giovedì 3 marzo 2016

C - 4 DOM. QUARESIMA


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – Questa parabola giustamente chiamata : “ Vangelo nel Vangelo” ,rappresenta il culmine del messaggio di Luca.
    Parla del banchetto festoso che il Padre fa per rallegrarsi del Figlio morto e risorto, perduto
    e ritrovato. Più che del “figliol prodigo “ o “del fratello maggiore” è la parabola del Padre.
    Ci rivela il suo amore senza condizioni per il figlio peccatore, la sua gioia di essere da lui capito come padre e infine l'invito al giusto di riconoscerlo fratello. La parabola invita a essere misericordiosi come il Padre . Diversamente si resta fuori a brontolare del banchetto che Gesù celebra con i peccatori. E' un invito ai giusti a mangiare il pane del Regno.
    La conversione non è tanto un processo psicologico del peccatore che ritorna a Dio, quanto il cambiamento dell'immagine di Dio che giusto e peccatore devono fare.
    Convertirsi significa scoprire il suo volto di tenerezza che Gesù ci rivela, volgersi dall'io a Dio, passare dalla delusione del proprio peccato – o dalla presunzione della propria giustizia- alla gioia di essere figli del Padre.
    Radice del peccato è la cattiva opinione sul Padre, comune sia al maggiore che al minore.
    L'uno, per liberarsene, instaura la “strategia del piacere” , che lo porta ad allontanarsi da lui – con le gradazioni del ribellismo, della dimenticanza, dell'alienazione atea e del nichilismo.
    L'altro, per imbonirselo, instaura la “strategia del dovere”, con una religiosità servile, che sacrifica la gioia di vivere.
    Ateismo e religione, dissolutezza e legalismo, nichilismo e vittimismo sono tutti aspetti che scaturiscono da un'unica fonte : la non conoscenza di Dio.
    Hanno un'idea di Lui come di un padre-padrone.
    Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, per tenere schiavi gli uomini(Voltaire) ;
    se ci fosse, bisognerebbe distruggerlo, per liberarli( Bakunin).
    Questa parabola ha come intento primo di portare il fratello maggiore ad accettare che
    Dio è Misericordia.
    Scoperta gioiosa per il peccatore, è sconfitta mortale per il giusto.
    Ma solo così può uscire dalla dannazione di una religione servile , e passare, come Paolo, dall'irreprensibilità nell'osservanza della Legge alla “sublimità della conoscenza di Gesù Cristo” suo Signore. ( Filippesi 3,6-8).
    E' la conversione dalla propria giustizia alla misericordia di Dio.
    La parabola che inizia col “figlio” minore e termina col “fratello” maggiore, ha come centro la rivelazione del Padre, che ama perdutamente ogni figlio perduto.
    E' un'esortazione al maggiore , perché riconosca come fratello il minore. Solo così può riconoscere il Padre e divenire, come Lui, misericordioso.

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  2. Le azioni del racconto consistono nella partenza e nel ritorno del minore ; nell'accoglienza e nella festa del Padre , nel rifiuto del maggiore ad entrare
    e nell'uscita del Padre stesso a consolarlo.
    Il ritornello “con-gioite con me”, diventa far banchetto festoso per il figlio morto e risorto.
    E' una necessità per il Padre:”bisognava far festa e rallegrarsi”.
    I sentimenti cardine sono : la compassione del Padre per il minore e la collera del maggiore ; la festa e la gioia del Padre , che sarà piena quando tutti i figli avranno accolto l'invito.
    Per ora è realizzata in terra dalla convivialità di Gesù con “tutti” i pubblicani e i peccatori .
    Il figlio minore non ha sentimenti : ha solo bisogni.
    Ma alla fine è travolto dalla gioia del Padre.
    Ne resta fuori solo il maggiore : non riconoscendo il fratello, rifiuta il Padre che lo riconosce figlio.
    Infatti, mentre il minore lo chiama sempre “Padre” egli non lo chiama mai così.
    Colui che nel racconto è chiamato dodici volte “Padre” sarà chiamato così anche dal maggiore quando dirà all'altro “fratello mio”.
    Dio riconosce necessariamente come figli tutti quanti, sia giusti che peccatori.
    Semplicemente perché è Padre!
    Il giusto riconosce a denti stretti il peccatore come figlio, ma non come fratello suo!
    E' quindi il vero peccatore. Bisogna che riconosca l'altro come fratello, identificandosi con lui.
    Solo così gioisce dell'amore e della festa del Padre per il figlio suo perduto e ritrovato.

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