S. FAUSTI – L'Ascensione è narrata da Luca due volte, rispettivamente come conclusione del Vangelo e come inizio degli Atti.E' la cerniera tra il tempo di Gesù e quello della chiesa, chiamata, per la potenza dello Spirito , a riviverlo qui e ora nella testimonianza e nell'annuncio. E' insieme l'ultima apparizione del Risorto. E il suo modo definitivo di essere presente fino al suo ritorno: è il Vivente, l'invisibile, che non è più con noi, ma in noi, suoi fratelli. L'Ascensione è vista nel Vangelo come la conclusione del primo giorno dei due giorni in cui Luca divide la storia : il primo parte da Adamo che fugge dal Padre e termina con il Figlio dell'uomo che torna al Padre. E' la nascita del nuovo Adamo alla pienezza di vita. Negli Atti l'Ascensione è vista come la sua separazione da noi, che viviamo al secondo giorno e, partendo da Lui, percorriamo il suo stesso cammino fino al suo ritorno, quando Dio sarà tutto in tutti. La narrazione è come una liturgia di glorificazione , simile alla solenne benedizione del sommo sacerdote Simone quando finì di fortificare il tempio (Sir 50,20). L'Ascensione compie il giorno senza fine di Pasqua. Il ritorno del Figlio al Padre costituisce il senso pieno del mistero pasquale, il punto di arrivo dell'esodo e della creazione stessa. L'uscita dalla terra, dal sepolcro, termina con l'ingresso nel cielo , la creatura si ricongiunge al suo creatore. Dopo l'Acsensione Dio non ha più nulla da dire o da dare. Ha già detto e dato tutto nella carne di Gesù. C'è solo la necessità continua di ricevere il suo Spirito , che ce lo faccia conoscere e vivere. Il Signore non si allontana dai suoi. Ma la sua presenza non sarà fisica, limitata nello spazio e nel tempo. Sarà spirituale, illimitata, ovunque, sempre. La sua distanza assoluta in realtà è una vicinanza assoluta. Se prima era vicino a noi col suo corpo, ora è in noi col suo stesso Spirito. La sua Ascensione - esaltazione della sua umanità alla dignità del Figlio di Dio – è certezza di benedizione per ogni uomo.In Lui vediamo la speranza alla quale siamo stati chiamati , il tesoro di gloria che racchiude la nostra eredità. (Ef1,18). In Gesù che ascende al cielo conosciamo compiutamente il mistero dell'uomo e del suo corpo. Sappiamo da dove viene perchè vediamo dove va : viene dal Padre della luce , e a lui ritorna. La nostra vita non è più sospesa nel nulla ; ha trovato il suo principio e il suo fine. Gesù non ci lascia orfani e senza patria. Proprio con il suo distare ci indica il Padre e la sua casa , dove Lui ci ha preceduto. La nostra patria è nei cieli e la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. In Lui anche noi siamo già risorti , fatti sedere nei cieli e glorificati. (Fil.3,20). Dove è il nostro tesoro, lì è anche il nostro cuore, e dove è il nostro cuore, lì saremo anche noi. Il comandamento dell'amore è la via per raggiungerlo. Ora conosciamo finalmente chi cerchiamo e come trovarlo. La glorificazione di Gesù con il suo corpo è la realizzazione della brama più profonda che il Dio della vita ha messo nel cuore dell'uomo . Diventare come Lui, vincendo la morte. Non è un sogno proibito , ma il dono che lui ci vuol fare. Per questo i discepoli son colmi di gioia ! Il Signore, ascendendo in alto, ha compiuto i più grandi prodigi in nostro favore. Ha distrutto la schiavitù che ci separa dalla patria del desiderio, vincendo la nostra morte e dando se stesso come senso della nostra vita ; ha distribuito tutti i suoi doni, offrendoci il suo Spirito e la possibilità di vivere la sua vita.
--->Ora siamo liberi, simili a Lui e vediamo in Lui chi siamo noi. Figli nel figlio, fatti finalmente adulti e responsabili, possiamo testimoniare e annunciare ai fratelli l'Amore del Padre, continuando a fare e insegnare fino agli estremi confini della terra quanto Lui cominciò a fare e insegnare dalla Galilea a Gerusalemme. “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”(Ef 1,3). Alla fine del Vangelo Gesù ci dà la sua benedizione. Ci benedice due volte : di continuo e per sempre. Il suo bene-dire è un bene-dare. E' infatti il Figlio, Parola perfetta del Padre, che adoriamo uguale a Lui nella santità e misericordia. In Lui possiamo finalmente lodare Dio. Raggiungiamo il fine per cui siamo stati creati : gioiamo della stessa gioia di Dio, di Dio stesso che è gioia. Gioiamo di Lui come Lui gioisce di noi. La Sua Gloria riempie la terra.
