O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. (Cf. Sal 47,10-11)
O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, dona ai tuoi fedeli una gioia santa, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, godano della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Dio di consolazione e di pace, che chiami alla comunione con te tutti i viventi, fa’ che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno confidando solo nella forza del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace. Dal libro del profeta Isaìa Is 66,10-14c
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto. Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 65 (66) R. Acclamate Dio, voi tutti della terra. Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.
«A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume: per questo in lui esultiamo di gioia. Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. R.
Seconda Lettura Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Gal 6,14-18
Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. (Col 3,15a-16a)
Alleluia.
Vangelo La vostra pace scenderà su di lui. Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,1-12.17-20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore. PAROLE DEL SANTO PADRE Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse. Così questo invio prefigura la missione della Chiesa di annunciare il Vangelo a tutte le genti. A quei discepoli Gesù dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Sempre dobbiamo pregare il “padrone della messe”, cioè Dio Padre, perché mandi operai a lavorare nel suo campo che è il mondo. (Angelus, 7 luglio 2019)
FAUSTI – Il brano inizia con Gesù che invia e termina con Lui inviato.(v 16) : manda i discepoli come il Padre ha mandato Lui. Sorgente della Missione è sempre il Padre , nella Sua Misericordia per tutti i Suoi figli. Il Figlio è il primo inviato perché Lo conosce. Dopo di Lui, sono da Lui e come Lui inviati quelli che L'hanno riconosciuto come fratello. La missione non ha nulla a che fare con il proselitismo. Nasce dall'Amore del Padre per tutti i Suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. Essa si allarga in un orizzonte sempre più vasto, fino ad abbracciare gli estremi confini della terra : è il cerchio delle braccia del Padre , che si apre a stringere tutti i figli senza perderne alcuno, perché non ha figli da sprecare. La missione è dimensione essenziale della Chiesa : uno realizza la sua natura di figlio nella misura in cui va verso tutti i fratelli con l'amore del Padre. Le condizioni della missione dei 72 , come quella dei Dodici, sono le medesime di Gesù. La differenza sta nel fatto che Lui è il Figlio che ha lasciato il Padre ed è venuto a cercare i fratelli. Invece i Dodici sono chiamati e i settantadue designati a collaborare alla Sua opera. La responsabilità del fratello, per il quale il Signore è morto, è l'origine della missione. ”L'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti” (2 Cor 5,14). Solo nella missione verso i fratelli, io stesso divento figlio. La missione non è affare di qualcuno, ma compito di ciascuno. L'immagine della messe richiama la venuta decisiva per il giudizio di salvezza. Ogni uomo è infatti da sempre messe , frumento maturo per diventare Corpo del Signore, unendosi a Lui nel Suo cammino verso il Padre. La messe, se non è raccolta, marcisce. L'uomo, se non sperimenta l'amore del fratello, non diventa figlio : invece di pane di vita, diventa lievito di morte. E' interessante notare che l'invio dei 72 è insieme la semina della Parola e la mietitura. Infatti l'accoglienza dell'annuncio, che è la semina, è già salvezza, cioè mietitura. “La messe è molta” cioè tutta l'umanità, perché chi conosce il cuore del Padre è sollecito di tutti i fratelli. Ha un'immagine iniziale che dà significato alla missione : “agnelli in mezzo ai lupi”, sotto il vessillo del Pastore che si è fatto Agnello Immolato.. Questa missione, come da Israele va fino ai confini della spazio, così da Gesù si estende fino alla fine del tempo. Poi giungerà il Signore. “Ma è prima necessario che il Vangelo sia annunciato a tutte le genti”. Fine della missione è non solo la vittoria sul male, e il ritorno allo stato originario di Adamo, re del creato, ma soprattutto è il fatto che il nome dei discepoli, nel Nome di Gesù, è scritto nei cieli, cioè in Dio. Gesù è venuto per darci la gioia si entrare nella Sua comunione di Figlio col Padre. Quattro proibizioni descrivono la missione in povertà e le precisazioni circa l'annuncio del regno : “entrate” “dite” “dimorate” “mangiate” “ prendetevi cura” “dite”. Tale annuncio, urgente e necessario, avviene nella contraddizione e nel rifiuto. Il tutto si conclude con l'identificazione dei discepoli inviati con Gesù, inviato dal Padre. Il colore del rientro è la gioia, dono definitivo degli operai. I discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione. In secondo luogo è anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato. Nessun male e nessun veleno, neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita. “I vostri nomi sono scritti nei cieli”: questo il vero motivo della gioia. E' l'elevazione all'intimità e alla pienezza di vita di Dio. Di qui si capisce come la missionarietà è di tutta la Chiesa, se vuol raggiungere il fine di essere come il Figlio, che ama il Padre e i fratelli.
