giovedì 26 maggio 2016

C - SS.CORPO E SANGUE DI CRISTO


1 commento:

  1. S. FAUSTI –
    L'esperienza quotidiana dell'eucaristia ci trasferisce nell'ottavo giorno, l'oggi della trasfigurazione,perchè ci rende presenti al suo dono di amore eterno.
    Il suo pane è la nostra vita e ci abilita, come Elia, al lungo cammino di quaranta giorni, fino al monte della rivelazione di Dio (1Re19,8). Il luogo in cui si riconosce Gesù non è la curiosità di Erode, che lo vuol controllare e tenere in mano, ma la fragranza del pane e la meraviglia stupefatta del discepolo che ne gusta.
    Lo spezzare del pane è rivelazione oggettiva del suo amore per me .
    Lo ricordo, lo porto al mio cuore, al centro di me stesso e mi lascio interpellare da esso cercando di rispondere.
    La fede è questo dialogo che si fa vita comune, il suo amore che si fa mio pane e mi nutre.
    La lettura che Luca fa di questo banchetto , strettamente cristologica, segna il punto d'arrivo della missione : l'attività apostolica porta a conoscere il Signore Gesù e ha il suo “culmine” e coronamento nell'Eucaristia, che ne è anche l'”origine”.
    Essa è fondamento e compimento insieme della Chiesa, suo principio e suo fine!
    Il racconto ha come sottofondo l'attesa del banchetto messianico nel deserto, analogo a quello che Dio imbandì al suo popolo (Is.25,6... Os 11,4) .
    Il pane è dato a tutti.Solo i discepoli però si rendono conto di ciò che è accaduto.
    Non segue nessuna reazione.
    Per chi se ne rende conto, l'unica reazione possibile è la fede in Gesù come Messia, nostra speranza.
    Questa speranza ci avvince e associa a Lui, e si chiarisce progressivamente nel dialogo con Lui.
    Alla fine Egli si rivela completamente, ci fa entrare nel suo mistero di morte e resurrezione, e ci prende con sé nel suo viaggio a Gerusalemme.
    Il brano allude alla celebrazione eucaristica in tutto il suo valore storico – escatologico.
    Essa pone chi la celebra nel cuore del mistero di Dio, nella memoria della sua passione per noi, nell'anticipo della resurrezione e nell'attesa del suo ritorno.
    Gli apostoli, i dodici, chiamati poi discepoli, come quelli che ne continueranno l'azione, sono i servi di questo banchetto.Convocano, accolgono, ricevono e distribuiscono a tutti il pane spezzato e donato dal Signore.
    L'avanzo non viene riposto, (come la manna in Es. 16,32) ma è ciò che i discepoli hanno sempre in serbo per donare a tutti e per sempre.
    Inoltre questo pane si può e si deve conservare (Gv 6,12).
    A differenza della manna che perisce, questo non perisce mai. Ha anzi il potere di preservare dalla morte chi ne mangia. In esso il Signore vuole e e può finalmente rivelare il mistero di amore verso il Padre e verso di noi.
    Questo Pane ci pone al centro della Trinità, come figli nel Figlio, e ci fa come Lui ascoltatori della Parola del Padre che trasfigura il volto.
    Il centro di questo brano è il dire le Parole dell'ultima Cena.
    Ora la presenza del Dio che nell'Esodo sazia il suo popolo, è sostituita da Cristo che spezza il pane.
    Il dare da mangiare a tutti, compiuto dai discepoli, su ordine del Signore, riecheggia il “Fate questo in memoria di me” (di ogni preghiera Eucaristica nel dono senza misura della Consacrazione).

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