preghiera dei tuoi servi e del tuo popolo, Israele. (Cf. Sir 36,18)
    O Dio, creatore e Signore dell’universo,
    volgi a noi il tuo sguardo,
    e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio
    per sperimentare la potenza della tua misericordia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.



    O Padre,
    che in Cristo ci hai rivelato
    la tua misericordia senza limiti,
    donaci di accogliere la grazia del perdono,
    perché la Chiesa si rallegri
    insieme agli angeli e ai santi
    per ogni peccatore che si converte.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    Prima Lettura
    Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
    Dal libro dell'Èsodo
    Es 32,7-11.13-14

    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
    Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
    Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
    Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 50 (51)
    R. Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

    Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
    nella tua grande misericordia
    cancella la mia iniquità.
    Lavami tutto dalla mia colpa,
    dal mio peccato rendimi puro. R.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
    Non scacciarmi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito. R.

    Signore, apri le mie labbra
    e la mia bocca proclami la tua lode.
    Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
    un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.


    Seconda Lettura
    Cristo è venuto per salvare i peccatori.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    1 Tm 1,12-17

    Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
    Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
    Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
    affidando a noi la parola della riconciliazione. (Cf. 2Cor 5,19)

    Alleluia.


    Vangelo
    Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 15,1-32

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

    Parola del Signore.

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  3. FAUSTI – Il cap. 15 è un'unica parabola in tre scene. Rivela il centro del Vangelo : Dio come Padre di tenerezza e di misericordia, ben diverso da quello da cui Adamo era fuggito per paura.
    Egli trasale di gioia quando vede arrivare a casa il figlio più lontano, e invita tutti ad agire con Lui :”bisogna far festa !” Il banchetto del cap. precedente è questa festa del Padre che vede ormai occupato l'ultimo posto a mensa : la Sua casa è piena, il Suo cuore trabocca: nel ritorno dell'ultimo, ogni figlio perduto è ormai con Lui. La Chiesa di Luca deve ricordarsi sempre che non è un'accolita di giusti, ma una comunità di peccatori aperti al perdono.
    Le tre scene della parabola presentano una certa simmetria con le tre chiamate al banchetto (14,15...). Quella della pecora smarrita corrisponde alla seconda chiamata , rivolta alle pecore perdute d'Israele , quella della dracma corrisponde alla terza chiamata, rivolta ai pagani .In realtà la pecora non si è convertita, come la dracma non torna da sé nel borsellino. Sono semplicemente trovate, proprio perché perdute, da Colui che per primo si è convertito a loro nel Suo Amore.
    Convertirsi è volgere lo sguardo dal proprio io a Dio, e vedere, invece della propria nudità, l'occhio di Colui che da sempre ci guarda con Amore.
    Allora nasce la vita nuova, nella Lode e nella Gioia del Padre.
    Quelli che errano nel deserto, non si son lasciati trovare dalla misericordia.
    Chiusi nel proprio io e gonfi di morte, non entrano per la porta stretta della misericordia, chi cerca la propria giustizia nella legge, non ha niente a che fare con Cristo (Gal 5,4) , è fuori dalla grazia del Padre e dalla Sua festa per il figlio.
    Resta vuoto ancora il posto di chi fu chiamato per primo, l'Israele della Legge.
    E' il fratello maggiore, figura di ogni credente, al quale è indirizzata tutta la parabola, in particolare l'ultima scena, perché partecipi al banchetto di salvezza, alla festa e alla danza per il figlio perduto e ritrovato, morto e risorto.
    Paolo sintetizza la catechesi battesimale con le parole :”siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, graziandovi a vicenda come Dio ha graziato voi in Cristo. (Ef 4,32).
    L'Eucaristia, cibo e vita nuova per il cristiano è il pane e perdono : ricevuto e mangiato da ogni peccatore è rifiutato solo da chi è soddisfatto di sé.
    La Misericordia di Dio lo rimanda a mani vuote (Lc 1,53) perché possa essere tra gli affamati che vengono saziati. (6,21). E' l'astuzia che Dio usa con i furbi, in modo di aprire la bocca a tutti i suoi figli e riempirla del suo dono (Sl 81,11) .
    In questo modo Dio forza tutti ad entrare nella Sua festa , pur lasciando liberi.
    Attira a Sé, mostrando un Amore senza confini, oltre ogni morte (Gv 12, 32).
    Luca è l'Evangelista della Gioia, la Gioia corrisposta del Padre per il Figlio.
    Questa Gioia è lo Spirito Santo, Vita d'Amore Comune ad ambedue.
    Nel banchetto Eucaristico, con-mangiando con Gesù,ci identifichiamo con Lui, Figlio Perduto e Ritrovato, Morto e Risorto.
    Nel Figlio, perduto per i fratelli, il Padre ha ritrovato tutti i Suoi Figli. Entriamo nella festa di Dio!.