GESUITI - I l Vangelo di Luca è il Vangelo missionario, perché la missione non è un optional per persone che vanno lontano o perché son generose. La parola apostolo o missionario derivano una dal greco e l'altra dal latino, e vogliono dire “mandato”, “inviato”. Ognuno di noi è “inviato” ai fratelli, se no non è figlio, quindi la dimensione missionaria, apostolica, è essenziale di ogni uomo anche perché l'uomo si realizza nella sua relazione con l'altro, andando verso l'altro. Quindi è proprio il modo della missione che realizza la nostra sostanza, il nostro essere uomini e il nostro essere credenti. Quando diciamo che la Chiesa è apostolica intendiamo dire non soltanto che è fondata sugli apostoli,...la Chiesa è essenzialmente apostolica, è la dimensione fondamentale della nostra vita, siamo relazione, l'amore ti spinge verso l'altro, altrimenti vai verso l'altro per egoismo, per dominare, è la contromissione, si è emissari di satana se si fa così... Fondamentalmente la missione vuol dire testimoniare che Gesù è il Figlio e che tutti siamo fratelli, figli dello stesso Padre. Come si fa a testimoniare? La missione è questione di vita, è lo stile della vita. La vita di apertura agli altri, di amore verso gli altri, di dono verso gli altri, di comunione, che non esclude nessuno e che si apre a tutti perché se escludi uno, escludi Dio che si è fatto ultimo di tutti. Voi capite allora l'importanza della missione e anche la missione non è riservata a pochi agli eletti, ai preti, è affare di ogni uomo. Se io so che uno è mio fratello perché abbiamo lo stesso Padre e lui non lo sa, glielo dico, innanzitutto con l'atteggiamento, con la fraternità e se me lo chiede anche con le parole e, tra l'altro, solo se io vado in missione verso l'altro divento io figlio. Li invia a due a due, perché se riescono a stare assieme personaggi così diversi vuol dire che c'è qualcosa che trascende le caratteristiche, difetti e virtù del singolo. Allora è importante questo, ciò che li unisce è qualcos'altro: è il comune peccato ed è la comune chiamata a seguire il Signore che abbiamo tutti; e la chiamata si inserisce nel desiderio che abbiamo tutti di vita, che avevano anche loro, per questo l'hanno seguito, desiderio di felicità, di realizzazione. Dopo c'è un'altra cosa che verrà un po' alla volta che ci renderà tutti comuni è la libertà e la conoscenza che dobbiamo avere. Quando siamo liberi Egli invia, come Lui è stato inviato dal Padre, come sono stati inviati i dodici, così ognuno di noi è inviato. Cosa vuol dire? Che se tu ami, l'amore ti invia fuori di te verso l'altro. E tu realizzi te come persona se esci da te, se sai amare l'altro. Così noi se siamo figli di Dio e abbiamo capito qualcosa che Dio è Padre, necessariamente siamo inviati
Veramente Dio è Signore di tutto e di tutti e ama tutte le cose e tutte le persone e tutto il mondo deve essere impregnato da questo amore. E dopo si aggiunge dove Lui stesso era in procinto di venire “sta per venire” è la definizione di Dio, Lui sta sempre per venire. E quando arriva? Quando ci fermiamo e Lo accogliamo. Lui dall'inizio sta per venire. La prima ad accoglierlo è Maria che dice “sì”. Vedendolo come veniente, colui che viene, davvero si rompe quell'immagine che presenta Dio in una staticità per cui se non si muove Lui noi non lo raggiungiamo: troppo lontano. Lui è veniente continuamente, ci raggiunge . Tra l'altro “Colui che sta per venire”, è la definizione di Chi verrà alla fine del mondo, cioè il mondo vecchio finisce proprio con Lui che viene, noi Lo accogliamo e comincia il mondo nuovo. Quindi non è che dobbiamo aspettare chissà che mondo. Proprio questo nostro mondo finisce e inizia il mondo nuovo dove noi accogliamo Quello che sta per venire nella sua testimonianza, nel suo annuncio, nel suo amore.
