giovedì 15 settembre 2022

C - 25 DOMENICA T.O.


 

8 commenti:

  1. «Io sono la salvezza del popolo», dice il Signore.
    «In qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
    e sarò loro Signore per sempre».
    O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo
    hai posto il fondamento di tutta la legge,
    fa’ che osservando i tuoi comandamenti
    possiamo giungere alla vita eterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    O Padre, difensore dei poveri e dei deboli,
    che ci chiami ad amarti e servirti con lealtà,
    abbi pietà della nostra condizione umana,
    salvaci dalla cupidigia delle ricchezze
    e aiutaci a ricercare
    l’inestimabile tesoro della tua amicizia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
    Dal libro del profeta Amos
    Am 8,4-7

    Il Signore mi disse:
    «Ascoltate questo,
    voi che calpestate il povero
    e sterminate gli umili del paese,
    voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
    e si potrà vendere il grano?
    E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
    diminuendo l’efa e aumentando il siclo
    e usando bilance false,
    per comprare con denaro gli indigenti
    e il povero per un paio di sandali?
    Venderemo anche lo scarto del grano”».
    Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
    «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 112 (113)
    R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
    Lodate, servi del Signore,
    lodate il nome del Signore.
    Sia benedetto il nome del Signore,
    da ora e per sempre. R.

    Su tutte le genti eccelso è il Signore,
    più alta dei cieli è la sua gloria.
    Chi è come il Signore, nostro Dio,
    che siede nell’alto
    e si china a guardare
    sui cieli e sulla terra? R.

    Solleva dalla polvere il debole,
    dall’immondizia rialza il povero,
    per farlo sedere tra i prìncipi,
    tra i prìncipi del suo popolo. R.


    Seconda Lettura
    Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    1 Tm 2,1-8

    Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
    Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
    Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi,
    perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2Cor 8,9)

    Alleluia.


    Vangelo
    Non potete servire Dio e la ricchezza.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 16,1-13

    In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
    «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
    L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
    Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
    Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

    Parola del Signore.

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  3. PAROLE DEL SANTO PADRE
    A tale astuzia mondana noi siamo chiamati a rispondere con l’astuzia cristiana, che è un dono dello Spirito Santo. Si tratta di allontanarsi dallo spirito e dai valori del mondo, che tanto piacciono al demonio, per vivere secondo il Vangelo. E la mondanità, come si manifesta? La mondanità si manifesta con atteggiamenti di corruzione, di inganno, di sopraffazione, e costituisce la strada più sbagliata, la strada del peccato, perché una ti porta all’altra! È come una catena, anche se - è vero - è la strada più comoda da percorrere, generalmente. Invece lo spirito del Vangelo richiede uno stile di vita serio - serio ma gioioso, pieno di gioia! (Angelus, 18 settembre 2016)

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  4. FAUSTI - La parabola del cap. 15 dice quanto fa per noi Colui che è benevolo con tutti i disgraziati e i cattivi. Questa risponde alla domanda .”Che fare” noi, chiamati a diventare come Lui?
    La risposta è implicita nei due termini usati per indicare Dio e l'uomo, chiamati rispettivamente il Signore e l'amministratore.
    Ma l'uomo è un amministratore ingiusto, perché si è fatto padrone di ciò che non è suo.
    Però ora conosce Dio : sa che tutto dona e tutto perdona. Di conseguenza sa “che fare” anche lui . Condonare ciò che in fondo non è suo. La scena si svolge ancora a quella mensa dove Gesù mangia con i peccatori . Dopo aver rivelato il cuore del Padre ai “giusti” che lo criticano, ora rivela ai discepoli l'uso corretto dei beni del mondo.
    Chi conosce il giudizio di Dio in Gesù non è più come il proprietario insipiente , che sbaglia nel sapere “che fare” Illuminato dalla sapienza del Vangelo , è come l'amministratore fedele e sapiente associato alla gloria del suo Signore. Il centro del brano è l'elogio dell'amministratore , che sfocia
    nell'esortazione ad agire come lui. La parabola ci insegna che anche i beni materiali vanno gestiti per quel che sono, secondo la loro natura di dono.
    Luca sa che quel che abbiamo accumulato è frutto di ingiustizia ; non l' abbiamo fatto propriamente per puro amore di Dio e del prossimo.
    Sa anche che continuiamo a vivere in un mondo che avanza sullo stesso binario.
    In tale situazione siamo chiamati a vivere con il criterio opposto a quello dell'egoismo.
    Abbiamo capito “che fare” : i beni sono un dono del Padre da condividere tra i fratelli.
    Questa parabola sconcerta un poco lettori e commentatori . Sembra oscura.
    In realtà è chiara : il Signore elogiò l'amministratore sapiente che cominciò a donare , come biasimò la stoltezza del padrone insipiente che continuò ad accumulare.
    Il racconto è probabilmente desunto da un fatto di cronaca : un amministratore ,accusato dalla sua avidità eccessiva ormai insostenibile , trova conveniente iniziare un nuovo tipo di rapporto, quello del dono.
    Gli è necessario per vivere quando sarà finita la sua amministrazione .
    Tale astuzia di uno dei figli di questo mondo, ci svela la vera sapienza che manca ai cosiddetti figli della luce e illustra il tema della misericordia , caro a Luca : a chi perdona, sarà perdonato, a chi dà, sarà dato . Sappiamo inoltre che la carità copre una moltitudine di peccati, perché chi dona al povero, fa un prestito a Dio (Pr 19,17). Per questo “meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro”. Infatti “salva dalla morte e purifica da ogni peccato” (Tb 12,9).
    La fede in Dio si gioca nella fedeltà in ciò che Egli ci ha affidato.
    C'è una falsa astuzia che fa porre la fiducia, invece che nel Creatore, nelle creature.
    E' una perversione che fa dei mezzi il fine , e ci riduce a servire a essi invece di servircene.
    La vera astuzia è di chi sa che tutto ciò che c'è , è dono di Dio, ed è un mezzo per entrare in comunione col Padre e con i fratelli. Per questo vive in rendimento di grazie e in spirito di condivisione .Il fallimento dell'uomo consiste nell'amare ciò che non è l'oggetto del suo cuore.

