S. FAUSTI – Inizia l'ultimo giorno di Gesù. E' il sesto della settimana, quello in cui il Signore completa l'opera sua, per cessare alla fine dalla sua fatica. E' il giorno pieno del Vangelo, del quale si scandisce ogni ora. Comincia con le prime ombre della sera, continua nella notte,culmina nell'oscurità meridiana e termina nel riposo della tomba, mentre già luccicano le luci della Pasqua. Nella trasfigurazione del Tabor il Padre chiamò Gesù :”Figlio” ; nella sfigurazione dell'orto il Figlio lo chiama :”Padre”. Là l'umanità lasciò trasparire la bellezza della divinità ; qui la divinità riveste l'orrore della nostra disumanità. Gesù affronta la morte in tutta la sua drammaticità, così come ognuno di noi la sperimenta dopo il peccato , fine della vita, abbandono di ogni bene e di Dio stesso. Ciò è particolarmente tragico per Lui perchè è “Il Figlio”. Quando porta su di sé il peccato dei fratelli, che è l'abbandono del Padre, egli vive il nulla di sé. E' un male inconcepibile, infinito. Veramente Dio si perde per noi. Ma proprio così si rivela come Amore! Nell'agonia dell'orto vediamo che il nostro male tocca il cuore stesso di Dio, facendone uscire la sua essenza. Quale deve essere l'Amore del Padre per noi, se per noi ha donato Colui per il quale è se stesso? Da questa maledizione , in cui vive l'angoscia senza limiti dell'annientamento, Gesù si rimette con fiducia filiale nelle braccia del Padre. Ormai dalla perdizione assoluta si eleva a lui la voce del Figlio. In questa voce ogni Adamo, che non può fuggire oltre, invoca il Padre e ritorna a casa. O felice notte, in cui Dio entra in tutte le notti dell'uomo – e l'uomo conosce molte notti! Se nella notte della creazione Dio pose il mondo fuori di sé, in questa notte Egli pone sé quasi fuori di sé, in modo che ogni angolo di perdizione sia visitato dalla salvezza. Incluso tra l'invito ai discepoli di pregare per non entrare intentazione, Luca parla tre volte della preghiera di Gesù. Esce quindi per cinque volte il motivo dominante : la preghiera, di cui Gesù ci dà l'esempio, è la forza per vivere la morte, anche violenta, come segno di ubbidienza al Padre della vita.
--->Il centro è la lotta per passare dalla “mia" alla “Tua” volontà. E' la vera guarigione del male originario dell'uomo, il ritorno di Adamo al suo rapporto filiale con il Padre. Gesù , fattosi per noi peccato , vive in prima persona la paura del peccatore : consegnarsi a Dio. La vera lotta è con Lui, che per il peccato, consideriamo nemico. Per questo la nostra vittoria è la resa a Lui. L'agonia di Gesù nell'orto, davanti alla quale i discepoli si ostinano a chiudere gli occhi, rimase impressa nella loro memoria come il grande mistero della rivelazione del Figlio. Il Figlio, infatti è Colui che compie la volontà del Padre. Per questo “nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo dalla morte e fu esaudito per la sua pietà “ . Non fu esaudito nel senso che fu liberato dalla morte . Fu esaudito con la risurrezione , solo dopo aver accettato con obbedienza filiale la morte . Infatti “pur essendo Figlio imparò l'obbedienza dalle cose che patì,e, reso perfetto , divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”, (Eb 5,7).
S. FAUSTI –
RispondiEliminaInizia l'ultimo giorno di Gesù. E' il sesto della settimana, quello in cui il Signore completa l'opera sua, per cessare alla fine dalla sua fatica. E' il giorno pieno del Vangelo, del quale si scandisce ogni ora. Comincia con le prime ombre della sera, continua nella notte,culmina nell'oscurità meridiana e termina nel riposo della tomba, mentre già luccicano le luci della Pasqua.
Nella trasfigurazione del Tabor il Padre chiamò Gesù :”Figlio” ;
nella sfigurazione dell'orto il Figlio lo chiama :”Padre”.
Là l'umanità lasciò trasparire la bellezza della divinità ;
qui la divinità riveste l'orrore della nostra disumanità.
Gesù affronta la morte in tutta la sua drammaticità, così come ognuno di noi la sperimenta dopo il peccato , fine della vita, abbandono di ogni bene e di Dio stesso. Ciò è particolarmente tragico per Lui perchè è “Il Figlio”. Quando porta su di sé il peccato dei fratelli, che è l'abbandono del Padre, egli vive il nulla di sé.
E' un male inconcepibile, infinito. Veramente Dio si perde per noi.
Ma proprio così si rivela come Amore! Nell'agonia dell'orto vediamo che il nostro male tocca il cuore stesso di Dio, facendone uscire la sua essenza.
Quale deve essere l'Amore del Padre per noi, se per noi ha donato Colui per il quale è se stesso?
Da questa maledizione , in cui vive l'angoscia senza limiti dell'annientamento, Gesù si rimette con fiducia filiale nelle braccia del Padre.
Ormai dalla perdizione assoluta si eleva a lui la voce del Figlio.
In questa voce ogni Adamo, che non può fuggire oltre, invoca il Padre e ritorna a casa.
O felice notte, in cui Dio entra in tutte le notti dell'uomo – e l'uomo conosce molte notti! Se nella notte della creazione Dio pose il mondo fuori di sé, in questa notte Egli pone sé quasi fuori di sé, in modo che ogni angolo di perdizione sia visitato dalla salvezza.
Incluso tra l'invito ai discepoli di pregare per non entrare intentazione, Luca parla tre volte della preghiera di Gesù.
Esce quindi per cinque volte il motivo dominante : la preghiera, di cui Gesù ci dà l'esempio, è la forza per vivere la morte, anche violenta, come segno di ubbidienza al Padre della vita.
--->Il centro è la lotta per passare dalla “mia"
RispondiEliminaalla “Tua” volontà.
E' la vera guarigione del male originario dell'uomo, il ritorno di Adamo al suo rapporto filiale con il Padre.
Gesù , fattosi per noi peccato , vive in prima persona la paura del peccatore : consegnarsi a Dio.
La vera lotta è con Lui, che per il peccato, consideriamo nemico.
Per questo la nostra vittoria è la resa a Lui.
L'agonia di Gesù nell'orto, davanti alla quale i discepoli si ostinano a chiudere gli occhi, rimase impressa nella loro memoria come il grande mistero della rivelazione del Figlio.
Il Figlio, infatti è Colui che compie la volontà del Padre. Per questo “nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo dalla morte e fu esaudito per la sua pietà “ . Non fu esaudito nel senso che fu liberato dalla morte . Fu esaudito con la risurrezione , solo dopo aver accettato con obbedienza filiale la morte .
Infatti “pur essendo Figlio imparò l'obbedienza dalle cose che patì,e, reso perfetto , divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”, (Eb 5,7).