S. FAUSTI - “Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini”(Tt 3,4). In questa scena siamo chiamati a contemplare la filantropia di Dio, fatto per noi carne in suo Figlio. La scena di un Dio che si è fatto piccolo e indifeso, per essere accolto dalle nostre mani, è un preludio già della croce. La sua nascita rivela un carattere “passionale”; manifesta la sua passione per l'uomo, la sua simpatia estrema per lui, che l'ha spinto a condividere la sua condizione. Il problema della fede cristiana è accogliere la carne di Dio che si è fatto solidale con la nostra debolezza . “Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio” (1 Gv 4,29). Essa ci rivela quel Dio che mai nessuno ha visto (Gv 1,1-18). la scena, compimento dell'annunciazione , è costruita come un contrappunto tra la potenza umana che si autoesalta , si dilata e si consuma in un censimento mondiale, il primo della storia, e l'impotenza di Dio che si umilia, si restringe e si concentra in un bambino. Se il Figlio di Dio fosse venuto con potenza , nel fulgore della sua gloria, certamente non si sarebbe esposto al rifiuto. Tutti l'avremmo accolto e necessariamente. Ma non sarebbe stato Dio, bensì un idolo. Si ritiene che Dio, mistero 'tremendum et alliciens ' sia di 'grandezza enorme' , 'splendore straordinario' e 'terribile aspetto' (Dn 2,31). Queste di per sé sono le caratteristiche dell'idolo, comuni a tutte le religioni. Dio sta piuttosto dalla parte del sassolino che abbatte l'idolo (Dn 2,34) . Il segno per riconoscerlo sarà diverso . La sua grandezza enorme sarà quella del piccolo , il suo splendore affascinante quello del bimbo fasciato, il suo aspetto tremendo quello di un corpo tremante nella mangiatoia. S. Ignazio pone il criterio discriminante della fede nei due vessilli: Il vessillo del nostro re è “povertà, umiliazione e umiltà” (v. Magnificat). Quello della “ricchezza , vanagloria, superbia” è di satana. Questa prima presentazione che Luca fa di Gesù , e che ha colpito tanto S. Francesco , è normativa per la nostra fede :è la porta d'ingresso per entrare nella casa dove lui abita e poterlo conoscere. Certamente un Dio piccolo si espone al rifiuto. E' la vulnerabilità dell'amore , che non può non rispettare la libertà. Ma a quanti lo accolgono così com'è, dà il potere di “ diventare figli di Dio”.
S. FAUSTI - “Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini”(Tt 3,4). In questa scena siamo chiamati a contemplare la filantropia di Dio, fatto per noi carne in suo Figlio. La scena di un Dio che si è fatto piccolo e indifeso, per essere accolto dalle nostre mani, è un preludio già della croce. La sua nascita rivela un carattere “passionale”; manifesta la sua passione per l'uomo, la sua simpatia estrema per lui, che l'ha spinto a condividere la sua condizione. Il problema della fede cristiana è accogliere la carne di Dio che si è fatto solidale con la nostra debolezza .
RispondiElimina“Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio” (1 Gv 4,29).
Essa ci rivela quel Dio che mai nessuno ha visto (Gv 1,1-18). la scena, compimento dell'annunciazione , è costruita come un contrappunto tra la potenza umana che si autoesalta , si dilata e si consuma in un censimento mondiale, il primo della storia, e l'impotenza di Dio che si umilia, si restringe e si concentra in un bambino.
Se il Figlio di Dio fosse venuto con potenza , nel fulgore della sua gloria, certamente non si sarebbe esposto al rifiuto.
Tutti l'avremmo accolto e necessariamente.
Ma non sarebbe stato Dio, bensì un idolo.
Si ritiene che Dio, mistero 'tremendum et alliciens ' sia di 'grandezza enorme' , 'splendore straordinario' e 'terribile aspetto' (Dn 2,31).
Queste di per sé sono le caratteristiche dell'idolo, comuni a tutte le religioni.
Dio sta piuttosto dalla parte del sassolino che abbatte l'idolo (Dn 2,34) .
Il segno per riconoscerlo sarà diverso . La sua grandezza enorme sarà quella del piccolo , il suo splendore affascinante quello del bimbo fasciato, il suo aspetto tremendo quello di un corpo tremante nella mangiatoia.
S. Ignazio pone il criterio discriminante della fede nei due vessilli: Il vessillo del nostro re è “povertà, umiliazione e umiltà” (v. Magnificat). Quello della “ricchezza , vanagloria, superbia” è di satana.
Questa prima presentazione che Luca fa di Gesù , e che ha colpito tanto S. Francesco ,
è normativa per la nostra fede :è la porta d'ingresso per entrare nella casa dove lui abita e poterlo conoscere.
Certamente un Dio piccolo si espone al rifiuto. E' la vulnerabilità dell'amore , che non può non rispettare la libertà.
Ma a quanti lo accolgono così com'è, dà il potere di “ diventare figli di Dio”.