-->È l'amore è dar se stesso mica dar cose. Finalmente sei te stesso e puoi entrare in relazione con l'altro. Il potere e ciò che hai, falsa tutte le relazioni. E ancor di più falsa il Vangelo che è relazione di dono e di amore, e la povertà poi vuol dire tante altre cose che hai vinto il dio di questo mondo che domina tutti: la brama di avere. La povertà ti costringe ad essere solidale, non c'è più nulla che ti divide dagli altri. È possibile l'amore, la giustizia, la pace. Dio dà tutto, fino a dar se stesso. E la possibilità della vita è questo niente, è il dono. Tutto ciò che c'è è dono: la vita l'ho ricevuta, l'aria la ricevo, le relazioni le ricevo, le persone le ricevo oppure se non le ricevo le domino, le possiedo e le uccido. Capite allora, questa cosa così semplice che vale per qualunque relazione e vale poi nella missione agli altri, è fondamentale perché se vado diversamente sono un lupo. Allora tra lupi si lotta a chi è il più forte poi si sottomette il più debole. Da agnello posso andare , chiunque va verso i fratelli può solo con questo spirito, se no è tutto falso. Quindi con la tua povertà metti l'altro in grado di accoglierti. Ma questo anche in tutte le relazioni: se tu ti proponi con tutte le tue doti con tutte le tue qualità, l'altro prima di tutto ti respinge, secondo c'è invidia e terzo, eventualmente, cerca di sfruttarle. Se si fa solidarietà la si fa sulla debolezza sul bisogno che tutti abbiamo di essere voluti bene non per le cose possediamo ma per ciò che siamo. Soprattutto nei nostri limiti che noi stessi non amiamo e non accettiamo. Pace a questa casa: con le parole dimorare, mangiare e bere, si indica la Chiesa: che è quella casa dove si dimora si mangia e si beve insieme da fratelli. Cioè nasce proprio la comunità cristiana in quella stessa casa che accoglie l'ospite e chi accoglie l'ospite, il fratello è perché è uguale al Padre , ha lo Spirito del Figlio. E allora nasce la comunità nuova dove si dimora, si mangia, è la vita, si beve, è la gioia, ciò che ne deriva.
--> I frutti della missione sono diversi. Il primo frutto è che i demoni si sono sottomessi, di questo sono contentissimi: la vittoria sul male. E Gesù dice: guardate, sì, giusto essere contenti di questo, anch’io ho visto Satana cadere, ma sappiate che c’è qualcosa di più della vittoria sul male, ora potete anche calpestare serpenti e scorpioni, cioè non solo avete vinto il male, ma siete tornati allo stato paradisiaco: l’uomo restituito a sé stesso, la sua umanità piena, signore del creato, ma, dicevo, non gioite per questo: c’è qualcosa di più. Voi, andando verso i fratelli, siete diventati figli di Dio, il vostro nome è scritto nel Nome, in Dio. E, a questo punto, Gesù si mette a danzare di gioia nello Spirito e a lodare il Padre: è lo squarcio più bello di tutti i sinottici sulla Trinità, sulla rivelazione dell’amore tra Padre e Figlio comunicato a noi perché, finalmente, Dio è contento; dice: finalmente trovo tutti i miei figli, al ritorno della missione, perché tutti hanno conosciuto il mio amore, tutti allora si amano e veramente la creazione qui raggiunge la perfezione: è il fine per cui Dio ha creato il mondo ed è contento, danza di gioia. E capire che noi siamo la gioia di Dio è la più bella scoperta per noi e per Dio: per noi che siamo figli e per Dio che è Padre. E poi questa gioia si trasmette agli occhi che guardano quello che voi vedete e ascoltano quello che voi ascoltate, cioè a noi, che attraverso l’ascolto vediamo questa scena a partecipiamo alla stessa gioia.
O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio.
