giovedì 21 luglio 2022

C - 17 DOMENICA T.O.


 

6 commenti:

  1. Dio sta nella sua santa dimora:
    a chi è solo fa abitare una casa;
    dà forza e vigore al suo popolo. (Cf. Sal 67,6.7.36)
    O Dio, nostra forza e nostra speranza,
    senza di te nulla esiste di valido e di santo;
    effondi su di noi la tua misericordia
    perché, da te sorretti e guidati,
    usiamo saggiamente dei beni terreni
    nella continua ricerca dei beni eterni.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo


    Signore e creatore del mondo,
    Cristo tuo Figlio
    ci ha insegnato a chiamarti Padre:
    invia su di noi lo Spirito Santo, tuo dono,
    perché ogni nostra preghiera sia esaudita.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Non sia adiri il mio Signore, se parlo.
    Dal libro della Gènesi
    Gen 18,20-32

    In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
    Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
    Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
    Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
    Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 137 (138)
    R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
    Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
    hai ascoltato le parole della mia bocca.
    Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
    mi prostro verso il tuo tempio santo. R.

    Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
    hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
    Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
    hai accresciuto in me la forza. R.

    Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
    il superbo invece lo riconosce da lontano.
    Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
    contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. R.

    La tua destra mi salva.
    Il Signore farà tutto per me.
    Signore, il tuo amore è per sempre:
    non abbandonare l’opera delle tue mani. R.


    Seconda Lettura
    Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
    Col 2,12-14

    Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
    Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
    per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! (Rm 8,15bc)

    Alleluia.

    Vangelo
    Chiedete e vi sarà dato.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 11,1-13

    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    "Padre,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione"».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
    Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    Parola di Dio.

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  3. PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 28 luglio 2019
    Nell’odierna pagina di Vangelo (cfr Lc 11,1-13), san Luca narra le circostanze nelle quali Gesù insegna il “PADRE NOSTRO”. Essi, i discepoli, sanno già PREGARE, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della PREGHIERA di Gesù. Perché loro possono constatare che la PREGHIERA è una dimensione essenziale nella vita del loro Maestro, infatti ogni sua azione importante è caratterizzata da prolungate soste di PREGHIERA. Inoltre, restano affascinati perché vedono che Egli non prega come gli altri maestri del tempo, ma la sua PREGHIERA è un legame intimo con il Padre, tanto che desiderano essere partecipi di questi momenti di unione con Dio, per assaporarne completamente la dolcezza.
    Così, un giorno, aspettano che Gesù concluda la PREGHIERA, in un luogo appartato, e poi chiedono: «Signore, insegnaci a PREGARE» (v.1). Rispondendo alla domanda esplicita dei discepoli, Gesù non dà una definizione astratta della PREGHIERA, né insegna una tecnica efficace per PREGARE ed “ottenere” qualcosa. Egli invece invita i suoi a fare esperienza di PREGHIERA, mettendoli direttamente in comunicazione col Padre, suscitando in essi una nostalgia per una relazione personale con Dio, con il Padre. Sta qui la novità della PREGHIERA cristiana! Essa è dialogo tra persone che si amano, un dialogo basato sulla fiducia, sostenuto dall’ascolto e aperto all’impegno solidale. E’ un dialogo del Figlio col Padre, un dialogo tra figli e Padre. Questa è la PREGHIERA cristiana.
    Pertanto consegna loro la PREGHIERA del “PADRE NOSTRO”, forse il dono più prezioso lasciatoci dal divino Maestro nella sua missione terrena. Dopo averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con quella PREGHIERA Gesù ci fa penetrare nella paternità di Dio; voglio sottolineare questo: quando Gesù ci insegna il PADRE NOSTRO ci fa entrare nella paternità di Dio e ci indica il modo per entrare in dialogo orante e diretto con Lui, attraverso la via della confidenza filiale. È un dialogo tra il papà e suo figlio, del figlio con il papà. Ciò che chiediamo nel “PADRE NOSTRO” è già tutto realizzato in noi nel Figlio Unigenito: la santificazione del Nome, l’avvento del Regno, il dono del pane, del perdono e della liberazione dal male. Mentre chiediamo, noi apriamo la mano per ricevere. Ricevere i doni che il Padre ci ha fatto vedere nel Figlio. La PREGHIERA che ci ha insegnato il Signore è la sintesi di ogni PREGHIERA, e noi la rivolgiamo al Padre sempre in comunione con i fratelli. A volte succede che nella PREGHIERA ci sono delle distrazioni ma tante volte sentiamo come la voglia di fermarci sulla prima parola: “Padre” e sentire quella paternità nel cuore.
    Poi Gesù racconta la parabola dell’amico importuno e dice Gesù: “bisogna insistere nella PREGHIERA”. A me viene in mente quello che fanno i bambini verso i tre anni, tre anni e mezzo: incominciano a domandare cose che non capiscono. Nella mia terra si chiama “l’età dei perché”, credo che anche qui sia lo stesso. I bambini incominciano a guardare il papà e dicono: “Papà, perché?, Papà, perché?”. Chiedono spiegazioni. Stiamo attenti: quando il papà incomincia a spiegare il perché, loro arrivano con un’altra domanda senza ascoltare tutta la spiegazione. Cosa succede? Succede che i bambini si sentono insicuri su tante cose che incominciano a capire a metà. Vogliono soltanto attirare su di loro lo sguardo del papà e per questo: “Perché, perché, perché?”. Noi, nel PADRE NOSTRO, se ci fermiamo sulla prima parola, faremo lo stesso di quando eravamo bambini, attirare su di noi lo sguardo del padre. Dire: “Padre, Padre”, e anche dire: “Perché?” e Lui ci guarderà.
    Chiediamo a Maria, donna orante, di aiutarci a PREGARE il PADRE NOSTRO uniti a Gesù per vivere il Vangelo, guidati dallo Spirito Santo.