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  5. BENEDETTO XVI – ANGELUS - 23 settembre 2007
    Questa mattina … nel corso della solenne Celebrazione eucaristica, commentando i testi liturgici, ho avuto
    modo di soffermarmi a riflettere sul retto uso dei BENI TERRENI, un tema che in queste domeniche
    l’evangelista Luca, in vari modi, ha riproposto alla nostra attenzione.
    Raccontando la parabola di un AMMINISTRATORE DISONESTO ma assai SCALTRO, CRISTO insegna ai suoi
    discepoli quale è il modo migliore di utilizzare il DENARO e le RICCHEZZE materiali, e cioè condividerli con i
    POVERI procurandosi così la loro AMICIZIA, in vista del REGNO dei CIELI.
    Procuratevi AMICI con la
    DISONESTA RICCHEZZA – dice GESÙ – perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore
    eterne (Lc 16,9). Il DENARO non è DISONESTO; in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere
    l’uomo in un cieco egoismo. Si tratta dunque di operare una sorta di ;conversione; dei BENI economici:
    invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessità dei POVERI, imitando
    CRISTO stesso, il quale – scrive san Paolo – da ricco che era si fece POVERO per arricchire noi con la sua
    povertà; (2 Cor 8,9). Sembra un paradosso: CRISTO non ci ha arricchiti con la sua RICCHEZZA, ma con la sua
    povertà, cioè con il suo AMORE che lo ha spinto a darsi totalmente a noi.
    Qui potrebbe aprirsi un vasto e complesso campo di riflessione sul tema della RICCHEZZA e della povertà,
    anche su scala mondiale, in cui si confrontano due logiche economiche: la LOGICA DEL PROFITTO e quella
    della equa distribuzione dei BENI, che non sono in contraddizione l’una con l’altra, purché il loro rapporto
    sia bene ordinato. La dottrina sociale cattolica ha sempre sostenuto che l’equa distribuzione dei BENI è
    prioritaria. Il PROFITTO è naturalmente legittimo e, nella giusta misura, necessario allo sviluppo economico.
    Giovanni Paolo II così scrisse nell’Enciclica Centesimus annus : la moderna economia d’impresa comporta
    aspetti positivi, la cui radice è la libertà della persona, che si esprime in campo economico come in tanti
    altri campi; (n. 32). Tuttavia, egli aggiunse, il capitalismo non va considerato come l’unico modello valido di
    organizzazione economica . L’emergenza della fame e quella ecologica stanno a denunciare, con
    crescente evidenza, che la LOGICA DEL PROFITTO, se prevalente, incrementa la sproporzione tra ricchi e
    POVERI e un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la LOGICA DELLA CONDIVISIONE e
    della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile. MARIA
    Santissima, che nel Magnificat proclama: il Signore ;ha ricolmato di BENI gli affamati, / ha rimandato i ricchi
    a mani vuote; (Lc 1,53), aiuti i CRISTIANI ad usare con saggezza evangelica, cioè con generosa solidarietà,
    BENI TERRENI, ed ispiri ai governanti e agli economisti strategie lungimiranti che favoriscano l’autentico
    progresso di tutti i popoli.

