venerdì 31 dicembre 2021

2 DOMENICA DI NATALE



 

 

4 commenti:

  1. Prima Lettura
    La sapienza dio Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
    Dal libro del Siràcide
    Sir 24,1-4.12-16 (NV) [gr. 24,1-2.8-12]

    La sapienza fa il proprio elogio,
    in Dio trova il proprio vanto,
    in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
    Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,
    dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
    in mezzo al suo popolo viene esaltata,
    nella santa assemblea viene ammirata,
    nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
    e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
    «Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
    colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
    "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
    affonda le tue radici tra i miei eletti" .
    Prima dei secoli, fin dal principio,
    egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno.
    Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
    e così mi sono stabilita in Sion.
    Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
    e in Gerusalemme è il mio potere.
    Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
    nella porzione del Signore è la mia eredità,
    nell'assemblea dei santi ho preso dimora».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 147
    R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
    Celebra il Signore, Gerusalemme,
    loda il tuo Dio, Sion,
    perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
    in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

    Egli mette pace nei tuoi confini
    e ti sazia con fiore di frumento.
    Manda sulla terra il suo messaggio:
    la sua parola corre veloce. R.

    Annuncia a Giacobbe la sua parola,
    i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
    Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
    non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

    Seconda Lettura
    Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
    Ef 1,3-6.15-18

    Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
    Perciò anch'io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

    Parola di Dio.

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  2. FAUSTI – Con sorpresa scopriamo che Colui che amava chiamarsi Figlio dell'uomo e si proclamò Figlio di Dio, è la Parola che da sempre è presso il Padre ed è Dio. Essa, testimoniata da sapienti e profeti e mai conosciuta, divenne Carne in Gesù, per rivelarci e donarci la Sua stessa Gloria di Unigenito dal Padre, in modo che , in Lui, possiamo scoprire di essere figli di Dio.
    Il prologo è come l'inizio di una sinfonia, in cui si preludono i motivi. Nella storia della Teologia è come una miniera di pietre preziose , da cui sono state attinte le più importanti riflessioni sulla Trinità e sull'incarnazione.
    Si tratta di un inno alla Parola, Luce e Vita di tutto, dove ciò che si dice apre alle armonie dell'indicibile.
    La parola suppone uno che parla, si esprime e si dona, e un altro che lo ascolta, lo imprime e lo accoglie dentro di sé. La parola implica due persone che entrano in relazione, in dialogo.
    Essa nasce dall'amore di chi parla, corrisposto da chi ascolta: è generata dall'amore e genera amore.
    Per questo Dio che è Amore è anche Parola.
    La Parola è rivolta non solo al Padre, ma anche al mondo : come è amore e vita all'interno di Dio, è anche sorgente di amore e di vita per ogni creatura. Gesù, Parola diventata Carne , dispone della vita allo stesso modo del Padre.
    Essa è infatti il dono pieno del Padre al Figlio, che per questo dirà : “Io-Sono la vita” (14,6) e “ Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (10,10). Il mondo è creato dalla Parola e dalla Sapienza che lo precede, lo progetta e lo fa, dandogli il suo “imprinting” di alterità e relazione, di ascolto e risposta, di accoglienza e di responsabilità, di intelligenza e libertà. Solo in quest'ottica l'universo è positivamente sensato, destinato alla vita e alla felicità.
    Si dice che Dio creò con le lettere dell'alfabeto. Questo vuol dire che ogni realtà è comprensibile e comunicabile in parole. Chi sa “leggere” può capire, interagire e portare tutto al suo senso peno.
    Dio, che con la Sua Parola è principio di tutto, diventa il fine di tutto, con l'uomo che la comprende.
    Solo in lui, creato al sesto giorno,la Parola, all'opera sin dal primo giorno, trova ascolto.
    Egli, con la sua risposta, porte il creato al settimo giorno, al riposo di Dio, diventando lui stesso come la Parola.
    Era la luce vera” Il soggetto implicito è sempre la Parola, che è la luce “vera”, diversa dalla falsa luce di parole ingannatrici che portano alla morte. Ogni uomo ha dentro di sé la luce della Parola. Nonostante il dis-ascolto, è fatto per lei, perché fatto da lei e di lei. Nel suo cuore brilla una luce interiore, inestinguibile. E' il desiderio di verità e di amore , che lo lascia inquieto fino a quando non ha la gioia di trovare ciò che cerca.
    La Parola, che è verso il Padre, viene nel mondo come sua vita e luce.
    Questa luce che è in ciascuno, è il bene più inalienabile dell'uomo e offre a tutti, anche per le vie più personali e misteriose, di entrare in dialogo con il Padre. - L'accoglienza o meno della Parola, che fin dall'Eden è per l'uomo questione di vita o di morte, costituisce il tema fondamentale del Vangelo di Giovanni.Chi accetta la Parola ha la dignità della Parola stessa : "diviene" ciò che essa è.
    Si tratta di un processo di trasformazione : la Parola ci fa diventare figli, mettendoci in dialogo col Padre.
    La nostra generazione a figli di Dio è opera di Dio stesso mediante la Parola.
    Non sarà sangue o carne o volontà di uomo a generarci figli di Dio, ma la Carne e il Sangue del Figlio dell'uomo, che fa la Volontà del Padre.