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  4. 1. BENEDETTO XVI - (da Gesù di Nazaret ...) PADRE NOSTRO – Consiste in un'invocazione iniziale e sette domande..Tre sono alla seconda persona singolare e quattro alla prima persona plurale.
    Le prime tre domande riguardano la causa stessa di Dio in questo mondo, le quattro che seguono riguardano le nostre speranze, i nostri bisogni e le nostre difficoltà. Si potrebbe paragonare la relazione tra i due tipi di domande del Padre Nostro con le due tavole del decalogo che, in fondo, sono spiegazioni delle due parti del comandamento principale - l'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo -
    parole guida nella via dell'amore.
    Così anche nel Padre Nostro viene affermato dapprima il primato di Dio, dal quale deriva da sé la preoccupazione del retto modo di essere uomo. Anche qui si tratta innanzitutto della via dell'amore, che è allo stesso tempo una via di conversione.
    Perchè l'uomo possa chiedere nel modo giusto, deve essere nella verità.
    E la verità è “prima Dio, il Regno di Dio”.
    Dobbiamo innanzitutto uscire da noi stessi e aprirci a Dio.
    Niente può diventare retto se noi non siamo nel retto ordine con Dio.
    Perciò il Padre Nostro comincia con Dio, e, a partire da Lui, ci conduce sulle vie dell'essere uomini.
    Alla fine scendiamo sino all'ultima minaccia per l'uomo, dietro cui si apposta il maligno – può affiorare in noi l'immagine del drago apocalittico che fa guerra agli uomini “che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù” (Ap 12,17).
    Ma sempre resta presente l'inizio :”Padre Nostro” - sappiamo che Egli è con noi, ci tiene nella Sua mano, ci salva.
    Padre H. P. Kolvenbach racconta di uno staretz ortodosso a cui premeva di far intonare il Padre Nostro sempre con l'ultima parola, per diventare degni di terminare la preghiera con le parole iniziali “Nostro Padre”. In questo modo, spiegava lo staretz , si percorre il cammino pasquale .”Si inizia nel deserto con la tentazione , si ritorna in Egitto, si ripercorre la via dell'Esodo con le stazioni del perdono e della manna di Dio e si giunge grazie alla volontà di Dio nella terra promessa, il Regno di Dio, dove Egli ci comunica il mistero del Suo Nome: “Nostro Padre”.
    Possono entrambi i cammini, quello ascendente e quello discendente, ricordarci che il Padre Nostro è sempre una preghiera di Gesù e che essa si dischiude a partire dalla Comunione con Lui.
    Noi preghiamo il Padre Celeste che conosciamo attraverso il Figlio , e così sullo sfondo delle domande c' è sempre Gesù.
    Poiché il Padre Nostro è una preghiera di Gesù è una preghiera Trinitaria .: con Cristo mediante lo Spirito Santo preghiamo il Padre

