Data04/08/2019 LETTURA DEL GIORNO Prima lettura dal libro del Qoèlet Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
PAROLE DEL SANTO PADRE Ma alla fine queste ricchezze non danno la sicurezza per sempre. Anzi ti portano giù nella tua dignità. ‘Tenetevi lontano da ogni cupidigia!’, così dice il Signore. Perché la cupidigia va avanti, va avanti, va avanti… E’ uno scalino, apre la porta: poi viene la vanità - credersi importanti, credersi potenti... – e, alla fine, l’orgoglio. E da lì tutti i vizi, tutti. Sono scalini, ma il primo è questo: la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze. (Santa Marta, 19 giugno 2015)
FAUSTI – Questa parabola descrive l'uomo che fa consistere la propria sicurezza nell'accumulo dei beni. E' il contrario del discepolo la cui sicurezza è nell'amore del Padre e dei fratelli. La nostra vita non sta nei beni, ma in Colui che li dona. La sapienza di Dio ha previsto che la soddisfazione dei bisogni che abbiamo diventi strumento per colmare il bisogno che siamo : la comunione col Padre che dona e con i fratelli con cui condividiamo. Questo è il regno dei figli, il nostro vero tesoro. Non accettando la tua identità, ti identifichi con ciò che possiedi. Invece di servirti del mondo come suo signore, lo servi come tuo signore. L'avere di più è il primo tentativo maldestro di salvarsi suggerito dalla paura della morte. Se fai dipendere la tua vita da ciò che hai, distruggi ciò che sei. La vita infatti è dal Padre; per questo sei figlio suo e fratello di tutti. Se la tua vita è dalle cose, lui non è più tuo Padre e i fratelli sono tuoi contendenti.E le stesse cose che prima erano “da” Dio e “per” te , cambiano valore : se tu “da” loro e “per” loro e sacrifichi la tua vita a ciò che doveva garantirla. Ciò che hai e possiedi , ti dà morte se lo consideri come fine invece che come mezzo. Ne sei schiavo e per quanto tu possieda non sarai mai pieno, perchè altro è il pane che ti sazia. Per inganno l'uomo ha abbandonato la “sorgente d'acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non contengono l'acqua”(Ger 2,13): ha posto come principio della propria vita il timore della morte,invece che l'amore del Padre della vita. I frutti della terra sono benedizione di Dio (Dt 28). Chi li riceve come dono è benedetto lui stesso. Chi li prende come possesso , li taglia dalla loro sorgente ed è maledetto. Riceverli come dono significa usarli ricordando che sono dal Padre e per tutti i fratelli. Quet'amore concreto del Padre e dei fratelli, che si esprime rispettivamente in lode e in misericordia, è tutta la Legge. Ogni qualvolta vivrà con spirito di padrone, Israele andrà in esilio. L'oblio del dono è la via dell'esilio ; il ricordo e la conversione quella del ritorno. Mosè mette in guardia il popolo , ammonendolo di non dire mai “è mio” ciò che gli sarà dato nella terra promessa (Dt 8,7-20). Chi vuol possedere è in realtà posseduto da ciò che possiede. Non è più libero, ma schiavo. Come per Adamo lo stare nel giardino è legato all'obbedienza a Dio, così per Israele lo stare nella terra promessa è legato in concreto al non impadronirsi del dono.Dio ha ordinato di non possedere e di non accumulare , bensì di ringraziare del dono e di condividere. L'obbedienza a questa Sua Parola introduce nel riposo (terra promessa), dove si mangia ( si vive), si beve ( si ama) e si gioisce , perchè nel soddisfare i bisogni primari si soddisfa anche quello essenziale : l'amore del Padre e dei fratelli! Il possesso è contrario al ringraziare, ed è contro Dio ; l'accumulo è contrario alla condivisione ed è contro gli uomini. Il ricco, che punta sull'avere di più, si isola sempre più dagli altri e s'ingabbia nella sua solitudine. La stoltezza si consuma nel compiacersi dei beni, facendo di essi la propria vita e sicurezza. “Riposa, mangia, bevi ,godi” : è il programma di vita dell'uomo. I beni, nel piano di Dio, servirebbero per questo! Ma è stoltezza credere di realizzarlo seguendo la via dell'avere di più. La stoltezza consiste nel fatto che la morte non è evitata da ciò che il timore di essa ha suggerito. La paura infatti è cattiva consigliera , e getta in braccio a ciò che si teme. La coscienza della morte mi mostra il mio essere profondo : la mia solitudine assoluta davanti a Lui, che può essere colmata solo da Lui, mio riposo, mio cibo, mia bevanda e mia gioia.
