venerdì 2 settembre 2022

C - 23 DOMENICA T.O. Lc 5,33 - 39




 

5 commenti:

  1. Tu sei giusto, o Signore, e retto nei tuoi giudizi:
    agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 118,137.124)
    O Padre, che ci hai liberati dal peccato
    e ci hai donato la dignità di figli adottivi,
    guarda con benevolenza la tua famiglia,
    perché a tutti i credenti in Cristo
    sia data la vera libertà e l’eredità eterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    O Dio, che ti fai conoscere
    da coloro che ti cercano con cuore sincero,
    donaci la sapienza del tuo Spirito,
    perché possiamo diventare veri discepoli
    di Cristo tuo Figlio,
    vivendo ogni giorno il Vangelo della Croce.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.



    Prima Lettura
    Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
    Dal libro della Sapienza
    Sap 9,13-18

    Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
    Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
    I ragionamenti dei mortali sono timidi
    e incerte le nostre riflessioni,
    perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
    e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
    A stento immaginiamo le cose della terra,
    scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
    ma chi ha investigato le cose del cielo?
    Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
    se tu non gli avessi dato la sapienza
    e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
    Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
    gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
    e furono salvati per mezzo della sapienza».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 89 (90)
    R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
    Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
    quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
    Mille anni, ai tuoi occhi,
    sono come il giorno di ieri che è passato,
    come un turno di veglia nella notte. R.

    Tu li sommergi:
    sono come un sogno al mattino,
    come l’erba che germoglia;
    al mattino fiorisce e germoglia,
    alla sera è falciata e secca. R.

    Insegnaci a contare i nostri giorni
    e acquisteremo un cuore saggio.
    Ritorna, Signore: fino a quando?
    Abbi pietà dei tuoi servi! R.

    Saziaci al mattino con il tuo amore:
    esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
    Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
    rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
    l’opera delle nostre mani rendi salda. R.


    Seconda Lettura
    Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo a Filèmone
    Fm 9b-10.12-17

    Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
    Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
    Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
    Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Fa' risplendere il tuo volto sul tuo servo
    e insegnami i tuoi decreti. (Sal 118,135)
    Alleluia.


    Vangelo
    Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 14,25-33

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
    «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    È la stessa decisione che noi dobbiamo prendere, se vogliamo essere discepoli di Gesù. In che cosa consiste questa decisione? Perché noi dobbiamo essere discepoli di Gesù sul serio, con vera decisione, non – come diceva una vecchietta che ho conosciuto – “cristiani all’acqua di rose”. No! Cristiani decisi. (Angelus, 26 giugno 2022)
    L’affetto di un padre, la tenerezza di una madre, la dolce amicizia tra fratelli e sorelle, tutto questo, pur essendo molto buono e legittimo, non può essere anteposto a Cristo. Non perché Egli ci voglia senza cuore e privi di riconoscenza, anzi, al contrario, ma perché la condizione del discepolo esige un rapporto prioritario col maestro. Qualsiasi discepolo, sia un laico, una laica, un sacerdote, un vescovo: il rapporto prioritario. Forse la prima domanda che dobbiamo fare a un cristiano è: “Ma tu ti incontri con Gesù? Tu preghi Gesù?”. Chi si lascia attrarre in questo vincolo di amore e di vita con il Signore Gesù, diventa un suo rappresentante, un suo “ambasciatore”, soprattutto con il modo di essere, di vivere. Bisogna che la gente possa percepire che per quel discepolo Gesù è veramente “il Signore”, è veramente il centro della sua vita, il tutto della vita. Non importa se poi, come ogni persona umana, ha i suoi limiti e anche i suoi sbagli – purché abbia l’umiltà di riconoscerli –; l’importante è che non abbia il cuore doppio - e questo è pericoloso. Per questo Gesù prega il Padre affinché i discepoli non cadano nello spirito del mondo. O sei con Gesù, con lo spirito di Gesù, o sei con lo spirito del mondo. (Angelus, 2 luglio 2017)

