giovedì 25 agosto 2016

C - 22 DOM.T.O.


1 commento:

  1. S. FAUSTI - Questa scena si svolge a tavola, con il fariseo e l'idropico sullo sfondo.Il lievito dei farisei porta all'”avere di più” , riempie l'uomo di possesso e di rapina, e lo riduce a un idropico, che trasforma in acqua morta tutto ciò che mangia, e cresce tanto da non passare per la porta stretta. E' la situazione di ogni uomo . Nessuno può salvarsi , e tutti veniamo salvati.
    Tutti, tranne l'orgoglioso che rifiuta la mano tesa , perchè pretende di farcela da solo.
    Qui Gesù illustra lo spirito nuovo di chi è guarito dall'idropisia . È l'umiltà, il contrario di quel protagonismo di cui fan mostra i tanti piccoli idropici che vede scegliere i primi posti al banchetto della vita!
    Al lievito dei farisei ,Gesù contrappone il lievito del Regno.
    Non si tratta di norme di galateo o di tatticismi : è invece la rivelazione del gudizio di Dio , che valuta in modo opposto al nostro.
    E' quanto Gesù ci ha manifestato e ciascuno di noi è chiamato a vivere.
    Egli ha scelto l'ultimo posto , si è fatto servo di tutti e si è umiliato.
    Suoi amici sono quanti fanno altrettanto! In questa parabola siamo esortati a occupare l'ultimo posto , perchè è quello del Figlio.
    E' il motivo per cui Dio ama gli ultimi e anche noi dobbiamo amarli. Solo questi partecipano al banchetto del Regno , che la Misericordia del Padre imbandisce per il figlio perduto e ritrovato.
    Questa parabola ribadisce la lezione del Magnificat.
    Ci guarisce dall'enfiagione dell'io per vivere di Dio , ci snebbia dai deliri di potenza e ci ripulisce gli occhi. Così vediamo come Dio agisce nella storia.
    La chiamata degli esclusi è insieme la salvezza messianica e l'anticipo della realtà definitiva : è il nostro vero essere come Dio in questo mondo.
    La scelta, l'impegno e il servizio cristiano per i poveri non sono strumento di dominio a buon mercato, che crea una schiavitù più sottile.
    Non è neanche sgravarsi la coscienza dai giusti sensi di colpa.
    Scaturisce invece dalla conoscenza di Dio , che ha scelto i poveri e si è identificato con loro.
    Da qui nasce un diverso modo di valutare e di agire.
    Il povero è il “luogo teologico” per eccellenza.
    In lui incontro il mio Salvatore che si è fatto ultimo di tutti.
    La sua presenza mi rivela sempre inadempiente e mi richiama alla stima e al rispetto per lui.
    Lui è il valore che ispira i miei pensieri , non il disvalore cui cerco di rimediare con le mie azioni.
    E' la presenza del Crocifisso. Per questo s. Francesco baciò il lebbroso.
    Più che ciò che faccio per lui – spesso solo umiliarlo con un po' di soldi – è importante ciò che lui fa per me : mi giudica e mi salva.

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