S. FAUSTI – Questa parabola giustamente chiamata : “ Vangelo nel Vangelo” ,rappresenta il culmine del messaggio di Luca. Parla del banchetto festoso che il Padre fa per rallegrarsi del Figlio morto e risorto, perduto e ritrovato. Più che del “figliol prodigo “ o “del fratello maggiore” è la parabola del Padre. Ci rivela il suo amore senza condizioni per il figlio peccatore, la sua gioia di essere da lui capito come padre e infine l'invito al giusto di riconoscerlo fratello. La parabola invita a essere misericordiosi come il Padre . Diversamente si resta fuori a brontolare del banchetto che Gesù celebra con i peccatori. E' un invito ai giusti a mangiare il pane del Regno. La conversione non è tanto un processo psicologico del peccatore che ritorna a Dio, quanto il cambiamento dell'immagine di Dio che giusto e peccatore devono fare. Convertirsi significa scoprire il suo volto di tenerezza che Gesù ci rivela, volgersi dall'io a Dio, passare dalla delusione del proprio peccato – o dalla presunzione della propria giustizia- alla gioia di essere figli del Padre. Radice del peccato è la cattiva opinione sul Padre, comune sia al maggiore che al minore. L'uno, per liberarsene, instaura la “strategia del piacere” , che lo porta ad allontanarsi da lui – con le gradazioni del ribellismo, della dimenticanza, dell'alienazione atea e del nichilismo. L'altro, per imbonirselo, instaura la “strategia del dovere”, con una religiosità servile, che sacrifica la gioia di vivere. Ateismo e religione, dissolutezza e legalismo, nichilismo e vittimismo sono tutti aspetti che scaturiscono da un'unica fonte : la non conoscenza di Dio. Hanno un'idea di Lui come di un padre-padrone. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, per tenere schiavi gli uomini(Voltaire) ; se ci fosse, bisognerebbe distruggerlo, per liberarli( Bakunin). Questa parabola ha come intento primo di portare il fratello maggiore ad accettare che Dio è Misericordia. Scoperta gioiosa per il peccatore, è sconfitta mortale per il giusto. Ma solo così può uscire dalla dannazione di una religione servile , e passare, come Paolo, dall'irreprensibilità nell'osservanza della Legge alla “sublimità della conoscenza di Gesù Cristo” suo Signore. ( Filippesi 3,6-8). E' la conversione dalla propria giustizia alla misericordia di Dio. La parabola che inizia col “figlio” minore e termina col “fratello” maggiore, ha come centro la rivelazione del Padre, che ama perdutamente ogni figlio perduto. E' un'esortazione al maggiore , perché riconosca come fratello il minore. Solo così può riconoscere il Padre e divenire, come Lui, misericordioso.
Le azioni del racconto consistono nella partenza e nel ritorno del minore ; nell'accoglienza e nella festa del Padre , nel rifiuto del maggiore ad entrare e nell'uscita del Padre stesso a consolarlo. Il ritornello “con-gioite con me”, diventa far banchetto festoso per il figlio morto e risorto. E' una necessità per il Padre:”bisognava far festa e rallegrarsi”. I sentimenti cardine sono : la compassione del Padre per il minore e la collera del maggiore ; la festa e la gioia del Padre , che sarà piena quando tutti i figli avranno accolto l'invito. Per ora è realizzata in terra dalla convivialità di Gesù con “tutti” i pubblicani e i peccatori . Il figlio minore non ha sentimenti : ha solo bisogni. Ma alla fine è travolto dalla gioia del Padre. Ne resta fuori solo il maggiore : non riconoscendo il fratello, rifiuta il Padre che lo riconosce figlio. Infatti, mentre il minore lo chiama sempre “Padre” egli non lo chiama mai così. Colui che nel racconto è chiamato dodici volte “Padre” sarà chiamato così anche dal maggiore quando dirà all'altro “fratello mio”. Dio riconosce necessariamente come figli tutti quanti, sia giusti che peccatori. Semplicemente perché è Padre! Il giusto riconosce a denti stretti il peccatore come figlio, ma non come fratello suo! E' quindi il vero peccatore. Bisogna che riconosca l'altro come fratello, identificandosi con lui. Solo così gioisce dell'amore e della festa del Padre per il figlio suo perduto e ritrovato.
