giovedì 31 marzo 2016

C - 2 DOM. PASQUA


1 commento:

  1. S. FAUSTI – Il Figlio, compiuta la sua missione , è presente nei fratelli con il dono del Suo Spirito, perchè continuino la sua opera : testimoniare l'amore del Padre suo, che è anche nostro. In questo modo la Pentecoste, già anticipata sulla croce, avviene la sera stessa di Pasqua.
    Il Vangelo di Giovanni è tutto un intreccio di anticipi e di compimenti della stessa realtà.
    Come nel tessuto della nostra esistenza, ciò che oggi è dato, è presagio e seme di ciò che domani fiorisce e matura.
    E' un testo densissimo , che fa da raccordo tra l'ora del Figlio e quella dei fratelli, tra il tempo di Gesù e quello della Chiesa.
    Protagonista è sempre lo Spirito.
    All'inizio si posò e dimorò sull'Agnello di Dio che toglie il peccato. Adesso è alitato anche su di noi, perchè continuiamo la sua opera di riconciliazione.
    L'epoca dello Spirito, inaugurata nella carne di Gesù, prosegue in noi: la gloria del Figlio è trasmessa alla comunità dei fratelli.
    Alla presenza del Risorto il sepolcro delle nostre paure si apre alla pace e alla gioia.
    La Parola, diventata carne in Gesù e tornata Parola nel Vangelo, ora anima anche la nostra carne.
    La sua Parola infatti è Spirito e Vita (6,63).
    I discepoli, pur sapendo che il sepolcro è vuoto ed avendo ricevuto l'annuncio della Maddalena, non hanno ancora incontrato il Risorto. E' necessario , ma non sufficiente, che qualcuno l'abbia visto e annunciato. Bisogna giungere all'incontro con Lui.
    E' graduale il cammino di Pasqua.
    E' innanzi tutto il cercare Gesù nel sepolcro e trovarlo vuoto, un contemplare i segni del suo corpo assente, vederne il significato e credere in Lui e nelle sue Parole ; poi è un incontrarlo, abbracciarlo ed essere inviati ad annunciarlo. Ora c'è il suo ritorno definitivo con il dono dello Spirito, che ci fa creature nuove, capaci di amare come Lui ha amato.
    Da “come “ avviene l'incontro, si passa a vedere “cosa” avviene nell'incontro.
    Senza questo dono restiamo ancora nel chiuso delle nostre paure.
    Il Pastore bello entra nel nostro sepolcro, ci mostra nelle mani e nel fianco i segni del suo amore e ci tira fuori dalla prigione.
    Il Crocifisso non è un fallito, sconfitto dal male : vincitore della morte , è realmente presente in mezzo a noi nella sua gloria.
    Ci mostra quelle ferite da cui sgorga la nostra salvezza. Sono le stesse che ci testimonia il Vangelo , perchè anche noi le contempliamo e tocchiamo. In esse vediamo il Signore, da esse fluisce quella pace che trabocca in gioia. E questa gioia è la nostra resurrezione.
    Infatti la gioia del Signore è la nostra forza per una vita nuova : ci fa uscire dalla tomba, ci comunica il “profumo” del Risorto e ci fa vivere del suo amore per noi.
    La Chiesa esce dal sepolcro contemplando, attraverso le ferite, l'amore del suo Sposo :
    nasce dal sangue e dall'acqua, dal dono della vita di Gesù e dal suo Spirito, che la invia per testimoniare al mondo l'amore del Padre nel perdono dei fratelli.
    La sua “nascita” indica la sua “natura” permanente.

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