RispondiEliminaCome il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra. (Cf. Sal 47,10-11)
O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,
dona ai tuoi fedeli una gioia santa,
perché, liberati dalla schiavitù del peccato,
godano della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Dio di consolazione e di pace,
che chiami alla comunione con te tutti i viventi,
fa’ che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno
confidando solo nella forza del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,10-14c
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Seconda Lettura
Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 6,14-18
Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
RispondiEliminaAlleluia, alleluia.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. (Col 3,15a-16a)
Alleluia.
Vangelo
La vostra pace scenderà su di lui.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-12.17-20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse. Così questo invio prefigura la missione della Chiesa di annunciare il Vangelo a tutte le genti. A quei discepoli Gesù dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Sempre dobbiamo pregare il “padrone della messe”, cioè Dio Padre, perché mandi operai a lavorare nel suo campo che è il mondo. (Angelus, 7 luglio 2019)
FAUSTI – Il brano inizia con Gesù che invia e termina con Lui inviato.(v 16) : manda i discepoli come il Padre ha mandato Lui. Sorgente della Missione è sempre il Padre , nella Sua Misericordia per tutti i Suoi figli. Il Figlio è il primo inviato perché Lo conosce.
RispondiEliminaDopo di Lui, sono da Lui e come Lui inviati quelli che L'hanno riconosciuto come fratello.
La missione non ha nulla a che fare con il proselitismo.
Nasce dall'Amore del Padre per tutti i Suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. Essa si allarga in un orizzonte sempre più vasto, fino ad abbracciare gli estremi confini della terra : è il cerchio delle braccia del Padre , che si apre a stringere tutti i figli senza perderne alcuno, perché non ha figli da sprecare.
La missione è dimensione essenziale della Chiesa : uno realizza la sua natura di figlio nella misura in cui va verso tutti i fratelli con l'amore del Padre.
Le condizioni della missione dei 72 , come quella dei Dodici, sono le medesime di Gesù.
La differenza sta nel fatto che Lui è il Figlio che ha lasciato il Padre ed è venuto a cercare i fratelli. Invece i Dodici sono chiamati e i settantadue designati a collaborare alla Sua opera.
La responsabilità del fratello, per il quale il Signore è morto, è l'origine della missione.
”L'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti” (2 Cor 5,14).
Solo nella missione verso i fratelli, io stesso divento figlio.
La missione non è affare di qualcuno, ma compito di ciascuno.
L'immagine della messe richiama la venuta decisiva per il giudizio di salvezza.
Ogni uomo è infatti da sempre messe , frumento maturo per diventare Corpo del Signore, unendosi a Lui nel Suo cammino verso il Padre.
La messe, se non è raccolta, marcisce.
L'uomo, se non sperimenta l'amore del fratello, non diventa figlio : invece di pane di vita, diventa lievito di morte.
E' interessante notare che l'invio dei 72 è insieme la semina della Parola e la mietitura.
Infatti l'accoglienza dell'annuncio, che è la semina, è già salvezza, cioè mietitura.
“La messe è molta” cioè tutta l'umanità, perché chi conosce il cuore del Padre è sollecito di tutti i fratelli. Ha un'immagine iniziale che dà significato alla missione : “agnelli in mezzo ai lupi”, sotto il vessillo del Pastore che si è fatto Agnello Immolato..
Questa missione, come da Israele va fino ai confini della spazio, così da Gesù si estende fino alla fine del tempo. Poi giungerà il Signore.
“Ma è prima necessario che il Vangelo sia annunciato a tutte le genti”.
Fine della missione è non solo la vittoria sul male, e il ritorno allo stato originario di Adamo, re del creato, ma soprattutto è il fatto che il nome dei discepoli, nel Nome di Gesù, è scritto nei cieli, cioè in Dio.
Gesù è venuto per darci la gioia si entrare nella Sua comunione di Figlio col Padre.
Quattro proibizioni descrivono la missione in povertà e le precisazioni circa l'annuncio del regno : “entrate” “dite” “dimorate” “mangiate” “ prendetevi cura” “dite”.
Tale annuncio, urgente e necessario, avviene nella contraddizione e nel rifiuto.
Il tutto si conclude con l'identificazione dei discepoli inviati con Gesù, inviato dal Padre.
Il colore del rientro è la gioia, dono definitivo degli operai.
I discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione.