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  4. CELEBRAZIONE EUCARISTICA
    GIOVANNI PAOLO II - 16 settembre 2001
    1. Dacci, PADRE, la GIOIA del PERDONO .
    La GIOIA del PERDONO: ecco la buona notizia che oggi la liturgia fa risuonare con vigore fra noi. Il
    PERDONO è GIOIA di Dio, prima ancora che GIOIA dell'UOMO. Dio gioisce nell'accogliere il PECCATORE
    pentito; anzi, Egli stesso, che è PADRE di infinita MISERICORDIA, DIVES in MISERICORDIA, suscita nel
    cuore umano la SPERANZA del PERDONO e la GIOIA della riconciliazione.
    2. Dio è più grande del nostro cuore. Così abbiamo cantato nell'acclamazione al Vangelo. Se, nella prima
    lettura, MOSÈ dà prova di conoscere il cuore di Dio, invocandone il PERDONO per il popolo infedele (cfr ES 32,11-13), è però l 'odierna pagina evangelica a introdurci appieno nel mistero della MISERICORDIA di Dio:
    GESÙ svela a noi tutti il volto di Dio, facendoci penetrare nel suo cuore di PADRE, pronto a gioire per il ritorno del FIGLIO perduto.
    Testimone privilegiato della divina MISERICORDIA è anche l'APOSTOLO PAOLO che, come è stato proclamato nella SECONDA LETTURA, scrivendo al fidato collaboratore TIMOTEO, porta la propria CONVERSIONE quale prova del fatto che CRISTO è venuto nel mondo per salvare i PECCATORI (cfr 1 Tm 1,15-16).
    Questa è la verità che la Chiesa non si stanca di proclamare: Dio ci ama di un AMORE infinito. Egli ha dato all'UMANITÀ il proprio FIGLIO unigenito, morto sulla Croce per la remissione dei nostri PECCATI. Credere in
    GESÙ significa allora riconoscere in Lui il Salvatore, a cui possiamo dire dal profondo del cuore: Tu sei la
    mia SPERANZA e, insieme con tutti i fratelli,Tu sei la nostra SPERANZA.

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  5. BENEDETTO XVI - ANGELUS - 12 settembre 2010
    Nel Vangelo dell’odierna domenica – il capitolo 15° di SAN LUCA – GESÙ narra le tre “parabole della
    MISERICORDIA”. Quando Egli “parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca
    la dracma, del PADRE che va incontro al FIGLIOL PRODIGO e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole,
    ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare” (Enc. DEUS CARITAS EST, 12 ). Infatti, il pastore che ritrova la PECORA perduta è il Signore stesso che prende su di sé, con la Croce, l’UMANITÀ PECCATRICE per redimerla. Il FIGLIO PRODIGO, poi, nella terza parabola, è un giovane che, ottenuta dal PADRE l’eredità, “partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto” (Lc 15,13). Ridotto in miseria, fu costretto a lavorare come uno schiavo, accettando persino di sfamarsi con cibo destinato agli animali. “Allora – dice il Vangelo – ritornò in sé” (Lc 15,17).“Le parole che si prepara per il ritorno ci permettono di conoscere la portata del pellegrinaggio interiore che egli ora compie … ritorna «a
    casa», a se stesso e al PADRE” “Mi alzerò, andrò da mio PADRE e gli dirò: PADRE, ho PECCATO verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di
    essere chiamato tuo FIGLIO” (Lc 15,18-19). Sant’Agostino scrive: “È il Verbo stesso che ti grida di tornare; il luogo della quiete imperturbabile è dove l’AMORE non conosce abbandoni” .
    “Quando era ancora lontano, suo PADRE lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò (Lc 15,20) e, pieno di GIOIA, fece preparare una festa. Cari amici, come non aprire il nostro cuore alla certezza
    che, pur essendo PECCATORI, siamo amati da Dio? Egli non si stanca mai di venirci incontro, percorre sempre per primo la strada che ci separa da Lui. Il LIBRO DELL’ESODO ci mostra come MOSÈ, con fiduciosa
    e audace supplica, riuscì, per così dire, a spostare Dio dal trono del giudizio al trono della MISERICORDIA.
    Il PENTIMENTO è la misura della FEDE e grazie ad esso si ritorna alla Verità. Scrive
    l’APOSTOLO PAOLO: “Mi è stata usata MISERICORDIA, perché agivo per ignoranza, lontano dalla FEDE” (1
    Tm 1,13). Ritornando alla parabola del FIGLIO che ritorna “a casa”, notiamo che quando compare il FIGLIO maggiore indignato per l’accoglienza festosa riservata al fratello, è sempre il PADRE che gli va incontro ed esce a supplicarlo: “FIGLIO, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo” (Lc 15,31). Solo la FEDE può trasformare l’egoismo in GIOIA e riannodare GIUSTI rapporti con il prossimo e con Dio. “Bisognava far
    festa e rallegrarsi – dice il PADRE – perché questo tuo fratello … era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32)

