S. FAUSTI - “Dio nessuno l'ha mai visto : il Figlio Unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” Nessuno l'ha mai visto, perchè, fin dall'inizio Adamo gli ha voltato le spalle. Non abbiamo di lui nessuna immagine, perchè l'unica sua immagine e somiglianza siamo noi, se stiamo davanti a lui. E' lui il nostro 'luogo naturale' . Altrove siamo fuori posto, doloranti come un osso slogato, estranei a noi stessi e a tutto. Gesù Cristo, l'unigenito Dio, che è verso il seno del Padre, con le sue opere e parole, con la sua vita e morte, ci ha mostrato Dio, sino a dire : “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (14,9). E' infatti la Parola, che per questo è diventata “carne”. L'inizio del Vangelo di Giovanni ci porta, con un colpo d'ala, sopra lo spazio e oltre il tempo, al di là di ogni creatura, per mostrarci chi è Gesù, l'uomo abilitato a pieno titolo a narrarci l'invisibile. Con sorpresa scopriamo che colui che amava chiamarsi Figlio dell'uomo e si proclamò Figlio di Dio, è la Parola che da sempre è presso il Padre ed è Dio. Essa, testimoniata da sapienti e profeti e mai conosciuta, divenne carne in Gesù, per rivelarci e donarci la sua stessa gloria di Unigenito dal Padre, in modo che , in lui, possiamo scoprire di essere figli di Dio. Il prologo è come l'inizio di una sinfonia, in cui si preludono i motivi.
...Si tratta di un inno alla Parola , luce e vita di tutto, dove ciò che si dice apre alle armonie dell'indicibile. Le sue radici, più che nella tradizione greca, pur presente all'autore, affondano nell'Antico Testamento, in quei testi che cantano la Parola e la Sapienza creatrice, personificazioni di Dio all'opera nella natura e nella storia. Leggendo questo inno si ha l'impressione di essere trasportati a volo d'aquila verso un luogo elevatissimo eppure domestico, quasi fosse il nostro nido, dove ci sentiamo a nostro agio, come a casa. E' infatti nella Parola rivolta al Padre che troviamo la nostra patria : il Padre stesso... Ciò che il Prologo dice è sufficientemente chiaro. L'inizio parla del Logos presso Dio e del suo ruolo nella creazione e nella redenzione ; il centro del suo diventare carne in Gesù , il finale del suo narrarci il Padre.
Accostandosi a questo testo, si ha l'impressione di aggirarsi ai piedi di un massiccio altissimo, che va oltre le nubi, oltre il cielo stesso. E' una montagna inaccessibile . È il Dio ignoto, la Gloria invisibile, il Nome ineffabile. Ci coglie un senso di stupore infinito, di vertigine abissale . Ma ci colma subito di gioia il fatto che il monte è sceso a noi, l'indicibile è la Parola, la Gloria ha il volto del Figlio dell'uomo, il Nome si chiama Gesù. Tutto il Vangelo esporrà e offrirà il dono di sé che Dio ci fa nella carne del Figlio, nella quale vediamo la Gloria di cui siamo il riflesso. Quando conosceremo come siamo da lui conosciuti – allora lo vedremo faccia a faccia ; il nostro volto risplenderà della sua luce e saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come egli è (1Gv 3,2).
S. FAUSTI - “Dio nessuno l'ha mai visto : il Figlio Unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”
RispondiEliminaNessuno l'ha mai visto, perchè, fin dall'inizio Adamo gli ha voltato le spalle. Non abbiamo di lui nessuna immagine, perchè l'unica sua immagine e somiglianza siamo noi, se stiamo davanti a lui. E' lui il nostro 'luogo naturale' . Altrove siamo fuori posto, doloranti come un osso slogato, estranei a noi stessi e a tutto. Gesù Cristo, l'unigenito Dio, che è verso il seno del Padre, con le sue opere e parole, con la sua vita e morte, ci ha mostrato Dio, sino a dire : “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (14,9).
E' infatti la Parola, che per questo è diventata “carne”.
L'inizio del Vangelo di Giovanni ci porta, con un colpo d'ala, sopra lo spazio e oltre il tempo, al di là di ogni creatura, per mostrarci chi è Gesù, l'uomo abilitato a pieno titolo a narrarci l'invisibile.
Con sorpresa scopriamo che colui che amava chiamarsi Figlio dell'uomo e si proclamò Figlio di Dio, è la Parola che da sempre è presso il Padre ed è Dio.
Essa, testimoniata da sapienti e profeti e mai conosciuta, divenne carne in Gesù, per rivelarci e donarci la sua stessa gloria di Unigenito dal Padre, in modo che , in lui, possiamo scoprire di essere figli di Dio.
Il prologo è come l'inizio di una sinfonia, in cui si preludono i motivi.
...Si tratta di un inno alla Parola , luce e vita di tutto, dove ciò che si dice apre alle armonie dell'indicibile.
Le sue radici, più che nella tradizione greca, pur presente all'autore, affondano nell'Antico Testamento, in quei testi che cantano la Parola e la Sapienza creatrice, personificazioni di Dio all'opera nella natura e nella storia.
Leggendo questo inno si ha l'impressione di essere trasportati a volo d'aquila verso un luogo elevatissimo eppure domestico, quasi fosse il nostro nido, dove ci sentiamo a nostro agio, come a casa.
E' infatti nella Parola rivolta al Padre che troviamo la nostra patria : il Padre stesso...
Ciò che il Prologo dice è sufficientemente chiaro. L'inizio parla del Logos presso Dio e del suo ruolo nella creazione e nella redenzione ; il centro del suo diventare carne in Gesù , il finale del suo narrarci il Padre.
Accostandosi a questo testo, si ha l'impressione di aggirarsi ai piedi di un massiccio altissimo, che va oltre le nubi, oltre il cielo stesso.
E' una montagna inaccessibile . È il Dio ignoto, la Gloria invisibile, il Nome ineffabile.
Ci coglie un senso di stupore infinito, di vertigine abissale .
Ma ci colma subito di gioia il fatto che il monte è sceso a noi, l'indicibile è la Parola, la Gloria ha il volto del Figlio dell'uomo,
il Nome si chiama Gesù.
Tutto il Vangelo esporrà e offrirà il dono di sé che Dio ci fa nella carne del Figlio, nella quale vediamo la Gloria di cui siamo il riflesso. Quando conosceremo come siamo da lui conosciuti – allora lo vedremo faccia a faccia ; il nostro volto risplenderà della sua luce e saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come egli è (1Gv 3,2).