In secondo luogo è anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato. Nessun male e nessun veleno, neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita.
“I vostri nomi sono scritti nei cieli”: questo il vero motivo della gioia.
E' l'elevazione all'intimità e alla pienezza di vita di Dio.
Di qui si capisce come la missionarietà è di tutta la Chiesa, se vuol raggiungere il fine di essere come il Figlio, che ama il Padre e i fratelli.
GESUITI - I l Vangelo di Luca è il Vangelo missionario, perché la missione non è
RispondiEliminaun optional per persone che vanno lontano o perché son generose.
La parola apostolo o missionario derivano una dal greco e
l'altra dal latino, e vogliono dire “mandato”, “inviato”. Ognuno di
noi è “inviato” ai fratelli, se no non è figlio, quindi la dimensione
missionaria, apostolica, è essenziale di ogni uomo anche perché
l'uomo si realizza nella sua relazione con l'altro, andando verso
l'altro. Quindi è proprio il modo della missione che realizza la nostra
sostanza, il nostro essere uomini e il nostro essere credenti. Quando
diciamo che la Chiesa è apostolica intendiamo dire non soltanto che
è fondata sugli apostoli,...la Chiesa è
essenzialmente apostolica, è la dimensione fondamentale della
nostra vita, siamo relazione, l'amore ti spinge verso l'altro,
altrimenti vai verso l'altro per egoismo, per dominare, è la contromissione,
si è emissari di satana se si fa così... Fondamentalmente la missione vuol
dire testimoniare che Gesù è il Figlio e che tutti siamo fratelli, figli
dello stesso Padre. Come si fa a testimoniare?
La missione è questione di vita, è lo stile della vita.
La vita di apertura agli altri, di amore verso gli altri, di dono verso gli
altri, di comunione, che non esclude nessuno e che si apre a tutti
perché se escludi uno, escludi Dio che si è fatto ultimo di tutti.
Voi capite allora l'importanza della missione e anche la missione non è
riservata a pochi agli eletti, ai preti, è affare di ogni uomo. Se io so
che uno è mio fratello perché abbiamo lo stesso Padre e lui non lo
sa, glielo dico, innanzitutto con l'atteggiamento, con la fraternità e
se me lo chiede anche con le parole e, tra l'altro, solo se io vado in
missione verso l'altro divento io figlio.
Li invia a due a due, perché se riescono a stare assieme personaggi così diversi vuol dire che c'è qualcosa che trascende le caratteristiche, difetti e virtù del
singolo.
Allora è importante questo, ciò che li unisce è qualcos'altro: è
il comune peccato ed è la comune chiamata a seguire il Signore che
abbiamo tutti; e la chiamata si inserisce nel desiderio che abbiamo
tutti di vita, che avevano anche loro, per questo l'hanno seguito,
desiderio di felicità, di realizzazione. Dopo c'è un'altra cosa che
verrà un po' alla volta che ci renderà tutti comuni è la libertà e la
conoscenza che dobbiamo avere.
Quando siamo liberi Egli invia, come
Lui è stato inviato dal Padre, come sono stati inviati i dodici, così
ognuno di noi è inviato. Cosa vuol dire? Che se tu ami, l'amore ti
invia fuori di te verso l'altro. E tu realizzi te come persona se esci da
te, se sai amare l'altro. Così noi se siamo figli di Dio e abbiamo
capito qualcosa che Dio è Padre, necessariamente siamo inviati
Veramente Dio è Signore di tutto e di tutti e ama
tutte le cose e tutte le persone e tutto il mondo deve essere
impregnato da questo amore. E dopo si aggiunge dove Lui stesso
era in procinto di venire “sta per venire” è la definizione di Dio, Lui sta sempre
per venire.
E quando arriva?
Quando ci fermiamo e Lo accogliamo. Lui dall'inizio sta per venire. La
prima ad accoglierlo è Maria che dice “sì”.
Vedendolo come veniente, colui che viene, davvero si rompe
quell'immagine che presenta Dio in una staticità per cui se non si
muove Lui noi non lo raggiungiamo: troppo lontano.
Lui è veniente
continuamente, ci raggiunge .
Tra l'altro “Colui che sta per venire”, è la definizione di Chi
verrà alla fine del mondo, cioè il mondo vecchio finisce proprio
con Lui che viene, noi Lo accogliamo e comincia il mondo nuovo.