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  6. PAPA FRANCESCO – ANGELUS - 18 settembre 2016
    Oggi GESÙ ci porta a riflettere su due stili di vita contrapposti: quello mondano e quello del Vangelo. Lo
    spirito del mondo non è lo spirito di GESÙ. E lo fa mediante il racconto della parabola
    dell’AMMINISTRATORE INFEDELE e corrotto, che viene lodato da GESÙ nonostante la sua DISONESTÀ (cfr
    Lc 16,1-13). Bisogna precisare subito che questo AMMINISTRATORE non viene presentato come modello
    da seguire, ma come esempio di scaltrezza. Quest’uomo è accusato di cattiva gestione degli affari del suo
    padrone e, prima di essere allontanato, cerca astutamente di accattivarsi la benevolenza dei debitori,
    condonando loro parte del debito per assicurarsi così un futuro. Commentando questo comportamento,
    GESÙ osserva: «I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» (v. 8).
    A tale astuzia mondana noi siamo chiamati a rispondere con l’astuzia CRISTIANA, che è un dono dello
    Spirito Santo. Si tratta di allontanarsi dallo spirito e dai valori del mondo, che tanto piacciono al demonio,
    per vivere secondo il Vangelo. E la mondanità, come si manifesta? La mondanità si manifesta con
    atteggiamenti di corruzione, di inganno, di sopraffazione, e costituisce la strada più sbagliata, la strada del
    peccato, perché una ti porta all’altra! È come una catena, anche se - è vero - è la strada più comoda da
    percorrere, generalmente. Invece lo spirito del Vangelo richiede uno stile di vita serio - serio ma gioioso,
    pieno di gioia! -, serio e impegnativo, improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della
    loro dignità, al senso del dovere. E questa è l’astuzia CRISTIANA!
    Il percorso della vita necessariamente comporta una scelta tra due strade: tra onestà e DISONESTÀ, tra
    fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Non si può oscillare tra l’una e l’altra, perché
    si muovono su logiche diverse e contrastanti. Il profeta Elia diceva al popolo di Israele che andava su queste
    due strade: “Voi zoppicate con i due piedi!” (cfr 1 Re 18,21). È bella l’immagine. È importante decidere
    quale direzione prendere e poi, una volta scelta quella giusta, camminare con slancio e determinazione,
    affidandosi alla grazia del Signore e al sostegno del suo Spirito. Forte e categorica è la conclusione del
    brano evangelico: «Nessun servo può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure
    si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro» (Lc 16,13).
    Con questo insegnamento, GESÙ oggi ci esorta a fare una scelta chiara tra Lui e lo spirito del mondo, tra la
    LOGICA della corruzione, della sopraffazione e dell’avidità e quella della rettitudine, della mitezza e della
    condivisione. Qualcuno si comporta con la corruzione come con le droghe: pensa di poterla usare e
    smettere quando vuole. Si comincia da poco: una mancia di qua, una tangente di là… E tra questa e quella
    lentamente si perde la propria libertà. Anche la corruzione produce assuefazione, e genera povertà,
    sfruttamento, sofferenza. E quante vittime ci sono oggi nel mondo! Quante vittime di questa diffusa
    corruzione. Quando invece cerchiamo di seguire la LOGICA EVANGELICA dell’integrità, della limpidezza nelle
    intenzioni e nei comportamenti, della fraternità, noi diventiamo artigiani di giustizia e apriamo orizzonti di
    speranza per l’umanità. Nella gratuità e nella donazione di noi stessi ai fratelli, serviamo il padrone giusto:
    Dio.

