Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
SALMO 64
Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! 3 L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. 4 Anche il passero trova la casa, la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! 6 Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni. 8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Luca Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
PAROLE DEL SANTO PADRE Maria, Giuseppe, Gesù: la Sacra Famiglia di Nazareth che rappresenta una risposta corale alla volontà del Padre: i tre componenti di questa famiglia si aiutano reciprocamente a scoprire il progetto di Dio. Loro pregavano, lavoravano, comunicavano. Dobbiamo riprendere il dialogo in famiglia: padri, genitori, figli, nonni e fratelli devono comunicare tra loro … Questo è un compito da fare oggi, proprio nella giornata della Sacra Famiglia. La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia. (Angelus 29 dicembre 2019)
Da FAUSTI – Tre volte l'anno le celebrazioni richiamano a Gerusalemme i pellegrini : a Pasqua, a Pentecoste e ai Tabernacoli. Chi è lontano può andarci una sola volta .Gesù si inserisce nell'obbedienza della Sua Famiglia alla legge del Signore e va a celebrare la Sua Pasqua. Era già stato al Tempio 12 anni prima per essere offerto a Dio (2,22). Ora ritorna. Fino a 13 anni il bambino è minorenne, figlio dei suoi genitori che l'hanno ricevuto in dono. Devono insegnargli la Parola che lo rende figlio di Dio, unico Padre. Dai 12 ai 13 anni c'è il tirocinio che definitivo e poi diventa adulto, “figlio della legge” , tenuto, come i suoi genitori, a conoscere e compiere la Volontà di Dio. L'uomo diventa la Parola che ascolta.Questa ha il potere di generarlo a una vita pienamente umana, lo rende libero e responsabile, capace di entrare in dialogo con Dio. C'è chi non è mai adulto e libero, ma rimane sempre piccolo, in dialogo solo con i propri bisogni. Gesù adempie l'obbligo del pellegrinaggio con un anno di anticipo, mosso dallo stesso desiderio che Lo spingerà a Gerusalemme per mangiare la Sua Pasqua. Tutta la Sua Vita sarà una salita, un pellegrinaggio a Gerusalemme dove la Sua Sapienza Lo porta e Lo trattiene necessariamente, per essere Figlio in obbedienza al Padre. Il racconto anticipa il “viaggio pasquale” di Gesù. Luca, dopo avere delineato la preistoria attraverso le linee portanti della promessa, traccia con vigorosa prospettiva un disegno del Suo futuro, rivelandoci la follia della Sua Sapienza, che Lo porterà all'impotenza che ci salva. I tre giorni di smarrimento a Gerusalemme sono il preludio della Sua morte e Risurrezione. Finiti i giorni della Pasqua, Gesù non torna indietro. Gli altri dovranno tornare indietro per incontrarlo. Ma il mistero del Suo resistere a Gerusalemme non è riconosciuto dai Suoi. Essi non possono non pensare che che Lui sia nel “cammino con gli altri” , ma le Sue vie non sono le nostre vie, i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8). Gesù non si trova tra i parenti secondo la carne, perchè i Suoi parenti sono “ Coloro che ascoltano la Parola di Dio” (8,21). Il Figlio perduto è “trovato” dopo tre giorni nel Tempio, nella Gloria di Dio, “seduto”, ormai arrivato al termine della fatica, che solennemente ammaestra nella Parola di Dio coloro che della Parola erano i maestri. Lui, il Servo che resiste tre giorni a Gerusalemme, è la Sapienza che interroga e dà risposta alla promessa di Dio. Al vederlo i Suoi rimangono “colpiti” e gli raccontano tutto il dolore della perdita e l'ansia della ricerca. Gesù non rimprovera per la ricerca . Rimprovera per il modo, proprio quelli che “non sanno” e non capiscono il disegno del Padre. La prima e ultima Parola di Gesù è “Padre”. La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il Vangelo. Lui “deve” occuparsi delle cose del Padre, perché è il Figlio che ascolta e risponde a ciò che il Padre ha detto. Le “cose del Padre” rappresentano la Sua Volontà, in cui il Figlio obbediente abita di casa, fino da essere Lui la Parola del Padre. Nel Suo pellegrinaggio, definitivamente concluso presso il Padre che ascolta e al quale risponde, è aperto a noi il cammino che ci porta verso la Gloria dalla quale ci eravamo allontanati. Maria, che ancora non capisce, è modello della Chiesa : “custodisce attraverso il tempo “ questi detti, come un seme che crescerà. Come Lei anche il catecumeno non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre. E come Lei, custodisce nel cuore le Parole, le impara a memoria, anche se la loro comprensione ancora gli sfugge. In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore.
