mercoledì 16 dicembre 2015

C - 4 DOM. AVVENTO


2 commenti:

  1. D.D. Ecco, veniamo preparati al Natale ormai vicino da due donne che si incontrano. Una donna è anziana, avanti negli anni , ed è rimasta incinta. L'altra, una vergine che è diventata madre. Due impossibili umani che entrano in quel “tutto è possibile a Dio”che Maria aveva udito nell'incontro con l'angelo. Due donne. Qui, all'inizio dell'incarnazione, siamo ai primi passi, ciò che mi colpisce è una cosa forse un po' scontata, una verità di sempre che noi non possiamo by-passare.
    Vedete, all'inizio di tutto è sempre una donna o delle donne. Noi tutti siamo arrivati di lì.
    Il maschile è come se fosse relegato in una posizione un po' nascosta. Questo non per opporre il maschile al femminile, che è questione complessa, ma solo per dire che il femminile sembra avere una entratura maggiore per capire il mistero della vita, che è sempre mistero di salvezza e fondamentalmente sempre mistero d'amore. E' come se la donna, il femminile, avesse una marcia in più.
    Ed ecco Maria che porta Gesù in grembo, porta vita. Sono ormai una cosa sola Gesù e Maria. Come noi quando entriamo in relazione con Gesù nell'ascolto della sua Parola.
    Avviene adesso e nella Comunione Eucaristica : io e te, Signore. Tu e io, una cosa sola.
    Chissà se la facciamo qualche volta questa preghiera. Maria e Gesù una cosa sola,esattamente come noi adesso. Noi e Gesù, una cosa sola.
    Adesso Maria arriva da Elisabetta. Cosa fa?Fa ciò che facciamo sempre noi : un saluto. Uno dei gesti più consueti, naturali e semplici di questo mondo. Maria entra da Elisabetta e la saluta. Questa cosa semplicissima causa delle cose straordinarie. Elisabetta viene colmata di Spirito Santo e il bambino dentro di lei “sussulta di gioia”.
    Elisabetta dice : “il bambino” questo Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta “ha sussultato di gioia dentro di me”. Nemmeno Maria poteva immaginare tutto questo. Invece , attraverso questo saluto, cosa semplicissima, la vita, la salvezza, l'amore, passano da Gesù a Maria, da Maria a Elisabetta, da Elisabetta a Giovanni Battista che portava in grembo, e queste cose non si fermano più. E' una cascata inesauribile.
    E tutto questo passa attraverso dei corpi, passa attraverso delle relazioni umane, passa attraverso le cose più piccole di tutti i giorni, passa attraverso gesti minimi della nostra quotidianità come i saluti, i sorrisi, a volte soltanto cenni di mano. Le cortesie piccole che arricchiscono la nostra vita e la vita degli altri.
    A volte la mia impressione, non so la vostra, è quella di aver imprigionato Dio dentro il sacro. Di aver imprigionato Dio dentro a tanti ragionamenti, in tante costruzioni mentali.
    A volte la mia impressione è quella di aver collocato Dio nelle tante gabbie di cose da fare o non fare. E la fede che diventa sempre più complicata come un traguardo mai del tutto raggiungibile. Abbiamo ingabbiato Dio nei ritualismi, nei gesti, nei paramenti. Abbiamo imprigionato Dio.
    Invece, guardate un po', Dio passa attraverso queste cose minimissime : un saluto.
    Un saluto da parte di un corpo, un saluto da parte di un viso. Un saluto che parte da un niente, possiamo dire. Infatti tante volte per noi un saluto è meno di un niente.
    Corpi che si salutano e si trasmettono Spirito Santo. Ma vi rendete conto' E noi a fare impalcature rituali. Per chi? per me? A chi serve , a Dio?

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  2. -->Nella seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, l'autore ci presenta Gesù in dialogo con suo Padre Dio. L'abbiamo udito . “ Padre, tu non hai voluto né sacrifici, né offerte, né olocausti”, le cose che l'uomo usa per pacificare Dio. Non hai voluto, Padre, nessuna ritualità,invece mi hai preparato un corpo. E io con questo corpo “vengo, o Padre, a fare ciò che piace a te”. Tutto questo ci tocca. Mi hai preparato un corpo come tempio della tua presenza. Allora tutto può diventare mediazione di una vita, di una salvezza, di un amore che da noi passa agli altri e non si ferma.
    Che atto di fede bisogna fare su queste cose, fratelli e sorelle. Ma ci crediamo?
    Io non so, quando saluto una persona, ciò che avviene in questa persona. So però, perchè il Natale me lo insegna, che qualcosa succede sempre. E poi dopo il saluto ci sono le parole, ci sono i gesti minimi della familiarità. Gesti minimi, concreti, di cui lo Spirito Santo si serve per entrare nella storia della persona e della storia in generale, e creare così possibilità nuove, aperture perchè lo Spirito possa passare da un cuore all'altro, da una vita a un'altra.
    Cose grandi queste. Siamo partiti da un saluto di Maria a Elisabetta, e questo saluto ha fatto scoppiare il finimondo. Un saluto. Attenti alle nostre costruzioni rituali, liturgiche, su Dio. Attenti alle nostre impalcature. Le abbiamo tutti, qualche volta sono anche necessarie, ma qui, in questo Natale, Dio passa attraverso le cose più semplici della nostra quotidianità. Attenti!
    Allora, applichiamo a noi le parole che abbiamo udite nella prima lettura .” E tu, Betlemme, così piccola tra tutti i villaggi, da te uscirà per me colui che sarà la pace”.Come possiamo applicare questa parola del profeta Michea a noi?. E' possibile : tu cristiano e tu cristiana, così piccoli e insignificanti tra tutti gli altri, da te uscirà per me e per tutti colui che è la pace.
    Allora il Natale,voi capite, acquista un senso forte, e acquistano un senso forte gli auguri che vogliamo fare adesso. Certo , noi vogliamo essere proprio così, vogliamo essere tutti, chi più chi meno, quella piccolissima Betlemme da cui nasce Gesù. E attraverso di lui passa vita, salvezza, passa amore a tutti. E questo è Natale. E' il nostro Natale.

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