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  7. VISITA PASTORALE IN KAZAKHSTAN - OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II - Astana - Piazza
    della Madre Patria - Domenica, 23 settembre 2001
    1. Uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo CRISTO GESÙ, che ha dato se stesso in
    riscatto per tutti (1 Tim 2, 5). In questa espressione dell'Apostolo Paolo, tratta dalla prima Lettera a
    Timoteo, è contenuta la VERITÀ CENTRALE DELLA FEDE CRISTIANA. Sono lieto di poterla annunciare
    quest'oggi … tra voi … come Apostolo e testimone di CRISTO; sono tra voi come AMICO di ogni uomo di buona volontà. A tutti e a ciascuno vengo ad offrire la pace e l 'AMORE di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
    Conosco la vostra storia. Conosco le sofferenze a cui molti di voi sono stati sottoposti, quando il precedente regime totalitario li ha strappati dalla loro terra d'origine e li ha qui deportati in condizioni di grave disagio e
    privazione. Sono lieto di poter essere oggi qui tra voi per dirvi che il cuore del Papa vi è vicino …
    2. Uno solo è Dio. L'Apostolo afferma anzitutto l'assoluta unicità di Dio. Questa VERITÀ i CRISTIANI l'hanno ereditata dai figli di Israele e la condividono con i fedeli musulmani: è LA FEDE NELL'UNICO DIO, Signore del cielo e della terra (Lc 10,21), onnipotente e misericordioso.
    Nel nome di quest'unico Dio, mi rivolgo al popolo di antiche e profonde tradizioni religiose … anche a quanti non aderiscono ad UNA FEDE RELIGIOSA e a coloro che sono alla ricerca della VERITÀ. Vorrei ripetere ad
    essi le celebri parole di san Paolo, che ho avuto la gioia di riascoltare nello scorso mese di maggio
    all'Areopago di Atene: Dio non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed
    esistiamo (At 17,27-28). Torna alla mente quanto scrisse il vostro grande poeta Abai Kunanbai: Si può forse dubitare della sua esistenza / se ogni cosa sulla terra ne è testimonianza? (Poesia 14).
    3.Uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l' uomo CRISTO GESÙ. Dopo aver additato il mistero di Dio,
    l'Apostolo porta lo sguardo su CRISTO, unico mediatore di salvezza. Una mediazione - sottolinea Paolo in un'altra sua lettera - che si è attuata nella povertà .Da ricco che era, si fece POVERO, per arricchire noi con la sua povertà (2 Cor 8,9 -).
    GESÙ non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio (Fil 2,6); non volle presentarsi alla nostra umanità, che è fragile e indigente, con la sua schiacciante superiorità. Se lo avesse fatto, non avrebbe obbedito alla LOGICA di Dio, ma a quella dei prepotenti di questo mondo, denunciata senza mezzi termini
    dai profeti d'Israele, come AMOS, dal cui Libro è tratta oggi la prima lettura .
    La vita di GESÙ è stata coerente col disegno salvifico del Padre, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della VERITÀ (1 Tim 2,4). Egli ha testimoniato fedelmente questa volontà, dando se stesso in riscatto per tutti .LOGICA dell'AMORE Egli suggerisce anche a noi, chiedendoci di applicarla soprattutto attraverso la generosità verso i bisognosi. E una LOGICA che può accomunare CRISTIANI e musulmani, impegnandoli a costruire insieme la civiltà dell'AMORE. Spendendo per AMORE tutto se stesso, ci ha procurato
    l'AMICIZIA con Dio, perduta a causa del peccato. Questa
    LOGICA che supera ogni scaltrezza di questo mondo e ci permette di procurarci AMICI veri, che ci accolgono nelle dimore eterne, nella patria del Cielo.

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  8. 4. Carissimi, la patria dell'umanità è il REGNO di DIO! E' assai eloquente per noi meditare su questa VERITÀ proprio qui, nella Piazza intitolata alla Madre Patria, dinanzi a questo monumento che simbolicamente la rappresenta. Come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II, vi è un rapporto tra la storia umana e il REGNO di DIO, tra le realizzazioni parziali della civile convivenza e la meta ultima a cui, per libera iniziativa
    di Dio, l'umanità è chiamata .
    Il decimo anniversario dell'indipendenza del Kazakhstan, che quest'anno voi celebrate, ci porta a riflettere in questa prospettiva. Che rapporto vi è tra questa patria terrena, con i suoi valori e i suoi traguardi, e la patria celeste, in cui, superando ogni ingiustizia e conflitto, è chiamata ad entrare l'intera famiglia umana?
    La risposta del Concilio è illuminante: Benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno
    dallo sviluppo del REGNO di CRISTO, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana
    società, tale progresso è di grande importanza per il REGNO di DIO(ivi, 39).
    . I CRISTIANI sono al tempo stesso abitanti del mondo e cittadini del REGNO dei CIELI. Si impegnano senza
    riserve nella c5ostruzione della società terrena, ma restano orientati verso i BENI ETERNI, quasi rifacendosi a
    un modello superiore, trascendente, per attuarlo sempre più e sempre meglio nell' esistenza di ogni giorno.
    Il CRISTIANESIMO non è alienazione dall'impegno terreno. Se talora, in alcune situazioni contingenti, dà
    questa impressione, ciò è dovuto all'incoerenza di tanti CRISTIANI. In realtà, il CRISTIANESIMO
    autenticamente vissuto è come lievito per la società: la fa crescere e maturare sul piano umano e la apre
    alla dimensione trascendente del REGNO di CRISTO, realizzazione compiuta dell'umanità nuova.
    Questo dinamismo spirituale trae forza dalla PREGHIERA, come ha ricordato poc'anzi la seconda lettura. Ed
    è quanto, in questa celebrazione, noi vogliamo fare pregando per il Kazakhstan e per i suoi abitanti,
    affinché questo grande Paese, nella varietà delle sue componenti etniche, culturali e religiose, progredisca
    nella giustizia, nella solidarietà e nella pace. Progredisca grazie alla collaborazione, in particolare, di
    CRISTIANI e musulmani, impegnati ogni giorno, fianco a fianco, nell'umile ricerca della volontà di Dio.

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