Data04/08/2019
RispondiEliminaLETTURA DEL GIORNO
Prima lettura dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
PAROLE DEL SANTO PADRE
Ma alla fine queste ricchezze non danno la sicurezza per sempre. Anzi ti portano giù nella tua dignità. ‘Tenetevi lontano da ogni cupidigia!’, così dice il Signore. Perché la cupidigia va avanti, va avanti, va avanti… E’ uno scalino, apre la porta: poi viene la vanità - credersi importanti, credersi potenti... – e, alla fine, l’orgoglio. E da lì tutti i vizi, tutti. Sono scalini, ma il primo è questo: la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze. (Santa Marta, 19 giugno 2015)
FAUSTI – Questa parabola descrive l'uomo che fa consistere la propria sicurezza nell'accumulo dei beni. E' il contrario del discepolo la cui sicurezza è nell'amore del Padre e dei fratelli.
RispondiEliminaLa nostra vita non sta nei beni, ma in Colui che li dona.
La sapienza di Dio ha previsto che la soddisfazione dei bisogni che abbiamo diventi strumento per colmare il bisogno che siamo : la comunione col Padre che dona e con i fratelli con cui condividiamo. Questo è il regno dei figli, il nostro vero tesoro.
Non accettando la tua identità, ti identifichi con ciò che possiedi. Invece di servirti del mondo come suo signore, lo servi come tuo signore.
L'avere di più è il primo tentativo maldestro di salvarsi suggerito dalla paura della morte.
Se fai dipendere la tua vita da ciò che hai, distruggi ciò che sei.
La vita infatti è dal Padre; per questo sei figlio suo e fratello di tutti.
Se la tua vita è dalle cose, lui non è più tuo Padre e i fratelli sono tuoi contendenti.E le stesse cose che prima erano “da” Dio e “per” te , cambiano valore : se tu “da” loro e “per” loro e sacrifichi la tua vita a ciò che doveva garantirla.
Ciò che hai e possiedi , ti dà morte se lo consideri come fine invece che come mezzo.
Ne sei schiavo e per quanto tu possieda non sarai mai pieno, perchè altro è il pane che ti sazia.
Per inganno l'uomo ha abbandonato la “sorgente d'acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non contengono l'acqua”(Ger 2,13): ha posto come principio della propria vita il timore della morte,invece che l'amore del Padre della vita. I frutti della terra sono benedizione di Dio (Dt 28).
Chi li riceve come dono è benedetto lui stesso.
Chi li prende come possesso , li taglia dalla loro sorgente ed è maledetto.
Riceverli come dono significa usarli ricordando che sono dal Padre e per tutti i fratelli.
Quet'amore concreto del Padre e dei fratelli, che si esprime rispettivamente in lode e in misericordia, è tutta la Legge.
Ogni qualvolta vivrà con spirito di padrone, Israele andrà in esilio.
L'oblio del dono è la via dell'esilio ; il ricordo e la conversione quella del ritorno.
Mosè mette in guardia il popolo , ammonendolo di non dire mai “è mio” ciò che gli sarà dato nella terra promessa (Dt 8,7-20).
Chi vuol possedere è in realtà posseduto da ciò che possiede. Non è più libero, ma schiavo.
Come per Adamo lo stare nel giardino è legato all'obbedienza a Dio, così per Israele lo stare nella terra promessa è legato in concreto al non impadronirsi del dono.Dio ha ordinato di non possedere e di non accumulare , bensì di ringraziare del dono e di condividere.
L'obbedienza a questa Sua Parola introduce nel riposo (terra promessa), dove si mangia ( si vive), si beve ( si ama) e si gioisce , perchè nel soddisfare i bisogni primari si soddisfa anche quello essenziale : l'amore del Padre e dei fratelli!
Il possesso è contrario al ringraziare, ed è contro Dio ; l'accumulo è contrario alla condivisione ed è contro gli uomini. Il ricco, che punta sull'avere di più, si isola sempre più dagli altri e s'ingabbia nella sua solitudine. La stoltezza si consuma nel compiacersi dei beni, facendo di essi la propria vita e sicurezza. “Riposa, mangia, bevi ,godi” : è il programma di vita dell'uomo.
I beni, nel piano di Dio, servirebbero per questo!
Ma è stoltezza credere di realizzarlo seguendo la via dell'avere di più.
La stoltezza consiste nel fatto che la morte non è evitata da ciò che il timore di essa ha suggerito. La paura infatti è cattiva consigliera , e getta in braccio a ciò che si teme.
La coscienza della morte mi mostra il mio essere profondo : la mia solitudine assoluta davanti a Lui, che può essere colmata solo da Lui, mio riposo, mio cibo, mia bevanda e mia gioia.