giovedì 30 giugno 2016

C - 14 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI – Gesù manda discepoli come il Padre ha mandato Lui. Sorgente della missione è sempre il Padre, nella sua misericordia verso tutti i suoi figli.
    Il Figlio è il primo inviato. Dopo di lui, sono da lui e come lui inviati quelli che l'hanno riconosciuto
    come fratello. La Chiesa si sente apostolica (missionaria) , perchè chiamata a continuare l'opera di Gesù che, come quella dei dodici a Israele e dei settantadue a tutti i popoli, costituisce un'unica missione. La missione non ha nulla a che fare con il proselitismo.
    Nasce dall'amore del Padre per tutti i suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. Essa si allarga in un orizzonte sempre più ampio , fino ad abbracciare gli estremi confini della terra : è il cerchio delle braccia del Padre , che si apre a stringere tutti i suoi figli senza perderne alcuno, perchè non ha figli da sprecare.
    La missione è dimensione essenziale della Chiesa . Uno realizza la sua natura di figlio nella misura con cui va verso tutti i fratelli con lo stesso amore del Padre.
    Le condizioni della missione dei settantadue , come quella dei dodici, sono le medesime di Gesù.
    La differenza sta nel fatto che lui è il figlio che ha lasciato il Padre ed è “venuto” a cercare i fratelli . Invece i dodici sono chiamati e i settantadue sono “designati” a collaborare alla sua opera.
    Questa missione, come da Israele va fino ai confini dello spazio, così da Gesù si estende fino alla fine del tempo.
    Poi giungerà il Signore .
    “Ma è prima necessario che il Vangelo sia annunciato a tutte le genti “(Mc 13,10).
    Fine della missione è non solo la vittoria sul male e il ritorno allo stato originario di Adamo, re del creato, ma soprattutto il fatto che il nome dei discepoli , nel nome di Gesù, è scritto nei cieli, cioè in Dio. Gesù è venuto per darci la gioia di entrare nella sua comunione di Figlio col Padre.

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  2. Al ritorno della missione , Gesù ne rivela il senso ultimo. Il cammino è chiaro solo quando è già percorso tutto! Il colore del rientro è la gioia , dono definitivo degli operai. Se”la messe è molta” , ora, nelle valli ammantate di grano, “tutto canta e grida di gioia” (Sl 65) .
    La gioia dei discepoli si fa esultanza di Gesù, perchè la sua conoscenza di Figlio è rivelata ai piccoli.Questa sua esultanza rimbalza poi in beatitudine per i discepoli, perchè i loro occhi vedono ciò che i loro orecchi odono : il compimento di ogni promessa e profezia.
    Per tre volte si parla di gioia e per tre motivi.
    In primo luogo i discepoli gioiscono per la vittoria su satana , che si compie oggi, nella loro missione. La storia presente è sdemonizzata : la lotta escatologica tra l'Arcangelo Michele e il drago (Ap 12,7-12) avviene già ora nell'opera di Gesù che i discepoli continuano nel suo nome e sotto il suo sguardo.
    In secondo luogo Gesù specifica che la missione non solo è vittoria su satana che precipita dalla sua posizione di dominio . E' anche ritorno alla condizione originaria del paradiso , in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato.
    Nessun male e nessun veleno, neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita.
    In terzo luogo si dice il vero motivo di gioia : la missione non è solo vittoria sul male e ritorno al giadino perduto. E' soprattutto “iscrizione” nel libro della vita, che contiene la registrazione del popolo di Dio (Ap 3,5). E' l'elenco di quelli che fanno parte della sua famiglia. I nomi di coloro che sono inviati nel suo nome e hanno adempiuto la missione, sono a pieno titolo iscritti nei cieli, ossia in Dio, come Gesù stesso , il primo inviato.
    Maria ricevette il saluto : “Gioisci” perchè concepì il Figlio dell'Altissimo (Lc 1,47).
    Gesù dice ora ai discepoli: ”Gioite” perché sono entrati con Lui in seno al Padre , e possono dire con verità : “Abbà”.
    Per questo, ciascuno secondo la sua chiamata, siamo tutti inviati a testimoniare l'amore del Padre ai fratelli.

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