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  5. –-> Schneider scrive .”Il Padre nostro inizia con una grande consolazione : noi possiamo dire Padre. In questa sola parola è racchiusa l'intera storia della redenzione.
    Possiamo dire Padre perché il Figlio è nostro fratello e ci ha rivelato il Padre; perchè per opera di Cristo siam tornati ad essere figli di Dio”.
    L'uomo di oggi, però, non avverte immediatamente la grande consolazione della parola “Padre”, poiché l'esperienza del padre è spesso o del tutto assente o offuscata dall'insufficienza dei padri.
    Così dobbiamo imparare da Gesù , innanzitutto che cosa “padre” propriamente significhi. Nei discorsi di Gesù il Padre appare come la fonte di ogni bene, come il criterio di misura dell'uomo divenuto perfetto. “L'Amore sino alla fine” (Gv 13,1) che il Signore ha portato a compimento sulla croce pregando per i Suoi nemici, ci mostra la natura del Padre. Egli è questo Amore.
    Poiché Gesù lo pratica. Egli è totalmente Figlio e ci invita a diventare a nostra volta figli.
    (Mt 7,9ss)”Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro Celeste darà cose buone a quelli che gliele domandano”
    Luca specifica “Quanto più il Padre vostro Celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11,13). Ciò vuol dire che il dono di Dio è Dio stesso...la sola cosa di cui c'è bisogno...la preghiera è una via per purificare a poco a poco i nostri desideri , correggerli e conoscere piano piano di che cosa abbiamo veramente bisogno : di Dio e del Suo Spirito.
    Il “Padre Nostro” non proietta un'immagine umana in cielo, ma, a partire dal cielo, da Gesù, ci mostra come dovremmo e come possiamo diventare uomini.
    E se la paternità terrena separa, quella celeste unisce. Cielo significa dunque quell'altra altezza di Dio ,dalla quale noi tutti veniamo e verso la quale tutti noi dobbiamo essere in cammino .La paternità “nei cieli” ci rimanda a quel “noi” più grande che oltrepassa ogni frontiera, abbatte tutti i muri e crea la pace.
    – Sia santificato il Tuo Nome – Il Nome crea la possibilità dell'invocazione, della chiamata. Stabilisce una relazione. Ciò che giunge a compimento nell'incarnazione ha avuto inizio con la consegna del Nome. Gesù nella preghiera Sacerdotale , si presenta come il nuovo Mosè : “Ho fatto conoscere il Tuo Nome agli uomini”(Gv 17,6).Ciò che ebbe inizio presso il Roveto Ardente nel deserto del Sinai si compie presso il Roveto Ardente della Croce.
    Questa supplica perché Egli stesso si prenda cura della santificazione del Suo Nome , protegga il meraviglioso mistero della sua accessibilità da parte nostra e sempre di nuovo nella sua vera identità dalla deformazione causata da noi.