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  3. SAN G.PAOLO II- “In principio era il VERBO, e il VERBO era presso Dio e il VERBO era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3). “E il VERBO si fece CARNE e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14) . . . “Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 10-11). “A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare FIGLI DI DIO: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di CARNE, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1, 12-13). “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il FIGLIO unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha RIVELATO” (Gv 1, 18).
    4. Il Prologo di Giovanni è certamente il testo chiave, nel quale la verità sulla DIVINA FIGLIOLANZA di Cristo trova la sua piena espressione. Colui che nel tempo “si fece CARNE” cioè uomo, è dall’eternità il VERBO stesso, cioè il FIGLIO unigenito: il Dio “che è nel seno del Padre”. È il FIGLIO “della stessa sostanza del Padre”, è “Dio da Dio”. Dal Padre riceve la pienezza della gloria. Egli è il VERBO “per mezzo del quale tutto è stato fatto”. E perciò tutto quello che esiste deve a lui quel “principio”, di cui parla il Libro della Genesi (cf. Gen 1, 1) il principio dell’opera della creazione. Lo stesso ETERNO FIGLIO, quando viene nel mondo come “VERBO che si fece CARNE” porta con sé all’umanità la pienezza “di grazia e di verità”. Porta la pienezza di verità perché istruisce sul Dio vero che “nessuno ha mai visto”. E porta la pienezza di grazia, perché a tutti coloro che lo accolgono, dà la forza di rinascere da Dio: di diventare FIGLI DI DIO. Purtroppo, constata l’Evangelista, “il mondo non lo riconobbe” e anche se “venne fra la sua gente”, molti “non l’hanno accolto”.
    5. La verità contenuta nel Prologo giovanneo è la stessa che troviamo in altri libri del Nuovo Testamento. Così per esempio leggiamo nella Lettera “agli Ebrei” che Dio “in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del FIGLIO, che ha costituito EREDE di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo FIGLIO, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli” (Eb 1, 2-3).

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  4. -->. Il Prologo del Vangelo di Giovanni (come per altro verso la Lettera agli Ebrei), esprime dunque sotto forma di allusioni bibliche, il compimento in Cristo di tutto ciò che è stato detto nell’antica alleanza, iniziando dal Libro della Genesi attraverso la LEGGE di Mosè (cf. Gv 1, 17) e i profeti fino ai libri sapienziali. L’espressione “il VERBO” (che “in principio era presso Dio”) corrisponde alla parola ebraica “dabar”. Anche se in greco si trova il termine “logos”, tuttavia la matrice è prima di tutto veterotestamentaria. Dall’Antico Testamento mutua contemporaneamente due dimensioni: quella di “hochma” cioè SAPIENZA, intesa come “DISEGNO” di Dio riguardo alla creazione, e quella di “dabar” (logos), intesa come la realizzazione di tale DISEGNO. La coincidenza con la parola “logos”, assunta dalla filosofia greca, ha facilitato a suo tempo l’avvicinamento di queste verità alle menti formate da quella filosofia.
    7. Rimanendo ora nell’ambito dell’Antico Testamento precisamente in Isaia leggiamo: la “parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 11). Donde appare che la biblica “dabar-parola” non è solo “parola” ma anche “realizzazione” (atto). Si può dire che già nei libri dell’antica alleanza appare una qualche personificazione del “VERBO” (dabar, logos), come pure della “SAPIENZA” (sofia).
    Leggiamo infatti nel Libro della SAPIENZA:
    (La SAPIENZA) “è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue” (Sap 8, 4), e altrove: “Con te è la SAPIENZA che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme . . . Mandala dai cieli santi, dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia che cosa ti è gradito” (Sap 9, 9-10).
    8. Siamo così assai vicini alle prime parole del Prologo di Giovanni. Ancor più vicini sono quei versetti del Libro della SAPIENZA che dicono: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale . . . si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando come spada affilata il tuo ordine inesorabile” (Sap 18, 14-15). Tuttavia questa “parola” a cui alludono i libri sapienziali, quella SAPIENZA che sin dall’inizio è presso Dio, è considerata in relazione al mondo creato che essa ordina e dirige (cf. Pr 8, 22-27). “Il VERBO” nel Vangelo di Giovanni invece non solo è “in principio”, ma è RIVELATO come tutto rivolto a Dio (pros ton Theon) ed essendo egli stesso Dio! “Il VERBO era Dio”. Egli è l’“unigenito FIGLIO, che è nel seno del Padre” -cioè Dio-FIGLIO. È in PERSONA la pura espressione di Dio, l’“irradiazione della sua gloria” (cf. Eb 1, 3), “consustanziale al Padre”.
    9. Proprio questo FIGLIO -il VERBO che si fece CARNE -è colui al quale dà testimonianza Giovanni sul Giordano. Di Giovanni Battista leggiamo nel Prologo: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce . . .” (Gv 1, 6-7). Tale luce è proprio Cristo -come VERBO. Leggiamo ancora nel Prologo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1, 4). Questa è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La luce che “splende nelle TENEBRE, ma le TENEBRE non l’hanno accolta” (Gv 1, 5).
    Dunque, secondo il Prologo del Vangelo di Giovanni, Gesù Cristo è Dio, perché FIGLIO unigenito di Dio Padre. Il VERBO. Egli viene nel mondo come fonte di vita e di santità. Veramente qui siamo al punto centrale e decisivo della nostra professione di FEDE: “Il VERBO si è fatto CARNE e venne ad abitare in mezzo a noi”.

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