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  3. FAUSTI - Gli invitati al banchetto sono i poveri e gli esclusi. A loro spetta il Regno, perché sono come Gesù. Ora si dice al discepolo di vedere bene se si trova tra quelli, perché, per stare con Lui, è necessario scegliere il Suo stesso posto.
    Per questo a chi non lascia tutto, ripete per ben tre volte il ritornello “ non può essere mio discepolo”. Il Regno è offerto gratis. Ci sono però delle condizioni per accoglierlo.
    La porta è stretta (13,24). Tutti siamo troppo gonfi per entrarci!
    Davanti alle richieste di Gesù nessuno è in grado di farcela.
    Luca vuole renderci coscienti della nostra incapacità , in modo che, disperando di noi, speriamo in Lui. Queste parole sono una puntura che ci trafigge : sgonfiandoci di ogni presunzione , ci rende umili, poveri e mendicanti, perché gridiamo verso di Lui, come il cieco di Gerico (18,35-43).
    La nostra unica possibilità di essere discepoli è la confessata impossibilità :
    “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10) :
    forte della forza di Colui che mi conforta e mi rende tutto possibile (Fil 4,13).
    Nessuna pretesa è in grado di farci discepoli. E' solo un dono di grazia che Dio concede all'umile e al povero. Però se tutto è azione di Dio, tutto è anche libertà dell'uomo, che può accoglierla o meno.
    Il sazio e ricco è rimandato a mani vuote (1,53) ; ma la bocca aperta e vuota viene riempita.
    La povertà, che Gesù richiede, non è stoica, è motivata dall'amore per Lui. Tocca tutti i livelli ed è l'unica virtù che, quanto più è materiale, tanto più è spirituale.
    Ma solo se è dettata dall'amore e non indurisce verso gli altri.
    La povertà comporta umiliazione e porta all'umiltà.
    Pur essendo in sé maledizione e privazione,diventa scelta cordiale e necessaria per il discepolo che vuol stare col suo Signore.
    Le esigenze del discepolato sono : odio verso ciò che è caro e amore verso ciò che è odioso al mondo, per andare dietro a Gesù ; prudente valutazione di chi non vuol restare a metà dell'impresa o venire sconfitto e saggia follia di uno che trova la sua forza nel perdere tutto.
    Diversamente si è come sale sciocco, inservibile . Irrecuperabile e da buttare. Siamo al cuore della catechesi lucana , che si snoda nel viaggio dalla Samaria a Gerusalemme.
    Se le cose stanno così, chi salirà il monte di Dio? Chi deciderà evangelicamente di abbandonare tutto per scegliere il Regno? La forza di tale decisione è l'amore di chi è stato conquistato da Lui
    Egli diviene l'Unico, il Solo , il resto non ha più sapore.
    La vita cosiddetta “religiosa” propone a tutti il nocciolo della fede cristiana.
    Chi riconosce nel suo Signore il suo tutto, si fa profezia per tutta la Chiesa, ricordandole l'essenziale. Se essa trascura la povertà, l'umiltà e la castità, (ci son tanti adulteri!) , anche come mezzi apostolici, diventa sale insipido. Perde la luce di cui è testimone, abbandona il suo Signore povero, umile e libero.
    Oggi la Chiesa è particolarmente tentata di usare, “a fin di bene”, strumenti di potere, entrando in concorrenza con il mondo. Cerca una rilevanza fasulla, senza sapere che la sua identità col Crocifisso è l'unica sua forza. I vecchi ordini religiosi sono nati, sempre ,per testimoniare nella Chiesa e al mondo la Croce del Signore, proprio nei momenti in cui era più pericolosamente dimenticata. Anche se è naturale degenerare verso la ricchezza, il potere e l'onore, anche se è “ovvio” cadere in ciò che Gesù ha scartato come tentazione , (4,1-12), tuttavia questo riguarda la venuta del Regno più di ogni altro male. Si dice che la povertà è “muro e difesa” della vita religiosa . Quando si sfalda e crolla , cade nelle mani del nemico e perde la sua essenza : non testimonia più la sua fiducia nel Padre. Se il miraggio del mondo è diventare ricco, quello del discepolo è diventare povero. Il Regno è dei poveri, perché il Re stesso si è rivelato povero.