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  6. FAUSTI – La missione del “Samaritano” sarà compiuta solo quando tutti gli uomini diranno “Abbà, Padre!” .Questa è la parola che ci genera nella nostra verità di figli.
    Gesù è venuto a insegnarcela , se lo ascoltiamo come Maria. Dopo averci svelato il Suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio : in essa desideriamo quanto ci occorre per viverla. E' quanto Lui stesso ci offre nell'Eucaristia, in cui offre Se Stesso come cibo. Solo alla fine cesserà la preghiera di richiesta del pane e dello Spirito perchè avremo la Sua pienezza di vita. Allora esulteremo con Lui nello Spirito.
    Questa preghiera è un dialogo diretto tra un “Tu” che è il Padre e un “noi” che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli.
    In Gesù posso riprendere a rispondere “Tu” al Padre che nel Suo infinito amore da sempre mi ha rivolto la Sua parola.
    In questo “Tu” che rivolgo al Padre , nella solidarietà con me del Suo Figlio, ritrovo anche il “noi” dei fratelli. La scoperta della paternità fonda e costruisce la fraternità.
    Senza il “Tu” non c'è preghiera. E non c'è neanche l'uomo, che è fuga da sé o risposta al “tu” che Dio gli rivolge.
    Ma anche senza il “noi” non c'è preghiera , perchè non si può stare davanti al Padre separati dal Figlio e dai fratelli.
    Con questa preghiera diciamo “eccomi” alla nostra verità di figli, e riconosciamo la nostra identità nascosta . “Abbà” è la prima parola che l'infante balbetta , suo primo cenno di comunicazione , gioiosa sorpresa di chi l'ascolta con amore.
    Dio è il Padre delle Misericordie , che ci è propizio e ama noi più di sé.
    Il colore della vita cristiana è il Suo sorriso paterno, la Sua tenerezza verso di noi e la nostra fiducia in Lui. Veniamo da Dio e a Lui ritorniamo. Veniamo dallo splendore del Suo Amore e siamo in cammino per tornarci. La nostra vita è desiderio e ricerca di Colui che si lascia desiderare e cercare solo perchè superiamo l'inganno che ci ha fatto fuggire da Lui.
    In Lui troviamo la nostra sorgente che ci disseta di delizie.
    “Abbà” è la parola ineffabile di Dio, che il Verbo dice nell'Amore verso il Padre, di cui è appunto la parola d'amore. E' l'estasi del Figlio nel Padre. Dio sarà sempre nostro Padre, perchè il Figlio si è fatto definitivamente nostro fratello. Per questo chiamare Dio “Abbà” è conoscere e proclamare l'amore per me di Gesù, mio Signore. E' essere in comunione con Lui che si è fatto carico di me .
    E' riconoscere il dono che mi è partecipato in Lui, il Figlio, in cui esisto e sono ciò che sono.
    Fuori di lui non sono ciò che sono e sono ciò che non sono.
    La realtà di questa figliolanza è lo Spirito di Dio, riversato nei nostri cuori, che in noi geme con gemiti ineffabili.(Rm 5,5). Gridare “Abbà” è fede nel Figlio che ci ha amati e ha dato Se stesso per noi (Gal 2,20) ; è speranza certa di un mondo nuovo in cui il signore è Signore e noi siamo tutti fratelli , è amore come risposta al Padre e a tutti i suoi figli ; è letizia del ritorno a casa , è ricchezza di ogni benedizione , è sazietà di ogni desiderio e desiderio di ogni sazietà, è partecipare al banchetto con il vestito più bello, con l'anello e i sandali, mangiando il vitello sacrificato , è la festa con sinfonia e danze che il Padre ha preparato per il figlio Suo perduto.
    Pregare in spirito di verità questa preghiera , è già l'esaudimento stesso di ogni preghiera.
    Infatti chiamando Dio col nome di Padre, ne accettiamo la paternità e gli chiediamo quel pane che è sempre necessario ogni giorno: il Suo amore e il Suo perdono per amare e perdonare i fratelli.
    Ciò che chiediamo nel “Padre nostro” è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio: la santificazione del nome , il Regno, il pane, il perdono e la forza della fiducia.

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