Santa Famiglia di Nazareth
RispondiEliminaPrima Lettura
Dal primo libro di Samuèle
1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
SALMO 64
Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
3 L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
4 Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido,
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
6 Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7 Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaMaria, Giuseppe, Gesù: la Sacra Famiglia di Nazareth che rappresenta una risposta corale alla volontà del Padre: i tre componenti di questa famiglia si aiutano reciprocamente a scoprire il progetto di Dio. Loro pregavano, lavoravano, comunicavano. Dobbiamo riprendere il dialogo in famiglia: padri, genitori, figli, nonni e fratelli devono comunicare tra loro … Questo è un compito da fare oggi, proprio nella giornata della Sacra Famiglia. La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia. (Angelus 29 dicembre 2019)
Da FAUSTI – Tre volte l'anno le celebrazioni richiamano a Gerusalemme i pellegrini : a Pasqua, a Pentecoste e ai Tabernacoli. Chi è lontano può andarci una sola volta .Gesù si inserisce nell'obbedienza della Sua Famiglia alla legge del Signore e va a celebrare la Sua Pasqua.
RispondiEliminaEra già stato al Tempio 12 anni prima per essere offerto a Dio (2,22). Ora ritorna.
Fino a 13 anni il bambino è minorenne, figlio dei suoi genitori che l'hanno ricevuto in dono. Devono insegnargli la Parola che lo rende figlio di Dio, unico Padre. Dai 12 ai 13 anni c'è il tirocinio che definitivo e poi diventa adulto, “figlio della legge” , tenuto, come i suoi genitori, a conoscere e compiere la Volontà di Dio.
L'uomo diventa la Parola che ascolta.Questa ha il potere di generarlo a una vita pienamente umana, lo rende libero e responsabile, capace di entrare in dialogo con Dio.
C'è chi non è mai adulto e libero, ma rimane sempre piccolo, in dialogo solo con i propri bisogni.
Gesù adempie l'obbligo del pellegrinaggio con un anno di anticipo, mosso dallo stesso desiderio che Lo spingerà a Gerusalemme per mangiare la Sua Pasqua. Tutta la Sua Vita sarà una salita, un pellegrinaggio a Gerusalemme dove la Sua Sapienza Lo porta e Lo trattiene necessariamente, per essere Figlio in obbedienza al Padre.
Il racconto anticipa il “viaggio pasquale” di Gesù.
Luca, dopo avere delineato la preistoria attraverso le linee portanti della promessa, traccia con vigorosa prospettiva un disegno del Suo futuro, rivelandoci la follia della Sua Sapienza, che Lo porterà all'impotenza che ci salva. I tre giorni di smarrimento a Gerusalemme sono il preludio della Sua morte e Risurrezione.
Finiti i giorni della Pasqua, Gesù non torna indietro.
Gli altri dovranno tornare indietro per incontrarlo.
Ma il mistero del Suo resistere a Gerusalemme non è riconosciuto dai Suoi. Essi non possono non pensare che che Lui sia nel “cammino con gli altri” , ma le Sue vie non sono le nostre vie, i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8).
Gesù non si trova tra i parenti secondo la carne, perchè i Suoi parenti sono “ Coloro che ascoltano la Parola di Dio” (8,21).
Il Figlio perduto è “trovato” dopo tre giorni nel Tempio, nella Gloria di Dio, “seduto”, ormai arrivato al termine della fatica, che solennemente ammaestra nella Parola di Dio coloro che della Parola erano i maestri.
Lui, il Servo che resiste tre giorni a Gerusalemme, è la Sapienza che interroga e dà risposta alla promessa di Dio.
Al vederlo i Suoi rimangono “colpiti” e gli raccontano tutto il dolore della perdita e l'ansia della ricerca. Gesù non rimprovera per la ricerca . Rimprovera per il modo, proprio quelli che “non sanno” e non capiscono il disegno del Padre.
La prima e ultima Parola di Gesù è “Padre”. La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il Vangelo.
Lui “deve” occuparsi delle cose del Padre, perché è il Figlio che ascolta e risponde a ciò che il Padre ha detto. Le “cose del Padre” rappresentano la Sua Volontà, in cui il Figlio obbediente abita di casa, fino da essere Lui la Parola del Padre.
Nel Suo pellegrinaggio, definitivamente concluso presso il Padre che ascolta e al quale risponde, è aperto a noi il cammino che ci porta verso la Gloria dalla quale ci eravamo allontanati.
Maria, che ancora non capisce, è modello della Chiesa : “custodisce attraverso il tempo “ questi detti, come un seme che crescerà. Come Lei anche il catecumeno non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre.
E come Lei, custodisce nel cuore le Parole, le impara a memoria, anche se la loro comprensione ancora gli sfugge.
In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore.