venerdì 25 ottobre 2019

C - 30 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Prima Lettura

    Dal libro del Siràcide
    Sir 35,15b-17.20-22a

    Il Signore è giudice
    e per lui non c’è preferenza di persone.

    Non è parziale a danno del povero
    e ascolta la preghiera dell’oppresso.
    Non trascura la supplica dell’orfano,
    né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
    Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
    la sua preghiera arriva fino alle nubi.

    La preghiera del povero attraversa le nubi
    né si quieta finché non sia arrivata;
    non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
    e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.



    Seconda Lettura

    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    2 Tm 4,6-8.16-18

    Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.

    Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.

    Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 18,9-14

    In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

    Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    “Quando la Chiesa è umile, quando la Chiesa è povera, anche quando la Chiesa confessa le sue miserie – poi tutti ne abbiamo – la Chiesa è fedele. La Chiesa dice: ‘Ma, io sono oscura, ma la luce mi viene da lì!’ e questo ci fa tanto bene. Umili. Senza vantarci di avere luce propria, cercando sempre la luce che viene dal Signore”. (Santa Marta, 24 novemvbre 2014)

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  2. FAUSTI - In questo dittico abbiamo due modelli di fede e di preghiera.
    Da una parte il fariseo, che prega davanti al proprio io. Sicuro della propria bontà , giustifica sé e condanna gli altri.
    Dall'altra il pubblicano, che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca perdono.
    Simile a quella dei lebbrosi e del cieco, è la preghiera che purifica e illumina, introducendo a Gerusalemme.
    E' una supplica con due poli : la misericordia Sua e la miseria mia.
    L'umiltà è l'unica qualità in grado di attirare l'Altissimo : fa di me un vaso, che, svuotato dall'io, può essere riempito di Dio.
    Questa preghiera di pubblicano sarà la mia quando scoprirò il mio peccato di fariseo.
    Non si ritiene un peccatore, ma “il” peccatore, “il più responsabile di tutti”.
    I rimanenti sono per lui,a differenza che per il fariseo, tutti giusti.
    Tutti i personaggi del Vangelo di Luca sono riconducibili a queste due figure , che rappresentano rispettivamente l'impossibilità e la possibilità della salvezza.
    Anzi più esattamente : noi cristiani seri siamo tutti fratelli gemelli del fariseo, il presunto giusto, che Gesù vuol convertire in reo confesso, perchè accolga la grazia.
    Gesù svela al fariseo com'è, mettendogli davanti uno specchio : il pubblicano , nel quale non vuole riconoscersi, è la parte profonda del suo io che non accetta.
    Il Vangelo di Luca incoraggia questo riconoscimento in modo scandaloso , condannando il giusto e giustificando il peccatore.
    Il giusto è condannato perchè, nello sforzo di osservare le prescrizioni della Legge, trascura il comandamento da cui scaturiscono : l'amore di Dio e del prossimo.
    Il peccatore invece è giustificato.
    Questo è il vero scandalo del Vangelo , che ci permette di accettare la nostra realtà di peccatori in quella di Dio che ci ama senza condizioni - non per i nostri meriti, ma per il Suo Amore di Padre.
    La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondano su questa umiltà fiduciosa , frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio
    Infatti , senza umiltà, la preghiera è dell'io e non di Dio , la fiducia è in sé e non in Lui.
    La prima è autoglorificazione , la seconda presunzione.
    Questo racconto ci aiuta a discernere sulla nostra preghiera.
    Questa è vera quando, riconoscendoci nel fariseo, facciamo nostra la preghiera del pubblicano.
    L'umiltà che Luca richiede ad ogni credente è quella di riconoscere la propria umiliante superbia di fariseo.

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