S. FAUSTI – L'Ascensione è narrata da Luca due volte, rispettivamente come conclusione del Vangelo e come inizio degli Atti.E' la cerniera tra il tempo di Gesù e quello della chiesa, chiamata, per la potenza dello Spirito , a riviverlo qui e ora nella testimonianza e nell'annuncio.
RispondiEliminaE' insieme l'ultima apparizione del Risorto. E il suo modo definitivo di essere presente fino al suo ritorno: è il Vivente, l'invisibile, che non è più con noi, ma in noi, suoi fratelli.
L'Ascensione è vista nel Vangelo come la conclusione del primo giorno
dei due giorni in cui Luca divide la storia :
il primo parte da Adamo che fugge dal Padre
e termina con il Figlio dell'uomo che torna al Padre.
E' la nascita del nuovo Adamo alla pienezza di vita.
Negli Atti l'Ascensione è vista come la sua separazione da noi, che viviamo al secondo giorno e, partendo da Lui, percorriamo il suo stesso cammino fino al suo ritorno, quando Dio sarà tutto in tutti.
La narrazione è come una liturgia di glorificazione , simile alla solenne benedizione del sommo sacerdote Simone quando finì di fortificare il tempio (Sir 50,20).
L'Ascensione compie il giorno senza fine di Pasqua.
Il ritorno del Figlio al Padre costituisce il senso pieno del mistero pasquale, il punto di arrivo dell'esodo e della creazione stessa. L'uscita dalla terra, dal sepolcro, termina con l'ingresso nel cielo , la creatura si ricongiunge al suo creatore.
Dopo l'Acsensione Dio non ha più nulla da dire o da dare. Ha già detto e dato tutto nella carne di Gesù. C'è solo la necessità continua di ricevere il suo Spirito , che ce lo faccia conoscere e vivere.
Il Signore non si allontana dai suoi. Ma la sua presenza non sarà fisica, limitata nello spazio e nel tempo. Sarà spirituale, illimitata, ovunque, sempre.
La sua distanza assoluta in realtà è una vicinanza assoluta.
Se prima era vicino a noi col suo corpo, ora è in noi col suo stesso Spirito.
La sua Ascensione - esaltazione della sua umanità alla dignità del Figlio di Dio – è certezza di benedizione per ogni uomo.In Lui vediamo la speranza alla quale siamo stati chiamati , il tesoro di gloria che racchiude la nostra eredità. (Ef1,18).
In Gesù che ascende al cielo conosciamo compiutamente il mistero dell'uomo e del suo corpo.
Sappiamo da dove viene perchè vediamo dove va : viene dal Padre della luce , e a lui ritorna.
La nostra vita non è più sospesa nel nulla ; ha trovato il suo principio e il suo fine.
Gesù non ci lascia orfani e senza patria. Proprio con il suo distare ci indica il Padre e la sua casa , dove Lui ci ha preceduto. La nostra patria è nei cieli e la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. In Lui anche noi siamo già risorti , fatti sedere nei cieli e glorificati. (Fil.3,20).
Dove è il nostro tesoro, lì è anche il nostro cuore, e dove è il nostro cuore, lì saremo anche noi.
Il comandamento dell'amore è la via per raggiungerlo.
Ora conosciamo finalmente chi cerchiamo e come trovarlo.
La glorificazione di Gesù con il suo corpo è la realizzazione della brama più profonda che il Dio della vita ha messo nel cuore dell'uomo . Diventare come Lui, vincendo la morte. Non è un sogno proibito , ma il dono che lui ci vuol fare.
Per questo i discepoli son colmi di gioia ! Il Signore, ascendendo in alto, ha compiuto i più grandi prodigi in nostro favore. Ha distrutto la schiavitù che ci separa dalla patria del desiderio, vincendo la nostra morte e dando se stesso come senso della nostra vita ; ha distribuito tutti i suoi doni, offrendoci il suo Spirito e la possibilità di vivere la sua vita.
--->Ora siamo liberi, simili a Lui e vediamo in Lui chi siamo noi.
RispondiEliminaFigli nel figlio, fatti finalmente adulti e responsabili, possiamo testimoniare e annunciare ai fratelli l'Amore del Padre, continuando a fare e insegnare fino agli estremi confini della terra quanto Lui cominciò a fare e insegnare dalla Galilea a Gerusalemme.
“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”(Ef 1,3).
Alla fine del Vangelo Gesù ci dà la sua benedizione.
Ci benedice due volte : di continuo e per sempre.
Il suo bene-dire è un bene-dare. E' infatti il Figlio, Parola perfetta del Padre, che adoriamo uguale a Lui nella santità e misericordia.
In Lui possiamo finalmente lodare Dio.
Raggiungiamo il fine per cui siamo stati creati :
gioiamo della stessa gioia di Dio, di Dio stesso che è gioia.
Gioiamo di Lui come Lui gioisce di noi.
La Sua Gloria riempie la terra.