S. FAUSTI – Questa parabola giustamente chiamata : “ Vangelo nel Vangelo” ,rappresenta il culmine del messaggio di Luca.
RispondiEliminaParla del banchetto festoso che il Padre fa per rallegrarsi del Figlio morto e risorto, perduto
e ritrovato. Più che del “figliol prodigo “ o “del fratello maggiore” è la parabola del Padre.
Ci rivela il suo amore senza condizioni per il figlio peccatore, la sua gioia di essere da lui capito come padre e infine l'invito al giusto di riconoscerlo fratello. La parabola invita a essere misericordiosi come il Padre . Diversamente si resta fuori a brontolare del banchetto che Gesù celebra con i peccatori. E' un invito ai giusti a mangiare il pane del Regno.
La conversione non è tanto un processo psicologico del peccatore che ritorna a Dio, quanto il cambiamento dell'immagine di Dio che giusto e peccatore devono fare.
Convertirsi significa scoprire il suo volto di tenerezza che Gesù ci rivela, volgersi dall'io a Dio, passare dalla delusione del proprio peccato – o dalla presunzione della propria giustizia- alla gioia di essere figli del Padre.
Radice del peccato è la cattiva opinione sul Padre, comune sia al maggiore che al minore.
L'uno, per liberarsene, instaura la “strategia del piacere” , che lo porta ad allontanarsi da lui – con le gradazioni del ribellismo, della dimenticanza, dell'alienazione atea e del nichilismo.
L'altro, per imbonirselo, instaura la “strategia del dovere”, con una religiosità servile, che sacrifica la gioia di vivere.
Ateismo e religione, dissolutezza e legalismo, nichilismo e vittimismo sono tutti aspetti che scaturiscono da un'unica fonte : la non conoscenza di Dio.
Hanno un'idea di Lui come di un padre-padrone.
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, per tenere schiavi gli uomini(Voltaire) ;
se ci fosse, bisognerebbe distruggerlo, per liberarli( Bakunin).
Questa parabola ha come intento primo di portare il fratello maggiore ad accettare che
Dio è Misericordia.
Scoperta gioiosa per il peccatore, è sconfitta mortale per il giusto.
Ma solo così può uscire dalla dannazione di una religione servile , e passare, come Paolo, dall'irreprensibilità nell'osservanza della Legge alla “sublimità della conoscenza di Gesù Cristo” suo Signore. ( Filippesi 3,6-8).
E' la conversione dalla propria giustizia alla misericordia di Dio.
La parabola che inizia col “figlio” minore e termina col “fratello” maggiore, ha come centro la rivelazione del Padre, che ama perdutamente ogni figlio perduto.
E' un'esortazione al maggiore , perché riconosca come fratello il minore. Solo così può riconoscere il Padre e divenire, come Lui, misericordioso.
Le azioni del racconto consistono nella partenza e nel ritorno del minore ; nell'accoglienza e nella festa del Padre , nel rifiuto del maggiore ad entrare
RispondiEliminae nell'uscita del Padre stesso a consolarlo.
Il ritornello “con-gioite con me”, diventa far banchetto festoso per il figlio morto e risorto.
E' una necessità per il Padre:”bisognava far festa e rallegrarsi”.
I sentimenti cardine sono : la compassione del Padre per il minore e la collera del maggiore ; la festa e la gioia del Padre , che sarà piena quando tutti i figli avranno accolto l'invito.
Per ora è realizzata in terra dalla convivialità di Gesù con “tutti” i pubblicani e i peccatori .
Il figlio minore non ha sentimenti : ha solo bisogni.
Ma alla fine è travolto dalla gioia del Padre.
Ne resta fuori solo il maggiore : non riconoscendo il fratello, rifiuta il Padre che lo riconosce figlio.
Infatti, mentre il minore lo chiama sempre “Padre” egli non lo chiama mai così.
Colui che nel racconto è chiamato dodici volte “Padre” sarà chiamato così anche dal maggiore quando dirà all'altro “fratello mio”.
Dio riconosce necessariamente come figli tutti quanti, sia giusti che peccatori.
Semplicemente perché è Padre!
Il giusto riconosce a denti stretti il peccatore come figlio, ma non come fratello suo!
E' quindi il vero peccatore. Bisogna che riconosca l'altro come fratello, identificandosi con lui.
Solo così gioisce dell'amore e della festa del Padre per il figlio suo perduto e ritrovato.