venerdì 18 ottobre 2019

C - 29 DOM.T.O.


3 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Prima Lettura

    Dal libro dell'Èsodo
    Es 17,8-13

    In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.

    Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.

    Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.

    Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.



    Seconda Lettura

    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    2 Tm 3,14 - 4,2

    Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.

    Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

    Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 18,1-8

    In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

    «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

    Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

    E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». E con questa domanda siamo tutti messi in guardia: non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta. E’ la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla! Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta. E nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso. (Udienza generale 25 maggio 2016)

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  2. FAUSTI – Si deve pregare sempre, perché ogni momento è quello della Sua venuta. La salvezza avviene in questo nostro tempo profano, in cui si mangia, si beve, ecc. per questo Paolo dice .”sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” La decisione finale è anticipata nella storia. Il destino definitivo è costruito ora. Non c'è altro tempo che il presente.
    Il passato non è più, il futuro non è ancora.
    Si può pregare sempre, perché la preghiera non si sovrappone a nessun' altra azione. Le illumina tutte e le indirizza al loro fine. Il cuore può e deve essere sempre intento in Dio e presente a Lui, perché è fatto per Lui.
    L'azione che non nasce dalla preghiera è come una freccia scoccata a caso da un arco allentato . Senza fine e senza forza, non può raggiungere il suo bersaglio.
    La preghiera è importante perché è desiderio di Dio. E il desiderio di Lui è il più grande dono che ci sia stato fatto.
    Nessuna azione può produrre o raggiungere Colui che invece non può sottrarsi al desiderio. Dio, essendo Amore, altro non desidera che essere desiderato.
    Ma il vuoto si riempie subito dei fantasmi e delle paure del cuore, che fanno spesso un muro tra noi e Dio.
    Il nostro peccato, assenza e lontananza da Lui, si evidenzia nella preghiera più che altrove.
    Mentre normalmente si lotta con mosche e zanzare, quando si prega si lotta con leoni e draghi, anzi, con Dio stesso, sul quale proiettiamo la nostra cattiveria.
    Per questo la preghiera è una lotta.
    Essa tiene viva nella notte l'attesa della luce . È il desiderio del ritorno del Signore, necessario al credente come l'acqua al pesce.
    Ma Lui sembra insensibile anche all'insistenza più importuna ; pare che ceda solo a fatica e per non essere disturbato oltre , come il giudice ingiusto.
    In realtà il Signore si comporta da sordo , solo perchè vuole che noi gridiamo a Lui , desidera udire la nostra voce :”Fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave!”, dice lo Sposo a colei che si sente vedova.(Ct 2,14).
    La vedova non ha donativi.
    E' povera, come il desiderio.
    Può contare solo sull'insistenza e l'intensità, che la scavano ancora più a fondo. Ma proprio così diventa capace di accogliere il desiderato.
    Se la Sua venuta è certa, bisogna nel frattempo “importunarlo”.
    In questo consiste la fede : una richiesta insistente del Suo ritorno, che tiene desto il nostro desiderio di Lui e ci preserva dal cadere nella tentazione radicale di non attenderlo più.
    La salvezza non viene perché non è invocata.
    Il Salvatore tarda a venire solo perché non è desiderato.
    Pazienta con noi e rinvia il Suo ritorno, solo perché noi siamo indifferenti a Lui.Vuole che alziamo gli occhi da ciò che la Sua mano ci porge al Suo sguardo che vuole incontrarci.
    Per questo bisogna pregare senza stancarsi.
    La preghiera deve essere continua.
    Il suo fine non è quello di cambiare Dio nei nostri confronti, ma noi nei Suoi, facendoci passare dal desiderio interessato dei Suoi doni che non vengono, al desiderio puro di Lui che vuole venire .
    Solo così Lo possiamo accogliere.
    Per questo il frutto infallibile della preghiera perseverante non sono i Suoi doni, ma Lui Stesso come Dono : lo Spirito Santo.
    Il Signore stesso ordina di importunarlo, cercando, bussando.
    Ma non ci ascolta se non quel tanto che è necessario perché non smettiamo di importunarlo.
    Il lungo silenzio di Dio si riempie al fine della Sua Parola, così diversa da ogni nostra.
    Il Regno, già presente in mezzo a noi, sarà visto solo da chi ha il cuore puro (Mt 5,8).
    Per questo deve prima spegnersi ogni chiacchiera davanti al Suo Silenzio.
    Quando Lui viene, cessa la vedovanza che, più che della sposa, è dello Sposo.
    Infatti non Lui ha lasciato noi, ma noi abbiamo lasciato Lui.
    Colui che verrà alla fine nella Sua Gloria, viene già ora ogni giorno, nella pazienza verso di noi (2Pt 3,8s).

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  3. -->L'unica spiegazione del ritardo del ritorno del Signore è la Sua benevolenza verso di noi : attende che noi Lo attendiamo.
    Il Signore, per il Suo ritorno, esige una fede come quella della vedova.
    Tale fede, che si fa preghiera incessante, è il nostro Sì alla Sua venuta.
    Grande è la Sua paura di non trovare Fede e non poter venire.
    L'amore muore dal desiderio di essere desiderato.
    La stessa preghiera, soprattutto Eucaristica, è già sempre un incontro con Lui nella fede, finché”si compia la beata speranza e venga il Salvatore Nostro Gesù Cristo!”

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