S. FAUSTI – L'esperienza quotidiana dell'eucaristia ci trasferisce nell'ottavo giorno, l'oggi della trasfigurazione,perchè ci rende presenti al suo dono di amore eterno. Il suo pane è la nostra vita e ci abilita, come Elia, al lungo cammino di quaranta giorni, fino al monte della rivelazione di Dio (1Re19,8). Il luogo in cui si riconosce Gesù non è la curiosità di Erode, che lo vuol controllare e tenere in mano, ma la fragranza del pane e la meraviglia stupefatta del discepolo che ne gusta. Lo spezzare del pane è rivelazione oggettiva del suo amore per me . Lo ricordo, lo porto al mio cuore, al centro di me stesso e mi lascio interpellare da esso cercando di rispondere. La fede è questo dialogo che si fa vita comune, il suo amore che si fa mio pane e mi nutre. La lettura che Luca fa di questo banchetto , strettamente cristologica, segna il punto d'arrivo della missione : l'attività apostolica porta a conoscere il Signore Gesù e ha il suo “culmine” e coronamento nell'Eucaristia, che ne è anche l'”origine”. Essa è fondamento e compimento insieme della Chiesa, suo principio e suo fine! Il racconto ha come sottofondo l'attesa del banchetto messianico nel deserto, analogo a quello che Dio imbandì al suo popolo (Is.25,6... Os 11,4) . Il pane è dato a tutti.Solo i discepoli però si rendono conto di ciò che è accaduto. Non segue nessuna reazione. Per chi se ne rende conto, l'unica reazione possibile è la fede in Gesù come Messia, nostra speranza. Questa speranza ci avvince e associa a Lui, e si chiarisce progressivamente nel dialogo con Lui. Alla fine Egli si rivela completamente, ci fa entrare nel suo mistero di morte e resurrezione, e ci prende con sé nel suo viaggio a Gerusalemme. Il brano allude alla celebrazione eucaristica in tutto il suo valore storico – escatologico. Essa pone chi la celebra nel cuore del mistero di Dio, nella memoria della sua passione per noi, nell'anticipo della resurrezione e nell'attesa del suo ritorno. Gli apostoli, i dodici, chiamati poi discepoli, come quelli che ne continueranno l'azione, sono i servi di questo banchetto.Convocano, accolgono, ricevono e distribuiscono a tutti il pane spezzato e donato dal Signore. L'avanzo non viene riposto, (come la manna in Es. 16,32) ma è ciò che i discepoli hanno sempre in serbo per donare a tutti e per sempre. Inoltre questo pane si può e si deve conservare (Gv 6,12). A differenza della manna che perisce, questo non perisce mai. Ha anzi il potere di preservare dalla morte chi ne mangia. In esso il Signore vuole e e può finalmente rivelare il mistero di amore verso il Padre e verso di noi. Questo Pane ci pone al centro della Trinità, come figli nel Figlio, e ci fa come Lui ascoltatori della Parola del Padre che trasfigura il volto. Il centro di questo brano è il dire le Parole dell'ultima Cena. Ora la presenza del Dio che nell'Esodo sazia il suo popolo, è sostituita da Cristo che spezza il pane. Il dare da mangiare a tutti, compiuto dai discepoli, su ordine del Signore, riecheggia il “Fate questo in memoria di me” (di ogni preghiera Eucaristica nel dono senza misura della Consacrazione).
S. FAUSTI –
RispondiEliminaL'esperienza quotidiana dell'eucaristia ci trasferisce nell'ottavo giorno, l'oggi della trasfigurazione,perchè ci rende presenti al suo dono di amore eterno.
Il suo pane è la nostra vita e ci abilita, come Elia, al lungo cammino di quaranta giorni, fino al monte della rivelazione di Dio (1Re19,8). Il luogo in cui si riconosce Gesù non è la curiosità di Erode, che lo vuol controllare e tenere in mano, ma la fragranza del pane e la meraviglia stupefatta del discepolo che ne gusta.
Lo spezzare del pane è rivelazione oggettiva del suo amore per me .
Lo ricordo, lo porto al mio cuore, al centro di me stesso e mi lascio interpellare da esso cercando di rispondere.
La fede è questo dialogo che si fa vita comune, il suo amore che si fa mio pane e mi nutre.
La lettura che Luca fa di questo banchetto , strettamente cristologica, segna il punto d'arrivo della missione : l'attività apostolica porta a conoscere il Signore Gesù e ha il suo “culmine” e coronamento nell'Eucaristia, che ne è anche l'”origine”.
Essa è fondamento e compimento insieme della Chiesa, suo principio e suo fine!
Il racconto ha come sottofondo l'attesa del banchetto messianico nel deserto, analogo a quello che Dio imbandì al suo popolo (Is.25,6... Os 11,4) .
Il pane è dato a tutti.Solo i discepoli però si rendono conto di ciò che è accaduto.
Non segue nessuna reazione.
Per chi se ne rende conto, l'unica reazione possibile è la fede in Gesù come Messia, nostra speranza.
Questa speranza ci avvince e associa a Lui, e si chiarisce progressivamente nel dialogo con Lui.
Alla fine Egli si rivela completamente, ci fa entrare nel suo mistero di morte e resurrezione, e ci prende con sé nel suo viaggio a Gerusalemme.
Il brano allude alla celebrazione eucaristica in tutto il suo valore storico – escatologico.
Essa pone chi la celebra nel cuore del mistero di Dio, nella memoria della sua passione per noi, nell'anticipo della resurrezione e nell'attesa del suo ritorno.
Gli apostoli, i dodici, chiamati poi discepoli, come quelli che ne continueranno l'azione, sono i servi di questo banchetto.Convocano, accolgono, ricevono e distribuiscono a tutti il pane spezzato e donato dal Signore.
L'avanzo non viene riposto, (come la manna in Es. 16,32) ma è ciò che i discepoli hanno sempre in serbo per donare a tutti e per sempre.
Inoltre questo pane si può e si deve conservare (Gv 6,12).
A differenza della manna che perisce, questo non perisce mai. Ha anzi il potere di preservare dalla morte chi ne mangia. In esso il Signore vuole e e può finalmente rivelare il mistero di amore verso il Padre e verso di noi.
Questo Pane ci pone al centro della Trinità, come figli nel Figlio, e ci fa come Lui ascoltatori della Parola del Padre che trasfigura il volto.
Il centro di questo brano è il dire le Parole dell'ultima Cena.
Ora la presenza del Dio che nell'Esodo sazia il suo popolo, è sostituita da Cristo che spezza il pane.
Il dare da mangiare a tutti, compiuto dai discepoli, su ordine del Signore, riecheggia il “Fate questo in memoria di me” (di ogni preghiera Eucaristica nel dono senza misura della Consacrazione).