Quindi non è che dobbiamo aspettare chissà che mondo. Proprio
questo nostro mondo finisce e inizia il mondo nuovo dove noi
accogliamo Quello che sta per venire nella sua testimonianza, nel
suo annuncio, nel suo amore.
-->È l'amore è dar se stesso mica dar cose. Finalmente sei
RispondiEliminate stesso e puoi entrare in relazione con l'altro.
Il potere e ciò che hai, falsa tutte le relazioni.
E ancor di più falsa il Vangelo che è relazione di dono e di
amore, e la povertà poi vuol dire tante altre cose che hai vinto il dio
di questo mondo che domina tutti: la brama di avere. La povertà ti
costringe ad essere solidale, non c'è più nulla che ti divide dagli altri.
È possibile l'amore, la giustizia, la pace.
Dio dà tutto, fino a dar se stesso. E la possibilità della vita è questo
niente, è il dono. Tutto ciò che c'è è dono: la vita l'ho ricevuta, l'aria
la ricevo, le relazioni le ricevo, le persone le ricevo oppure se non le
ricevo le domino, le possiedo e le uccido.
Capite allora, questa cosa così semplice che vale per
qualunque relazione e vale poi nella missione agli altri, è
fondamentale perché se vado diversamente sono un lupo.
Allora tra lupi si lotta a chi è il più forte poi si sottomette il più debole.
Da agnello posso andare , chiunque va verso i fratelli può solo con questo spirito, se no è tutto falso.
Quindi con la tua povertà metti l'altro in grado di accoglierti. Ma questo anche in tutte le relazioni: se tu ti proponi con tutte le tue doti con tutte le tue qualità, l'altro prima di tutto ti respinge,
secondo c'è invidia e terzo, eventualmente, cerca di sfruttarle. Se si
fa solidarietà la si fa sulla debolezza sul bisogno che tutti abbiamo di
essere voluti bene non per le cose possediamo ma per ciò che
siamo. Soprattutto nei nostri limiti che noi stessi non amiamo e non accettiamo.
Pace a questa casa: con le parole dimorare, mangiare e bere, si indica la Chiesa: che è quella casa dove si dimora si mangia e si beve insieme da fratelli. Cioè nasce
proprio la comunità cristiana in quella stessa casa che accoglie
l'ospite e chi accoglie l'ospite, il fratello è perché è uguale al Padre ,
ha lo Spirito del Figlio. E allora nasce la comunità nuova dove si
dimora, si mangia, è la vita, si beve, è la gioia, ciò che ne deriva.
--> I frutti della missione sono diversi. Il primo frutto è che i demoni si sono sottomessi, di questo sono contentissimi: la vittoria sul male. E Gesù dice: guardate, sì, giusto essere contenti di questo, anch’io ho visto Satana cadere, ma sappiate che c’è qualcosa di più della vittoria sul male, ora potete anche calpestare serpenti e scorpioni, cioè non solo avete vinto il male, ma siete tornati allo stato paradisiaco: l’uomo restituito a sé stesso, la sua umanità piena, signore del creato, ma, dicevo, non gioite per questo: c’è qualcosa di più. Voi, andando verso i fratelli, siete diventati figli di Dio, il vostro nome è scritto nel Nome, in Dio. E, a questo punto, Gesù si mette a danzare di gioia nello Spirito e a lodare il Padre: è lo
RispondiEliminasquarcio più bello di tutti i sinottici sulla Trinità, sulla rivelazione dell’amore tra Padre e Figlio comunicato a noi perché, finalmente, Dio è contento; dice: finalmente trovo tutti i miei figli, al ritorno della missione, perché tutti hanno conosciuto il mio amore, tutti allora si amano e veramente la creazione qui raggiunge la perfezione: è il fine per cui Dio ha creato il mondo ed è contento, danza di gioia. E capire che noi siamo la gioia di Dio è la più bella scoperta per noi e per Dio: per noi che siamo figli e per Dio che è Padre. E poi questa gioia si trasmette agli occhi che guardano quello che voi vedete e ascoltano quello che voi ascoltate, cioè a noi, che attraverso l’ascolto vediamo questa scena a partecipiamo alla stessa gioia.