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  6. PAPA FRANCESCO – ANGELUS - 15 settembre 2019
    Il Vangelo di oggi (Lc 15,1-32) inizia con alcuni che criticano GESÙ, vedendolo in compagnia di pubblicani e
    PECCATORI, e dicono con sdegno: «Costui accoglie i PECCATORI e mangia con loro» (v. 2). Questa frase si
    rivela in realtà come un annuncio meraviglioso. GESÙ accoglie i PECCATORI e mangia con loro. È quello che
    accade a noi, in ogni Messa, in ogni chiesa: GESÙ è contento di accoglierci alla sua mensa, dove offre sé
    stesso per noi. È la frase che potremmo scrivere sulle porte delle nostre chiese: “Qui GESÙ accoglie i PECCATORI e li invita alla sua mensa”. E il Signore, rispondendo a quelli che lo criticavano, racconta tre
    parabole, tre parabole stupende, che mostrano la sua predilezione per coloro che si sentono lontani da Lui.
    Oggi sarebbe bello che ognuno di voi prendesse il Vangelo di Luca, capitolo 15, e leggesse le tre
    parabole. Sono stupende.
    Nella prima parabola dice: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel
    deserto e va in cerca di quella perduta?» (v. 4) Chi di voi? Una persona di buon senso no: fa due calcoli e ne
    sacrifica una per mantenere le novantanove. Dio invece non si rassegna, a Lui stai a cuore proprio tu che
    ancora non conosci la bellezza del suo AMORE, tu che non hai ancora accolto GESÙ al centro della tua vita,
    tu che non riesci a superare il tuo PECCATO, tu che forse per le cose brutte che sono accadute nella tua vita
    non credi nell’AMORE. Nella seconda parabola, tu sei quella piccola MONETA che il Signore non si rassegna
    a perdere e cerca senza sosta: vuole dirti che sei prezioso ai suoi occhi, che sei unico. Nessuno ti può sostituire nel cuore di Dio. Tu hai un posto, sei tu, e nessuno può sostituirti; e anch’io, nessuno può sostituirmi nel cuore di Dio. E nella terza parabola Dio è PADRE che attende il ritorno del FIGLIO PRODIGO:
    Dio sempre ci aspetta, non si stanca, non si perde d’animo. Perché siamo noi, ciascuno di noi quel FIGLIO riabbracciato, quella MONETA ritrovata, quella PECORA accarezzata e rimessa in spalla. Egli attende ogni giorno che ci accorgiamo del suo AMORE. E tu dici: “Ma io ne ho combinate tante, ne ho combinate troppe!”. Non avere paura: Dio ti ama, ti ama come sei e sa che solo il suo AMORE può cambiare la tua vita.
    Ma questo AMORE infinito di Dio per noi PECCATORI, che è il cuore del Vangelo, può essere rifiutato. È quello che fa il FIGLIO maggiore della parabola. Egli non capisce l’AMORE in quel momento e ha in mente
    più un padrone che un PADRE. È un rischio anche per noi: credere in un dio più rigoroso che
    MISERICORDIOSO, un dio che sconfigge il MALE con la potenza piuttosto che col PERDONO. Non è così, Dio
    salva con l’AMORE, non con la forza; proponendosi, non imponendosi. Ma il FIGLIO maggiore, che non
    accetta la MISERICORDIA del PADRE, si chiude, compie uno sbaglio peggiore: si presume GIUSTO, si
    presume tradito e giudica tutto in base al suo pensiero di GIUSTIZIA. Così si arrabbia col fratello e rimprovera il PADRE: “Hai ammazzato il vitello grasso ora che è tornato questo tuo FIGLIO”. Questo tuo FIGLIO: non lo chiama mio fratello, ma tuo FIGLIO. Si sente FIGLIO unico. Anche noi sbagliamo quando ci crediamo GIUSTI, quando pensiamo che i cattivi siano gli altri.

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  7. -->Non crediamoci buoni,
    perché da soli, senza l’aiuto di Dio che è buono, non sappiamo vincere il MALE. Oggi non dimenticatevi, prendete il Vangelo e leggete le tre parabole di Luca, capitolo 15. Vi farà bene, sarà salute per voi. Come si fa a sconfiggere il MALE? Accogliendo il PERDONO di Dio e il PERDONO dei fratelli. Succede ogni
    volta che andiamo a confessarci: lì riceviamo l’AMORE del PADRE che vince il nostro PECCATO: non c’è più,
    Dio lo dimentica. Dio, quando perdona, perde la memoria, dimentica i nostri PECCATI, dimentica. È tanto
    buono Dio con noi! Non come noi, che dopo aver detto “non fa nulla”, alla prima occasione ci ricordiamo con gli interessi dei torti subiti. No, Dio cancella il MALE, ci fa nuovi dentro e così fa rinascere in noi la GIOIA, non la tristezza, non l’oscurità nel cuore, non il sospetto, ma la GIOIA.
    Fratelli e sorelle, coraggio, con Dio nessun PECCATO ha l’ultima parola. La Madonna, che scioglie i nodi della vita, ci LIBERI dalla pretesa di crederci GIUSTI e ci faccia sentire il bisogno di andare dal Signore, che ci aspetta sempre per abbracciarci, per perdonarci.

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  8. Signore, non basterà un'eternità per ringraziarti della Tua chiamata! E di tutto ciò che ci doni, nel tuo infinito Amore!

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