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  4. OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - 7 settembre 1980 . Le Letture Bibliche, che la Liturgia di questa Domenica ci propone, si incentrano attorno al concetto della SAPIENZA CRISTIANA, che ciascuno di noi è invitato ad acquisire e ad approfondire … il versetto del Salmo responsoriale è formulato con queste belle parole: “Donaci, o Signore, la SAPIENZA del CUORE”. Infatti, senza di essa come sarebbe possibile impostare degnamente la nostra vita, affrontarne le varie difficoltà, e anzi conservare sempre un profondo atteggiamento di pace e serenità interiore? Ma per fare questo, come insegna la Prima lettura, è necessaria l’umiltà, cioè il senso autentico del proprio limite, unito al desiderio intenso di un dono dall’alto, che ci arricchisca dal di dentro. L’uomo d’oggi, infatti, da una parte trova arduo abbracciare e capire tutte le leggi che regolano l’universo materiale, che pur sono oggetto di osservazione scientifica, ma dall’altra presume di legiferare con sicurezza sulle cose dello SPIRITO, che per definizione sfuggono alle rilevazioni fisiche: “A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, ...ma chi può rintracciare le cose del cielo, ...se tu non gli hai inviato il tuo SANTO SPIRITO dall’alto?” (Sap 9,16.17).
    Qui si configura l’importanza di essere VERI DISCEPOLI DI CRISTO, poiché, mediante il BATTESIMO, Egli è diventato la nostra SAPIENZA (cf. 1Cor 1,30) e perciò la misura di tutto ciò che forma il tessuto concreto della nostra vita. Il Vangelo che è stato letto pone in evidenza proprio la necessaria centralità di GESÙ CRISTO nella nostra esistenza. E lo fa con TRE FRASI CONDIZIONALI: 1) se non poniamo lui al di sopra delle nostre cose più care, 2) se non ci disponiamo a vedere le nostre croci alla luce della sua, 3) se non abbiamo il senso della relatività dei beni materiali, allora non possiamo essere SUOI DISCEPOLI, cioè dirci CRISTIANI. Si tratta di richiami essenziali alla nostra identità di BATTEZZATI

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  5. PAPA FRANCESCO – ANGELUS 8 settembre 2013
    Nel Vangelo di oggi GESÙ insiste sulle condizioni per essere SUOI DISCEPOLI: non anteporre nulla all’AMORE per Lui, portare la propria CROCE e seguirlo. Molta gente infatti si avvicinava a GESÙ, voleva entrare tra i suoi seguaci; e questo accadeva specialmente dopo qualche segno prodigioso, che lo accreditava come il Messia, il Re d’Israele. Ma GESÙ non vuole illudere nessuno. Lui sa bene che cosa lo attende a Gerusalemme, qual è la via che il Padre gli chiede di percorrere: è la via della CROCE, del sacrificio di se stesso per il PERDONO dei nostri peccati. Seguire GESÙ non significa partecipare a un corteo trionfale! Significa condividere il suo AMORE MISERICORDIOSO, entrare nella sua grande opera di MISERICORDIA per ogni uomo e per tutti gli uomini. L’opera di GESÙ è proprio un’opera di MISERICORDIA, di PERDONO, di AMORE! È tanto MISERICORDIOSO GESÙ! E questo PERDONO universale, questa MISERICORDIA, passa attraverso la CROCE. GESÙ non vuole compiere questa opera da solo: vuole coinvolgere anche noi nella MISSIONE che il Padre gli ha affidato. Dopo la risurrezione dirà ai SUOI DISCEPOLI: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi … A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21.22). Il DISCEPOLO di GESÙ rinuncia a tutti i beni perché ha trovato in Lui il Bene più grande, nel quale ogni altro bene riceve il suo pieno valore e significato: i legami familiari, le altre relazioni, il LAVORO, i beni culturali ed economici e così via… Il CRISTIANO si distacca da tutto e ritrova tutto nella logica del Vangelo, la logica dell’AMORE e del servizio.---(---)

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